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Beh, lo devo ammettere, forse alla fine sono un animo semplice, perché l’episodio mi è piaciuto, me lo sono gustato, mi ha emozionato e, perché no, consolato dopo la “tramvata” della conclusione di 9x04. Bones al meglio di sé con tutte le sue qualità e i suoi difetti, difetti che con gli anni sono diventati una cifra stilistica, una sua caratteristica, per cui lo si ama oppure no, anche grazie a essi. Siamo alle solite, rispetto alla perfezione formale di tante altre series, Bones può fare la figura del brutto anatroccolo, ma quante di queste series riescono a colpirci al cuore, ci comunicano emozioni e sentimenti come sanno fare il gatto e la volpe e i loro collaboratori? Quante altre series sanno sintetizzare il senso e il significato della vita, dell’intera vita, in una sola battuta, quella pronunciata da Aldo in Chiesa, quando riconosce che ciò che unisce Brennan e Booth, il loro amore, nutrito e consolidatosi negli anni attraverso un’amicizia difficile e sofferta, ma che mano a mano ha allargato i loro cuori fino a spingerli l’una nelle braccia dell’altro, è ciò che ogni uomo e ogni donna sempre cercano di realizzare, di ottenere e di costruire. Il bisogno d’essere amati, il bisogno di sentirsi completi, sicuri d’appartenersi, pieni di fiducia, disarmati delle proprie difese e delle proprie paratie stagne, in una parola, nella tranquillità d’essere a casa, nel porto sicuro con le persone cui si vuole bene e da cui si è voluti bene, essere una famiglia. D’ora in poi sarà tutto zucchero e miele? Sicuramente no, ma ormai sono in grado d’affrontare difficoltà e ostacoli, perché non sono più soli e la loro è già una vita “eterna” nel suo significato originario, ossia, una vita pienamente realizzata e per questo felice. Mi fermo qui, perché ritengo che questo episodio esiga la sobrietà nelle parole e che in silenzio ci si fermi a guardare Brennan e Booth, ma anche Emily e David, che si allontanano verso il loro futuro così radiosi, illuminati da una luce interiore, facendoci cullare dalle parole di “At Last”. L’ho citato tante volte, ma forse occasione migliore di questa non ci può essere: “Tutto il resto è silenzio”.
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