A PROPOSITO DELL'AMORE

dramedy romance, BB, NC17, spoiler sino alla fine della terza stagione

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  1. donata69
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    CITAZIONE
    “Lascia perdere. Andiamo avanti”. Seeley tamburellò con le dita su un ginocchio. “Figlio”.
    “Ne voglio uno”, replicò immediatamente Temperance.
    Sweets spalancò la bocca. Le dita di Seeley scivolarono.
    “Whoa...”, esclamò senza fiato.
    “Cavallo”, disse lei.

    questo pezzo mi ha fatto morire: fantastico! :superlol: :superlol: :superlol:
     
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  2. Dreamhunter
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    CITAZIONE (allanon9 @ 26/11/2010, 19:10)
    Mitico!!!!
    Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo Franca, me curiosa.

    Grazie, cara! ^_^ Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare intorno a martedì. ;)

    CITAZIONE (Rob 89 @ 27/11/2010, 17:35)
    :superlol: per "cavallo" perchè mi fa sempre morire dal ridere!
    :clap: :clap: :clap: Grande Franca!!!

    Grazie! Non potevo proprio non inserire lo scambio del cavallo. E' un must. :lol:


    CITAZIONE (donata69 @ 27/11/2010, 17:37) 
    CITAZIONE
    “Lascia perdere. Andiamo avanti”. Seeley tamburellò con le dita su un ginocchio. “Figlio”.
    “Ne voglio uno”, replicò immediatamente Temperance.
    Sweets spalancò la bocca. Le dita di Seeley scivolarono.
    “Whoa...”, esclamò senza fiato.
    “Cavallo”, disse lei.

    questo pezzo mi ha fatto morire: fantastico! :superlol: :superlol: :superlol:

    Idem come sopra. :lol:
    Grazie anche a te! ^_^
     
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  3. Dreamhunter
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    Nuovo capitolo!!!
    Buona lettura!


    CAPITOLO XXVI
    “Whoa...”, ripeté Seeley, mentre la conduceva fuori dall'ufficio di Sweets tenendola per il gomito. Temperance lo seguiva a passi affrettati.
    “Cavallo”, replicò subito.
    “Oh, Gesù, Bones, per favore, smettila di rispondermi con cavallo”, esclamò lui. “Abbiamo finito con il giochino sciocco di Sweets, d'accordo?”.
    “D'accordo. Ma perché stiamo correndo?”.
    “Perché dobbiamo seminare Sweets”.
    “Ci sta inseguendo?”.
    Erano già in strada. Seeley fece scattare da lontano la chiusura centralizzata del SUV. “Certo che ci sta inseguendo. Ho visto i suoi occhietti da psicologo surriscaldarsi come centrali termonucleari non appena hai detto di volere un figlio. Credo che svilupperà persino dei superpoteri pur di raggiungerci, perciò sali in macchina, svelta. E metti la cintura. Correrò come a Indianapolis”.
    Lei obbedì con la fronte aggrottata. “Sembri pazzo, lo sai?”.
    “Non mi sento tanto bene, in effetti”, borbottò lui avviando il motore con una sgommata.
    “E' la testa? Hai mal di testa?”, si preccupò Temperance e Seeley si rimproverò in silenzio per quella pessima battuta. Le prese una mano e se la portò alla bocca.
    “Scusa, Bones... No, sto benissimo, in realtà. Intendevo che...”. Addocchiò il parco dove ogni tanto si fermavano a pranzare sulle panchine, con la bella stagione, e cercò il primo parcheggio disponibile. “E' che...”.
    Non appena l'auto si arrestò, lui si girò a guardarla. “... santa pazienza, Bones, non era il caso che io fossi il primo a sapere che vuoi un figlio?”.
    “Beh, sei stato il primo...”.
    “Uno dei due, casomai”.
    Temperance si fece seria, comprendendo. “Oh, avresti preferito che non ci fosse Sweets”.
    Seeley annuì con forza. “Già!!”.
    “Mi dispiace, ma non l'avevo previsto. Ho capito che lo volevo e... l'ho detto”, rivelò lei candidamente.
    “Un momento...”. Lui sgranò gli occhi. “L'hai deciso poco fa? Perché io ho pensato alla parola figlio dopo che tu mi avevi detto imprinting?”.
    “All'incirca. Ho associato quest'ultima idea ad una serie di idee precedenti”.
    “Quali idee precedenti?”.
    Girandosi di traverso sul sedile, Temperance sospirò e lo fissò, con il viso inclinato. “Angela credeva di essere rimasta incinta”, esordì. Prima che Seeley potesse interromperla sorpreso, alzò una mano. “Ma non lo era. Comunque questo ci ha portato a parlare di maternità. E di partenità. Lei mi ha fatto notare come tu sia un ottimo padre e mi ha ricordato di quando ci eravamo occupati del piccolo Andy. Così ho ripensato a lui, a come mi ero sentita nell'averlo con me. E poi questa mattina ti ho osservato con Parker, ho riflettuto su quel che di noi trasmettiamo ai figli. Infine ci sono stati l'imprinting e il figlio e ho realizzato che lo voglio. Voglio un figlio”. Annuì decisa. “Ritengo che sarebbe egoistico da parte mia non procreare”.
    Accigliato, Seeley deglutì e si allentò la cravatta. “D'accordo... E, uhm, vorresti averlo con me, questo figlio?”.
    “Certo!”. Lei parve sbalordita. E si accigliò a sua volta. “Dovrei forse averlo con qualcun altro?”.
    “NO!!!”.
    “Calmati. Non ti agitare. E comunque perchè mi hai posto una domanda così assurda?”.
    “Perché ho l'impressione di non essere compreso nel tuo progetto...”. Seeley si tolse del tutto la cravatta e spalancò lo sportello dell'auto. “Ti va una passeggiata?”.
    “Sì, io...”. Temperance scese veloce dal SUV. “Booth, aspettami!”.
    Ma in realtà lui non stava andando da nessuna parte. Anzi, si bloccò e si voltò e lei quasi gli sbatté contro. “Viviamo insieme, Bones, siamo compagni. Un figlio si decide in due”.
    “Lo so. Questo lo so... Io, te l'ho detto, non era preventivato. E' semplicemente...”. Temperance mimò con le mani l'esplosione di una bolla. “... saltato fuori”.
    “Saltato fuori? Bones...”. Seeley scosse il capo. “Un figlio mio e tuo... E' qualcosa di solo nostro. Non può saltare fuori come un coniglio dal cappello... e proprio di fronte a Sweets!”.
    “Mi dispiace”, ribadì lei sconfortata. “Immaginavo che saresti stato contento... Tu non vuoi altri figli?”.
    Per un istante, lui la fissò, poi le prese il viso fra le mani e la baciò. Un bacio che iniziò con impeto e poi diventò via via sempre più dolce e tenero. Sentì che Temperance gli cingeva la vita, sotto la giacca.
    “Bones, tesoro...”, le mormorò sulle labbra. Non usava spesso quel tipo di vezzeggiativi affettuosi con lei, ma da che convivevano, ogni tanto gli sfuggivano. “Adorerei avere un figlio da te. Con i tuoi occhi e il tuo cervello. Una bambina, magari... E' che non me lo aspettavo, capisci? Tu non ne avevi mai parlato, finora, ed io... Ci sono già stati tanti cambiamenti nella nostra vita...”.
    “Io penso di essere pronta, Booth”, replicò piano Temperance. “Tu lo sei?”.
    Se lo era?
    Con il cuore che batteva forte, Seeley tentò di visualizzare l'immagine di lei con il pancione e poi un con un neonato tra le braccia... E la vide distintamente mentre faceva al loro bambino la danza delle falangi e gli regalava peluche di animali rigorosamente nel colore e nelle forme esistenti in natura...
    Un sorriso spontaneo gli distese la bocca e indusse a sorridere di sollievo anche Temperance.
    “Se tu lo sei, lo sono anche io, Bones”, le bisbigliò lui. E si abbracciarono nel sole autunnale.

    Quando Seeley andò a prendere Parker da scuola per portarlo alla lezione di hockey, si scoprì a sbirciarlo di continuo, con occhi nuovi. C'erano così tante considerazioni da fare, sfumature su cui riflettere...
    “Papà?”.
    “Sì?”.
    “Che cos'hai? Hai la faccia strana e mi guardi con un'espressione diversa dal solito?”.
    “Davvero? Sono strano?”.
    “Un mucchio”, asserì serissimo Parker.
    “Scusa. Stavo pensando. Hai otto anni, ormai...”.
    “Oh, no... Non vorrai mica farmi il discorso delle api e dei fiori proprio adesso, vero?”.
    Ci mancò poco che Seeley inchiodasse per la sorpresa. “Cosa? Perché dici questo?”.
    “Il padre del mio amico Cody gli ha fatto quel discorso iniziando proprio con le parole sull'età che hai usato tu”.
    “Ehm...”. Seeley ridacchiò. Accidenti. A volte essere genitore aveva dei risvolti imbarazzanti. “No. Credo che quel discorso si possa rimandare ancora per qualche tempo. Anche perché tu sai già tutto quel che c'è da sapere sul pomiciare, no?”.
    Gli fece l'occhiolino, rammentandogli il loro dialogo di quella mattina, e Parker si mise a ridere. Poi i suoi occhioni tornarono a fissarlo, curiosi.
    “Allora perché pensavi al fatto che ho otto anni?”.
    “Pensavo che... sì, ecco, mi chiedevo se, dopo essere stato finora figlio unico, ti andrebbe l'idea di fare il fratello maggiore...”.
    Dio, non era sicuro di averlo detto nel modo giusto...
    “Bones è incinta?”.
    Meno male che si trovavano a un semaforo, altrimenti lui avrebbe potuto sbandare... Da quando suo figlio era diventato tanto diretto?
    Sul serio, frequentava troppo Bones...
    “No, no, non lo è”, bofonchiò Seeley, schiarendosi la gola. “Però, insomma... abbiamo parlato della possibilità e...”. Si girò verso Parker. “Tu che cosa ne pensi?”.
    Parker gli sorrise, sereno. “A me piacerebbe tanto avere un fratello o una sorella”.
    “Davvero?”.
    “Sì, sì!”.
    “Lui... o lei... vivrebbe sempre con me, lo sai... Ma questo non significherebbe che gli vorrei più bene che a te...”.
    “Papà, non ti preoccupare. Lo so. E poi ora ho una stanza tutta mia a casa tua e di Bones, no? Un po' vivo anche io con voi”.
    Si scambiarono uno sguardo carico di affetto e consapevolezza e Seeley si disse che Bones aveva ragione: Parker era molto intelligente e maturo.
    “Bene. Se e quando succederà che aspetteremo un bimbo, tu sarai il primo a cui lo diremo”.
    “Wow!”, esclamò Parker, mentre il SUV arrivava davanti al palazzo del ghiaccio. Molti dei suoi amichetti stavano già entrando. “Sbrigatevi, però!”, aggiunse ridendo e aprendo lo sportello.
    Fingendo di volergli saltare addosso, Seeley gli scompigliò i capelli. “Sei proprio un impunito. Ehi... Acqua in bocca con la mamma. Per adesso questa è una discussione che resta tra padre e figlio, d'accordo?”.
    Il bambino gli sorrise di nuovo. “Certo, papà. A più tardi!”. E sgattaiolò via, incontro agli amici e all'istruttore.
    “A più tardi”, mormorò Seeley. E ricordò il giorno in cui Parker era nato.
    L'attimo in cui glielo avevano messo in braccio, minuscolo e fragile con un sogno.
    L'istante magico in cui aveva percepito il legame di sangue e di anima tra loro.
    Un legame unico al mondo. Il più forte di tutti.
    Gli tremarono un po' le mani, sul volante.

    Sweets si presentò nel suo ufficio poco prima dell'orario in cui doveva uscire per andare a riprendere Parker. Lui lo intravide da dietro la scrivania, mentre alzava una mano per bussare alla porta di vetro spalancata.
    “No”, proclamò immediatamente Seeley e cominciò ad infilare la giacca.
    Il giovane si bloccò con la mano a mezz'aria. “Ma Booth, non credi che...”.
    “No”, ribadì lui facendo il giro della scrivania.
    “Non vuoi nemmeno parlarne un secondo?”.
    “No”.
    “Però...”.
    “No. N.O.”.
    A grandi passi, Seeley uscì dall'ufficio, diretto all'ascensore. Sweets gli corse dietro.
    “Ma ammetterai che...”.
    “Nooooo!”.
    Le porte dell'ascensore si aprirono.
    “Sì, ma il mio libro...”.
    Seeley tenne ferme le porte con una mano e si sporse verso Sweets. “Se ti azzardi a scrivere anche solo una sillaba a riguardo sul tuo libro, ti prometto che ti farò masticare ogni pagina, una per una. E se solo ne parlerai con qualcuno... la vedi questa?”. Gli indicò la fibbia sulla sua cintura, con scritto sopra COCKY. “Ecco, te la stamperò sulla fronte. A fuoco. Sono stato chiaro?”.
    “Di una chiarezza inquietante”, biascicò Sweets.
    “Perfetto. Bravo il mio ragazzo”, gli sorrise sardonico Seeley e le porte dell'ascensore si richiusero.
    “Sembra che ti abbiano dato un calcio in un punto molto scomodo”, commentò Caroline Julian, soppraggiungendo alla sinistra dello psicologo. “Che è successo con Booth?”.
    Sobbalzando, Sweets le rivolse un'occhiata attonita. “No”, le rispose e fece precipitosamente dietro front. “No. No. No”.
    Caroline lo guardò andare via e si strinse nelle spalle. “Gli strizzacervelli...”, commentò tra sè, scuotendo la testa.

    “Il periodo ottimale per provarci sarà la prossima settimana”, annunciò Temperance, quella sera, quando uscì dal bagno, in camicia da notte, intenta a massaggiarsi le mani con la crema. Già a letto, Seeley la aspettava pensieroso, appoggiato ai cuscini, le braccia conserte.
    “Bones...”. Si voltò ad osservarla, tutta accesa dalla nuova prospettiva, gli occhi chiari brillanti di entusiasmo. “Sei proprio sicura?”.
    Il sorriso di lei si spense lievemente. “Perché continui a chiedermelo? Hai dei dubbi?”.
    Lui serrò le labbra. “Mi sto esprimendo male, perdonami...”. Le tese una mano. “Vieni qui, dai...”. La attirò in ginocchio accanto a sè e le circondò i fianchi con un braccio. “Non ho assolutamente nessun dubbio. Impazzisco di gioia alla sola idea di fare un figlio con te. Un figlio nostro... Voglio solo essere certo che tu ci abbia riflettuto con la dovuta calma. Diventare genitori è qualcosa che ti trasforma, Bones. Ci sarà una creatura che dipenderà completamente da te e sarà parte del tuo corpo e del tuo spirito in una maniera in cui niente e nessuno lo sono mai stati o mai lo saranno. E tu hai deciso così in fretta che...”.
    “Booth, ascolta...”, lo interruppe Temperance. “Sono pronta davvero. So bene che in passato ero di tutt'altra opinione e che ci sono state circostanze in cui sono stata molto più lenta nel prendere le decisioni importanti, ma... Mi sento diversa, adesso. Con te. Non sono più scettica sui legami affettivi. Ho ritrovato mio padre e mio fratello. E tu mi hai mostrato quanto sia bello avere una famiglia, crearne una, anche a dispetto delle difficoltà che abbiamo avuto con le nostre. Non sono più influenzata dalle incognite e le variabili del futuro...”.
    “Anche dopo il mio tumore?”, domandò Seeley, a voce bassa.
    “Soprattutto dopo il tuo tumore. Mi hai insegnato che non si può vivere nel timore del dolore che potrebbe seguire alla felicità che abbiamo. E' del tutto irrazionale, perché in questo modo siamo noi stessi a guastare la nostra felicità nel presente”.
    Colpito, lui rilasciò un sospiro. “E te l'avrei insegnato io? Mi pare che lo stia insegnando tu a me...”.
    Sorridendo, lei gli accarezzò i capelli. “Qualsiasi cosa ci capiterà, Booth, io saprò di averti reso padre e di avere messo al mondo un individuo che sarà il connubio di noi due e porterà nel sangue il retaggio dei nostri geni. Antropologicamente parlando, è il meglio che possiamo augurarci”, lo rassicurò sincera.
    “Antropologicamente parlando... io ti amo, Bones”, le mormorò Seeley, baciandola. “Facciamone dieci, di bambini...”.
    L'espressione di Temperance divenne maliziosa. “Possiamo cominciare già da ora...”. E si abbassò una spallina della camicia da notte. “Hai riportato Parker da Rebecca, per cui non dobbiamo preoccuparci del rumore...”.
    “Il periodo ottimale non era la prossima settimana?”.
    “Questo non ci vieta di goderci anche quello non ottimale...”.
    “Adoro la tua praticità, Bones...”.
    La camicia da notte volò leggera sul pavimento.

    (CONTINUA!) :ibones:
     
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  4. boothie
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    Ma che bel capitolo!!!! Davvero è bellissimo leggere di Booth e Brennan così teneri eppure "sempre loro". Penso che anche nel telefilm potrebbero fare una cosa del genere e il loro rapporto non perderebbe nulla, anzi...
    Bravissima Franca :clap:
     
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  5. donata69
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    questo capitolo è assolutamente adorabile. Cara Franca, è sempre un piacere leggerti, bravissima.
     
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    la personificazione di BONES

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    bellissimo e come sempre emozionante!!
     
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  7. Ciccia-B
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    :wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub: Assolutamente strepitosooooooo!!!! Bravissima Franca!!!! ^_^
     
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    3 PhDs Squint

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    Un capitolo molto bello Franca, credo tu stia affrontando questo particolare momento rimanendo molto in character, ed è un'impresa piuttosto difficile o, quantomeno, in pochi ci riescono... di fondo poi c'è tanto amore e dolcezza ed è proprio quel di cui c'è bisogno in questo periodo. Brava come sempre :ibones:
     
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  9. vale2875
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    Come dire....sfondi una porta aperta..
    io che in questo momento sono la massima esperta di danza delle falangi...che il discorso sulle api e i fiori lo sa spiegare alla perfezione
    posso capire perfettamente la voglia di Brennan e la gioia di Booth in questo momento!!
    Ma la cosa in cui sei più brava e che pur scrivendo l'impossibile (almeno in questo momento tra b&b) lo rendi perfettamente possibile!!
     
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  10. Romi10
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    Recuperare i tuoi capitolo è sempre un'immenso piacere, non annoiano e stancano mai; e poi in questo periodo di gelo, sotto tutti i punti di vista; immaginarli cosi innamorati e felici, fa bene all'umore e all'anima.

    Nonostante la particolarità della situazione che stai narrando e non avendo riscontri oggettivi dalla serie, stai facendo un'ottimo lavoro, in linea con gli eventi della serie e soprattutto mantenendo fede ai personaggi e alle loro azioni
     
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  11. Rob 89
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    Bellissimo! Ho adorato questo capitolo!
     
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  12. Dreamhunter
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    CITAZIONE (boothie @ 1/12/2010, 16:09)
    Ma che bel capitolo!!!! Davvero è bellissimo leggere di Booth e Brennan così teneri eppure "sempre loro". Penso che anche nel telefilm potrebbero fare una cosa del genere e il loro rapporto non perderebbe nulla, anzi...
    Bravissima Franca :clap:

    Personalmente non credo che nel telefilm vedremo mai situazioni come questa, ma le fan fiction esistono proprio per questo. ;) E sono contenta che li trovi in carattere.

    CITAZIONE (donata69 @ 1/12/2010, 17:07)
    questo capitolo è assolutamente adorabile. Cara Franca, è sempre un piacere leggerti, bravissima.

    Grazie!!! ^_^

    CITAZIONE (elyxyz @ 1/12/2010, 17:35)
    bellissimo e come sempre emozionante!!

    Grazie anche a te! :)

    CITAZIONE (Ciccia-B @ 1/12/2010, 21:04)
    :wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub: Assolutamente strepitosooooooo!!!! Bravissima Franca!!!! ^_^

    Grazie, grazie!!

    CITAZIONE (Kew08 @ 1/12/2010, 21:14)
    Un capitolo molto bello Franca, credo tu stia affrontando questo particolare momento rimanendo molto in character, ed è un'impresa piuttosto difficile o, quantomeno, in pochi ci riescono... di fondo poi c'è tanto amore e dolcezza ed è proprio quel di cui c'è bisogno in questo periodo. Brava come sempre :ibones:

    Grazie, soprattutto per il "in character". E' il mio cruccio e spero sempre di riuscire nell'impresa. Per cui grazie grazie!!

    CITAZIONE (vale2875 @ 2/12/2010, 17:32)
    Come dire....sfondi una porta aperta..
    io che in questo momento sono la massima esperta di danza delle falangi...che il discorso sulle api e i fiori lo sa spiegare alla perfezione
    posso capire perfettamente la voglia di Brennan e la gioia di Booth in questo momento!!
    Ma la cosa in cui sei più brava e che pur scrivendo l'impossibile (almeno in questo momento tra b&b) lo rendi perfettamente possibile!!

    Grazie anche a te!! Sono contenta che vi sembri tutto possibile e realistico. ^_^

    CITAZIONE (Romi10 @ 6/12/2010, 19:17)
    Recuperare i tuoi capitolo è sempre un'immenso piacere, non annoiano e stancano mai; e poi in questo periodo di gelo, sotto tutti i punti di vista; immaginarli cosi innamorati e felici, fa bene all'umore e all'anima.
    Nonostante la particolarità della situazione che stai narrando e non avendo riscontri oggettivi dalla serie, stai facendo un'ottimo lavoro, in linea con gli eventi della serie e soprattutto mantenendo fede ai personaggi e alle loro azioni

    Grazie anche a te, carissima. E' sempre un piacere ritrovarti. Ed è bello sapere che la storia ti sta piacendo. ^_^ ^_^

    CITAZIONE (Rob 89 @ 10/12/2010, 00:04)
    Bellissimo! Ho adorato questo capitolo!

    Grazie!!!

    Ed ecco il nuovo capitolo. Buona lettura!

    CAPITOLO XXVII
    “Bones? Tutto bene? Sei lì dentro da un sacco di tempo. Non dovevamo uscire a cena con Angela e Wendell?”.
    Dalla soglia della camera da letto, Seeley lanciò uno sguardo preoccupato alla porta del bagno. Lei era stata strana negli ultimi giorni, sempre molto nervosa... Quando finalmente uscì, gli apparve imbronciata e accigliata. Lo aggirò a grandi passi, senza guardarlo.
    “Ehi... che succede? Hai una faccia...”.
    Temperance sospirò. “Mi sono arrivate le mestruazioni”.
    Ahi. Adesso diventava tutto chiaro.
    “Bones, dopotutto ci stiamo provando da poco...”.
    Gli occhi di lei lo fulminarono. “E' il secondo mese che il tentativo fallisce”.
    “Ma si tratta appunto soltanto di due mesi. Non è detto che certe cose accadono al volo”. Seeley le accarezzò la schiena. “So che quando tu ti butti in un'impresa, lo fai a testa bassa come un ariete, però non preoccupartene troppo. Rilassati”.
    “Al prossimo periodo fecondo dovremo impegnarci di più”, ribatté Temperance cocciuta.
    Lui fece una smorfia. “Se la metti in questo modo mi sembra di essere iscritto alla maratona di New York, Bones”.
    “Ti stai stancando di fare sesso con me?”.
    Oh, mamma. Lei non era incinta, ma di certo i suoi ormoni erano alterati proprio come se lo fosse. Stava prendendo tutta la faccenda in maniera troppo agguerrita. Seeley tentò di blandirla con un atteggiamento tenero. “Assolutamente no, Bones. Non potrei mai stancarmi di fare sesso con te, ma mi piacerebbe che ci divertissimo come prima. Ultimamente ci manca solo che mi cronometri per valutare la potenza della prestazione. Non devi viverla come una cosa stressante”.
    D'un tratto l'irritazione scomparve dal viso di Temperance e lei si sedette sulla sponda del letto con aria sconsolata. “Pensi che io la stia vivendo così? Ti stresso?”.
    “Stressi te stessa”. Lui le si accovacciò di fronte e le prese le mani, posate in grembo. “E se d'ora in poi facessimo l'amore e basta, in barba al periodo fecondo? Quando e come vogliamo... Con gioia e spensieratezza. E' un po' che a letto non ridiamo”. La baciò. “E io adoro quando ridi a letto...”.
    Le strappò un sorriso. “Anche tu mi piaci tanto quando ridi mentre lo facciamo”.
    “Lo vedi? Scommetto che se rideremo tanto, il bambino arriverà in un attimo”.
    Il sorriso di Temperance divenne più ampio. “Certe volte tu rendi tutto molto facile. Non so proprio come ci riesci...”.
    “Mi sono complicato la vita per troppo tempo, Bones”, ammiccò Seeley. “Adesso proprio non ne ho più voglia. E tu?”.
    “No, nemmeno io...”.
    Temperance si lasciò ricadere all'indietro sul letto e con una mano lo invitò a sdraiarsi accanto a lei. Lui obbedì, mettendosi a pancia sotto al suo fianco, sostenendosi sui gomiti.
    “Preferisci restare a casa?”, intuì.
    “Sì, se non ti secca... Telefono io ad Angela per disdire”.
    “Sei tanto delusa, Bones?”.
    “Un po'...”.
    Con le dita Seeley le percorse il profilo della guancia. “Mangiamo qui a letto guardando un film? Per consolarti sono disposto a vedermi uno dei tuoi film stranieri con i sottotitoli. E prometto che non mi addormenterò”.
    “No... guardiamo uno dei tuoi”.
    “Con le sparatorie e gli eroi tutti d'un pezzo? Sei sicura?”.
    “Sì... E prometto che non farò commenti antropologici inappropriati”.
    “Il che significa che ne farai molti appropriati... Ma va bene. Correrò il rischio”. La baciò sulla fronte e si alzò. “Rimani qui. Vado giù a preparare un vassoio, prendo qualche dvd e torno”.
    Lei annuì con un sorriso pacificato. Lo richiamò quando Seeley era già per le scale. “Booth? Voglio il film in cui il protagonista mi ricorda te con l'abito a tre pezzi!!!”.
    Lo sentì ridere.

    “Aspetta, aspetta...”.
    Lungo il marciapiedi, Cam si voltò perplessa. “Che c'è?”.
    Jack, indietro di qualche passo, la stava rimirando da capo a piedi, con negli occhi una luce che lei riuscì solo a definire golosa... Si sentì all'improvviso accaldata, nonostante l'aria pungente della sera di novembre.
    “C'è che sei bellissima...”. Lui scrollò il capo come se quasi stentasse a crederci. “Io in questo momento mi considero l'uomo più fortunato del pianeta”.
    Cam sorrise, con lo stomaco che le faceva le capriole, ma si dominò. “Se non stai attento, esploderai per eccesso di sdolcinatezze...”.
    “Non ci posso fare nulla, baby. Sono del tutto partito, come un treno con i freni rotti”.
    In un lampo la prese fra le braccia e si impadronì della sua bocca. Cam capiva perché si comportasse così... Le cose erano molto cambiate fra loro, di recente.
    Dopo che avevano ripreso a frequentarsi grazie allo zampino di Michelle, erano ripartiti con molta calma e cautela, poi... Due settimane prima era accaduto.
    E da allora si comportavano come due ragazzini in preda a una tempesta ormonale.
    Era fantastico. Cam non ricordava di aver vissuto sensazioni così forti in tanto tempo. Forse con Andrew, sì... Eppure anche con lui non era stato davvero così. Avevano condiviso una relazione molto differente, sia nei tempi che nei modi.
    E io ero più giovane, meno corazzata...
    Già... Ciò che più la meravigliava del rapporto con Jack era la maniera in cui l'attrazione, la chimica, la dolcezza filtravano sotto gli strati che la vita aveva indurito sulle loro emozioni. Ogni volta era come se una finestra chiusa si aprisse sino a far entrare la luce del sole. Anche se... sì, beh, non tutte le finestre erano spalancate...
    Un po' agitata, lei interruppe il bacio, guardandosi nervosamente intorno. “Jack... Siamo per la strada...”.
    Lui sbuffò. “Una strada in una zona di Washington che praticamente nessuno di quelli che conosciamo frequenta... Abbiamo percorso inutili miglia proprio per poter uscire in pubblico rilassati... e dopo tutto questo non posso neanche baciarti?”.
    “Jack...”, sospirò Cam raddrizzandosi il cappotto sgualcito dal loro abbraccio. “So che la situazione non ti entusiasma, ma... ne abbiamo parlato. Tecnicamente sono il tuo capo e... Sì, insomma, ho già mescolato sentimenti e lavoro in passato e anche tu. E' sempre complicato e...”.
    “Non sei ancora pronta a dirlo agli altri”, tagliò corto Jack. Non che sembrasse arrabbiato. Solo un tantino infastidito, magari. Più che altro deluso. “Io lo sono, invece...”.
    Oh, accidenti. Cam strinse le labbra. “Jack, io...”.
    “Ma è tutto okay, d'accordo?”, la interruppe lui, prendendola per mano e ricominciando a camminare. “Credo che i nostri amici sarebbero contenti per noi, così come lo è Michelle, ma se tu ancora non te la senti, va bene. Me ne starò buono e zitto. Però...”.
    Malgrado il tono della conversazione, Cam sorrise. “Però? Non dovevi startene buono e zitto?”.
    Sorrise anche Jack. “Cosa? Io? E quando mai?”. Si portò la mano di lei alla bocca e la baciò. “Scherzi a parte, Cam... Tu stessa mi hai raccontato di essersi già passata con il padre di Michelle, all'inizio, quando vi vedevate nei motel. E anche con Booth. Incontri di nascosto. Omissioni... Perché hai paura di far sapere al mondo che stai bene con un uomo?”.
    “Forse... perché l'ultima volta che il mondo lo ha saputo, poi è finita malissimo? Con Andrew, sono passata dai motel quasi all'altare e... beh...”. Cam scosse la testa. “Probabilmente avrei fatto meglio a limitarmi ai motel”.
    “Ma non avresti conosciuto Michelle...”. Jack la attirò contro il proprio fianco. “A me non è forse successo lo stesso? Stavo per sposare Angela e poi tutto è miseramente crollato come un castello di carte e io mi sono sentito a pezzi... Però poi nella mia vita sei arrivata tu...”.
    “La morale sarebbe che non bisogna farsi condizionare dal passato e che qualcosa di positivo può venire anche dai finali più negativi?”.
    “Persino Booth e Brennan l'hanno capito. E se ci sono arrivati quei due testoni...”.
    Risero e Cam provò un senso di leggerezza. “Facciamo pure che i testoni sono tre...”.
    Abbracciati, entrarono nel ristorante dove avevano prenotato, continuando a ridere, e Jack non esitò a baciarla, mentre lei aveva la guardia abbassata. Che dispettoso...
    Illanguidita, ricambiò il bacio. Sì, era conscia di essere testarda. Ma non si innamorava da quelli che le parevano eoni e...
    Innamorata.
    Oh, la miseria, sì... Affondò le dita nella giacca di Jack, quasi per aggrapparsi, poi si girò. E li vide. Sulle prime credette di avere un'allucinazione. Anche Jack si immobilizzò basito.
    Lì davanti a loro, in attesa di un tavolo, c'erano Angela e Wendell Bray.

    “Che cosa farà, ora, signor Ness?”.
    Eliott Ness, con le sembianze di Kevin Kostner, fece un cenno al giornalista e rispose: “Andrò a farmi un bicchiere”, poi si incamminò tra la folla degli anni 30 accompagnato dalla colonna sonora di Ennio Morricone.
    Sprofondato tra i cuscini, Seeley sospirò forte. “Ah, Gesù, che film...”.
    Distesa alla sua destra, Temperance lo sbirciò nella semioscurità rischiarata dallo schermo televisivo. “Hai gli occhi lucidi... Ti sei commosso. Come l'altra volta”.
    “Beh... E' commovente, no? Tutta quella violenza, i suoi compagni morti, ma in qualche modo lui ha vinto. Ha tenuto duro e ha incastrato Capone. E'... cioè, dai, è commovente...”.
    “Tu avresti fatto tutto quello che ha fatto Ness, vero?”.
    “Se mi fossi trovato al suo posto, immagino di sì”.
    “Riesco a vederti, sai... Alla guida del tuo gruppo di colleghi, con il cappello, il jilet e il fucile, pronto a rischiare la vita per la giustizia”.
    “A volte penso che mi sarebbe piaciuto vivere in quell'epoca... per gli abiti, in effetti, soprattutto...”. Seeley ridacchiò tra sè. “Ma tu non saresti mai stata la timida mogliettina che mi aspettava a casa”.
    “Avrei preferito senz'altro essere con te a sfidare Capone, sebbene a quei tempi dubito che me l'avrebbero consentito”. Temperance si accigliò. “Penso di essere felice di vivere nel presente, da quel punto di vista”.
    “Mi avresti seguito anche incinta come la moglie di Ness? E mi riferisco anche al presente. Sei conscia, vero, che durante la gravidanza io non ti permetterò di lavorare con me sul campo...”.
    “Tu non me lo permetterai...”.
    “Ovviamente. Non mi credi?”.
    “Chissà...”. Temperance gli infilò una mano sotto la maglietta, stuzzicandogli la pelle nuda. “In fondo sei tutto chiacchiere e distintivo...”.
    Lui sussultò per il solletico. “Ma che fantastica citazione, Bones... Ehi, smettila!”.
    “Altrimenti?”.
    “Non reagisco solo perché sei indisposta”.
    “L'avevo detto. Chiacchiere e distintivo. Solo chiacchiere e distintivo”.
    “Questa è la più brutta imitazione di De Niro che abbia mai sentito in vita mia”.
    “Sempre meglio di te quando prima hai imitato l'accento di Sean Connery”.
    “Ehi, ma vuoi smetterla di farmi il solletico?! Ah...”.
    La lotta si intensificò, mentre i titoli di codi del film continuavano a scorrere.

    Per la sorpresa erano riusciti solo a mormorarsi un paio di saluti smozzicati, poi un addetto del ristorante si era portato via Angela e Wendell per condurli al loro tavolo. Pochi attimi dopo, un altro si era occupato di Cam e Jack, ancora impalati ed attoniti all'ingresso.
    Quando si sedettero, si resero conto tutti e quattro di trovarsi a pochi metri di distanza.
    Paonazza, Cam fissò Jack in cagnesco. “Una zona di Washington che nessuno di quelli che conosciamo frequentava, eh?”.
    Lui si strinse nelle spalle e l'irritazione di Cam aumentò. In effetti Jack le era parso stupito, ma si era poi ripreso fin troppo in fretta. La colse un atroce sospetto.
    “Un momento... tu sapevi che Angela esce con Wendell?”.
    Jack annuì con candore. “Sì, da qualche mese, tra alti e bassi. Se ne sono accorti quasi tutti, al laboratorio”.
    “Tranne me...”.
    “Credo che anche Brennan lo ignorasse”.
    “Questo di per sè è normale. Ma non lo è che non me ne sia resa conto io”, sbraitò Cam, senza comprendere contro chi di preciso fosse indirizzata la sua rabbia. “Sono il capo, là dentro, e certe cose le ho sempre notate!”.
    “Hai avuto altro a cui pensare, ultimamente, no?”.
    “Sì, ma...”.
    Un'ombra si stagliò sulla tovaglia e alzando gli occhi Cam incrociò quelli a mandorla di Angela. Anche lei appariva molto calma come Jack e le sorrideva.
    “Ti andrebbe di andare un attimo alla toilette a parlare?”, le propose. “Ordineranno i ragazzi per noi, giusto?”. Lanciò uno sguardo d'intesa a Jack che, a sua volta, fece un cenno a Wendell.
    Sospirando, Cam si risolse a seguire Angela. Gli avvenimenti stavano avendo il sopravvento sulle sue reticenze.
    Varcata la soglia della toilette, fissò dubbiosa Angela. “Lasciami indovinare... Jack sapeva di te e Wendell e tu sapevi già di me e di lui? Anzi, lo sanno praticamente tutti, vero?”.
    Angela le rivolse un sorriso carico di saggia consapevolezza. “Forse l'unica che non lo sa è Brennan. Booth qualcosa ha intuito. Qualche idea se l'è fatta anche l'avvocato Julian. E pure Sweets, dato che esce con Daisy e lei ne è sicura. E gli altri chiacchierano...”.
    Cam impallidì. “E dov'ero io nel frattempo? Su Marte?”.
    “Un po' più lontano. Almeno su Giove”.
    “Oh, Gesù...”.
    La mano morbida di Angela le sfregò affettuosamente un braccio. “Cam... rilassati. E' una bella cosa. Chi è sicuro che voi due siate una coppia ne è contento e chi non ne è sicuro lo spera”.
    “E...”. Cam esitò. “... tu? Quando... ehm... quando è capitata quella cosa fra me e il tuo ex marito non eri stata granché contenta...”.
    Di nuovo Angela le sorrise. E fu un sorriso sincero. “La questione ora è diversa. Io lo sono. Ho amato Jack ma è finita. Però continuo a volergli molto bene. Voglio che sia felice. E penso che con te potrà esserlo. Del resto voglio bene anche a te. Per cui è tutto a posto, capito? Sul serio”.
    Si abbracciarono. Cam aveva le gambe un poco deboli. Che serata...
    “E con Wendell? E' qualcosa di importante...”, domandò piano.
    “Non lo so. Per adesso lavoro soprattutto su me stessa. Lui è molto dolce. Si vedrà...”.
    “Direi che è un buon piano”.
    “Sì, sembra anche a me”. Angela la prese a braccetto. “Andiamo a mangiare, ora? Ho una fame...”.
    “Andiamo...”, concordò Cam.
    E realizzò che non c'erano più finestre chiuse.

    (CONTINUA!) :ibones:

     
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  13. Ciccia-B
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    Oh Franca che bello, un altro capitolo strepitoso!! alla prossimaaaaaaa!!:clap::clap::clap::clap::clap::clap::clap:
     
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  14. donata69
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    bravissima Franca, come sempre! :ibones:
     
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    la personificazione di BONES

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    Sono felice per cam e jack, mi spiace per tempe e booth, ma sono certa che riempiranno bene l'attesa XD
    Capitolo molto carino, piacevole al solito. ^^ma ormai manca poco alla fine *_*
     
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362 replies since 12/9/2008, 01:49   36343 views
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