A PROPOSITO DELL'AMORE

dramedy romance, BB, NC17, spoiler sino alla fine della terza stagione

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  1. Dreamhunter
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    CITAZIONE (boothie @ 12/10/2010, 10:31)
    Grazei Franca, non vedevo l'ora che questo racconto riprendesse... certo che hai fatto gli straordinari: il bellissimo video di qualche giorno fa, questo racconto, La forza e la temperanza... così andrà a finire che ci vizierai!!!! :clap:

    Devo farmi perdonare la lentezza negli aggiornamenti. Quando sono in vena di straordinari è meglio che ne approfitto. ^_^

    CITAZIONE (Ciccia-B @ 12/10/2010, 11:26)
    Evvivaaaaaaaaaaa :clap: finalmente si è svegliato e poi anche Bones ha chiarito le cose con fronte e precipizio Andrew!!! Franca capitolo super bello, lei che lo rade dolcemente, che parla a Parker dicendogli la cosa giusta, emozioni dolcissime e forti!! Complimentissimi!!! E ora a presto col prossimo capitolo!!!!!^_^ :wub:

    Grazie! ^_^ Sì, sì, il nuovo capitolo arriva molto presto. Voglio arrivare al finale il prima possibile.

    CITAZIONE (elyxyz @ 12/10/2010, 14:32)
    Come sempre un capitolo piacevole.
    E' bello vedere l'amore della gente che ti vuol bene.
    e la battuta sulla crema è così da booth!
    Bel avoro^^

    Grazie! ^_^

    CITAZIONE (allanon9 @ 12/10/2010, 16:43)
    Perchè per Temperance ammettere che ama Booth sopra ogni cosa dev'essere così difficile?
    Eppure glielo dimostra in ogni modo.
    Bellissimo capitolo Franca, al prossimo.

    Grazie! Quanto a Temperance, direi che qui la sua non è difficoltà ad ammettere l'amore per lui, ma in quel momento sta troppo male e ha paura di perderlo e il sentimento che prova è troppo grande per esprimerlo con parole adeguate...
     
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  2. Rob 89
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    Si è svegliato, si è svegliato!!! Che bello...e che sollievo soprattutto!
    Amo questa FF per il modo in cui descrivi la loro relazione. Sembra, anzi è, naturale, spontanea...e terribilmente romantica.
    Non farci aspettare troppo per il prossimo capitolo!
     
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  3. Dreamhunter
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    Eccomi, con il nuovo capitolo. ^_^
    Buona lettura!!!!



    CAPITOLO XXIII
    Sotto la doccia, l'acqua gli scivolava calda sulla pelle e Seeley appoggiò le mani alle piastrelle, a capo chino, lasciando che gli scorresse sulla schiena, in un piacevole massaggio. Dopo qualche minuto, riscuotendosi, interruppe il getto e si allungò ad afferrare un asciugamano. Mentre si strofinava pensieroso, indugiò con il palmo della mano sulla testa: i capelli erano ricresciuti, ormai, e a due mesi dall'operazione poteva guardarsi allo specchio riconoscendosi. Il momento di tornare alla vita normale si avvicinava e quel giorno avrebbe dovuto sostenere un incontro con Sweets per avere il nulla osta per rientrare al lavoro. Non era particolarmente preoccupato, no... Si sentiva bene. Solo un poco arrugginito e nervoso, dopo tutte quelle settimane di inattività forzata. Un tantino diverso, forse... Allontanò la mano sinistra dai capelli e se la guardò. Ultimamente tendeva ad usarla più di quella destra. Era come sbilanciato, in cerca di equilibrio. E aveva qualche vuoto di memoria. Piccole cose, certo, del tipo se gli piacesse o no lo zucchero di canna, ma... La verità era che non riusciva più a sparare bene come prima. Presto avrebbe dovuto affrontare il test di routine per il porto d'armi e la sua abilità di tiratore scelto pareva scomparsa. Questo sì, questo lo preoccupava, doveva ammetterlo. Non poteva essere un valido agente federale o un buon partner per Bones se non era più in grado di colpire il bersaglio e proteggerla.
    Bones... Cercava di non parlarne troppo con lei. Durante la sua convalescenza era stata più razionale che mai. Dolce e attenta, come sapeva essere, però ancora più pragmatica e quadrata. Non era difficile comprenderne il motivo, la conosceva. Si comportava sempre così quando le emozioni la sovrastavano: per tenerle sotto controllo, si affidava alla logica. Quanta paura doveva aver provato: lasciarsi andare ai sentimenti, superando mille barriere interiori, mille convinzioni, e poi rischiare di perdere tutto, in un solo, unico anno... Già. Mancava poco al loro primo anniversario. Dodici mesi esatti dalla fatidica sera in cui lei gli aveva detto di essere innamorata di lui.
    Un anno perfetto, per quel che riguardava Seeley.
    Ne voleva tanti altri, così. Li pretendeva. Desiderava regalarli tutti alla donna che adesso era intenta a bere un caffè in piedi, nella cucina luminosa ed assolata. I suoi capelli erano raccolti e, nello scorgere la sua nuca bianca e liscia lasciata scoperta dal colletto della camicetta bianca, lui non poté resistere. Circondandole la vita con un braccio, da dietro, le posò un bacio tenero sul lato posteriore del collo. Lei sussultò un poco, perché Seeley era sceso al piano inferiore in accappatoio e a piedi nudi, in totale silenzio, poi si rilassò contro il suo petto e batté affettuosamente la mano su quella che lui le teneva sullo stomaco.
    “Devo uscire presto, questa mattina. Al Jeffersonian arrivano delle ossa molto antiche provenienti da un importante museo europeo”.
    “Allora buon lavoro...”.
    “Tu hai l'incontro con Sweets?”.
    “Sì... Se mi da il nulla osta, come immagino, dovrò andare anche da Hacker e riprendere possesso del mio ufficio. Mentre non c'ero so che l'hanno assegnato provvisoriamente a un altro. Se mi resterà tempo, mi piacerebbe fare un salto al poligono”.
    Temperance si girò di sbieco, per scrutarlo in volto. “Ci vai spesso... Hai ancora difficoltà?”.
    “Qualcuna...”, minimizzò lui. “E' che sono fuori allenamento”.
    “E cominci ad invecchiare”, commentò Temperance, con composta serietà.
    Seeley sbatté le palpebre. “Compio trentotto anni il prossimo autunno, Bones”.
    “Beh, in talune tribù del...”. Lei non ebbe possibilità di completare il concetto, dato che lui la baciò. Quindi le sorrise accarezzandole la schiena.
    “Bones, tu sei la mia migliore medicina”.
    “Non capisco cosa intendi”, replicò Temperance perplessa.
    “Non importa... Forza, vai, adesso. Io salgo a cambiarmi. Di nuovo in giacca e cravatta, da oggi”. Le fece l'occhiolino e il viso di lei si illuminò.
    “Di nuovo partners”.
    “A proposito, non mi hai mai spiegato come sei riuscita a convincere Hacker a rimetterci insieme...”.
    Prendendo le chiavi dell'auto, Temperance strinse le spalle. “Gli ho solo mostrato i pro e i contro della situazione”.
    “Avrei voluto esserci...”. Dalle scale, Seeley le scoccò un sorriso ammiccante. “Ho sempre trovato davvero speciale la tua maniera di mostrare i pro e i contro”.
    Risalì in camera con maggiore energia. La voce di lei gli giunse dall'ingresso. “A più tardi”.
    “A più tardi”, le gridò. “Ti amo...”, aggiunse tra sè.
    Era bello iniziare una giornata con Temperance Brennan.


    Lei gli aveva assicurato che lo zucchero di canna gli piaceva praticamente su tutto, così Seeley ne mise nel caffè in abbondanza. Anche troppo. Il primo sorso risultò eccessivamente dolce e, seduto al bancone del Diner, mise giù la tazza con una smorfia, poi se la rigirò tra le dita, vagando con la mente.
    Il colloquio con Sweets era stato una pura formalità. Ora era di nuovo un agente speciale in servizio attivo, di nuovo con il suo ufficio. Peccato che i risultati al poligono continuassero a latitare... Ci si era recato subito dopo essere uscito dal Bureau, ma niente da fare. Gli pareva di sparare come un principiante, dannazione...
    Nell'ufficio di Sweets, per un momento, aveva avuto la tentazione di confidarsi, perché il problema doveva essere di certo psicologico, non fisico. I suoi esami, le varie T.A.C. e risonanze magnetiche, attestavano che il coma non gli aveva causato danni cerebrali e il tumore era stato completamente rimosso. Quindi forse Sweets poteva aiutarlo... Per quel giorno però ci aveva rinunciato. Se c'era qualcosa che lo bloccava, prima preferiva cercare di capire da solo di che si trattasse.
    Spingendo da una parte la tazzina di caffè iper-zuccherato, si concentrò sulle patatine fritte e l'hamburger con doppia farcitura. Gli sfuggì un sorriso: oggi era in libera uscita e si sarebbe salvato dai piatti salutisti che gli aveva rifilato Bones per tutta la convalescenza...
    “Ehilà, ragazzo...”.
    Voltandosi di scatto, Seeley incontrò gli occhi chiari di Max.
    Il padre di Brennan era stato molto vicino ad entrambi, negli ultimi due mesi. In molte occasioni aveva tenuto compagnia a Seeley, mentre Temperance era al lavoro, e si erano conosciuti meglio, parlando tanto e anche condividendo tranquilli silenzi. Seeley aveva confermato a se stesso l'impressione che si era fatto su quell'uomo sin dal principio: nonostante le sue scelte di vita piuttosto discutibili, lo aveva sempre rispettato, in qualche modo. Max ci scherzava sopra: sosteneva che se loro due fossero vissuti ai tempi del Far West, lui sarebbe stato il fuorilegge e Booth lo sceriffo.
    “Ci saremmo sfidati all'Ok Corral”, ridacchiava divertito.
    “Ma ci saremmo solo feriti di striscio, per il piacere di continuare a sfidarci”, replicava Seeley, complice.
    Max annuiva. “Siamo uomini d'altri tempi, non credi?”.
    E se la ridevano. Come due che avevano visto troppi film western.
    “Ciao, Max... Che ci fai qui?”.
    “Sono stato da Tempe al Jeffersonian, ma non aveva tempo per me e mi ha detto che tu probabilmente saresti stato a pranzo al Diner...”.
    “E avevi paura che io stessi soffrendo di solitudine?”.
    “No... Però mi è parso che lo pensasse Tempe”.
    Stringendo le labbra, Seeley si massaggiò una tempia. “Detesto farla preoccupare...”.
    “Sospetto che lei sia della stessa idea”.
    “Temo di essermi perso...”.
    Incrociando le braccia sul bancone, Max gli rivolse un'occhiata serena. “Intendo che tu ti preoccupi di non farla preoccupare, finendo col preoccuparti e con l'indurla a preoccuparsi della tua preoccupazione. Assomiglia a un rompicapo, non è vero?”.
    “Mi stai velatamente dicendo che ci stiamo complicando la vita a vicenda?”, sogghignò Seeley.
    “No... Non a vicenda. Tu, più che altro. Sei sempre stato abituato a proteggerla e a tenerti i problemi per te stesso, ma adesso Tempe è la tua compagna, la tua donna. Devi condividere con lei le tue difficoltà, non sbarrarle la porta. Per mia figlia è difficile aprirsi ed è anche colpa mia, però ha bisogno che tu ti apra a tua volta, per poter compiere ulteriori passi avanti. Se tu ti chiudi, anziché proteggerla, la danneggi”.
    Combattuto, Seeley rammentò la sera in cui aveva raccontato a Bones di suo padre e dei segreti della sua famiglia. Lei gli aveva ricordato le sue stesse parole della notte d'autunno che aveva segnato l'inizio della loro relazione romantica: parlarsi, parlarsi sempre. Sempre e comunque.
    E ogni volta che lo avevano fatto, ogni volta che si erano parlati con franchezza, il loro rapporto era cresciuto, nutrendosi della sincerità reciproca. Eppure, nonostante questo, lui stava venendo nuovamente meno a quel proposito...
    Anzi, era peggio. Non stava parlando con onestà nemmeno a se stesso.
    “Sono un testardo recidivo, eh?”, sospirò.
    “Qual è il problema, Booth?”.
    “Diciamo che... uhm, sì, se noi due ci sfidassimo ora all'Ok Corral, io ti mancherei. E non volutamente”.
    “Capisco... E non dipende dalla tua salute fisica, immagino”.
    “Esatto. E' un blocco psicologico. Quale sia il motivo, Dio lo sa...”.
    Max studiò la sua espressione. “Avevi un tumore al cervello, Booth. Sei stato in coma. E non sei Superman. Sei solo un uomo. Che ha rischiato di morire attaccato da un male oscuro, a tradimento. Un male nascosto che avrebbe potuto portarlo via da uno dei momenti più belli della sua vita... Ti sei adoperato per salvaguardare Temperance, ma sei sceso a patti con le tue emozioni? Hai detto a mia figlia di avere avuto paura?”.
    “Paura?”, ripeté Seeley, deglutendo.
    “Non ne hai avuta? Al tuo posto io ne avrei avuta un bel po'. Sarei stato terrorizzato all'idea di essere strappato alla mia vita proprio quando ero felice, innamorato, all'inizio di un'esistenza nuova e carica di aspettative. Attaccato da qualcosa che non potevo colpire con una pallottola. Tradito dal mio stesso corpo”. Max lo fissava implacabile. “Questa consapevolezza non ti ha turbato? Nessuno te lo ha chiesto? Sweets avrebbe dovuto...”.
    “Credo che abbia tentato...”.
    Sì, in diverse occasioni il giovane psicologo aveva iniziato discorsi che Seeley immediatamente aveva interrotto, in preda ad un senso di allarme interiore.
    “Io gliel'ho impedito”, confessò. Come al solito, già... Guardò Max. “Perché non lo sto impedendo a te?”.
    “Perché tu ed io non siamo poi tanto diversi, Booth. Sono stato un uomo che ha sempre protetto i propri cari e spesso, proteggendoli, li ha feriti. E perduti”, ribatté fermamente Max. “Lo dissi un anno fa a Tempe e lo dico adesso a te, ragazzo: se ho commesso degli errori con mia moglie, ormai non posso rimediare. Tu invece sei in tempo per fare le cose per bene. E il tuo è un tempo ancora più prezioso, dopo il tumore, non pensi?”.
    Con un profondo sospiro, Seeley chiuse gli occhi. Non aveva repliche adeguate. Sentiva soltanto un nodo strettissimo alla bocca dello stomaco. Spinse il piatto con l'hamburger verso Max.
    “Ti va di fare a metà? Non ho più molta fame...”.


    Attese la notte, quando furono entrambi nel letto, al buio.
    L'estate era ancora calda ma l'aria aveva già una qualità differente, con la corposità e la fragranze dell'autunno ormai non molto distante, e nella stanza c'era profumo di buono, un misto di aroma di fiori e pioggia caduta chissà dove. Le luci dei lampioni stradali filtravano tra le imposte accostate e delineavano le ombre intorno ai mobili e sulle pareti.
    Sdraiato sulla schiena, lui allungò una mano, sino a trovare nell'oscurità quella di lei. La strinse, racchiudendola tra le dita. Temperance ricambiò e sospirò. La sentì girarsi su un fianco, nella sua direzione. Il suo calore si fece più vicino.
    “Bones...”.
    “Sì?”.
    “Ho avuto paura”.
    La mano di lei ebbe un sussulto. “Di cosa? Quando?”.
    “Della malattia. Che tutto finisse. E forse ho paura tuttora...”.
    “Booth...”. Temperance gli lasciò la mano ed infilò un braccio sotto il suo, rannicchiandosi contro di lui. “Il tumore non c'è più, sei guarito. Anzi i medici sono entusiasti. Non si aspettavano un successo così completo. Non c'è più alcun pericolo che...”.
    “Bones... Non è facile da spiegare, ma... non mi sono mai considerato immortale e ho temuto per la mia vita, per la tua, molte volte, quando mi hanno sparato l'anno scorso, quando abbiamo avuto l'incidente stradale... però, questo tumore... Ecco, io mi sono sentito talmente impotente. Piccolo. Inerme. Credo in Dio, lo sai. E mi sono chiesto perché Dio mi stesse facendo questo, perché mi avesse mandato una malattia tanto oscura proprio quando la vita mi stava dando tutto ciò che avevo sempre sognato... Era una punizione? Significava che non lo meritavo?”.
    “Quando di preciso hai pensato tutte queste cose?”.
    C'era una sorta di nota di panico nella voce di lei.
    “Le ho pensate, le penso... Non lo so, Bones. Mi rendo conto che ti sto turbando, ma... se non lo dico a te, a chi dovrei dirlo? Solo che non so neppure io quel che c'è da dire. So che voglio vivere, so che non voglio perderti, o perdere Parker...”.
    “Non ci hai persi. Io sono qui e Parker verrà a cena domani sera. E non c'è ragione di temere che il futuro sia diverso. Tu stai bene”.
    Le labbra di Temperance gli sfiorarono una spalla.
    “La parte più razionale di me si sforza di convincersene, però, come tu ben sai, non sono certo un asso in materia di razionalità... Sei tu l'esperta”.
    “Suppongo... presumo che, sì, il tuo sia una sorta di shock post-traumatico. Almeno immagino che Sweets lo riterrebbe tale...”.
    “Non ho bisogno di Sweets, Bones. Ho bisogno di te”.
    “Cosa posso fare per te, Booth? Chiedimelo e lo farò. Farei qualsiasi cosa per aiutarti, lo sai”.
    Nel buio, lui esitò. “Tanto tempo ti dissi che se avessi avuto paura ti avrei abbracciata, ti ricordi? Mi... abbracci, Bones? Mi abbracci per favore?”.
    Immediatamente le braccia di lei lo circondarono, morbide e liscie. Se lo attirò sul seno e intrecciò insieme le loro gambe, posandogli il mento tra i capelli. Il suo odore inebriò Seeley e il peso che non si era accorto di avere sul cuore cominciò a disgregrarsi. Si sciolse in un'onda violenta di lacrime. Un fiume in piena rimasto trattenuto a sua insaputa. Così si arrese e pianse forte.
    Nell'abbraccio del suo grande amore.

    (CONTINUA!!) :ibones:
     
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    la personificazione di BONES

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    Bellissimo capitolo *__*
    E finalmente seel si apre, c'era da aspettarselo che covasse tutto dentro.
    Mi piace il tuo max, così paterno e presente.
    Il finale è dolcissimo. Brava franca! :wub:
     
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  5. donata69
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    bellissimo capitolo, mi ha emozionato, brava, ma non farci aspettare troppo ^_^
     
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  6. Ciccia-B
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    Bhe valeva la pena di aspettare per poi godersi un simile capitolo!!!Dolcissimo e commovente, tenero e intimo!! Insomma uno dei tuoi mix favolosi Franca!!!
    Bellissimo anche il ruolo di Max, in fondo qua sta facendo le parti del papà anche con Booth, e davvero lui ne aveva bisogno!!! :wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub:
     
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    Cara Franca il capitolo è davvero molto dolce, un ottimo Booth introspettivo e un ottimo Max versione strizzacervelli!!!!
    Al prox.
     
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  8. Rob 89
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    Che dolce questo capitolo!!!
     
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  9. cristiana67
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    SI ,HA FATTO BENE Booth ha confessare alla sua Bones tutte le sue paure,solo cosi' potra' vincerle ed andare avanti dopo l'intervento.Brava bel capitolo.
     
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  10. Dreamhunter
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    CITAZIONE (elyxyz @ 30/10/2010, 10:40)
    Bellissimo capitolo *__*
    E finalmente seel si apre, c'era da aspettarselo che covasse tutto dentro.
    Mi piace il tuo max, così paterno e presente.
    Il finale è dolcissimo. Brava franca! :wub:

    Grazie, sono contenta che ti sia piaciuto. :)

    CITAZIONE (donata69 @ 30/10/2010, 12:46)
    bellissimo capitolo, mi ha emozionato, brava, ma non farci aspettare troppo ^_^

    Grazie! Sto già lavorando al prossimo, spero di averlo pronto per lunedì o martedì. :)

    CITAZIONE (Ciccia-B @ 30/10/2010, 15:01)
    Bhe valeva la pena di aspettare per poi godersi un simile capitolo!!!Dolcissimo e commovente, tenero e intimo!! Insomma uno dei tuoi mix favolosi Franca!!!
    Bellissimo anche il ruolo di Max, in fondo qua sta facendo le parti del papà anche con Booth, e davvero lui ne aveva bisogno!!! :wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub:

    Grazie!! Sì, amo molto l'interazione Booth/Max e in questa storia ho voluto che Max facesse un po' da angelo custode fin dall'inizio. ^_^

    CITAZIONE (allanon9 @ 31/10/2010, 06:46)
    Cara Franca il capitolo è davvero molto dolce, un ottimo Booth introspettivo e un ottimo Max versione strizzacervelli!!!!
    Al prox.

    Grazie anche a te! :)

    CITAZIONE (Rob 89 @ 31/10/2010, 14:44)
    Che dolce questo capitolo!!!

    Grazie!!

    CITAZIONE (cristiana67 @ 1/11/2010, 22:55)
    SI ,HA FATTO BENE Booth ha confessare alla sua Bones tutte le sue paure,solo cosi' potra' vincerle ed andare avanti dopo l'intervento.Brava bel capitolo.

    Grazie, grazie!!! :) Al prossimo capitolo! ;)
     
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  11. Dreamhunter
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    Ecco il nuovo capitolo. ^_^
    Spero che vi piacerà. Vi avverto che alla fine ne mancano solo altri quattro. ^_^
    Intanto, buona lettura!


    CAPITOLO XXIV
    Si svegliò con l'impressione di essere schiacciato e stretto in poco spazio.
    Stranamente però la sensazione era piacevole, perché il peso che gli premeva addosso era morbido e odorava di buono. Un profumo ben conosciuto, molto amato.
    Sbatté le palpebre e sulle prime non capì dove diavolo fosse, poi le sue sinapsi furono illuminate dal sole che filtrava dalle strette finestre e riacquistarono lucidità.
    Ma sì, certo. Era nel minuscolo posto letto del camper, con Temperance che gli dormiva addosso come una coperta. Sbuffò cercando di muoversi, sotto di lei che non si mosse di un millimetro, russando persino un po'. Oh, cielo... Aveva proprio bisogno di alzarsi. Quei ridicoli pantaloni stretti ed aderenti che indossava gli si erano appiccicati dovunque e la fibbia della cintura, a forma di pugnale, minacciava di infilzarlo in un punto molto molto delicato. In più la natura chiamava, gli sembrava di aver bevuto un intero fiume, la sera prima...
    “Bones... tesoro...”, chiamò piano Seeley, scuotendola con gentilezza.
    Niente da fare. Si era addormentata ancora truccata con il pesante make up circense e aveva tutto il mascara nero sbavato intorno agli occhi e sugli zigomi. La bocca sembrava quella di una bambina che aveva rubato il rossetto alla mamma, usandone la metà senza rispettare il contorno delle labbra.
    Gli venne da ridere. “Ah, Bones... Se solo avessi il cellulare a portata di mano, ti scatterei una foto...”. Che avrebbe tenuto per sé, naturalmente. Magari nel portafoglio, per ricordarsela, tenera e abbandonata, con i capelli aggrovigliati.
    Temperance purtroppo non lo ripagò di quel dolce pensiero e mugolando piegò bruscamente una gamba, centrandolo al ventre con un ginocchio. Oh, per la miseria!!!! Seeley represse un grido. Lei disturbata lo spinse e lui rotolò giù dal lettino, finendo a terra e sbattendo la testa contro la parete che lo divideva dal salottino e la cucina del camper. Gesù...
    Beh, se non altro ora poteva andare in bagno... Ed era meglio sbrigarsi.
    Quando uscì dalla toilette, qualche minuto dopo, Temperance continuava a russare, in una comica posizione, come una bambola con il sedere per aria, stretta nel suo bustino rosso che le scopriva le gambe fasciate in calze nere.
    Lui agguantò il cellulare, posato sul tavolo, e questa volta scattò la foto. “Considerala un risarcimento per la ginocchiata, baby”, sogghignò Seeley tra sé. Quindi, grattandosi la testa spettinata, spalancò la porta del camper e sbirciò fuori. Vide una landa deserta. Quelli del circo se n'erano andati.
    Sorrise, stiracchiandosi nel sole. Se esisteva un modo originale per festeggiare il loro primo anniversario come coppia, di sicuro l'avevano trovato. Un caso sotto copertura, in un circo, come marito e moglie, un lanciatore di coltelli e la sua assistente. Accidenti era stato divertente. Uno sballo.
    Avevano persino fatto uno spettacolo!! E il caso era risolto. La notte precedente, i circensi, per ringraziarli, avevano organizzato una festa e avevano ballato e bevuto sentendosi un poco zingari, lontani da tutto e tutti, liberi di essere sfrenati. Talmente tanto che poi erano crollati addormentati con i vestiti indosso, senza nemmeno la forza di concludere la serata in intimità...
    Non che fare l'amore in quella specie di cubicolo fosse particolarmente agevole. Però era eccitante. Lo spazio minimo acuiva la fantasia. Sorrise di nuovo e si chinò a raccogliere un volantino stropicciato che la brezza mattutina gli aveva soffiato intorno a una caviglia. La pubblicità del circo... C'erano anche i nomi che si erano inventati per il numero di lancio di coltelli: si erano spacciati per russi, lui aveva messo un cappotto di pelliccia, il colbacco e i baffoni finti... Che ridere. E che sfrontata, Bones, con tutte quelle sue pose maliziose davanti al tabellone, provocandolo con mele di gommapiuma e nasi di plastica. Era stato combattuto tra il terrore di ferirla e l'ammirazione per la sua audacia. E l'aveva amata tanto, vedendola divertirsi come una ragazzina sfuggita alla sorveglianza dei genitori.
    Ah, piccola mia, promettimi che avremo tanti anniversari e tutti fantastici come questo...
    Alle sue spalle, la porta del camper scricchiolò.
    “Buongiorno, Bones”, disse Seeley senza voltarsi.
    Rumore di passi esitanti sul terreno. Temperance apparve al suo fianco, con gli occhi stretti nella luce del primo mattino. “Buongiorno... Mi hai fatto bere troppo, ieri sera”.
    “E' sempre colpa mia, ovviamente. Come se io potessi indurti a fare qualcosa che non vuoi”.
    “Continuavi a proporre tutti quei brindisi in russo, come quella volta nel tuo ufficio, quando avevamo risolto il caso dell'assistente uccisa al Jeffersonian”.
    “Ed esattamente come allora, tu hai acconsentito a svuotare tutti i bicchieri, uno dopo l'altro”.
    “Perché li riempivi tu”.
    Lui la sbirciò. “Stiamo bisticciando come due pensionati, Bones”.
    Lei si accigliò. “Ci serve del caffè”.
    Lo bevvero seduti sui gradini del camper, contemplando pensierosi lo spazio vuoto che li circondava.
    “Sei sexy quando lanci i coltelli”, osservò Temperance dopo un po'.
    “E tu sei sexy quando ti appoggi al tabellone e resti ferma ad aspettare che io li lanci”, replicò Seeley. Okay, il momento di abbruttimento mattutino era passato. Il caffè faceva sempre miracoli.
    “Significa che mi trovi sexy in atteggiamento passivo?”.
    “Bones, tu non riusciresti ad essere passiva neppure se ti ipnotizzassero e ti ordinassero di esserlo... No, è che te ne sta lì immobile, ma i tuoi occhi mi sfidano”.
    Gli occhi di lei brillarono. “E a te piacciono le sfide”.
    “Specie se sei tu a sfidarmi...”.
    Si scambiarono un bacio al sapore di caffè, poi si sorrisero. “Torniamo a casa?”, mormorò Seeley.
    “Sì, torniamo... Il tuo regalo, tra l'altro, dovrebbe essere arrivato”.
    “Mi hai preso un regalo?”.
    Temperance annuì. “Per l'anniversario. So che tieni a questo genere di ricorrenze. L'ho ordinato prima che ci affidassero questo caso, per cui penso che a quest'ora sarà arrivato”.
    Il sorriso di Seeley si allargò. “Hai ragione. Adoro questo genere di ricorrenze... Infatti ho anche io un regalo per te. E anche io l'ho ordinato. Ma è arrivato prima che partissimo. E' ben impacchettato in un luogo nascosto”.
    “E dovrò trovarlo da sola?”.
    “E' una sfida?”.
    Un altro bacio. Questo fu al sapore di serenità.

    “Mi scusi...”.
    Al suono della sottile voce esitante, Jack si girò.
    E vide la ragazzina, ferma di fronte ai gradini che accedevano alla piattaforma e per superare i quali necessitava il pass. Era Michelle.
    Assurdamente lui pensò che assomigliava a Cam, sebbene non avessero un vero legame di sangue. Era comunque bella quanto lei.
    Le scese incontro. “Michelle, ciao...”.
    “Salve. Lei è il dottor Hodgins, vero?”.
    “Esatto. Cerchi Cam? E' a una riunione con gli amministratori... Ne avrà ancora per un paio d'ore, temo”.
    Michelle si rabbuiò. “Oh... Speravo di pranzare con lei. C'è stato un imprevisto a scuola e ci hanno fatto uscire prima...”.
    “E' già ora di pranzo, eh?”. Jack si guardò l'orologio al polso. “Non me ne ero neanche accorto... Senti, ho un'idea. So che Cam ogni tanto ti porta al Diner e al Founding Fathers, due locali qui vicino... Ti va di essere mia ospite, oggi? Ho una gran fame, in effetti, e mi piacerebbe avere compagnia”. Le sorrise e aggiunse: “Puoi fidarti, sono un amico di Cam”.
    “Lo so”, replicò Michelle, ricambiando il sorriso. “Mi ha parlato di lei”.
    “Oh, davvero?”.
    “Sì. E' la persona che nomina di più, tra i suoi colleghi”.
    Jack sperò che il suo entusiasmo non risultasse troppo evidente. “Allora ti va di pranzare con me?”.
    La ragazzina annuì continuando a sorridere e di colpo la giornata di Jack diventò ricca di aspettative.

    Un'ora dopo lei lo chiamava per nome e gli dava del tu.
    Era una ragazza intelligente e matura, segnata nel profondo dalla morte violenta del padre, ma sorprendentemente forte e consapevole. Ascoltandola parlare, Jack fu contento che adesso facesse parte della vita di Cam.
    “Credo che lei avesse bisogno di te”, osservò a un certo punto.
    Un pensiero del tutto personale rivelato a voce alta.
    Ma Michelle non parve stupirsene. “Già... Cam è molto sola. Vede poco la sua famiglia e si dedica anima e corpo al lavoro. Ed è un peccato, perché credo che abbia tanto da dare. E' una donna dolce e affettuosa”.
    “Wow. Se continuerai a dire in giro queste cose di lei, le troverai prestissimo un fidanzato”, scherzò Jack.
    Uno scherzo stupido. Perché non riusciva a porre un freno a quel che gli usciva dalla bocca?
    Di nuovo Michelle non si scompose. “Magari. A me piacerebbe”.
    “Mmm... Davvero?”.
    “Oh, sì... Jack, tu sai come sono andate le cose tra lei e mio padre?”.
    Lui fece un grave cenno d'assenso e lei sospirò. “Ecco, beh... per anni ho tentato di odiarla e di attribuirle tutte le colpe. Anche una volta cresciuta e in grado di comprendere la realtà, ho volutamente ignorato lo stile di vita di papà, ma ormai, dopo il modo in cui è morto, lo devo accettare. L'ha fatta soffrire”.
    “Sì, purtroppo immagino di sì...”.
    “E ho la sensazione che lei non abbia più voluto legarsi sul serio a nessuno, dopo di lui. Le ho chiesto se avesse una persona speciale, ma mi ha risposto che negli anni passati aveva dovuto dedicarsi al lavoro ed ora ha me a cui pensare. Io però ho un ragazzo e sarei contenta che lo avesse anche Cam. E' così bella, oltretutto...”. Gli occhioni neri di Michelle lo fissarono sgranati. “Vero che è bella?”.
    Con un gruppo in gola, Jack si costrinse ad annuire. “E' una delle più belle donne che io abbia mai visto”.
    “Appunto. Non mi capacito che non abbia un innamorato. Tutte le madri separate delle mie amiche ce l'hanno”.
    “Hai per caso bisogno di una figura maschile, Michelle?”, domandò lui, provando a deviare il discorso su un argomento collaterale. Non si sentiva sicuro di se stesso a riguardo di Cam ed eventuali fidanzati...
    Michelle non abboccò. “No, io non c'entro. E' proprio di Cam che mi preoccupo. Sta facendo tanto per me. Mi ha dato una casa, una famiglia, affetto. Vorrei solo che avesse una felicità solo sua. L'amore è bello e lei se lo merita”.
    “Comincio a capire...”, intuì Jack. “Hai detto di avere un ragazzo... Sei molto innamorata?”.
    Le guance di Michelle si imporporarono. “Sì...”.
    “E hai sedici anni, quindi è il tuo primissimo amore...”.
    “Sì...”.
    “Ah, mi ricordo quanto sia magico... E tu vorresti che anche Cam avesse le ali ai piedi come le hai tu?”.
    “Perché no? E' sbagliato?”.
    “Niente affatto, ma per gli adulti, sai, è tutto più complicato”.
    Le spalle di lei si strinsero. “Sarà... Te l'ho detto, le madri separate delle mie amiche hanno tutte un fidanzato. Alcuni sono anche più giovani di loro e capita che certe mamme, per uscirci insieme, vadano a frugare negli armadi delle figlie. Ieri una mia amica si lamentava che ha dovuto rimproverare la madre che era rincasata a notte fonda senza telefonare”.
    A Jack scappò una sonora risata. “Oh, per la miseria... Veramente?”.
    “Voi adulti non siete più complicati. Siete pazzi e basta”, commentò Michelle con aria saggia. Il che fece ridere ancora di più.
    “Può essere, Michelle, può essere...”.
    Lei lo guardò con un gran sorriso. “Sei simpatico, Jack. Mi sento a tuo agio con te. Forse perché Cam parla così spesso di te... Mi racconta sempre degli esperimenti che fai al laboratorio”.
    “Ah... sì?”.
    Il cuore di Jack si annodò, accelerando.
    “Sei proprio un tipo fuori di testa, eh?”, constatò Michelle divertita, poi si accigliò. “Sei single?”.
    “Ehm... Sarebbero affari miei, però... uhm, beh, sì”.
    La ragazza ignorò il suo goffo richiamo alla privacy e lo scrutò con aria interessata. “E sei libero per cena?”.
    “A cena?”.
    “Stasera. Da noi. Da me e Cam”.
    Jack si sentì a corto d'aria. “Io... il preavviso è poco e Cam potrebbe non...”.
    “Oh, no. Era previsto che avremmo ospitato una mia amica, per cena, ma stamattina lei ha disdetto, per cui...”. Michelle pareva entusiasta. “Avevamo già in programma una cena per tre e tu sei un amico di Cam. Non sarebbe una splendida soluzione?”.
    Come no... Lui esitò, diviso tra il desiderio di trascorrere un po' di tempo con Cam, dopo mesi di lontananza forzata, e la paura di urtarla con una sorpresa sgradita...
    Ah, al diavolo...
    “D'accordo. Verrò volentieri... Devo portare qualcosa?”.
    “Un dolce”, rispose prontamente Michelle, tutta illuminata dalla vittoria appena ottenuta. “Adoro le torta alle noci”.
    Me ne pentirò, pensò Jack sorridendole. Ma la speranza era l'ultima a morire, giusto?

    Seeley doveva ammettere che era un sollievo indossare di nuovo jeans e maglietta al posto degli strampalati abiti circensi procurati dall'FBI per la copertura. Però aveva chiesto di poter conservare la cintura con la fibbia a forma di pugnale. Spalancò la porta, spingendola con la schiena, le mani occupate dai sacchetti con le pietanze vegetariane comprate per la cena nel negozio di fiducia di Temperance.
    “Scusa, Bones, sono in ritardo, ma dopo aver scritto il mio rapporto ho dovuto parlare con Hacker...”.
    “Sono appena rientrata anche io”, replicò lei dalla cucina, da cui proveniva un bagliore tremolante. Affacciandosi nella stanza, Seeley scoprì che aveva apparecchiato la tavola e acceso delle candele.
    “Tu ami questi dettagli romantici...”.
    “Amo qualsiasi dettaglio se ci tu in mezzo...”, le sorrise, dandole un bacio leggero. Leggero come si sentiva lui. Nel cuore e nell'anima.
    Da quando aveva esternato a Temperance le proprie paure e ansie legate alla malattia, il loro rapporto era di nuovo ulteriormente cambiato, migliorato. Non finiva mai di stupirsi di quanti livelli avesse risalito e superato la loro relazione in un solo anno...
    Posando le cibarie su un ripiano, ripensò a se stesso, dodici mesi prima, mentre parcheggiava davanti al vecchio appartamento di Temperance, convinto che quello sarebbe stato un doloroso addio.
    E invece era stato l'inizio.
    Si girò verso di lei. Aveva gli occhi luminosi. Forse stava ricordando l'apprensione con cui lo aveva atteso, radunando il coraggio e la lucidità per dichiarargli che si era innamorata di lui. Che Dio la benedicesse. Seeley era convinto che al suo posto non avrebbe avuto la stessa forza, oppure si sarebbe incartato nei concetti fondamentali, finendo col dire una marea di cose sbagliate...
    “Ci scambiamo i regali prima o dopo aver mangiato?”, gli chiese.
    “Allora il mio regalo è arrivato...”.
    “Sì. E' arrivato”.
    “E tu non vedi l'ora di darmelo”.
    Temperance annuì. “Perché so che lo apprezzerai molto”.
    “Caspita. Sono sempre più curioso! Quindi proporrei di scambiarceli adesso. Non prolunghiamo l'agonia”.
    “Perfetto! Voltati, dunque. Il tuo regalo è dietro di te”.
    Stupito, Seeley ruotò sui talloni e si accorse che su uno dei ripiani alle sue spalle c'era un foulard gettato su qualcosa di cui non riusciva a definire la forma. “Ehi, cos'è?”.
    “Tira via il foulard...”.
    Obbedì trepidante e, sotto il foulard, trovò un telefono. D'epoca, a disco, identico a quello che suo nonno Hank aveva tenuto nella loro casa di Pittsburgh, sino a che non era andato letteralmente in pezzi. “Bones...”, sussurrò colpito.
    Temperance gli si avvicinò e insinuò un braccio sotto il suo. “E' funzionante”, gli spiegò in un soffio dolce. Ed entrambi rammentarono le tante volte in cui lui le aveva raccontato di desiderare un telefono come quello, dai meccanismi che lo rendevano umano, resistente e pesante abbastanza da tramortire un intruso, con quell'adorabile tic tic tic del disco che girava...
    Un calore denso e appagante invase il petto di Seeley. Lei ascoltava le sue più piccole fantasticherie, tutti i suoi voli pindarici, anche quelli che le sembravano insensati o irrazionali. La guardò. “E' fantastico, Bones. Grazie”. E le sorrise, sperando che il suo sorriso le comunicasse ciò per cui in quel momento non aveva parole. Temperance lo baciò.
    “Prego. Adesso devi solo decidere in quale camera metterlo...”.
    “Lo decideremo insieme, anche perché bisognerà cercare il posto adatto pure per il tuo regalo...”. Lui la baciò ancora. “Aspettami un secondo...”.
    Sparì fuori della cucina e lei lo udì salire di corsa le scale, per poi riapparire trafelato dopo qualche minuto con in mano un cofanetto intarsiato. “Il regalo è all'interno”, specificò con la voce che tradiva l'emozione.
    Colpita, Temperance posò il cofanetto sul tavolo e lo aprì. Dentro, adagiato su un panno di velluto ripiegato c'era un bizzarro oggetto in legno, lungo e sottile, finemente decorato con le sembianze di una giovane egizia nuda allungata nell'atto di nuotare, che spingeva innanzi a sé una specie di barchetta sormontata dalla testa di un uccello acquatico. Lo sollevò con delicatezza, in preda allo stupore, rimirandolo alla luce delle candele. “E' la Nuotatrice...”.
    “Una riproduzione, naturalmente, ma è venuta bene, vero?”.
    “Come l'hai trovata? L'originale è al museo del Cairo, è un cucchiaio da trucco...”.
    “Risalente circa al 1350 a.C., lo so”, la interruppe Seeley e lei lo fissò a bocca aperta. Lui rise. “Non mi guardare così, Bones. Ho semplicemente fatto i compiti... Ho osservato tutti gli oggetti che ti sei portata dal tuo appartamento, i pugnali antichi, le statue africane... Volevo regalarti qualcosa di quel genere e mi sono fatto consigliare da Angela alcuni siti Internet che potessero essermi utili. Quando ho visto questa nuotatrice... Non ho idea del perché ma sono stato certo che fosse il regalo giusto”.
    La scrutava speranzoso, augurandosi che lei confermasse.
    “Lo è”, lo rassicurò Temperance. “E' una meraviglia... Come sei riuscito a procurarti una riproduzione di questa qualità? Avrai speso una fortuna...”.
    “Non proprio. Ho solo stampato la foto dell'originale e l'ho data ad un mio amico che lavora il legno, ottenendo un prezzo di favore”.
    “Ma... da quanto stavi preparando questo regalo?”.
    “Beh...”. Seeley si strinse nelle spalle. “Durante l'estate, in convalescenza, avevo tempo in abbondanza...”.
    Rimesso il prezioso dono nel cofanetto, Temperance gli rivolse una lunga occhiata carica d'amore e lo abbracciò. “Grazie”.
    E rimasero abbracciati, felici, tra un telefono a disco e una nuotatrice di legno.

    Suonò il campanello, agitato come un adolescente.
    Quasi rischiò di rovesciare la torta alle noci per Michelle.
    Fu Cam ad aprirgli la porta. Con un sopracciglio inarcato e la punta di un piede che batteva in segno di evidente disappunto. Jack si fabbricò un sorrisone innocente.
    “Ciao...”.
    “Ciao, Jack”.
    Lei era vestita in modo semplice, con dei pantaloni scuri e una camicetta rossa.
    “Io... E' un problema?”, balbettò lui, un po' sulle spine, incapace di interpretare il suo sguardo. “Voglio dire, se preferisci che io...”.
    L'espressione di Cam si raddolcì. “Michelle non me lo perdonerebbe. E' contentissima di questa cena”.
    “E tu? Non sono qui per farti pressioni o...”.
    La mano di lei prese la sua. “Jack, per carità, entra”.
    Glielo ingiunse sorridendo e attirandolo nell'ingresso. La sua mano era calda e morbida e le dita di Jack tremarono. Sperare era valsa la pena, dopotutto.

    (CONTINUA!) :ibones:






     
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  12. Ciccia-B
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    Finalmente un nuovo capitolo!!! Ma voi lo sapete che io ho il telefono a disco come quello del nonno di Booth? E' davvero un cimelio e mi fa pensare a quando ero piccola!!!
    Brava Franca e alla prossima!!!:wub:
     
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  13. boothie
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    Bravissima davvero Franca, ogni volta che leggo qualche cosa scritto da te riesco a isolarmi datutto, anche dal mio capo che mi sta chiamando (OPS!).....
    La storia è vermente bella e scritta in modo coinvolgente. Grazie! :)
     
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    3 PhDs Squint

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    Capitoli di grandi prove, per Booth e Bones, soprattutto, ma anche per Jack e Cam, ma le hanno superate tutte alla grande, uscendone sicuramente rafforzati e più uniti. Sempre bravissima a condurre la storia in una reinterpretazione e rivisitazione degli eventi del tf.

    PS. Bellissima la tua firma!
     
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    la personificazione di BONES

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    Bellissimo come sempre! :woot:
    e poi ci avviamo alla chiusura, non vedo l'ora! :clap:
     
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362 replies since 12/9/2008, 01:49   36343 views
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