temperance&seeley con marcella&norberto

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  1. bob gianni
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    BONES

    Sesta serie – Episodio 23 (seguito)

    oooOooo

    Autore: Roberto (Pseudonimo in uso Bob Gianni) – [email protected]
    Personaggi: B&B, Marcella&Norberto
    Rating: PG
    oooOooo
    Br. = Temperance BRENNAN (Bones); Bo. = Seeley BOOTH

    Br. Non dici niente?
    Bo. Sì, certo…sono felice,…come potrei non esserlo. …Sono anche un po’ preoccupato. Preoccupato per te.
    Brennan, reclinando leggermente il capo, porge lo sguardo su di lui. E’ uno sguardo dolce. Le sue labbra esprimono un tenue sorriso di premurosa comprensione. Si guardano l’un l’altra, con amorevole attenzione come per assorbirne i pensieri.
    Lei si avvicina a lui lentamente, gli si stringe al fianco cingendogli in braccio sinistro e gli dice “Andiamo a casa”. Stretta a lui si allontanano. Il suo volto non ha smesso di sorridere, e si appoggia lentamente sulla spalla di Booth.
    … … …
    A casa di Booth.
    Booth e Bones sono seduti sul divano. E’ un divano in pelle, di color marrone davanti al quale c’è un basso tavolo in legno su cui è appoggiata una bottiglietta di birra già aperta.
    L’alloggio non è molto grande. Oltrepassata la porta d’ingresso si entra in un ampia stanza, arredata con un ampio divano in pelle davanti al quale vi è un basso tavolino stretto e lungo. Addossata alla parete situata difronte al divano fa bella mostra di sé un bel mobile biblioteca: nei piani alti sono collocati in buon ordine diversi libri, in basso al centro è collocato un grande televisore, mentre a sinistra si nota un moderno impianto HI-FI con una discreta collezione di CD, a destra, invece, vi è un impianto stereofonico a piastra, con diversi dischi in vinile. Sulla parete opposta si può notare un mobile bar non molto alto, fornito di bottiglie e bicchieri. Dal salotto si accede ad una cucina e alla camera da letto. Un’ampia vetrata, infine è collocata verso il lato strada.
    L’ambiente è caldo e rilassante, illuminato dalle luci della strada filtrate dai vetri dell’ampia finestra, e dalla tenue illuminazione fornita da due lampade, una appoggiata sul tavolino, l’altra a stelo posta vicino al mobile bar. A Booth non piace la luce violenta dei neon o delle lampade alogene, preferisce le lampadine a basso consumo. L’atmosfera rarefatta delle luci interne si miscela con l’alone bianco emesso dai lampioni stradali a cui si aggiungono rossicci bagliori provenienti dall’insegna del locale sottostante. I doppi vetri delle finestre attutiscono tutti i rumori esterni. L’ atmosfera che aleggia nel locale dà un senso di accoglienza e sicurezza.
    Bones è seduta di traverso alla destra di Booth, una gamba piegata è appoggiata interamente sul divano, l’altra penzola verso terra, indossa un paio di pantaloni scuri ed attillati ed una camicetta piuttosto ampia color avorio. La scollatura a V è accentuata perché un bottone è stato sbottonato lasciando così intravvedere il pizzo bianco del reggiseno che mette ancor più in risalto il color ambrato della pelle sulla quale si muovono flessuosamente i riflessi rossastri dell’ insegna esterna. Dal collo pende un’ampia collana con gocce d’ambra la più grande delle quali sta lì, appoggiata sullo sterno. Booth è seduto normalmente, le braccia sono appoggiate mollemente sulle cosce e serrano una bottiglia di birra. Il suo volto è sereno ma velato di tristezza, lo sguardo è rivolto, ma senza molta convinzione , davanti a sé verso la bottiglia.
    Temperance lo guarda con tenerezza, allunga un braccio e tenuamente serra con la mano il braccio di Seeley.
    “Che c’è Booth ? Perché, quando siamo tornati dalla visita ad Angela ed al suo bambino, mi hai detto di essere preoccupato ?”
    “Bones, non trovi che è strano? Generalmente sono io che faccio le domande e tu dai le risposte, adesso, invece, succede esattamente il contrario.”
    “Su smettila di cavillare, e dimmi cosa c’è”.
    Booth, lentamente volge il capo verso Temperance. In quel momento l’ambra della collana di Bones irradia la luce rossa che si riflette dall’esterno, come se il petto stesso di lei fosse la fonte di una luce purpurea che desse luminescenza al proprio corpo. Ma Seeley non sembra attratto da questi giochi di luce. Il suo sguardo appare malinconico e dubbioso, come se cercasse nel volto di lei la risposta ad un dubbio che lo attanaglia.
    “Beh, sai … c’è che ho paura di perderti. Ho paura di sbagliare come feci tanto tempo fa, quando, invece di ascoltare, ti dissi che volevo formarmi una famiglia, e che questo sarebbe stato l’obiettivo della mia vita. Tu mi dicesti che non eri pronta, che non eri capace di amare qualcuno perché non sapevi come si facesse. Io allora non capii che mi stavi chiedendo di aiutarti; pensai invece solo a me stesso, a come soddisfare il mio bisogno di una famiglia. Oggi, quando ho parlato di Angela e Jack ti ho detto che erano felici perché la nascita del loro figlio rappresentava il coronamento del loro amore. Michael non sarebbe stato un ostacolo alla loro vita, ma, con la sua presenza l’avrebbe invece arricchita. Poi tu mi hai detto di essere incinta, di aspettare un bambino …. Non so cosa possa voler dire per te … per me …per noi … Ricordo che volevi essere madre. Ora lo puoi essere… Ma non so quale sia il mio posto…. Io so solo che desidero che tu sia felice e voglio esserti vicino e fare qualunque cosa pur di non farti soffrire. Vorrei che tu sapessi che tu sei più importante delle mie personali aspettative”.
    Boones lo guarda con una dolcezza infinita. Porta il petto verso di lui, allontana la bottiglia che Booth ancora serra, e con le sue stringe le mani di lui.
    Br. “Booth … Il tempo è passato… Tante cose sono cambiate … Non ti ricordi quando abbiamo generato l’essere che è in me ? Non è stato un sogno Booth… eravamo vicini, distesi sul letto …. ….
    ….. ….. …..
    Stanza da letto di Booth. Sul letto, Seeley giace supino, le lenzuola tirate solo fino alla cintola. E’ a torso nudo. Accanto a lui, alla sua sinistra c’è Temperance,. Appare svestita, il suo petto è appoggiato al costato di Booth, il braccio destro lungo i fianchi, quello sinistro indugia sul corpo del compagno mentre la mano si insinua tra i suoi capelli, li scompiglia un po’, poi scende lungo il viso, fino a donargli una dolce carezza sulla guancia. I loro occhi si fissano beatamente gli uni negli altri, quasi a cercarvi il proprio riflesso. Le labbra sorridono.
    Attimi di silenzio…. Attimi di riflessione…. Attimi di attesa…
    Br. “Ti ricordi Booth il giorno in cui ci fu quell’uragano terribile in città ? E che tu volesti portare fin qui a casa i sedili dello stadio, perché ti rammentavano una giornata trascorsa con tuo padre, forse l’unica felice? Ti ricordi che ti parlai della differenza tra impenetrabilità e forza ? Ti dissi che in principio ero solamente impenetrabile, poi, stando assieme a te, grazie alla tua presenza ero diventata man mano sempre più forte e sempre meno impenetrabile. Ti dissi anche che, un giorno, sarebbe caduta l’ultima barriera della mia impenetrabilità. Quel giorno avremmo potuto cominciare a stare assieme. Ti ricordi Booth ?”
    Bo. “ Sì mi ricordo. Allora ero ancora arrabbiato con le donne. Non con te. Quel giorno mi aiutasti a sperare. Scrivemmo persino una data su un foglietto di carta che assieme bruciammo, come facevo quando ero piccolo con i sogni che speravo si realizzassero”.
    Br. “Booth, puoi smettere di sognare e di sperare. Adesso sono qui e voglio stare con te. Voglio essere con te. Stringimi, stringimi forte. Ora lo sento, non sono più sotto l’effetto esclusivamente dei miei ormoni, il cervello ed il cuore mi chiedono di amarti ….”
    …. .… ….
    L’immagine ritorna nel salotto di Booth. I due visi si confrontano con gioia, gli occhi e le labbra sono aperti in un gioioso sorriso …..
    All’improvviso, dalla strada giunge il rumore sordo di uno schianto, preceduto dallo stridio di pneumatici. Poi urla indistinte di un bambino si mescolano a quelle più forti ed intense di un adulto.
    Temperance e Seeley, vengono distolti bruscamente dallo stato di trance in cui erano momentaneamente caduti e si precipitano alla finestra.
    In strada vedono un auto ferma in mezzo alla carreggiata, la portiera aperta. Per terra, sotto il cofano, si vede il corpo di un bambino. Un uomo è chinato su di lui, in ginocchio, il viso nascosto tra le mani. Si sentono solo le sue urla ed i suoi singhiozzi. Un altro uomo guarda sgomento la scena con le mani aggrovigliate tra i capelli. Quasi subito si forma un capannello di persone, alcuni guardano passivi la scena, altri si chinano sul bambino per spostarlo ed estrarlo da sotto la vettura.
    Temperance riacquista di colpo lucidità e fermezza, apre la finestra e urla verso la gente sottostante “Fermi ! Non toccatelo ! Ci possono essere fratture scomposte e se lo muovete potreste danneggiarlo irrimediabilmente !” Rivolta a Seeley gli comanda di telefonare subito al pronto intervento, poi si catapulta nel ripostiglio, prende l’asse da stiro si fa dare alcune cinture e con Booth si precipitano giù lungo le scale fino in strada.
    La scena è alquanto angosciante. Per terra, sotto la parte anteriore dell’auto dalla quale emerge solamente per metà del busto, è riverso un bambino dall’età apparente di sei/sette anni. La gamba sinistra è piegata malamente, la gamba destra sembra dotata di miglior mobilità. Sta perdendo molto sangue, tanto che sull’asfalto se ne è già formata una pozza. Il bambino piange ed urla dal dolore, ma un suono giunge distinto a tutti i presenti “Mamma…. mamma…. ho tanto male…. Mamma …”
    Temperance si china premurosa ma decisa. Si straccia entrambe le maniche della camicetta e con esse cerca di tamponargli la ferita per limitare il più possibile un’ulteriore perdita di sangue. Poi molto delicatamente gli fa passare sotto il corpo l’asse da stiro usando poi le cinture per bloccarlo ed imbragarlo. Infine, molto delicatamente, cerca di estrarlo dalla vettura.
    Nel frattempo Booth, dopo aver cercato di far allontanare i più curiosi che si erano assiepati attorno all’automobile, si avvicina all’uomo inginocchiato presso il bambino ferito. E’ il padre che continua a piangere disperatamente, lo aiuta a rialzarsi, lo accompagna verso il bar e lo fa sedere fuori, accanto alla porta di ingresso in modo che possa vedere sempre suo figlio. Il padre racconta a Booth che abitano a pochi isolati dall’incidente, lui e suo figlio sono soli perché la moglie è deceduta da un paio di mesi per un cancro ai polmoni . Hanno un cane, un cocker spaniel di quattro anni, al quale Saddy (questo è il nome di suo figlio) si era molto legato soprattutto dopo la morte della mamma. Tutte le sere sono soliti portarlo a spasso facendo sempre il medesimo percorso. Quella sera dopo molte insistenze ha ceduto al bambino e gli ha consentito di tenere in mano il guinzaglio. Trudy (il nome del cane) è un animale molto dolce che non ha mai dato problemi, quella maledetta sera, improvvisamente, forse spaventato dal suono particolarmente forte di un clacson, ha dato uno strattone ed è corso via attraversando la strada. Saddy si è subito precipitato per rincorrerlo e raggiungerlo. Il padre, non ha fatto in tempo a trattenerlo che una macchina lo aveva investito. Adesso non aveva più il cane e sperava di avere ancora suo figlio.
    “La prego, mi aiuti… aiuti mio figlio a ritrovare Trudy. Se Saddy vivrà, non sopporterà di vivere senza il suo cane … anche il cane è un ricordo di sua mamma… La prego… La prego.. mi aiuti… “ Il pover uomo supplica Booth con le lacrime agli occhi. E’ terribilmente disperato. Il suo sguardo si perde nel vuoto, guarda in direzione del figlio con angoscia. Non osa soffermarsi troppo. Ha paura. La voce del bambino che invoca la mamma gli lacera il cuore.
    Booth lo rincuora “Vedrà, il bambino ora è in buone mani, la donna che lo sta assistendo sta facendo tutto il possibile per consentire ai medici dell’ospedale di salvarlo”
    Nel frattempo giunge una pattuglia di poliziotti, ai quali Seeley lascia volentieri il proprio posto accanto al padre, e di slancio, si catapulta sull’altro lato della strada alla disperata ricerca di Trudy. Una traccia, se pur tenue ce l’ha. Nei paraggi c’è un parco pubblico, dove molte persone vanno a spasso con i loro cani. Forse Il cane di Saddy sarà lì e si mette a correre in quella direzione.
    E’ arrivata anche l’ambulanza. Si sono visti i fari lampeggianti azzurri tagliare l’aria, come lame, si è udito il suono della sirena tanto acuto che pareva penetrasse nella pelle dei presenti, sempre più dentro, mano a mano che si approssimava.
    La squadra di soccorso si avvicina al bambino e dopo essersi resa conto della situazione carica Saddy sulla lettiga così com’era legato all’asse da stiro di Booth. Non c’è un attimo da perdere, occorre portarlo immediatamente in ospedale. Il responsabile si porta accanto a Temperance ,” E’ stata lei che lo ha imbragato così ?”, “Si, sono stata io. Ho ritenuto che fosse necessario agire in fretta, ed ho usato quello che avevo tra le mali” “Brava, forse gli ha salvato la vita”.
    Saddy viene caricato sull’ambulanza. Continua a dire che sente un terribile dolore e continua a chiamare la mamma. Viene chiamato anche il padre e viene fatto salire accanto al bambino. Vedendolo Saddy lo guarda implorante, non chiama più la mamma, ma gli dice, trepidante: ”Papà, cercami Trudy, riportamelo a casa… Ti prego papà, fallo per me, fallo anche per la mamma…”
    Il portellone posteriore sta per essere chiuso, ma il padre implora: “Aspettate… Aspettate ancora un momento…” nella speranza di veder comparire Trudy da un momento all’altro. “Mi spiace signore, non possiamo aspettare, suo figlio potrebbe aver perso troppo sangue, se non si interviene subito potrebbe anche non farcela….”.
    Booth corre, corre all’impazzata. Ha il cane con sé e per paura di essere rallentato, lo prende in braccio e corre, corre più forte che può. Sa che ha poco tempo, sa che i minuti sono contati. Potrebbe anche non farcela.
    “No ! No! “ urla tra sé “Devo salvarli !” E corre, corre all’impazzata, senza guardare nulla se non il proprio traguardo, che è lì, lì, si avvicina … “No ! No !” urla con tutto il fiato che gli rimane in corpo vedendo che l’autista dell’ambulanza sta per salire al posto di guida. Mancano poco più di cinquanta metri, tra pochi secondi potrebbe essere tutto finito. Tutto finito invano. Quando improvvisamente, l’autista riappoggia a terra tutte e due le gambe, ritorna sul retro ed apre lo sportello come se si fosse dimenticato di qualcosa. Infatti non aveva chiesto al padre gli estremi dell’assicurazione, senza i quali le prestazioni (ed anche il trasporto) sarebbero state completamente a carico degli infortunati.
    Quegli attimi bastano a Booth per raggiungerli. Così, con l’autorità dell’agente FBI, apre la porta posteriore dell’ambulanza e urla con il poco fiato che gli rimane “Saddy, ecco il tuo Trudy !” “Grazie papà” fa in tempo a dire il bambino prima che l’ambulanza riparta a sirene spiegare.
    Booth e Bones, restano lì. Si guardano. Guardano entrambi in direzione di Trudy. Aspettano entrambi che uno dei due parli per primo. Ma il silenzio viene interrotto da una signora che si avvicina, dice di essere una vicina di casa di Saddy e che si prenderà cura lei del cane. Booth, dopo essersi qualificato ed aver controllato le generalità attraverso la consultazione dei documenti fatti esibire, le consegna l’animale.
    Tempereance e Seeley, ora sono più tranquilli, e tenendosi per mano si avviano lentamente verso casa. Entrano e si lasciano andare mollemente sullo stesso divano.
    Temperance prende tra le sue le mani di Seeley e gli chiede “Booth, cosa hai pensato quando hai cercato di raggiungere e riportare il cane a Saddy ?”. “Ho immaginato che Saddy fosse mio figlio, nostro figlio, ed ho agito come lo fosse”. “Anch’io, sai, quando sentivo Saddy implorare la presenza della mamma, vedevo che lui stava guardando nella mia direzione, guardava me. Ed ho fatto tutto ciò che avrebbe fatto la sua mamma…. Booth,…anche per me quello era come fosse nostro figlio…”
    I due si guardano, l’uno negli occhi dell’altra. … un caldo e rassicurante silenzio si diffonde nella stanza.
    E’ lei a prendere l’iniziativa. Si alza, tira su Seeley e gli dice “Andiamo a letto, siamo entrambi stanchi …” e, sempre mano nella mano, si avviano verso la camera da letto. Una volta entrati chiudono la porta. Dopo un po’ non si sente più nulla, la casa ripiomba nel silenzio.
    …. …. ….
    Sul video compaiono i titoli di coda, poi la sigla di chiusura.
    Norberto si alza dalla sedia, estrae il DVD dal lettore. Con il telecomando spegne sia il televisore che il lettore. Si toglie le cuffie dalle orecchie, guarda l’orologio: segna le tre e quarantacinque.
    Con circospezione accosta la sedia al tavolo cercando di non far rumore, perché non vuole svegliare Marcella, sua moglie. Spera che dorma ancora e che non abbia sentito nulla.
    E’ da un po’ di tempo che guarda Bones di notte. Ha sei serie da vedere e se le guardasse di giorno Marcella si arrabbierebbe, perché non sopporta vederlo “perdere del tempo”, così gli ha detto, dietro un telefilm.
    A nulla è servito farle capire che lo appassiona la vicenda sentimentale dei due personaggi principali. No. Per lei il marito sta diventando infantile e la amareggia che, con più di cinquant’anni, si comporti in effetti come i bambini. Lui, per lei, è un marito, un padre, un nonno, e come tale dovrebbe comportarsi e non infatuarsi di personaggi immaginari, per di più televisivi.
    Con cautela, Norberto esce dal soggiorno ed entra nella camera da letto. Fortunatamente Marcella è immobile sul letto. Forse anche questa notte è andata bene, pensa. Si avvicina al letto con cautela (lui dorme a destra, lei a sinistra) si siede e si volta a guardarla.
    E’ triste. Forse ha ragione Marcella. Riflette tra sé. Più sono contento per Booth, più sino amareggiato per me. Che senso ha essere felice per lui, quasi felice con lui, se la mia vita è qui accanto alla persona che amo più di ogni altra? La mia vita reale è qui accanto a Marcella ! No Bones non può essere identificata in Marcella, né io posso identificarmi in Booth ! Non sono io che devo copiare loro, sono loro, che in realtà stanno copiando me! I personaggi sono il frutto della creazione degli autori che fanno dire a loro solamente quello che sanno e vogliono comunicare agli spettatori ed ai lettori. L’amore non lo inventano. Esso esiste dove c’è. Io amo Marcella più di quanto gli autori fanno amare Bones e Booth. Quindi, dal telefilm Bones posso ricevere solo qualche consiglio, qualche suggerimento, qualche conferma. Ma non riusciranno a descrivere quanto e come amo Marcella. Fino ad ora non me lo hanno chiesto, ed io non lo ancora detto a nessuno; solo Marcella lo sa.
    Cautamente Norberto si sdraia, strisciando si avvicina a Marcella, la scuote fino a svegliarla. “Norberto che c’è. Non stai bene?” “No, sto bene, voglio solo dirti che tu amo, Ti amo tanto”. “Si, lo so. Ti amo tanto anch’io”. I loro visi si avvicinano e si baciano.
    Norberto si accuccia accanto a Marcella, chiude gli occhi e si addormenta di botto.
    Marcella, allora, si erge con il busto, con la mano raccoglie un lembo del lenzuolo e lo fa scivolare sul corpo del marito fino a coprirgli le spalle. Così non si raffredderà, pensa. Poi si gira a sua volta e riprende a dormire.

    FINE DELLA STORIA

    FATTI, PERSONAGGI E SITUAZIONI (NON ASCRIVIBILI AD EPISODI DELLA SERIE BONES) SONO PURAMEBNTE IMMAGINARI, FRUTTO DELLA FANTASIA DELL’AUTORE.



    Autore: Roberto (pseudonimo – bob gianni)
     
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