Riflessioni sulla V Stagione

Spoiler V stagione

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  1. sella
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    Qualche riflessione sulla stagione V.
    Il mio contributo è diviso in due parti, poiché ho potuto vedere in ritardo i cinque episodi fin qui trasmessi (grazie, Michela), li ho guardati (e riguardati) di fila, godendo della possibilità della continuità espositiva.
    Il primo episodio è, forse, quello che mi ha colpita di più nel suo chiudere la trama aperta dalla stagione precedente e lanciare le linee dell’attuale. A mio modesto parere, non dovremo mai dimenticare quanto abbiamo visto e quanto ci è stato detto in questo episodio: due persone, profondamente ferite dalla vita, stanno trovando una strada comune, per cui una, Booth, si sente spinto a comunicare il suo sentimento, l’altra, Brennan, colei che, come esplicita Avalon, per essere stata abbandonata ha elaborato una tale disistima di sé da convincersi di non poter essere degna d’essere amata (cara vecchia disistima, compagna di vita per tantissimo tempo), sul versante dei sentimenti profondi è incapace a prendere l’iniziativa. Brennan alla dichiarazione di Booth è sorpresa, ma per me non aspetta altro che egli le vada incontro, concluda la sua dichiarazione. Ma a lui manca il coraggio, ha paura d’essere rifiutato (a sua volta, ferito per l’ennesima volta) e reso incerto dalle esortazioni di Cam e di Sweets (ma perché non ha parlato con Angela?), dall’incontro con il clown, si tira precipitosamente indietro. I due si rifugiano immediatamente negli atteggiamenti rassicuranti e protettivi (quanto in tutto questo ha giocato il loro reciproco orgoglio?), anche se Avalon ci offre la soluzione finale: happy end! Non tocco la questione B/B degli episodi successivi, quello che mi ha colpito nel secondo e nel terzo è il grande tema della libertà (libero arbitrio) in relazione alla fede religiosa e alla scienza. Può un Dio (il Dio cristiano), che è amore, chiedere un simile sacrificio? Perché ha fatto un simile dono, se poi lo richiede indietro? Tema che è già stato trattato da voi in precedenti interventi, per cui mi permetto di evidenziare un aspetto per me dirimente e che, in fondo, in maniera sfumata viene accennato nell’interrogatorio del fratello della ragazza. L’interrogativo da porsi è questo: è Dio a chiedere il sacrificio o è la coscienza morale e quella religiosa dell’uomo ad attribuire a Dio una simile richiesta? Perché l’uomo cade in una simile trappola (è quella del serpente nel giardino dell’Eden)? Perché con le migliori intenzioni del mondo, con rettitudine di coscienza, è pronto a sacrificare tutto pur di potersi garantire la falsa immagine che tutti noi ci portiamo dentro di un Dio cattivo e maligno, il quale sta lì pronto a fregarci, per cui la vita di un credente è in realtà una vita asfittica, stentata, mortificata e mortificante? Eppure la croce di Cristo dovrebbe essere la risposta a tutti i nostri dubbi. A titolo esemplificativo, per farvi capire l’antico Israele era circondato da popoli che tra i loro riti avevano quello del sacrificio alla divinità del maschio primogenito. Che cosa ci può essere di più terribile! E molte volte Israele è caduto nella tentazione di imitarli e la risposta del Signore ci viene dal profeta Michea: “Gli offrirò forse il mio primogenito/ per la mia colpa/ il frutto delle mie viscere/ per il mio peccato?/ Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono/ e ciò che richiede il Signore da te:/ praticare la giustizia,/ amare la bontà/camminare umilmente con il tuo Dio”. Nell’episodio successivo la questione è: come può uno scienziato essere un credente? Qui viene introdotta un’altra questione essenziale per la nostra epoca, ed è un altro aspetto dello scontro tra scienza (qui intesa come scientismo) e la filosofia, di cui, però, ho già scritto altre volte, per cui non vi annoio ulteriormente. Quella che Cam, Angela ed Hodgins pongono è una questione tipica del bigottismo laicista, il quale nella realtà ha solitamente atteggiamenti e prese di posizione ben differenti da quella che ci viene presentata. Quello che ho ammirato, è stato il coraggio di Hanson and Company di far citare dai loro personaggi versetti del Corano che abitualmente per il politically correct non vengono mai ricordati. Di fronte a temi di così capitale importanza, è ovvio che la risposta viene lasciata alla libertà degli spettatori, ma essi sono suscitati, diventano momenti importanti della series. A me questo piace molto, perché mi viene a confermare che Bones ha molto altro da dire oltre al rapporto B/B, il che non implica che non apprezzi quest’ultimo nella dovuta maniera.
    Il secondo è finalizzato alle scene conclusive di 5x05. L’itinerario necessario per diventare una coppia. Nel “balletto” che i due personaggi interpretano ci viene presentata una verità fondamentale: perché una donna e un uomo si incontrino (si amino) veramente, si riconoscano, e secondo la formula del rito matrimoniale si accettino nelle loro reciproche diversità, si aiutino, facciano dono di se stessi reciprocamente, è necessario un lungo itinerario. In questo contesto di sentimenti, di emozioni, di bisogni, di desideri, la sessualità genitale (perché il concetto di sessualità è molto più ampio, comprende tutto l’essere umano a tutti i livelli) svolge un ruolo fondamentale. Perché essa diventi l’apice di questo incontro nel conoscersi e riconoscersi, ci vogliono rispetto, pazienza, prudenza, attenzione, delicatezza, capacità d’andare avanti oppure d’aspettare che l’altro comprenda e compia il percorso a lei/lui necessario. Quando si ha chiaro questo, si apre l’infinita gamma di possibilità umane, di invenzioni e di creazioni, di sfumature, di detto e di non detto. In caso contrario, come viene più volte ribadito nella series si fa sesso (ossia, una forma di ginnastica, molto, molto gratificante, ma che non colma e non riempie il vuoto che ciascuno di noi porta dentro se stesso). Fare l’amore è molto, molto più impegnativo, il nostro cuore ha bisogno della confidenza nel e con l’altra/o. Fare l’amore è rinunciare ad un rapporto di potere: prendo dell’altro quello che mi serve, lo uso, lo strumentalizzo e poi … o lo riuso oppure lo cestino. L’amore, in quanto amore, implica il dono di sé, in quanto il mio piacere si nutre, è il risultato di quanto io sto donando all’altro, e poiché l’altro fa lo stesso nei miei confronti, ecco il “miracolo”, ecco lo splendore, la meraviglia, lo stupore che possono nascere dall’incontro di una donna con un uomo e cui bisogna rendersi disponibili. Quando si arriva a questo, si ha quasi la sensazione d’essere finalmente arrivati a casa e da qui il sollievo, il conforto, la consolazione e la gratitudine che sentiamo nascere dentro di noi. Proprio tutto questo stanno scoprendo Brennan e Booth, ciascuno con il proprio percorso stanno imparando ad incontrarsi, a darsi, a donarsi … finalmente a sentirsi completi e realizzati. Stanno scoprendo che la realizzazione, o meglio, la compiutezza della loro vita è impossibile da raggiungere da soli.
    Hanson and Company nel corso delle stagioni (con gi inevitabili alti e bassi dei prodotti seriali) ci hanno condotto per mano a scoprire tanti aspetti e modalità dei sentimenti umani, conoscenza che non finisce mai di stupire e che non dobbiamo mai smettere di cercare, perché, come afferma Amleto: “Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante non ne sogni la tua filosofia” (W. Shakespeare, Amleto, Atto I, sc. 5).

     
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  2. ^Stefy74^
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    Complimenti sella, le tue riflessioni sono davvero sublimi.
    Hai saputo mettere nero su bianco tutta l'essenza di questo telefilm in una maniera dolcissima e assai poetica. Bravissima :clap:
     
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  3. dr.fran
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    La tua riflessione mi ha colpito: premetto che sono una cattolica credente e allo stesso tempo ho un'anima molto scientifica (cosa che molto spesso mi mette in discussione con il mio credo, ma questo mi piace...) e che quindi tutti questi argomenti mi coinvolgono direttamente! Direi che il mio discorso è decisamente in linea con quanto da te detto.

    Per quanto riguarda la storyline di B&B...
    CITAZIONE
    non dovremo mai dimenticare quanto abbiamo visto e quanto ci è stato detto in questo episodio: due persone, profondamente ferite dalla vita, stanno trovando una strada comune

    Anche io penso che questo episodio sia la chiave di lettura della serie: mette un punto a ciò che è stato e introduce lo spettatore a ciò che sarà. Due persone che si cominceranno a vedere con occhi nuovi, per scoprirsi e avvicinarsi di più ogni giorno in modo nuovo, in modo vero fino all'HAPPY END.
    Ma questo è un lungo cammino...

    CITAZIONE
    L’itinerario necessario per diventare una coppia. Nel “balletto” che i due personaggi interpretano ci viene presentata una verità fondamentale: perché una donna e un uomo si incontrino (si amino) veramente, si riconoscano, e secondo la formula del rito matrimoniale si accettino nelle loro reciproche diversità, si aiutino, facciano dono di se stessi reciprocamente, è necessario un lungo itinerario. In questo contesto di sentimenti, di emozioni, di bisogni, di desideri, la sessualità genitale (perché il concetto di sessualità è molto più ampio, comprende tutto l’essere umano a tutti i livelli) svolge un ruolo fondamentale. Perché essa diventi l’apice di questo incontro nel conoscersi e riconoscersi, ci vogliono rispetto, pazienza, prudenza, attenzione, delicatezza, capacità d’andare avanti oppure d’aspettare che l’altro comprenda e compia il percorso a lei/lui necessario.

    E su questo sono d'accordo non al 100...ma al 200%! Ci credo fermamente e penso che sia straordinario come in una serie tv e nel mondo di oggi si scelga (con coraggio oserei dire) di far percorrere ai due protagonisti questo tipo di cammino! Certo...come tutti anche io non vedo l'ora che arrivi il tanto atteso momento...però sono sincera...è bellissimo vederli danzare insieme in questo romantico corteggiamento! Questo è l'AMORE VERO...l'amarsi e rispettarsi reciprocamente, costruire un rapporto di fiducia profondo, la bellezza di sapersi e sentirsi profondamente vicini e uniti in un rapporto unico (vd. il finale sotto il lavandino...e il "quello che accade tra di noi è una cosa soltanto nostra). La sessualità fisica in tutto ciò è l'apice ed arriva alla fine come una sorta di "consacrazione" di un lungo percorso pregresso...
    CITAZIONE
    ecco il “miracolo”, ecco lo splendore, la meraviglia, lo stupore che possono nascere dall’incontro di una donna con un uomo

    Anche gli altri due temi mi colpiscono in modo molto diretto ovviamente, ovvero il grande tema della libertà (libero arbitrio) in relazione alla fede religiosa e alla scienza.

    CITAZIONE
    L’interrogativo da porsi è questo: è Dio a chiedere il sacrificio o è la coscienza morale e quella religiosa dell’uomo ad attribuire a Dio una simile richiesta?

    Si potrebbe aprire un dibattito infinito, ma la domanda è alquanto complessa e impegnativa. Ad ogni modo sono assolutamente concorde con te che hai risposto in maniera perfetta citando Michea...Dio non ci chiede di sacrificarci in nessun modo, non ci sacrifica in nessun modo! Ci chiede solamente di seguire il suo insegnamento che parla di amore, di giustizia e di bontà...

    CITAZIONE
    Nell’episodio successivo la questione è: come può uno scienziato essere un credente?

    Ehehe...e questa me la sento proprio mia! Faccio parte di una comunità di giovani ed insieme facciamo un cammino di fede da anni.
    Sinceramente spesso trovo che sia difficile per me far convivere le due cose nel momento in cui mi rapporto con gli altri: da una parte il bigottismo laico e dall'altra il bigottismo cattolico.
    Col tempo però ho imparato a focalizzarmi sul messaggio del vangelo, sulle parole di Gesù Cristo, su quell'amore che sento dentro provenire da Dio e questo mi ha permesso di vivere in maniera più profonda le due cose.
    Sono quindi sia la persona che crede per esempio nella teoria evoluzionistica dell'uomo e nella teoria dell'etica evolutiva...sia la persona che riesce a vedere il tocco di Dio in ogni fenomeno scientifico.


    Concludo citandoti...
    CITAZIONE
    questo piace molto, perché mi viene a confermare che Bones ha molto altro da dire oltre al rapporto B/B

     
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  4. sella
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    Grazie ad ambedue dal profondo del cuore. Trovo bellissima questa possibilità di comunicare e di condividere i pensieri e le emozioni, il nostro vissuto e le nostre esperienze. Non partecipo ad altri forum, ma mi sembra che questa possibilità sia una caratteristica peculiare del nostro, la sua marcia in più.
     
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  5. Ales2004
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    QUOTE (sella @ 25/10/2009, 15:41)
    ci viene presentata una verità fondamentale: perché una donna e un uomo si incontrino (si amino) veramente, si riconoscano, e secondo la formula del rito matrimoniale si accettino nelle loro reciproche diversità, si aiutino, facciano dono di se stessi reciprocamente, è necessario un lungo itinerario.

    Dissento, parzialmente. Sul lungo itinerario sono d'accordo, ma questo pertiene a qualunque individuo. Non é in riferimento specifico al formarsi di una coppia.
    Voglio dire, é il lungo itinerario che ciascuna persona, singolarmente, da sola, compie per trovare il proprio vero se', smantellando nevrosi, insicurezze, ferite e l'illusione che la nostra vera identitá sia il nostro ego, e non il nostro Sé (o anima).
    Qui in Bones Booth e Brennan compiono questo cammino insieme, aiutandosi. Ma é un caso. La stessa strada potrebbero farla anche da soli, o con amici, o un buon terapeuta. Questo é quello che accade nella vita normale. L'amore non salva di per se, intendo. Tutt'altro. All'amore ci si arriva solo quando si sono superati certi blocchi interni. La maggior parte delle persone ci arriva grazie alla terapia.
    Per fare un esempio, due persone che dopo diverse storie e fallimenti alle spalle hanno giá percorso un cammino di crescita personale, riescono a formare una coppia solida e duratura senza dover per forza, insieme, percorrere quel "lungo ininerario" di cui parlavi.
    Diciamo che il lungo itinerario é la storia di ciascuno di noi, in coppia o meno.
    Non so se sono riuscita a spiegarmi :P



    QUOTE (sella @ 25/10/2009, 15:41)
    In questo contesto di sentimenti, di emozioni, di bisogni, di desideri, la sessualità genitale (perché il concetto di sessualità è molto più ampio, comprende tutto l’essere umano a tutti i livelli) svolge un ruolo fondamentale. Perché essa diventi l’apice di questo incontro nel conoscersi e riconoscersi, ci vogliono rispetto, pazienza, prudenza, attenzione, delicatezza, capacità d’andare avanti oppure d’aspettare che l’altro comprenda e compia il percorso a lei/lui necessario. Quando si ha chiaro questo, si apre l’infinita gamma di possibilità umane, di invenzioni e di creazioni, di sfumature, di detto e di non detto. In caso contrario, come viene più volte ribadito nella series si fa sesso (ossia, una forma di ginnastica, molto, molto gratificante, ma che non colma e non riempie il vuoto che ciascuno di noi porta dentro se stesso). Fare l’amore è molto, molto più impegnativo, il nostro cuore ha bisogno della confidenza nel e con l’altra/o. Fare l’amore è rinunciare ad un rapporto di potere: prendo dell’altro quello che mi serve, lo uso, lo strumentalizzo e poi … o lo riuso oppure lo cestino. L’amore, in quanto amore, implica il dono di sé, in quanto il mio piacere si nutre, è il risultato di quanto io sto donando all’altro, e poiché l’altro fa lo stesso nei miei confronti, ecco il “miracolo”, ecco lo splendore, la meraviglia, lo stupore che possono nascere dall’incontro di una donna con un uomo e cui bisogna rendersi disponibili.

    Qui dissento del tutto. ;)
    Per me il sesso non é l'apice di un rapporto, anzi, direi che é una parte essenziale delle fondamenta di un rapporto. Costruire tutto il resto senza aver affrontato l'intimitá fisica é come costruire una coppia senza sapere la storia dell'altro.
    L'enfasi data al sesso come dono é esagerata, secondo me. Certo, con il sesso si condivide una parte importante di se', che non va condivisa con leggerezza come tante altre questioni personali, ma é proprio per questo che trovo inconcepibile costuire un rapporto ed arrivare persino a prendere scelte vincolanti per la vita, come un matrimonio, senza essersi conosciuti da quel punto di vista.
    Inoltre non credo nemmeno che esista un amore unico per la vita, per tutti.
    Senza arrivare ai livelli di bulimia sessuale di Angela, comunque parte di quello che dice é vero. Per ogni relazione che hai, dove ami (per come sai amare in quel punto della tua vita e a quello stadio di maturazione) il sesso é parte integrante del tuo amore.
    Infine, sempre secondo il mio parere, il sesso non é il dono di sé. Lo é molto di piú ogni quotidiana rinuncia e compromesso che si fa in nome della persona che ami. É il rinunciare a parti di te e a certe tue realizzazioni in nome di quello che si costruisce insieme. Questo é un dono vero. E veramente "dare via" una parte di te. Ed é anche vero sacrificio.
    Il sesso é la parte giocosa, divertente e intima di un rapporto, é il luogo dove ci si riconferma, si riconferma il desiderio dell'altro, ci si diverte e rilassa insieme, dove in modo semplice ed efficace si possono sciogliere mille tensioni (e se non funziona o manca crea tantissime ulteriori tensioni). Non capisco proprio il concetto di dono, che significa dare qualcosa all'altro. In realtá non si dá via proprio niente, si condivide semplicemente il piacere fisico, quello che si ottiene tramite il proprio corpo, che non é solo l'atto sessuale in se'ma comprende anche carezze, coccole e baci.

    Questa é la mia visione ovviamente a-religiosa di cosa sia la componente fisica in un rapporto. E come lo vivo io nella mia vita. Io concetto di dono mi fa un po'rabbrividire e mi rimanda a certi discorsi sulla verginitá come valore come se invece imparare a vivere il proprio corpo e il proprio piacere mentre si cresce e si matura, come si fa per tutte le altre esperienze della vita, errori inclusi, fosse negativo.

    Booth e Brennan, nella realtá, farebbero lo stesso cammino anche all' interno di una relazione vera e propria. E se andassero a letto insieme, il loro cammino sarebbe anche piú semplice. Secondo me.

    Certo, diventerebbe una storia realistica e allo stesso tempo perderebbe la famosa UST. Che vende.
    E mi piace guardarla :P

    Ma non ricaverei da questa lunga attesa la morale che effettivamente il sesso debba essere coronamento di una storia d'amore piuttosto che non l'inizio.

    My two cents.

    Edited by Ales2004 - 25/10/2009, 21:06
     
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  6. sella
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    Cara Ales, mia intenzione non era fare un trattato scientifico di psicologia o di sessualità, ma semplicemente commentare quanto Bones mano a mano con il susseguirsi dei suoi episodi mi presenta e suscita dentro di me. E' ovvio che il cammino di conoscenza lo si può fare da soli, insieme, con il terapeuta, o quant'altro, è in fondo il compito e la responsabilità della nostra vita, della vita di ciascuno, ma, ripeto Bones mi rappresenta questo itinerario e ad esso mi sono attenuta.
    Per quanto riguarda il discorso sul sesso, mia intenzione era quella di riconoscere ad esso il ruolo fondamentale che ha e non mi sembra d'essermi addentrata sulla questione di quando due persone lo debbano vivere, non mi sembra d'avere fatto riferimento a divieti di alcun genere. Ho cercato d'esprimere il carico di sentimenti e di sensazioni che può suscitaree che, a mio modesto parere, molte volte oggi viene sottaciuto. Ma ripeto. ho semplicemente letto la vicenda che ci viene raccontata. Nella vita reale, per me, il vivere oppure no la propria sessualità, il come viverla, attiene alla sfera della libertà più profonda di ciascuno. Questo comporta che su questi temi ci siano opinioni diversificate e contrastanti, ma per me questa è la bellezza e la ricchezza della nostra comune umanità.
     
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  7. Ales2004
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    QUOTE (sella @ 25/10/2009, 21:12)
    Per quanto riguarda il discorso sul sesso, mia intenzione era quella di riconoscere ad esso il ruolo fondamentale che ha e non mi sembra d'essermi addentrata sulla questione di quando due persone lo debbano vivere,

    Scusa, avevo capito male. Quando dici
    QUOTE
    (la sessualità genitale) Perché essa diventi l’apice di questo incontro nel conoscersi e riconoscersi

    io ho inteso apice come momento massimo, culmine. Quindi che arriva come momento che corona il conoscersi e riconoscersi, alla fine dunque. Ad ogni modo dissento anche se apice era nel senso come momento piú importante.
    L'apice dell'incontro per me é quando si abbassano le barriere difensive, come si vede in Bones, una questione prettamente emotiva. La sessualitá genitale non é né un apice né un culmine secondo me, é un modo di stare bene insieme, semplicemente.
    Oppure con apice intendevi qualcos'altro e ho capito male io?

    QUOTE (sella @ 25/10/2009, 21:12)
    non mi sembra d'avere fatto riferimento a divieti di alcun genere. Ho cercato d'esprimere il carico di sentimenti e di sensazioni che può suscitaree che, a mio modesto parere, molte volte oggi viene sottaciuto.

    Nemmeno io ho fatto riferimenti a divieti ma a modelli di valori.
    Ma hai scritto che il sesso é un dono e un donarsi, e ho semplicemente detto che non condivido questa affermazione.
    Ho cercato solo di dire che io non condivido il carico di sentimenti e di sensazioni suscitati dal sesso come li hai elencati tu.
    Non ho nemmeno detto che avevi torto o io ragione :)
    Ma io vedo la danza in Bones, e questo avvicinarsi e questo aspettare in maniera diversa da come la vedi tu.

    Tutto qui, punto di vista alternativo ;)
    Bacioni
     
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    Io penso che Bones e Booth siano speciali l'uno per l'altra proprio perché senza l'altro nessuno dei due avrebbe fatto il cammino che stiamo vedendo fare loro. Nessun altro, credo, ci sarebbe potuto riuscire, né gli amici, né i familiari, né un terapeuta, e credo anche che l'amore tra di loro sia nato nonostante le loro barriere e i loro problemi irrisolti... il sentimento c'è, e queste barriere e questi problemi sono ciò che impedisce loro di vivere questi sentimenti liberamente e di essere del tutto sinceri l'uno con l'altra.
    Per quanto riguarda il sesso come dono, io sì, lo vedo tale. Non è l'unico dono che possiamo fare alla persona che amiamo, è una parte importante di tutta una serie di scambi reciproci, ma è un dono, è lasciarsi andare alle emozioni, essere pronti a perdere il controllo, a dare totale fiducia, a creare un'intimità dei corpi e delle menti... se non fosse un dono non lo riserveremmo alle persone più speciali per noi... ovviamente, e qui mi appello a una distinzione ben nota, parlo del fare l'amore. Penso che se facciamo l'amore con qualcuno, gli doniamo noi stessi. Non è certamente l'unico modo, e il dono di noi stessi è quotidiano, si rinnova e si rigenera attimo per attimo, ma contempla anche questo aspetto.
    E per me B&B si stanno preparando a donarsi all'altro nella loro totalità, la mente, il corpo, il cuore.
     
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  9. sella
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    Cara Mary, ho fatto passare un po' di tempo per lasciare spazio ad altri eventuali interventi. Desidero ringraziarti per le tue belissime parole, sei riuscita ad esprimere la profondità dei sentimenti che Bones ci rappresenta in maniera magistrale. Mi hai commossa.
     
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  10. Suwya
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    sono d'accordo con quanto dice Mary.
    per quanto riguarda la serie, Booth e Brennan si complementano, e probabilmente questi due personaggi non avrebbero mai potuto seguire l'evoluzione che stanno facendo, l'uno senza l'altra... tant'è vero che io fin dall'inizio li ho sempre percepiti come "un unico personaggio", Booth senza Brennan non sarebbe un personaggio pieno, a 360º, e lo stesso vale per lei.. non sono neanche tra i miei personaggi preferiti della serie presi singolarmente, ma presi insieme come un UNO è tutta un'altra storia.

    per quanto riguarda il fare l'amore (perchè di questo stiamo parlando) ..anche qui concordo con Mary.

    QUOTE
    ogni quotidiana rinuncia e compromesso che si fa in nome della persona che ami. É il rinunciare a parti di te e a certe tue realizzazioni in nome di quello che si costruisce insieme. Questo é un dono vero. E veramente "dare via" una parte di te. Ed é anche vero sacrificio.

    primo.. io non vedo il "sacrificio" in ciò.. se è un sacrificio non è amore... e non vedo neanche la "rinuncia".. rinunciare a cosa???
    se amo qualcuno, non si tratta più solo delle mie realizzazioni.. non esiste più la parola "mio" o "io".. esiste un "noi" e un "nostro" (questo mi fa pensare a una certa frase dell'episodio 5x05)
    secondo.. è vero che condividere con l'altro parti di noi, della nostra forma di essere, dei nostri sentimenti, del nostro tempo, dei nostri sogni,ecc.. è un regalo anche questo, ed è un regalo bellissimo.
    però non siamo solo anima e spirito (chiamateli come vi pare) siamo anche un corpo.. e anche dare il nostro corpo ad un'altra persona è un regalo che facciamo di un'altra parte di noi stessi.. senza togliere niente nè sminure gli altri di doni.

    che sia poi l'apice o il culmine o quello che è, della relazione.. beh.. non saprei.. però, diciamocelo, possiamo anche avere un rapporto di totale participazione e condivisione di quello che siamo, della nostra anima, con un amico/a (perchè anche l'amicizia è una forma d'amore.. ci sono tantissime forme d'amore attorno a noi).. e se quello che fa la differenza nel tipo di rapporto che abbiamo con gli altri è anche la parte "fisica" del rapporto, allora forse una certa importanza ce l'ha...a prescindere da personali credi, o religioni, o semplicemente inibizioni che ciascuno di noi possa avere, ma solo perchè in fondo così detta la nostra società.

    just my two cents... (che forse non si sono neanche capiti perchè mi spiego malissimo :P)
     
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  11. Dreamhunter
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    CITAZIONE (Ales2004 @ 25/10/2009, 19:29)
    Qui in Bones Booth e Brennan compiono questo cammino insieme, aiutandosi. Ma é un caso. La stessa strada potrebbero farla anche da soli, o con amici, o un buon terapeuta. Questo é quello che accade nella vita normale. L'amore non salva di per se, intendo. Tutt'altro. All'amore ci si arriva solo quando si sono superati certi blocchi interni. La maggior parte delle persone ci arriva grazie alla terapia.
    Per fare un esempio, due persone che dopo diverse storie e fallimenti alle spalle hanno giá percorso un cammino di crescita personale, riescono a formare una coppia solida e duratura senza dover per forza, insieme, percorrere quel "lungo ininerario" di cui parlavi.
    Diciamo che il lungo itinerario é la storia di ciascuno di noi, in coppia o meno.
    Non so se sono riuscita a spiegarmi :P

    Ecco io qui dissento.
    E penso che Ales lo sappia già, abbiamo discusso questo argomento anche altre volte in privato.
    O meglio non è tanto il fatto che io dissenta. Trovo piuttosto che questo sia un argomento delicato in cui contano molto sfumature, diverse per ciascun individuo, e in cui non si possono tracciare linee precise.
    Quindi è vero, l'amore non salva di per sè.
    Ma neanche il terapeuta, in effetti.
    Sei tu stesso a salvarti, capendoti, superando le tue paure e i tuoi ostacoli interiori, ecc.
    Finché non sei tu stesso a fare questo percorso, nessuna persona amata e nessun terapeuta, per quanto motivati, potranno veramente aiutarti e sbloccarti.
    Quindi sostanzialmente qui sarei anche abbastanza d'accordo con Ales.
    Ma... c'è un ma.
    Secondo me comunque non bisogna in ogni caso sottovalutare le influenze esterne. E' vero che siamo noi i padroni della chiave di noi stessi, ma a volte le persone che incontriamo hanno un'influenza tale su di noi da spingerci a fare cose che forse da soli non avremmo fatto. Poi ovviamente il percorso interiore spetta sempre e soltanto noi, ma il rapporto con gli altri è fondamentale, in questo senso. E spesso l'influenza di una persona speciale può farci aprire gli occhi, essere quella piccola variazione nel nostro mondo che fa la differenza e ci spinge a porci domande e ad iniziare un percorso che mille altri incontri invece non ci hanno spinti a fare.
    Questo in generale, ma nello specifico particolarmente per Bones.
    Dissento proprio con passione dall'idea che il percorso che Booth e Brennan stanno facendo avrebbero potuto anche farlo da soli, con un terapeuta o con amici. Capisco cosa tu voglia dire in generale, Ales, ma applicato al rapporto di Booth e Brennan, perdonami, ma finisce con il sminuirlo. E' come se tu mi dicessi che in realtà non hanno fatto niente l'uno per l'altra e che l'aiuto che si sono dati e si danno reciprocamente glielo avrebbe potuto dare chiunque altro.
    E non mi sembra che sia davvero questo che mi ha raccontato Hanson finora.
    Sin dalla prima puntata ci ha mostrato in maniera decisamente esplicita due persone che si avviavano insieme, fianco a fianco, lungo un percorso. Nell'ultima scena del pilot non ha fatto andare con loro anche gli squints, oppure non ha fatto imboccare loro due sentieri separati e paralleli. Li ha messi su un viale, insieme.
    Questo per me significa inequivocabilmente che ci stava dicendo che queste due persone stavano imboccando un percorso comune e che da quel momento sarebbero andati avanti insieme, avanzando l'uno grazie all'altro.
    Booth e Brennan sono cambiati e stanno cambiando molto nell'arco di Bones, ma davvero avrebbero potuto cambiare altrettanto da soli, grazie ad amici o a un terapeuta?
    In tutta sincerità io ne dubito fortemente.
    Brennan in questi anni ha maturato domande sull'amore, sul rapporto di coppia, sulla maternità, sulla famiglia, sull'empatia con gli altri esseri umani... e sono tutte domande che ha maturato grazie al rapporto con Booth. Lui le ha fatte sorgere in lei. Lui, con il suo modo diverso di approcciare la vita, l'ha portata ad aprirsi a nuove prospettive. Fin da subito, persino nel pilot. Il primo dialogo Brennan-Angela in cui vediamo una Brennan dubbiosa che ammette di essere brava soprattutto con le ossa e non con le persone è conseguenza di una sua discussione con Booth.
    Angela sarebbe riuscita a cambiarla così tanto?
    Io ne dubito.
    Un terapeuta?
    Brennan non sarebbe andata da un terapeuta.
    E' Booth che ha fatto breccia nella sua corazza.
    Quindi no, l'amore non salva in sè. Infatti Booth non l'ha salvata. Piuttosto ha destato la sua curiosità, l'ha spinta a porsi quesiti che fino a quel momento aveva sempre voluto ignorare.
    Il percorso dobbiamo farlo da soli, ma molti di noi hanno bisogno di qualcuno che ci indichi la direzione, che ci attragga verso la metà.
    Un catalizzatore. Ed io credo che Booth sia questo per Brennan.
    Lui e nessun altro.
    Non un'amica, non un terapeuta, non Sully, o Stires, o qualsiasi altro amante.
    Perché Booth è quello che vede la sua verità e ne è abbagliato.
    E questo lo rende unico e fondamentale.
    Viceversa la stessa cosa vale per Booth.
    L'uomo che non parlava mai di sè, che non era mai riuscito a creare un "qualcosa di solo nostro" con nessuna donna e che adesso è così legato all'intimità creata con Brennan da essersi immaginato legato a lei persino durante il coma.
    Un amico avrebbe potuto aiutarlo ad aprirsi verso una tale intimità?
    Ma Booth apparentemente ha pochissimi amici, che ha sempre lasciato fuori da certi limiti.
    Un terapeuta?
    Ha dovuto sparare ad un clown per conoscerne uno e comunque il rapporto non è stato consensuale...
    Per cui, sì, in generale, e anche nel caso di Booth e Brennan, il percorso interiore spetta a loro stessi, a noi, ma assolutamente per Booth e Brennan questo percorso insieme è speciale e fondamentale.
    Da soli non ce l'avrebbero fatta. Soprattutto non avrebbero voluto intraprendere un simile percorso.
    Perché da soli non avrebbero avuto l'altro a destare in loro la scintilla giusta ed avrebbero proseguito il loro cammino convinti di sapersela cavare così com'erano.
    Just my two cents, ovviamente.
    Però questi per me sono Booth e Brennan: due persone che si sono cambiate e si stanno cambiando a vicenda. E nessun altro avrebbe potuto farlo nello stesso modo.
     
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  12. sella
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    Ringrazio tutte voi per i vostri contributi, i quali hanno ampliato, arricchito e approfondito i mie spunti di riflessione. Ne ho tratto anche suggerimenti e sollecitazioni, che vorrei condividere con voi, solo vi chiedo un po' di pazienza, sto scrivendo un saggio che devo consegnare al più presto. E' sul pensiero del mio professore, per cui sono immersa nell'onto-fenomenologia applicata al diritto. Che cos'è l'onto-fenomenologia? Pensate a B/B e ne potrete dedurre molti riscontri. Non mettetevi paura.
     
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  13. sella
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    Riaprendo questo topic, ho riletto il mio ultimo intervento e con il capo coperto di cenere (in fondo siamo in quaresima) rinnovo le mie scuse per aver lasciato in sospeso il discorso, ma sono stata travolta da tante situazioni sul piano famigliare e su quello professionale.
    Vengo al dunque. Il mio intervento attuale è stato scritto un po' di tempo fa, se ben mi ricordo, l'avevo anche preannunciato in uno dei miei commenti alla 5° stagione. Ho sentito che fosse arrivato il momento di postarlo, come mio preliminare contributo alla mega-raduno di Roma nei prossimi giorni. Ci incontreremo ancora una volta per fare festa, ma anche per "celebrare" la nostra series amatissima. Mentre in altri topic infuria l'attesa per la conclusione dello hiatus e per la ripresa degli episodi e l'attenzione è tutta concentrata sugli sviluppi B/B, mi è sembrato opportuno "festeggiare" prestando attenzione anche all'aspetto culturale di Bones, aspetto che amo ed apprezzo molto (anche se con le dovute eccezioni). Fin dall'inizio ho sempre insistito nel riconoscere a Bones la sua positività, l'amore per la vita che con il suo tirocinio alla medesima e con la scoperta dell'amicizia e dell'amore, ha i suoi punti di forza. Fra qualche giorno è primavera, la vita ritorna, riafferma le sue ragioni, è una festa di colori e di sensazioni ed è in questa prospettiva che deve essere letto e interpretato il mio contributo.
    NON VIOLENZA. Come mai riesco a definire Bones una series caratterizzata dalla non violenza? Quando assistiamo a ritrovamenti di cadaveri in disfacimento, di cui non ci vengono risparmiati particolari orripilanti, a volte, con un vero e proprio gusto del macabro (cannibalismo, docet), dovremmo concludere in senso contrario. Per cui, mi spiego subito: Bones non è una series violenta, perché non è intrisa di quella cultura della violenza tipica della cultura statunitense e ormai diffusasi in tante altre parti del mondo. Gli scheletri in decomposizione sono le conseguenze di atti di violenza, che ci vengono narrati e spiegati, ma non ci vengono mai rappresentati in presa diretta. In questo Bones ha una dimensione di classicità, ricorda una delle leggi del teatro antico (soprattutto greco) per la quale i gesti violenti avvenivano fuori scena, era compito del coro narrarli (sarà Seneca il primo a non rispettare più questa legge). Non per niente, molte volte la sequenza dell’omicidio viene “recitata” nel Laboratorio. Questo è già un aspetto importante, ma non è l’elemento per me più interessante.
    Per me, il dato rilevante è che in Bones non ci sono giustizieri della notte o del giorno, non importa, non ci sono castigamatti, non ci sono uomini o donne della provvidenza, i quali agiscono infrangendo leggi, norme, regole, regolamenti, e chi più ne ha, più ne metta, sempre in nome e al servizio di una giustizia superiore, sempre in nome di valori alti, che non possono non scontrarsi con l’ordinarietà e la piattezza dell’aborrito “ordine costituito”. Sono i portatori e i realizzatori dell’esigenza di una verità e di una giustizia, che solo loro conoscono, interpretano e realizzano, gli altri, ossia, noi, i poveri tapini, siamo chiamati a battere le manine, entusiasti e contenti che l’eroe di turno abbia trionfato a scapito dei cattivoni che ne vogliono impedire o limitare la lotta per il bene. Dato che per esigenze di copione il protagonista deve vincere, se no che protagonista è, questa che è ormai una vera e propria ideologia domina le scene cinematografiche e televisive, drammaticamente in molte situazioni e in molti contesti è diventata senso comune, viene ripetuta e confermata in tutte le salse e in tutte le sfumature. È il partito preso, è la critica come riflesso incondizionato, la polemica petulante contro tutto e contro tutti, che ha un unico scopo, non quello di costruire un mondo migliore, a misura umana, con tutti gli inevitabili e necessari temperamenti e imperfezioni, perché, come sosteneva Blaise Pascal, “non siamo né angeli, né demoni”, ma quello di garantirci e convincerci che noi siamo sempre altri dalla realtà che ci circonda, sempre al di là di tutte le brutture e le schifezze, per eliminare le quali non esiste altra possibilità che imboccare scorciatoie oppure farsi giustizia da soli (si pratica il trionfo dell’illegalismo per affermare una nuova legalità, che, però, è sempre a venire). L’immagine che ci rappresenta meglio questa realtà è “l’oltre-uomo” nietzschiano, il quale è superiore semplicemente perché tutti gli altri sono pecore e nella condizione di pecore devono restare. Benissimo, siamo altro, la realtà che ci circonda è brutta, sporca e cattiva, ma dove sono i risultati e dove gli effetti di questo modo d’essere e di pensare? Dove i progressi, le conquiste di un mondo più giusto? Passo, dopo passo, nel mondo televisivo si è arrivati a fare di un serial killer (Dexter) l’eroe, il protagonista, colui che in fondo è da ammirare… e perché no da imitare. Confesso che mi sono sempre rifiutata di guardare un solo fotogramma di questa series, non metto in dubbio che sarà girata ed interpretata benissimo, un capolavoro, ma l’assunto di fondo mi fa troppo schifo. Certo, dal punto di vista della violenza non scherza neanche 24. Con questo sostengo d’avere un atteggiamento acquiescente e passivo nei confronti del sistema? Tutto il contrario, ma conosco bene il pericolo che si corre nel buttare il bambino con l’acqua sporca: la legittima e doverosa critica di una legge ingiusta, male obbedita e male applicata non deve essere estesa, per comodità, per pigrizia a tutte le leggi, creando così l’alibi per ogni trasgressione o per avvalersi dell’affermazione con la quale il nostro vivere insieme viene ucciso: tanto lo fanno tutti. Con il risultato poi che chi obbedisce alla legge, nel caso più favorevole, è un fesso. Sempre per rimanere nel campo televisivo, il sistema giuridico può essere sottoposto ad una lettura critica e irriverente come dimostrano quei veri gioielli che sono Ally McBeal e Boston Legal. Si può prendere ad esempio anche Angel e la sua critica feroce alla casta degli avvocati attraverso la Wolfram & Hart.
    Sicuramente mi si può obiettare, che in Bones abbiamo momenti e situazioni di infrazione e di violazione delle regole, è vero, li conosciamo tutti e non mi metto a ricordarli. Ma sono appunto momenti, dettati da situazioni d’emergenza (paradigmatico a questo riguardo è 2x18 “The Killer in the Concrete”), da impulsi generosi, dal grande problema che viene ripreso più e più volte: chi devo difendere la famiglia o la società? Ed è un interrogativo che coinvolge sia Brennan che Booth (Jack ci si confronta nell’ambito dell’amicizia). Ma sono problematizzati, vengono dibattuti, creano interrogativi e sollecitano risposte morali. Perché, attenzione, a differenza di noi, nel sistema di common law (ossia, il sistema giuridico dei paesi anglosassoni, il nostro viene ormai abitualmente definito civil law) l’interferenza tra il diritto e la morale è continua. Il sistema legale è legale, perché alla base ha l’impegno morale di ciascun individuo a sostenerlo e difenderlo, perché il cittadino statunitense è consapevole che lì è il fondamento e la diga di difesa per la sua libertà (il tutto per loro è incarnato nella costituzione). Ma è anche accennare ad uno dei “fili d’oro” dell’intera civiltà occidentale, allo scontro tra il legale e il giuridico, tra il diritto positivo e il diritto naturale, che nell’Antigone di Sofocle, ne Il Mercante di Venezia di Shakespeare, ne La vita è sogno di Calderon de la Barca, ne La leggenda del Santo Inquisitore dai Fratelli Karamazov di Dostoievskij, fino a Il Processo di Kafka e a Corruzione nel Palazzo di giustizia di Ugo Betti, per limitarci ad esempi letterari, ha generato capolavori assoluti, che ancora oggi svolgono la loro funzione, quella di far sorgere interrogativi e spingerci a fornire risposte.
    Voglio richiamare la vostra attenzione su un altro aspetto: la non violenza in Bones trova il suo culmine in un luogo determinato e, forse, il più inaspettato, ossia, nella stanza degli interrogatori (in realtà gli interrogatori hanno due luoghi deputati, la stanza delle riunioni, dove avvengono i preliminari o gli incontri più informali e la stanza vera e propria, quella attrezzata, con il famoso specchio e con tutto il sistema di registrazione). In quella stanza si svolgono confronti serrati, le intelligenze si sfidano, le astuzie e le furbizie sono all’ordine del giorno, ma tutto si dispiega e si articola nella dimensione della civiltà, della dialettica, dell’argomentazione. Basta riflettere un momento a come Booth entra solitamente nella stanza, ha l’atteggiamento di una persona che sta per intavolare un dialogo, per incontrare qualcuno, non ha il fare minaccioso del giustiziere di turno. Questo, per me, è un dato di valore assoluto, è un indicatore del background culturale di Hanson and Company: i problemi vengono affrontati e in questa maniera vengono forniti gli elementi a noi spettatori per rifletterci oppure per discuterne fra di noi, ma sempre senza l’estrermizzazione del partito preso. Non per niente l’intera series si articola sul confronto serrato scienza/religione. Moltissimi potrebbero essere gli esempi da citare, mi piace ricordare il Pilot imperniato sul caso della stagista che ha una relazione con un senatore. Ebbene, il soggetto si rifaceva ad un fatto realmente accaduto negli USA, che aveva molto scosso l’opinione pubblica (a quanto mi ricordo il senatore sospettato fu costretto a lasciare la politica, ma è stato scagionato molti anni dopo, quando fu ritrovato il corpo della ragazza). Questo approccio rende possibile che in alcuni casi, Booth e Brennan arrivino a provare compassione e umana comprensione per il colpevole. Anche qui assistiamo a momenti forti, mi viene in mente il passare alle vie di fatto da parte di Booth durante l’interrogatorio del ragazzo in 3x05 “The mummy in the maze”, ma è in un’altra occasione Booth stesso a prendersi il pugno destinato ad un altro e, precisamente, in 4x19 “The science in the physicist”. Ma mi piace concludere, ricordando quel vero gioiello della parodia dell’interrogatorio da parte del “poliziotto cattivo” che è in 4x21 “Mayhem on the cross”, dove è Brennan, la nostra Brennan, ad assumerne il ruolo e sembra proprio che se la goda un mondo di fronte ad uno Sweets tra lo sconcertato e l’inorridito. D’altra parte, è l’episodio in cui la svolta risolutiva nell’interrogatorio del colpevole è fornita dalla citazione di “Paradise Lost”, il capolavoro della letteratura inglese di John Milton, che GG suggerisce a Booth. Se questa non è una chicca! Gli antichi greci avrebbero parlato di un vero e proprio contrappasso.

    P.S.: nel rileggere il testo, sono consapevole che molti punti andrebbero affrontati e spiegati in maniera molto, molto più estesa. In fondo, il tema alla base di esso travalica l’aspetto della non-violenza e viene a toccare uno dei topos della nostra intera civiltà: il governo deve essere delle leggi oppure degli uomini? Pensate che è una discussione iniziata già con i presocratici, ossia, siamo al V-IV secolo a.C (i quali dibattevano anche sul ruolo e la funzione dei giudici) e che ancora ci coinvolge tutti. Sono duemilacinquecento anni di storia. La meraviglia e la grandezza dei classici, che da un passato così lontano ci offrono ancora la possibilità di leggere e interpretare il nostro presente.

     
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    Benissimo, siamo altro, la realtà che ci circonda è brutta, sporca e cattiva, ma dove sono i risultati e dove gli effetti di questo modo d’essere e di pensare? Dove i progressi, le conquiste di un mondo più giusto?

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    la legittima e doverosa critica di una legge ingiusta, male obbedita e male applicata non deve essere estesa, per comodità, per pigrizia a tutte le leggi, creando così l’alibi per ogni trasgressione o per avvalersi dell’affermazione con la quale il nostro vivere insieme viene ucciso: tanto lo fanno tutti. Con il risultato poi che chi obbedisce alla legge, nel caso più favorevole, è un fesso.

    CITAZIONE
    Il sistema legale è legale, perché alla base ha l’impegno morale di ciascun individuo a sostenerlo e difenderlo, perché il cittadino statunitense è consapevole che lì è il fondamento e la diga di difesa per la sua libertà (il tutto per loro è incarnato nella costituzione).

    CITAZIONE
    i problemi vengono affrontati e in questa maniera vengono forniti gli elementi a noi spettatori per rifletterci oppure per discuterne fra di noi, ma sempre senza l’estrermizzazione del partito preso.

    Tutte queste sono cose che mi ritrovo spesso a considerare, esattamente in questi termini. Spesso, dico, perché non sono pensieri campati in aria, semplici speculazioni filosofiche, ma indirizzi da seguire nella vita pratica di chi non accetta di assumere un atteggiamento ipocrita e mutevole in base alla convenienza... di chi predica la non violenza, di chi vuole che le guerre finiscano, e poi provano l'impulso di alzare le mani appena subiscono il minimo torto... di chi si lamenta che tutto va a rotoli perché vince solo il più ricco, il più potente e il più furbo, e eappena ha la possibilità di una scappatoia dalle regole di legge, non esita a prenderla e pure di corsa... e perché dovrebbe esitare? E' forse più scemo di tutti gli altri?!
    Il fatto è che non è vero che siamo tutti così, è solo una convinzione che può fare molto comodo, per fingere di accodarsi a malincuore a un costume generale... non si vorrebbe, ci si piega alla realtà per non soccombere ad essa.
    Non è vero! C'è tanta gente giusta, onesta e pacifica.
    La scelta esiste. Si può scegliere di essere giusti, onesti e pacifici... non smetterà per questo di esserci gente ingiusta, disonesta e violenta, ma ci sarà una persona in meno ad essere parte del problema, e via via tante persone quante faranno questa scelta d'amore, di giustizia e di pace, comprendendo che quella che tanti chiamano furbizia è solo delinquenza e quello che tanti chiamano farsi valere è solo prevaricazione violenta, fisica o morale.
    E quel che fanno gli altri è relativamente importante se prima non pratichiamo questo cambiamento dentro di noi e lo coltiviamo tutti i giorni nella nostra esistenza.
     
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  15. sella
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    Mary, carissima, grazie per la tua riflessione. Riesci sempre con la tua passione e la tua partecipazione a dare vita a quanto esprimi. E' così, è sempre stato e sempre sarà così. Ci sono momenti storici in cui la saldezza dei principi condivisi della società sembra fare da baluardo alle degenerazioni, ci sono altri momenti in cui trionfa la "barbarie della riflessione", secondo la bellissima definizione di Giambattista Vico, in cui tutto sembra esplodere ed implodere sia a livello individuale che sociale. Ma come scrivi tu, è possibile dire di no ad ogni deriva, solo con la scelta e con l'impegno personale. Ti dico di nuovo: grazie.
     
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31 replies since 25/10/2009, 14:41   1796 views
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