A PROPOSITO DELL'AMORE

dramedy romance, BB, NC17, spoiler sino alla fine della terza stagione

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  1. boothie
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    Un altro bellissimo tassello alla storia che stai scrivendo. Anche jack e Cam, che non vedo bene inseime nel tf, qui sembrano proprio due anime gemelle.
    Non vedo l'ora di leggere l'epilogo della storia. ;)
     
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  2. Dreamhunter
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    CITAZIONE (Ciccia-B @ 12/12/2010, 23:32)
    Oh Franca che bello, un altro capitolo strepitoso!! alla prossimaaaaaaa!!:clap::clap::clap::clap::clap::clap::clap:

    Grazie!! ^_^

    CITAZIONE (donata69 @ 13/12/2010, 10:04)
    bravissima Franca, come sempre! :ibones:

    Grazie anche a te! ^_^

    CITAZIONE (elyxyz @ 13/12/2010, 13:45)
    Sono felice per cam e jack, mi spiace per tempe e booth, ma sono certa che riempiranno bene l'attesa XD
    Capitolo molto carino, piacevole al solito. ^^ma ormai manca poco alla fine *_*

    Grazie!!! Sì, manca pochissimo. L'ultimo capitolo e l'epilogo. Arriveranno il prima possibile. ^_^


    CITAZIONE (boothie @ 13/12/2010, 15:36) 
    Un altro bellissimo tassello alla storia che stai scrivendo. Anche jack e Cam, che non vedo bene inseime nel tf, qui sembrano proprio due anime gemelle.
    Non vedo l'ora di leggere l'epilogo della storia. ;)

    Grazie anche a te! ^_^
    Come scrivevo a Ely, il finale arriva il prima possibile. Voglio pubblicare il capitolo 28 e l'epilogo insieme così non dovrete aspettare fra l'uno e l'altro. ^_^
     
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  3. Ariel75
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    Che bel capitolo Dream complimenti!!! Mi piace Booth in versione così dolce con Brennan, mi manca nel tf!!!
     
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    oh, cielo! manca davvero così poco?
    da un lato son contenta, ma sento che poi mi mancherà! ç_ç
     
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  5. Rob 89
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    Meraviglioso! Peccato che sia quasi arrivata la fine...
     
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  6. misato85
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    questa storia è sempre più divertente!!! e meravigliosa!!! sono molto soddisfatta della piega degli eventi davvero!!! complimentoni!!!!
     
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  7. Dreamhunter
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    Grazie ancora a tutte!!
    Ed eccoci arrivati alla fine. Capirete leggendo perché ho aspettato questi giorni per postare. Vi consiglio anche di andare poi a rileggere il prologo, per cogliere meglio il modo in cui è scritto l'epilogo e alcune cose che vengono dette. ^_^
    Grazie per avermi seguita fin qui. Spero che questa lunga avventura vi sia piaciuta. ^_^

    Qui potete trovare anche la versione completa in pdf con copertina:

    www.mediafire.com/?otd47ia471ikwbh




    CAPITOLO XXVIII
    “Bones, te l'avevo detto che andare a New York in questi giorni non era consigliabile...”.
    Nel chiasso dell'aeroporto, Temperance si coprì un orecchio per riuscire a sentire la voce delusa di Booth, nel cellulare.
    “Booth, era un convegno importante e contava molto per il prestigio del Jeffersonian Institute...”.
    “Già, ma perché organizzarlo proprio poco prima di Capodanno? Accidenti, quelli non hanno una famiglia? Non hanno pensato alla stagione invernale?”.
    “Evidentemente no, Booth”.
    Nonostante la confusione, lo udì sospirare sonoramente. “L'anno scorso, di questi tempi, eravamo in Giamaica... E tu mi hai proposto di vivere insieme”.
    “C'era la neve, ma gli aeroporti funzionavano...”.
    “Non c'è proprio speranza che...”.
    “No, Booth. Qui è in corso una vera e propria bufera. Tutti i voli sono cancellati e anche le strade non sono praticabili al momento. Cam ed io ci fermeremo in un albergo vicino all'aeroporto. Dicono che una stanza ce la trovano”.
    Lui sbuffò e Temperance sorrise. “Ti richiamo a mezzanotte, d'accordo? Così ci auguriamo buon anno”.
    “Ti chiamerò io, Bones...”.
    “Okay, cenerai con Parker?”.
    “Verranno anche Jack e Michelle. E tuo padre. Dopo cena penso che faranno un salto anche Sweets con Daisy e Angela con Wendell. Forse passerà pure Jared. Ha una nuova ragazza...”.
    Temperance rise, suo malgrado. “Praticamente hai organizzato una festa! Manca solo tuo nonno...”.
    “Festeggia alla casa di riposo. Ha una nuova ragazza anche lui”.
    Lo salutò dopo qualche minuto, divertita e rattristata allo stesso tempo. Si voltò e vide che anche Cam aveva appena concluso la sua telefonata con Jack.
    “Allora Michelle cenerà da noi con Jack...”.
    Cam annuì. “Sì. Sono contenta. Queste festività sono dure per lei. Le prime senza suo padre... Ma Jack è molto dolce con Michelle. E sono sicura che con Booth, Parker e Max starà benone. Che c'è? Perché sorridi?”.
    Impugnando il manico del trolley, Temperance alzò le spalle. “Pensavo a una cosa che mi disse Booth alcuni anni fa...”.
    “E cioè?”.
    “Che non esiste un solo tipo di famiglia”.
    Questa volta toccò a Cam sorridere. Insieme si diressero verso l'uscita affollata di viaggiatori.

    Erano venuti tutti alla fine.
    Michelle stava confabulando con Angela e Daisy, in un angolo del salotto, come se fossero tutte e tre adolescenti. Al gruppetto si era unita anche la ragazza di Jared, una bella bruna di origine asiatica.
    Jared, dal canto suo, era di sotto, nella saletta dei passatempi, a giocare alla playstation con Parker e Wendell. Sempre in salotto, invece, Max e Sweets si stavano divertendo a strimpellare il pianoforte e a canticchiare vecchie canzoni. Santo cielo, Sweets era un dodicenne con i gusti musicali di uno del dopoguerra...
    Scuotendo la testa, Seeley tornò in cucina, dove c'era ancora da sparecchiare e mettere i piatti in lavastoviglie. Non voleva che Bones tornasse e trovasse la casa rivoltata per aria. Jack lo seguì e si affacciò sulla soglia.
    “Vuoi una mano, casalingo disperato?”.
    Seeley ridacchiò. “Perché no? Grazie...”.
    Si misero a radunare le stoviglie e a spostare le sedie.
    “E' bello, vero?”, mormorò Jack dopo un po'.
    “Cosa? Pulire la cucina?”.
    “No. Intendevo... sapere che, se anche lei non c'è, sentirai la sua voce a mezzanotte...”.
    Comprendendo, Seeley annuì. “E' vero”.
    “Ci sono stati capodanni in cui non avevo nessuno di speciale che mi baciasse o mi chiamasse a mezzanotte”, continuò Jack. “Altri in cui ero con la persona sbagliata. O con chi sembrava quella giusta e poi non ha funzionato... Quest'anno invece... Non so, ma sento come una certezza profonda, dentro. Sono sicuro che Cam mi sembrerà quella giusta anche fra dieci capodanni. Mi capisci?”.
    “Perfettamente. Sento lo stesso nei confronti di Bones. Sai, io ero quasi sempre solo a Capodanno. Se avevo una storia stai certo che si chiudeva a novembre... Ne ho passati un paio con Rebecca e...”. Seeley sbirciò Jack. “Ti secca se ti dico che ne ho passato uno anche con Cam?”.
    “Uhm, no, figurati...”.
    “E comunque, Hodgins, a mezzanotte scordati che io ti baci...”.
    Jack gli tirò un tovagliolo. “Vorrei anche vedere che ci provassi”.
    “Beh, mi guardavi con quegli occhioni...”.
    “Te li do io gli occhioni!”.
    Cominciarono a volare tovaglioli di stoffa e di carta e tutto ciò in grado di essere lanciato senza provocare danni. Dal corridoio, Angela li osservò ridendo, poi prese per mano Michelle.
    “Vieni. Torneremo a prendere i bicchieri tra qualche minuto. C'è in atto un momento di comunione maschile”.
    “A me sembrano che si comportino come idioti”, commentò Michelle accigliata.
    “Appunto”, replicò Angela facendole l'occhiolino. “Funziona così tra maschi. Dopo qualche attimo di intensità drammatica, sfociano nell'idiozia. Fidati”.
    Dalla cucina giunsero grida di battaglia e Michelle decise di fidarsi.

    Temperance e Cam avevano condiviso un pasto un po' frugale nella loro camera doppia e adesso stavano facendo zapping sulla tv, cercando notizie sulle intemperie nei vari notiziari. Cam andò alla finestra e spiò oltre le tende.
    “Forse è una mia pia illusione ma ho l'impressione che la neve sia diminuita... Se smette durante la notte, magari domani in giornata riaprono l'aeroporto”.
    “Mmm... mmm...”.
    Cam si voltò. Brennan era semisdraiata sul suo letto e osservava distratta lo schermo, rigirandosi tra le dita la decorazione di un portachiavi. C'erano appese le due iniziali intrecciate che avevo visto già tante volte, ma anche un altro piccolo oggetto.
    “Che cos'è?”, domandò Cam, sedendosi sul bordo del materasso.
    Temperance sussultò e si accorse che l'altra si riferiva al portachiavi. Glielo mostrò. “Me lo ha regalato Parker a Natale...”.
    Era il puffo bebè abbracciato a un orsacchiotto. Cam sorrise.
    “Un puffo?”.
    “Booth deve avergli raccontato di quando mi regalarono il puffo quattr'occhi al liceo”.
    “E' molto carino. Ma perché il puffo bebè? C'è un motivo particolare per...”. Cam si interruppe di botto, allargando gli occhi. “Oddio!!! Sei incinta, vero?”.
    “No... Parker me lo ha regalato perché sa che Booth ed io ci stiamo provando...”.
    “Oh... Beh, un bambino lo volete, quindi... Che bello, Brennan. Sono contenta”.
    “Ci proviamo da quasi tre mesi...”, sospirò Temperance.
    “Ci vuole pazienza, immagino. A volte capita subito, a volte invece...”.
    “Ma adesso ho un ritardo...”.
    “Un ritardo?”, esclamò Cam. “Allora pensi che...”.
    “Non lo so. Per ora è proprio di pochi giorni. Ho fissato un appuntamento con la ginecologa tra circa una settimana, per quando rientrerà al lavoro. Ora è in vacanza”.
    “E il test di gravidanza? Non lo hai fatto?”.
    Temperance si raddrizzò. “E' difficile attendere, ma preferisco andare dalla ginecologa. Non voglio rischiare un falso positivo”.
    “Ci tieni davvero molto...”.
    “Sì. Ritengo che sia il momento migliore per diventare madre. E Booth ha bisogno di vivere l'esperienza della paternità in maniera più completa di quanto l'abbia vissuta con la nascita di Parker”.
    “Allora vedrai che tra qualche giorno la ginecologa ti darà una buona notizia...”.
    “Lo spero. Ma obbiettivamente parlando, il solo fatto di sperarlo non implica che avrò la notizia che vorrei”.
    “Booth non sa del ritardo, giusto?”, domandò Cam.
    “Infatti. Voglio essere sicura prima di informarlo”.
    “Sarebbe un fantastico regalo di inizio d'anno...”.
    Le due donne si scambiarono un sorriso.
    Fuori, lentamente, i fiocchi di neve si stavano diradando.

    Mancava circa un quarto d'ora alla mezzanotte quando il cellulare di Temperance squillò. A distanza di alcuni minuti suonò anche quello di Cam. Temperance uscì discretamente nel corridoio, allontanandosi verso una finestra lunga e rettangolare sul fondo. Dava direttamente sul panorama delle piste innevate dell'aeroporto. Adesso nevischiava e gli spazzaneve stava cominciando l'opera di sgombro.
    “Ciao, Bones...”.
    La voce di lui sembrava lì, vicinissima.
    “Ciao, Booth...”.
    “Come stai?”.
    “Bene. Proprio come sei ore fa... La cena? Tutto a posto?”.
    “A postissimo. Mio fratello, la sua ragazza, Sweets, Daisy, Angela e Wendell sono andati da qualche parte a ballare. Tuo padre, Jack e Michelle sono ancora qui. Ho dato il permesso a Parker di stare alzato, dato che è Capodanno, e adesso stiamo guardando uno dei film dei pirati dei Caraibi sul megaschermo nella saletta dei passatempi”.
    “Sembra divertente”.
    “Parker è vispo come un grillo e lui e Jack fanno a gara per chi imita meglio Jack Sparrow. Max se la ride. E Michelle fa apprezzamenti su Orlando Bloom”.
    “Bloom è l'attore che interpreta Jack Sparrow, no?”.
    “Oh, Bones... Non puoi confondere Orlando Bloom con Johnny Depp. E'... sacrilego".
    “Ti prendevo in giro. Lo so chi è Johnny Depp. Tu e mio padre mi avete fatto vedere quei film con i pirati per tutta l'estate, mentre eri in convalescenza”.
    “Bones...”.
    “Sì?”.
    “Hai con te il portatile, vero?”.
    “Sì, perché?”.
    “Non ti azzardarti a scrivere senza di me”.
    Temperance sorrise. Di recente si era abituata a lavorare ai suoi romanzi la sera a letto, mentre Booth guardava la tv accanto a lei. Quando terminava un capitolo, glielo faceva subito leggere e poi ascoltava il suo parere. A volte finivano col bisticciare. A volte si eccitavano. In massima parte il suo libro ci stava guadagnando e le opinioni di Booth erano sempre molto... originali...
    “No. Non scriverò senza di te. Non sarebbe la stessa cosa”.
    Lui sospirò. “manchi, sai... Mi sono abituato a questa casa con te dentro. Se non ci sei è come se non ci fosse un pezzo fondamentale”.
    “Anche io vorrei essere lì... Per anni ho viaggiato tanto e non credevo che mi sarei affezionata tanto a una casa”.
    “E' il nostro nido, Bones”.
    Lei si sfiorò il ventre. Il loro nido avrebbe presto accolto un nuovo membro?
    Non poteva ancora dirlo a Booth, non ancora...
    Conversarono di stupidaggini ancora per alcuni minuti, poi in sottofondo risuonò la voce acuta di Parker. “C'è il conto alla rovescia, Bones...”, la informò lui. “Lo facciamo insieme?”.
    “D'accordo... Dieci”.
    “Nove... Più tardi, solo nel nostro letto, ti penserò...”.
    “Otto... cos'è? Una proposta di sesso telefonico?”.
    “Sette... beh, sai com'è, se lo fai il primo dell'anno...”.
    “Sei... E' una sciocca superstizione”.
    “Cinque... Però è sexy”.
    “Quattro... Noi lo faremo comunque per tutto l'anno”.
    “Tre... Ci puoi giurare, Bones...”.
    “Due... Non ho necessità di giurarlo”.
    “Uno... Ti amo Bones”.
    “Buon anno, Booth. Ti amo anche io”.
    Tutt'intorno, nell'albergo e all'esterno, ci furono scoppi di grida e risate, schiamazzi, crepitare di petardi. Booth le passò anche Max e Parker.
    E Temperance realizzò come il concetto di nido potesse estendersi idealmente nello spazio ed unire un gruppo di persone anche a distanza. Era a casa, anche lì, in quell'istante, nel corridoio di un anonimo albergo.
    Quando rientrò nella stanza, Cam aveva le guance arrossate. Anche la sua doveva essere stata una telefonata piacevole.
    “Buon anno, Cam”.
    “Buon anno, Temperance”.
    E una strana, suggestiva consapevolezza interiore le assicurò che lo sarebbe stato.

    EPILOGO - DIECI GIORNI DOPO
    Non l'aveva mai visto così.
    Non così agitato.
    Non così fremente.
    Ed emozionato.
    Fu soprattutto la sua profonda emozione a colpirla.
    Considerando poi che Booth era uno emotivo di natura... Significava che lui in quel momento era proprio al di là dell'emozione.
    Angela provò un'acuta tenerezza.
    “Ehi, calmati, o esploderai”, gli mormorò sorridendo.
    Lui, nel chiasso che animava il Diner, non la udì. Con la testa un po' inclinata di lato, continuò a rimestare furiosamente il cucchiaino nel proprio caffè. Anzi rimestava lo zucchero. Il caffè era quasi solido per quante zollette vi aveva buttato mentre parlava con lei. Rimestava e rimestava, stringendo con l'altra mano la scatoletta di velluto che le aveva mostrato appena si erano seduti.
    Angela non si ripeté. Capì che sarebbe stato inutile. Si limitò a guardarlo, studiandolo, come se fosse il soggetto per un ritratto.
    Era bello.
    Aveva sempre pensato che lo fosse ed ora lo era persino di più. Stare con Brennan lo illuminava da dentro, lo rilassava. La sua era l'espressione di un uomo che si sentiva completo, amato, ed era libero di donare amore e completezza a sua volta.
    Com'erano cambiate le cose da quella lontana sera in cui erano stati uno di fronte all'altro in quello stesso locale... Allora aveva cercato di acquietare un uomo furioso e deluso.
    Adesso doveva cercare di tranquillizzare un uomo felice.
    Beh, esistevano compiti peggiori...
    “Davvero, dovresti provare ad inspirare ed espirare. Non stai mica per ucciderla, sai... Stai solo per...”.
    “... per commettere un grosso errore, magari?”, la interruppe lui, fissandola di scatto con gli occhi che si allargavano come quelli di un bambino nel panico totale.
    “Quale errore, Booth? Stai scivolando nella paranoia, te ne rendi conto?”.
    “Forse...”, ammise Seeley allontanando la tazza. “Quando si tratta di Bones mi capita spesso”.
    “Nooo! Veramente? E io che non lo aveva mai notato...”.
    “Grazie, Angela. La tua ironia mi conforta...”.
    “Su, su...”. Lei gli batté affettuosamente una mano sul braccio. “Non prenderla così”.
    “Quindi secondo te faccio bene a chiederglielo?”.
    “Secondo me sì. Brennan si è molto... come dire... evoluta e credo che abbia modificato il suo punto di vista su un sacco di cose. E poi ti ama”.
    “Lo so, ma non so se questo...”. Lui serrò le dita sulla scatolina. “... se questo potrebbe piacerle oppure no”.
    “Ma piacerebbe a te, giusto?”. Angela gli trattenne una mano. Era calda, malferma. Il sangue, sotto pelle, stava scorrendo veloce, eccitato. “Per una volta, lasciamo perdere quello che potrebbe piacere a Bren e discutiamo di te. Lo so come ragioni, le hai concesso sempre l'iniziativa perché non volevi forzarla. E hai agito bene, lei così ha proceduto seguendo la sua velocità e ha capito le cose da sola. Ora però siete su un altro livello. Siete una coppia, vivete insieme, state provando ad avere un figlio... Non c'è niente di male se hai voglia di ufficializzare la vostra unione. Del resto Brennan sa perfettamente che tu hai sempre sperato di sposarti, un giorno, no?”.
    “Ci ho riflettuto tanto... Specialmente a Capodanno, quando ho dormito senza di lei. Sono contento dell'idea di avere un figlio, però...”.
    “Però vorresti essere un uomo sposato al momento in cui nascerà”.
    “Già...”. Seeley sospirò. “Ho bisogno almeno di farle la proposta”.
    “E' un bisogno legittimo, Booth”, gli assicurò Angela.
    Lui la guardò, raddrizzandosi. “Quindi lo faccio?”.
    “Fallo”, ribadì lei. Poi gli lanciò un'occhiata obliqua, con un sorriso d'intesa. “Posso vederlo?”.
    “L'anello? Certo. Devi! Così mi dici se ho scelto quello giusto...”, esclamò trepidante Seeley, aprendo la scatolina. “Che ne pensi? Eh?”.
    Su un fondo di seta azzurra comparve un anello di platino sottile e delicato, dalla forma affusolata di un delfino. Nell'occhio dell'animale era incastonato una pietra di acquamarina, dello stesso colore degli occhi Brennan.
    “Sì, sì... Non è un vero anello di fidanzamento”, continuò lui, parlando quasi da solo. “Nelle mie intenzioni, questo dovrebbe essere... ehm... l'anello preliminare... Se Bones dirà di no, sarei felice se lo indossasse comunque. Se invece dirà di sì, poi la porterò a sceglierne un altro, nel caso che...”.
    “Booth...”.
    “Eh...”.
    “Booth, guardami...”.
    Deglutendo, Seeley alzò lo sguardo. E si accorse che Angela era commossa.
    Le brillavano gli occhi.
    “Ti dirà di sì”, gli confermò. Con una convinzione tale, che lui schizzò in piedi.
    “Augurami buona fortuna, Angela”.
    “Non ti serve, Booth”.
    Lei rimase ad osservarlo mentre correva via, con lo slancio di un adolescente. E dopo che Booth fu sparito dietro l'angolo, chiamò una cameriera e ordinò una fetta di torta con panna e ciliegine.

    Uscendo dalla vasca, Temperance afferrò un asciugamano e iniziò ad asciugarsi piano la pelle, ma senza coprirsi, fissandosi nello specchio un poco appannato. Pensierosa, si girò di fianco, indugiando con le dita sull'ombelico.
    Immaginò il proprio ventre che cresceva...
    Era incinta. Finalmente era successo.
    La ginecologa glielo aveva confermato. Di quattro settimane.
    Le sue dita si aprirono, il palmo si adagiò sulla lieve curva della pancia.
    Sapeva che era molto presto, che statisticamente una gravidanza agli inizi era soggetta a possibili interruzioni del tutto naturali... Doveva dirlo subito a Booth o aspettare ancora?
    In quell'istante udì il suono delle chiavi nella serratura della porta d'ingresso.
    Veloce indossò l'accappatoio e raccolse i capelli bagnati in una crocchia. Avrebbe deciso se raccontarglielo oppure no guardandolo negli occhi.
    Scese per le scale con il cuore in subbuglio. Lo trovò in cucina, a bere un bicchiere d'acqua.
    “Avevo una sete...”, le sorrise Seeley.
    Appariva impacciato, sulle spine. Curiosamente la sua espressione era simile a quella che lei stessa aveva veduto sul proprio volto nello specchio: felicità mista ad apprensione.
    “Devo parlarti”, le mormorò infatti.
    E lei decise. “Anch'io devo parlarti, Booth”.
    Questo lo spiazzò. “Oh, prima tu, allora...”.
    “No. Comincia pure tu...”.
    “Bones, se è importante, comincia tu”.
    “Anche quello di cui devi parlarmi tu sembra importante, per cui perché dovrei per forza cominciare io?”.
    “Non lo so... perché voglio darti la precedenza?”.
    “Potrei volerlo anche io nei tuoi confronti, non pensi?”.
    “E dunque? Che facciamo? Tiriamo a sorte?”.
    Si scrutarono corrucciati.
    Il primo a dichiararsi sconfitto fu Seeley. Scuotendo la testa, aggirò il tavolo, le prese la mano e la condusse con sé in salotto, sino alla grande poltrona che tenevano davanti al camino. Vi si sedette e se la attirò in grembo.
    “Così va meglio, non credi? Calmiamoci”.
    “Sì... così va meglio...”, concordò lei.
    “Abbiamo entrambi qualcosa di importante da dire, giusto? Diciamolo insieme...”.
    “Non è possibile, Booth. O parlo io, o parli tu...”.
    “Parla tu, allora...”.
    “Insomma vuoi avere ragione e darmi la precedenza”.
    “Non è un dramma, parlerò subito dopo di te”.
    Temperance si arrese e gli circondò il collo con le braccia. “D'accordo... Hai presente quel bicchiere di vino che beviamo insieme tutte le sere? Beh, dovrò rinunciarci...”.
    “Perché?”.
    Lo fissò senza aggiungere altro. Lentamente Booth spalancò la bocca, mentre in lui si faceva strada la verità. “No!!! Davvero?”.
    Lei annuì sorridendo.
    “Avremo un bambino?”, rise Booth.
    “O una bambina...”, puntualizzò Temperance. Non aveva necessità di chiedergli se era contento. Il suo volto raggiante rispondeva già alla domanda. “Ora tocca a te... Cosa devi dirmi?”.
    Lui si fece serio. Con le mani, che la cingevano alla vita, le carezzò la schiena. “Okay... Uhm... hai mai visto quelle coppie anziane, che stanno insieme da trenta, quaranta o cinquant'anni e c'è lui che sostiene che l'aveva sempre saputo, sin dall'inizio?”. Infilò una mano in tasca e ne tirò fuori una scatolina, che aprì con il pollice. “Io sono sicuro di essere come quell'uomo. Di avere sempre saputo che siamo destinati a stare insieme per tutta la vita, sino alla fine... Vuoi diventare mia moglie, Bones?”.
    Le ultime parole quasi gli si bloccarono in gola. Aveva la bocca secca.
    E sul suo palmo la scatolina tremolava.
    Studiò gli occhi di lei, fissi sull'anello, le sue labbra leggermente dischiuse, le guance arrossate dal bagno che le aveva lasciato sulla pelle un persistente aroma di vaniglia e il tepore dell'acqua calda. Cosa stava pensando? Cosa avrebbe detto?
    Non importava veramente. Fra loro comunque nulla sarebbe davvero cambiato, ma...
    Seeley amava la prospettiva di essere suo marito.
    E di avere lei come moglie.
    A modo loro, naturalmente. Diversi da chiunque altro.
    “Bones...”.
    Riscuotendosi, Temperance emise un lungo sospiro e puntò nel suo uno sguardo che lui faticò a decifrare. “Tu hai cominciato dalla fine... Io comincerò dall'inizio, Booth”.
    Lo sorprese. Cosa intendeva?
    “Non capisco...”.
    “Dall'inizio, Booth”, ribadì lei. E il suo sorriso fu abbagliante. Come il sole tra la nebbia. “Credo di essermi innamorata di te”.

    Di nuovo. Di più.



    FINE :ibones:
     
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  8. DorisøBay
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    E con questa si conclude un altra tua storia stupenda.
    E come sempre, l'ultimo saluto a qualcosa che si ha a cuore lascia in bocca quel sapore dolce-amaro, quella soave tristezza, perchè è stato bello, ed è cessato, e lo lascio indietro.
    Posso solo dirti Grazie per averla scritta.
     
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  9. Ciccia-B
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    :wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub::wub:
    Meraviglia Franca!!! Mi mancherà molto questa storia!! davvero super sono commossa!!^_^
     
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  10. Ariel75
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    Wow!! Che bel finale... che storia stupenda!!! :wub:
    Mi mancherà moltissimo adesso che è finita!!!
     
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    la personificazione di BONES

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    Oggi devo avere la lacrima facile ç_ç
    ma questa fic mi ha tenuto compagnia per così tanto tempo, che dirle addio è un dolore, anche se è bello sapere che è finita nel migliore dei modi!
    Sei stata bravissima, Franca, a mantenere sempre alto l'interesse, con uno stile piacevole e caratterizzazioni perfette.
    Spero che l'anno nuovo ti porti tante idee da scrivere!
    un abbraccio
    ely
     
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  12. Romi10
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    CITAZIONE
    “E comunque, Hodgins, a mezzanotte scordati che io ti baci...”.
    Jack gli tirò un tovagliolo. “Vorrei anche vedere che ci provassi”.
    “Beh, mi guardavi con quegli occhioni...”.
    “Te li do io gli occhioni!”.
    Cominciarono a volare tovaglioli di stoffa e di carta e tutto ciò in grado di essere lanciato senza provocare danni.

    Per un attimo gli ho shipperati :lol:

    Anche questo viaggio è giunto al termine, e come ogni viaggio che si rispetti, non conta solo la meta ma anche e soprattutto quello che c'è durante, e in questa storia c'è stato tutto Bones, dal lato commedy a quello drama passando per romanticismo e dolcezza, situazione viste e nuove, ma sempre senza abbandonare mai IC dei personaggi e mettendo sottosopra quello che conosciamo dalla visione.
    Ho apprezzato particolarmente l'introspezione di Bren, nell'affontare queste nuove esperienze, e dal punto di vista narrativo, l'idea di concludera, come si era iniziato, come a voler sottolineare, che questo è un nuovo inizio, ma allo stesso tempo uguale a quell'altro.
    Grazie Franca per aver condiviso questa splendida storia
     
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  13. donata69
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    “Dall'inizio, Booth”, ribadì lei. E il suo sorriso fu abbagliante. Come il sole tra la nebbia. “Credo di essermi innamorata di te”.

    Di nuovo. Di più.


    Franca, ma che bella questa fine! :wub: ho adorato questa storia - come tutte le tue storie del resto - ed è un peccato che sia finita. Non posso che dirti grazie per averla condivisa con noi :ibones:
     
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  14. eli_tara
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    Finale splendido!! Complimenti Franca!! :clap: :clap:
     
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  15. Chris.Tag
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    Devo riprendere questa storia, vorrei rileggermela con calma visto che è passato molto tempo da che hai iniziato a pubblicarla (grazie per il pdf!) ma questo epilogo mi è piaciuto, molto dolce e romantico.
     
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362 replies since 12/9/2008, 01:49   36316 views
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