9x21 The Cold in the Case
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9x21 The Cold in the Case

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  1. Romi10
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    Mi è piaciuto e mi piacciono sempre di più anche Cam/Arastoo; il fatto che lui sia un intern un pò penalizza la coppia; ma quando hanno episodi dedicati a loro; sono molto carini e in sintonia.
    Cavolo che mamma che ha Arastoo; donna d'acciaio e anche se la litigata al ristorante è stata forse un pò eccessiva, la conclusione della storia l'ho trovata ben fatta.

    Il caso in generale, non è stato questo grande colpo di genio, ma l'idea della criogenia mi è piaciuta.

    E ora i nostri due; bellissimo che Bren non ci pensi un attimo; e sia già pronta a partire, quando si prospetta la promozione; della serie Va dove ti porta il cuore!
    Il non parlare di Booth, della promozione, per tutto l'episodio; l'ho trovato coerente con il suo essere, e anche tutti i suoi dubbio messi a nudo nel finale, hanno rispecchiato perfettamente il personaggio.
    Mi domando anch'io che idea di promozione hanno in mente nel FBI, perchè sinceramente da quello che prospetta Booth non è che ci sia il salto di qualità. Ad ogni modo, forse sarà la volta buona che analizzeranno più a fondo questa parte del suo passato.

    Per quanto riguarda la frase che ha fatto notare Teresa; l'ho notata ma credo che sia solo una frase senza conseguenze, in tutta onestà da quello che abbiamo visto fino ad ora; non sembra che B&B aabbiano problemi, o se ci sono sono veramente bravi a nasconderli
     
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  2. sella
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    Eccomi qua. Emily Silver è veramente brava e lo dimostra in questo episodio, dove, nel pieno rispetto del personaggio, contrariamente ad altri autori, come da voi giustamente sottolineato in episodi precedenti, in un crescendo ben orchestrato ci pone di fronte alla probabile, propabilissima crisi di Booth (perché non c’è ancora nulla di certo), al suo essere costretto a dover mettere in discussione la sua vita, a dover fare scelte dolorose, dolorosissime, perché la famosa “promozione” da lui rifuggita, quasi esorcizzata, comporta il dover riprendere il ruolo di cecchino, se non sul campo, certamente a livello di comando, come responsabile della nuova sede in Germania. E noi sappiamo, fin dal Pilot, come Booth si rapporti con enorme difficoltà con questa parte della sua vita, come da un certo punto in poi gli sia diventata intollerabile, di come la scelta di diventare agente dell’FBI sia stata motivata anche dal desiderio di risarcire in qualche maniera al “male” fatto. Attenzione, Booth non ha messo in discussione la legittimità del ricorso ai cecchini nei casi estremi (numerose volte nel corso delle stagioni ha manifestato il suo orgoglio d’essere stato un ranger), solo che per lui, a un certo punto, è stato troppo: troppe esecuzioni, troppi amici morti, troppe torture subite, per cui, non appena ha potuto, ha detto basta e ha cercato un nuovo ordine e l’ha trovato nell’FBI e nel suo diventare “operatore di giustizia”. L’FBI è la prima colonna, il primo fondamento con cui Booth ha ricostruito la sua vita e la sua fedeltà a essa è immensa, totale: l’FBI è la prima casa, è l’approdo sicuro, cui Booth ha donato se stesso (e ormai sappiamo bene che cosa significhi). L’abbiamo potuto constatare in 2x11 e abbiamo visto con quale determinazione abbia reagito alla sola ipotesi della corruzione al suo interno. Inoltre, è grazie all’FBI che ha potuto incontrare Brennan, la donna della sua vita, sua moglie, la madre di Christine, la sua partner. Booth ormai si sente al sicuro, è in una botte di ferro, è sicuro di sé, non per niente alla recente valutazione ha superato le prove in maniera brillantissima, totalizzando il 97% (è stato anche questo risultato ad attirare l’attenzione dei capi su di lui? Se è così, come avrebbe detto la mia mamma: “Chi è causa del suo duol, pianga se stesso”. Bella fre….ra!). Quand’ecco che il vicedirettore gli affida un compito facile, facile: revisionare delle pratiche. Una noia, una scocciatura che lo può allontanare dalle indagini sul campo. Niente di più. Ma ben presto le antennine si mettono in allarme, Sweets inizia a informarlo: si configura una promozione e anche bella grossa. Brennan è contenta e manifesta tutto il suo entusiasmo. Booth no, Booth è infastidito, sulla difensiva, a ogni accenno a una promozione si butta sulla modalità “santa nega” (sempre mamma docet), suscitando perplessità e sconcerto. Finché nella scena finale ci viene spiegato l’arcano: tutta l’iniziativa dell’FBI è concentrata sul versante militare della sua vita pregressa e questo sta a significare che, se è vero, il nuovo incarico, la famosa promozione, comporterà che a solo livello di comando oppure coinvolto direttamente sul campo Booth dovrà tornare a fare il cecchino e tutto il suo essere si ribella alla sola ipotesi. A Brennan, la quale gli testimonia il suo amore infinito nel suo dimostrarsi pienamente disponibile a trasferirsi con lui, finalmente Booth si apre e confida tutta la sua preoccupazione, la sua angoscia: dovrà fare scelte per lui terribili, che lo lacereranno fino alle profondità estreme del suo essere? FBI o la famiglia? Le sue ultime parole sono per la famiglia, ma la sua espressione preoccupata, la dice molto più lunga di fronte al dilemma che gli si prospetta. Booth si conosce e conosce bene il suo senso del dovere, senza retorica, “quando la patria chiama, Booth risponde”. Prima di concludere, una breve annotazione su Brennan: la sua disponibilità è bellissima, di fronte all’atteggiamento negativo del marito, ecco che la Brennan che ha imparato a tenere conto delle emozioni, obietta che “sognare (=sperare) è bello". È la Brennan nuova in tutto il suo fulgore, la quale, però, non rifiuta la dimensione razionale, perché con il trasferimento in Germania, in due anni Christine potrebbe diventare bilingue e una madre fa tutto perché la figlia possa acquistare questa capacità. Più razionale di così! L’episodio si conclude lasciando aperta ogni possibilità, per cui, se manterranno fede alle premesse, ci aspettano sviluppi veramente sfiziosi. Me gusta, me gusta tanto, lo spariglio delle carte.
    Ah, dimenticavo, come al solito, Emily e David sono stati veramente bravi, ma forse David ci ha regalato qualcosina in più. La sua mimica facciale, la capacità di esprimere il dilemma morale, il turbinare delle emozioni nell'ultima scena sono degne di nota, le quali, è ovvio, non avranno mai riconoscimento a livelli di premi. Che volete fare, non fa parte del salotto buono.
     
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16 replies since 1/2/2014, 16:32   648 views
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