8x22 The Party in the Pants
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8x22 The Party in the Pants

15.04.2013 discussione versione originale

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  1. sella
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    Ho trovato la domanda di Cristina particolarmente pertinente e a Marta le chiarisco fin da subito che sono tra coloro cui la “dolce” mammina non è piaciuta affatto, l’ho trovata ipocrita e egoista. Ma prima d’addentrarmi nel tema, ho una precisazione da fare: non affronterò la questione delle incongruenze, che avete trattato voi in maniera veramente esauriente. Mi consento solo di precisare che ancora aspetto che qualcuno mi spieghi come abbia fatto la Taffet a trascinare il corpo esamine di Booth, anzi no, a calarlo dalla finestra del suo appartamento da sola. È vero che David allora era meno “inquartato” di adesso, ma come si suol dire, è sempre stato un bel pezzo d’uomo, grande e grosso. Mah! La Taffet arrivava sulla scena del crimine con carrucole e muletti?
    Lasciamo perdere e vengo alla questione del “ritorno” di mammina, confesso che la gentile signora mi ha suscitato delle forti resistenze e non per la sua decisione di lasciare un marito violento, ma per le modalità di questo abbandono. Mi sono chiesta se il marito fosse violento solo con lei o dedicasse la sua “attenzione” anche i figli. Oppure, ha iniziato a picchiarli dopo che lei se ne era andata. In ogni caso, se il marito non aveva ancora iniziato, non poteva immaginare che avrebbe trovato sfogo su di loro? Li abbandona soli nelle sue mani, perché né lei né Booth fanno riferimento all’intervento di Pops? Non conosco l’ordinamento giuridico statunitense su questo aspetto specifico, ma per me si configura il reato di abbandono di minori. Di fronte a Brennan che parla con estrema franchezza e mette le carte in tavola (santa donna! Viva la faccia, un po’ di sano realismo), ti autoassolvi dichiarando che eri sicurissima della forza di Booth, della sua capacità di resistere?! Una resistenza così grande che quel ragazzino è arrivato sul punto di suicidarsi. Pur riconoscendo che la sua fuga era pienamente legittima, perché non ha portato i figli con sé? Li ha mollati e ora, dopo tanti anni, bellina, bellina, torna e desidera ottenere (forse sarebbe meglio usare il verbo estorcere, anche se è un pochino forte) il perdono, di uno di loro, perché sul secondogenito quasi non profferisce parola, per essere accompagnata all’altare da lui. Continuo a chiedermi, perché? Perché si vuole liberare dal senso di colpa? Dopo ventiquattro anni? Pensa a se stessa, ma a Booth chi ci pensa? Sicuramente, lei no. Per me, nonostante le belle parole trovate nel loro quarto incontro, vera e propria mozione degli affetti, la condotta della signora è puramente e semplicemente egoismo, egoismo prima, durante e dopo. Prima l’ha mollato e ora, perché le fa comodo, perché vuole sentirsi a posto (come mai dopo tanti anni di tranquillo, tranquillissimo menefreghismo, non riesco proprio a spiegarmelo. I misteri della psiche umana! In questo caso degli autori), lo usa. Sono abbastanza realista, da essere consapevole che i nostri comportamenti hanno quasi sempre una serie di motivazioni così complesse, per cui è quasi impossibile che l’interesse non giochi un suo ruolo, ma, ma, come si suol dire, a tutto c’è un limite. Certo, è che Booth, anche quando reagisce, si comporta da gran signore, se fosse capitato a me, lo confesso, avrei avuto una reazione leggermente (!) diversa.
    A questo punto, dovrei affrontare quello che, per me, è il tema più bello dell’episodio, quello del perdono, quello che nasce da esigenze psicologiche (mi viene da definirlo esercizio di magnanimità) e quello che viene dal profondo del cuore e, passando dal riconoscimento, giunge alla riconciliazione. I due sono strettamente interdipendenti fra di loro e arrivare a sentire nel proprio cuore e nella propria coscienza il sentimento del perdono è un cammino lento, a volte, molto doloroso e faticoso. Ma rimando a un prossimo post l’analisi approfondita di un tema così bello e coinvolgente, perché in questi giorni sono travolta da scadenze di lavoro, devo consegnare al più presto un saggio e come al solito sono in ritardo. Solo, vi lascio come piccolo spunto, per chi gradisse soffermarsi un pochino su questi aspetti: Brennan, per aprire il cuore di Booth, con vera sagacia fa riferimento alla sua fede, al suo sentimento religioso e senza esserne consapevole si riferisce alle Beatitudini e al precetto che ne consegue, quel “amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori”, che ogni cristiano in ascolto dovrebbe chiedere come dono al Signore (Mt 5,3-12; 43-44). Meditate gente, meditate.

    P.S: nel rileggere il testo, mi è sorto il dubbio d'essere stata un pochino drastica nel mio giudizio, che ci volete fare sono le reazioni ormai strutturate nei confronti delle iniziative delle mammine, perché non ho tenuto conto che sicuramente la reazione di Booth al loro primo incontro ha giocato un ruolo importante. Ci rifletterò sopra e verificherò se debba rivedere l'impianto generale della mia analisi. Ve lo farò sapere.
     
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36 replies since 29/3/2013, 09:17   1542 views
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