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Un commento breve, perché sono travolta da impegni e scadenze, ma desidero dare un mio piccolo contributo a un episodio che considero bello e importante, il quale segna l’ennesima tappa nella progressiva crescita del rapporto tra Brennan e Booth, di come il loro amore sia sempre più strutturato sul rispetto reciproco, che si alimenta della loro radicata e profonda diversità. Tema “forte” quello dell’episodio, tema scomodo e, da quel poco che so, delle series, inusuale, perché coniuga antropologia e teologia nella prospettiva escatologica del nostro destino, che termina nell’al di qua terreno oppure si proietta nell’al di là, nella dimensione dell’eternità a seconda delle personali convinzioni. Tutto questo per me è molto bello, perché mi è sempre più evidente che il gatto e la volpe, al di là di tutte le cortine fumogene e i depistaggi possibili e immaginabili da loro lanciati, ci stanno offrendo temi e argomenti seri, molto seri e importanti, su cui riflettere e con cui confrontarci. In fondo, a modo loro, stanno sviluppando un discorso filosofico, il che è merito non da poco. Un plauso incondizionato a Kim Clements, autrice dell’episodio, per come ha saputo trattare con delicatezza e leggerezza un argomento così impegnativo: è stata veramente brava. P.S.: Cara Tullia, scusami, permettimi di rivolgermi a te così, desidero esprimerti tutta la mia solidarietà e partecipazione. Un abbraccio forte, forte.
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