7x06 The Crack in the Code
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7x06 The Crack in the Code

15/12/2011 discussione versione originale

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  1. omelette73
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    CITAZIONE (dany1971 @ 17/1/2012, 16:24) 
    Dopo la disquisizione avuta tra Teresa, Sella e Michela mi sono rivista la puntata (scusa banale, ma non troppo) e anche non potendo esprimermi in maniera così profonda la cosa che mi ha particolarmente colpito di Pellant è il suo ego. Un ego così accentuato che si crogiola del fatto che ora che è di nuovo riuscito ad attirare l'attenzione su di sè, nonostante l'autorità che attacca l'avesse diciamo esso a tacere con una cavigliera elettronica, li sfida dicendo, ovviamente non a chiare lettere, lo so che lo sapete che sono stato io ma il vostro sistema di controllo non vi permette di ottenere le prove necessarie per incastrarmi definitivamente, un sistema che più è rigoroso più è passibile di errore solo che vi ci vuole un genio come me per risolvere l'enigma. Infatti ha alzato la posta. non è più soddisfatto di sfidare solo l'autorità (vedi FBI ora ed in passato i siti governativi) ma ha tirato nel suo gioco anche le menti più brillanti del Jeffersonian perchè deve dimostrare la sua superiorità e genialità. Io ci vedo un bel delirio di onnipotenza, fermo restando che le motivazione addotte da Sella, Michela e Teresa sono ovviamente validissime.
    Non so se mi sono spiegata bene, dopo questo mio delirio torno al lavoro.

    Concordo assolutamente.
    Dietro molti "famigerati" criminali si nascondono uomini con un ego o super io, particolarmente sviluppato e il tono di sfida di Pellant ne è la prova :)
     
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  2. Chris.Tag
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    Guardando e riguardando l'episodio, ho sentito l'esigenza di aggiungere alcuni pensieri.
    Altra differenza che ho trovato fra un "semplice" omicida e un serial killer in Bones (oltre a quelle spiegate già da Teresa) è anche la giustificazione che si da all'atto stesso di uccidere. Ci hanno sempre mostrato notevole umanità, sia nel raccontarci delle vittime ma altrettanto attenti a mostrare le loro motivazioni personali. Un omicida resta sempre un omicida, ma a volte gli autori erano anche in grado di mostrarci la loro umanità e i loro stessi limiti, quale era stata la molla che li aveva spinti a compiere un atto del genere. Con i serial killer ovviamente tutto questo presupposto si ribalta, venenndo a mancare questa "umanità" di base per l'omicidio.
    Elemento comune di tutti questi serial killer che ci sono stati presentati fino a questo momento è la sfida con l'altro. Epps ha sfidato prima Booth poi Brennan, Gormogon ha minato il gruppo dall'interno sfidando (e vincendo) Zack, il Gravedigger ha sfidato prima la Brennan e Jack, poi Booth, infine sfidando tutto il gruppo durante il processo. Broadsky ha ingaggiato una sfida personale con Booth.
    Quello che mi intriga personalmente di Pellant è la sfida a tutti i componenti della squadra ma in primis la società stessa. Dopo aver sfidato (e violato) il Senato e il dipartimento della Difesa solo per dimostrare quanto in realtà fossero fallaci (beh, però, caro mio, non tutti hanno i mezzi e le capacità per farlo!) si autoproclama patriota, paragonabile all'inserviente del museo che difende i manufatti dagli scarafaggi. Ezra e Ingrid, le due vittime di questo episodio, diventano scarafaggi da eliminare solo per mostrare quanto sia bravo. Così come i soldati che sarebbero potuti morire, semplice scarafaggi sacrificabili per mostrare la falla nel sistema.
    Così come l'inserviente pulisce per non mostrare il marciume, Pellant agisce in questo modo per farlo emergere, per poter pulire.
    Per questo motivo trovo che il saluto finale a Jack Hodgins non sia una vera e propria minaccia, questi due, con fini diversi, ne avrebbero di cui spettegolare! Il worm nelle ossa? Una sfida per Angela che, da brava artista forense ma anche esperta di computer, riprende tutte le misurazioni necessarie del caso analizzando le fotografie. Il corpo cremato di Ezra? Una sfida per Cam, come può fare l'autopsia? Caroline ha detto che persino Dio avrebbe avuto bisogno di un atlante e un doppio bicchiere di bourbon per riuscire a stare dietro agli spostamenti del corpo del giornalista. E Sweets? Pellant lo ha detto, nel tempo libero si è letto le trascrizioni delle sue deposizioni in aula, sa quello che il nostro profiler pensa di lui. Con Brennan è una sfida legata all'intelligenza (sì, Bones, l'abbiamo capito, sei tu la più intelligente! :lol: ) con Booth è una sfida legata alla scala dei valori etici, perchè per lui il sistema non è marcio, non può esserlo dato che lui ha servito il suo paese e ha fatto il suo dovere.
    Per questo motivo ho adorato la risposta finale di Booth a Pellant, quando afferma di essere "a symple guy". Perchè più il sistema di Pellant diventa complesso, più è facile che si creino delle falle.

    Bene, Pellant, BradipoCris è qui che ti aspetta ... quando torni? :doh:
     
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  3. sella
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    II Puntata.
    Chiedo scusa per il ritardo, ma i giorni appena trascorsi non sono stati lieti, sono stata molto preoccupata per la salute di una mia carissima amica e non ero in animo d’interessarmi alle “frivolezze”.
    Veniamo al dunque. La mia analisi, com’è facilmente intuibile, è focalizzata sulla scena finale. Nello sviluppo armonioso di questa settima stagione, nel delinearsi progressivo di un rapporto sempre più consolidato, fin da subito siamo stati messi di fronte al problema “casa”. Le condizioni le conosciamo: deve essere un luogo diverso da quelli finora frequentati, deve avere le caratteristiche necessarie affinché tutti i membri della famiglia possano viverci al meglio, facendo sì che da una pura e semplice “house” divenga mano a mano con il passare degli anni una “home”, secondo la battuta finale di Booth, perché è questo l’aspetto essenziale: l’edificio, gli spazi disponibili, il giardino devono divenire il luogo degli affetti, del calore, in una parola, della famiglia e per la famiglia. Casa nuova, perché la loro vita è nuova. Arrivati al sesto episodio, ecco che il problema di trovarla diventa pressante, il tempo stringe, ne parlano in continuazione, si può dire che Brennan trascorra il suo tempo o al tavolo del laboratorio o con in mano i giornali con gli avvisi economici. Ma niente, finché Booth non coglie al balzo l’input di Sweet e verifica le offerte di aste degli stabili confiscati da parte dell’FBI e finalmente trova quello che gli sembra veramente rispondere a tutte le loro esigente. Trova casa! Com’è nel suo stile, si fa prendere dall’entusiasmo. Ma, com’è ovvio, Brennan deve essere non solo d’accordo, ma anche convinta della scelta, ossia, deve condividere l’entusiasmo. Così la porta a visitarla e noi proviamo un puro e semplice moto di sconcerto. Un Booth agitato e nervoso introduce Brennan in che cosa? Un rudere, una stamberga, un residuato di qualche uragano? Quello che ci si presenta sono i miseri resti di una tipica casa statunitense in legno, che definire fatiscente si è anche troppo gentili. Eppure Booth è entusiasta, ne loda le proporzioni armoniose, ne illustra le potenzialità e tutto orgoglioso procede stanza per stanza, aspettando un segnale, un fremito, una qualche reazione. Niente, ha di fronte una Brennan che si guarda intorno stupita e silenziosa. Ed ecco Booth iniziare la retromarcia, la sua agitazione mano a mano cresce, innesca il meccanismo della giustificazione: ho sbagliato, scusami, ho dato solo la caparra, la chiederò indietro, è vero mi sono lasciato prendere. Ma, mentre le scuse boothiane diventano un flusso ininterrotto, ecco Brennan emettere il suo giudizio: “È perfetta!”, è pienamente d’accordo. Eccoli lì, l’una di fronte all’altro, lei, di una bellezza folgorante, illuminata da una luce interiore, che gli comunica la sua piena approvazione, perché vede “lo scheletro” della casa, lui, fulmineamente passato alla versione Baloo (l’orso de Il Libro della giungla), un peluchone da strizzare e coccolare, che si rituffa nel suo entusiasmo, ancora più estasiato dall’approvazione ottenuta. Ancora una volta, per l’ennesima volta, assistiamo alla magia di questi due che vivono un momento di perfetta sintonia, con una infinita ricchezza di sfumature e significati. Questa volta l’iniziativa è stata di Booth, è stato lui che ha avuto l’idea, è stato lui che è andato a vedere e si entusiasmato. Perché non si è lasciato scoraggiare? Perché ha guardato oltre, non si è fermato, non si è fatto condizionare dallo stato miserrimo della casa, ma è riuscito a vederne le possibilità e l’ha riconosciuta come pienamente rispondente alle loro esigenze, nel guardare tutta quella devastazione ha visto e nel vedere ha chiamato Brennan. Il momento fondamentale di tutta la scena è il chiamare (il termine tecnico, molto bello è “vocare”), perché l’entusiasmo di un sogno, la fiducia, l’energia, la vitalità sono tutte emozioni che devono essere vissute insieme. Perché da un guardare in superficie la realtà, l’esistente bello o brutto che sia, devo passare a vedere con intenzione, in profondità ciò che quanto ho di fronte può diventare (esiste addirittura la teologia dello sguardo, per esempio, è fondamentale nel Vangelo di Giovanni all’inizio della missione di Gesù, quando Maria alle nozze di Cana chiama il Figlio a guardare la realtà degli uomini: “non hanno più vino”, ossia, la vita non decolla. Gv. 2,3). Alzare lo sguardo. Vogliono costruire, non distruggere. Quel rudere diventa la metafora del loro stile di vita. Prima di tutto loro stessi, come individui, come coppia e come famiglia che si sta formando, poi come persone responsabili nei confronti degli altri (amici e non) e della società. E’ un aprirsi alla speranza e al futuro, insieme. Il rudere diventa così simbolo e, al tempo stesso, metafora del loro approccio alla vita. È vero, hanno dalla loro la scienza, l’ordine sociale con le sue leggi, l’FBI, ma tutto questo sarebbe lettera morta se non ci mettessero il loro esprit, la loro forza, il loro coraggio, la loro determinazione. Sono immersi nella morte tutti i giorni, ma con tutte le loro energie la combattono, e l’identità della/e povera/e vittime e il/i colpevole/i assicurati alla giustizia è il loro modo di sconfiggerla, la lotta per la verità e la giustizia si rinnova tutti i giorni e tutti i giorni, anche se a volte stanchi e scoraggiati, l’affrontano. Sono consapevoli che il risultato non sarà un mondo perfetto, di verità e giustizia pienamente dispiegate, perché sanno che la realtà, in quanto umana, non sarà mai giusta e perfetta, perché, prima di tutto, giusti e perfetti non solo loro due. Ma questo non li rende rinunciatari, non si lasciano andare al vittimismo querulo e infantile: hinc et nunc, che cosa posso fare per rendere un pochino migliore il mondo in cui vivo?
    Il loro approccio alla vita, lo stile con cui l’affrontano è sideralmente antitetica a quella di Pelant, il quale, chiusosi nel suo mondo autoreferenziale al punto d’essere dominato da un delirio d’onnipotenza giunto al livello stratosferico di sentirsi padrone della vita e della morte, vuole solo distruggere. Nella sua solitudine disperata e disperante Pelant, per avere la certezza d’essere perfetto, superiore a tutti, lo deve dimostrare a se stesso continuamente, è l’oltre-uomo prigioniero dei suoi meccanismi e non potendo creare la vita, crea la morte. Il perseguire la giustizia, la sua giustizia, diventa l’unica strada percorribile, l’obiettivo attraverso cui realizzare se stesso. Il problema è che la sua non è giustizia, mai, in nessun caso, è solo la modalità con cui alimenta il proprio smisurato ego. Non per niente, per Aristotele, la giustizia è la virtù per eccellenza, perché è “virtù ad alterum” (Etica Nicomachea, Libro V) e Pelant ormai non sa neanche che cosa significhi avere un rapporto paritario con qualcun altro. A livello di intelligenza e di genialità Pelant è alter ego di Brennan, ma lei ha qualcosa che lui non ha: ha Booth. Da quando si sono conosciuti tra loro due è stato un dialogo ininterrotto. Se ne sono dette e se ne sono fatte di tutti i colori, ma non hanno mai smesso di comunicare fra di loro, a volte con dolore e fatica estrema, a volte senza verbalizzare, ma il legame in un modo o nell’altro non si è mai spezzato. Questa è la loro forza e ora sono ben intenzionati a sfruttarla. Per costruire il loro futuro e per sconfiggere Pelant, il quale, poverino, non sa di che cosa siano capaci una “secchiona” e un “semplice ragazzone”.

    P.S.: alla visita alla stamberga può essere riconosciuto un significato molto più ampio, un collegamento con la realtà che stiamo vivendo, al “grande crollo” di un ordine mondiale e globale [L. Bazzicalupo e A. Tucci, (a cura di), Il Grande Crollo. È possibile un governo della crisi economica?, Milano, Mimesis, 2010]. A questo punto, ciascuno/a di noi si deve chiedere: che cosa posso fare? Costruisco o distruggo? Siete giovani, non dimenticatelo mai e non fatevi ingannare da tutti i Pelant possibili ed immaginabili: il futuro è nelle vostre mani. Prima ho fatto riferimento a Aristotele, adesso può essere utile ricordare Platone e la sua “seconda grande navigazione”, quella che gli uomini coraggiosi al punto d’uscire dalla caverna affrontano per costruire un mondo migliore (Repubblica, 514a-517a). Meditate gente, meditate.


    Sorry, nonostante la rilettura che faccio sempre, mi è sfuggita la ripetizione della frase sul loro stile di vita e poi all'inizio dell'ultimo cpv., ovviamente, è "antitetico" e non "antitetica.
     
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  4. •BoNeS
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    10 ho amato questo episodio sia dal punto di vista della storyline che dal punto di vista del Caso. <3
    Ho trovato strana una cosa,quando sono andati dal ragazzo con il dispositivo di controllo dopo un pò hanno concluso che era impossibile che fosse lui ma non hanno ipotizzato che avesse un complice!!
    se ho capito male io correggetemi ma ho capito così da quello che dicevano
     
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    la personificazione di BONES

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    Merita un 10.
    La puntata mi è piaciuta da matti, col fiato sospeso come non accadeva da tempo, interessante, intrigante e davvero, davvero sarà un bel cattivone! *_*
    E il fatto che l'attore abbia la faccia da schiaffi è un valore aggiunto. XD

    In cornice, c'è finalmente la scelta della casa.
    House-Home. Mi è piaciuto lo scambio finale. *_*

    Ben fatto! *_*
     
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  6. MartyTheCrazy
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    Lato caso:
    Quel ragazzo è pericolo. Li conosce. Sa chi sono... li sfida... e questo è grave. Già in passato hanno avuto dei serial killer che li hanno presi di mira, ma questo è molto meglio attrezzato da un punto di vista "intellettivo", se così vogliamo semplificare. Non dubiterò mai che Bones sia molto più intelligente di lui, ma quello strafottente ragazzino non è uno scimunito che passa di lì per caso.
    Onestamente temo per Baby Booth (potrei mettere il nome, ma qui non siamo in spoiler section tutto sommato).
    Pelant è così convito di essere IL GIUSTO e NEL giusto, che penso possa essere in grado di fare qualunque tipo di cosa per distruggere il nostro duo. Ovviamente non ci può riuscire, sennò non avrebbe senso parlare di 8va stagione.... (e qualche accenno c'è stato), ma il fatto stesso che ci possa provare mi infastidisce non poco. Soprattutto perché mentre Temperance sa di essere brava, ma lo sa con una naturalezza tutta sua, Pelant è invece impositivo nel suo dimostrare con postura del corpo, sguardo e sorrisetto tronfio, che lui è il meglio.
    Due modi molto diversi di dimostrare la propria straordinarietà.
    Credo che anche questo voler dimostrare come un fattore distintivo possa essere così diametralmente opposto nel manifestarsi. La contrapposizione vera sarà Bones Pelant sul piano meramente cerebrale... ma son abbastanza certa che, come dice Booth, sono i ragazzi come lui che vincono contro quelli come Pelant.
    Credo alla fine capiremo ancora per l'ennesima volta, che niente e nessuno può come Bones e Booth in coppia, sono due persone due modi di essere che si completano in modo istintivo e ... perdonate il gioco di parole... completo.

    Lato extra casa:
    Solo una donna straordinaria come Temperance Bones Brenna può arrivare a dire che quella casa è perfetta. La cosa bella è che mentre lei lo dice... io mi son trovata a dire... "cavolo sì a ragione... è perfetta.!". E do pienamente ragione a Booth, quella non è house... è home. In tutto è per tutto Home, lo si capisce dallo sguardo di Bones. Complimenti vivissimi perché sono dannatamente bravi. Personalmente da poco sto riprendendo la serie in mano in inglese, perché a casa son l'unica che lo mastica adeguatamente.
    E lo sto facendo grazie ai DVD... sennò... questa serie però ho voluto godermela in lingua originale ed ho scoperto un'abilità recitativa anche verbale dei nostri due che potevo supporre, ma non pensavo così accentuata.
    E quello scambio di battute finali è per me l'esempio migliore in questa settima serie. Al momento vorrei tanto aver visto l'episodio 6x16 (in italiano Blackout nella tempesta) perché il colloquio finale a casa di Booth deve essere un altro momento così.

    Sunto.
    Adorato tutto l'episodio, dal primo istante all'ultimo... complimenti non c'è molto altro da dire.
     
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50 replies since 20/9/2011, 19:04   3156 views
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