7x06 The Crack in the Code
  • Poll choices
    Statistics
    Votes
  • 10
    78.95%
    15
  • 9
    15.79%
    3
  • 7
    5.26%
    1
  • 8
    0.00%
    0
  • 6
    0.00%
    0
  • 5
    0.00%
    0
  • 4
    0.00%
    0
  • 3
    0.00%
    0
  • 2
    0.00%
    0
  • 1
    0.00%
    0
Guests cannot vote (Voters: 19)

7x06 The Crack in the Code

15/12/2011 discussione versione originale

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. lotus in dream1927
        Like  
     
    .

    User deleted


    Moglie faiga, ti lovvo!
     
    .
  2. sella
        Like  
     
    .

    User deleted


    I Puntata.
    Uno degli episodi più belli di sempre, in cui tutto è perfettamente registrato, misurato e calibrato a livello di scrittura e che si è potuto avvalere di un gruppo di attori in stato di grazia, dai protagonisti ai comprimari. Andrew Leeds, il nuovo supercattivissimo, con la sua facciotta da bravo bambino e gli occhi da “Bambi” è stato perfetto, ha giocato benissimo il suo ruolo di angelo/demone e quello che ci ha rivelato della sua psicologia e delle sue motivazioni ci fa ben sperare per gli sviluppi ulteriori.
    Come prima e più di prima siamo allo scontro tra la vita e la morte, con il serial-killer che ancora una volta, per l’ennesima volta, si fa assertore della morte nella lotta incessante nel suo voler dominare e distruggere la vita, ma con un salto di qualità (per una volta tanto il gatto e la volpe hanno detto la verità) rispetto ai precedenti. Se Epps, Taffet e Broadsky avevano una dimensione di carnalità, una motivazione spiegabile con parole umane (l’odio per le donne di Epps, la sete di guadagno di Taffet, il farsi alfiere della giustizia per Broadsky), in 7x06 viene fatta tabula rasa di tutto ciò. La sfida che Pelant lancia contro i nostri, per cui due esseri umani sono barbaramente uccisi, è un gioco, un puzzle di cui è inventore e giocatore al tempo stesso, è il divertimento di una superintelligenza pervertita, la quale si è proposta l’obiettivo di dimostrare possibile l’impossibile. È il caro e vecchio gioco del gatto con il topo, il tutto portato su un piano rarefatto, asetticamente deprivato (almeno per adesso) di ogni motivazione umana. In effetti, Pelant, apparentemente privato di tutti i suoi giocattolini, costretto da un misero strumentino (la cavigliera elettronica) a starsene chiuso in casa, si annoia e, pertanto, si inventa un giochetto, una sfida contro i più bravi, gli alfieri della vita, coloro che combattono il male e ci riescono molto bene. Perché questa sfida? Tanto per il passare il tempo? Che disprezzi Booth è facilmente comprensibile, è agente dell’FBI, quindi, quale occasione migliore per potersi togliere qualche soddisfazione. Ma Booth da solo non avrebbe mai attirato la sua attenzione, la molla che fa scattare il suo interesse è la sua collaborazione con il Jeffersonian, con gli scienziati, con gli intelligentoni. Sono loro a dover essere sfidati, colpiti e annientati in un crescendo, di cui abbiamo visto solo le anticipazioni. Ci dovranno andare di mezzo degli esseri umani? Ma che volete che sia, per dare soddisfazione al mio ego, dato che mi sono autoproclamato “dominus” assoluto (non per niente sono il più intelligente di tutti e è un tocco raffinato che Brennan colga immediatamente il nocciolo della questione, per cui nel corso dell’episodio affermi varie volte che la più intelligente è lei), nessuno ha dignità d’essere umano, tutti sono pupazzi nelle mie mani, decido io chi vive e chi muore.
    Nella scena bellissima del secondo interrogatorio, quella da cui emerge in maniera chiarissima la colpevolezza di Pelant e l’insussistenza di una qualsiasi prova legale, nel duello verbale a tre Pelant rivela in pieno il suo disprezzo e la sua sicumera, la protervia all’ennesima potenza e la sicurezza dell’invicibilità. Sweets riconosce il dato di fatto, ma sia l’uno che l’altro non hanno considerato Booth, il quale ovviamente non è affatto d’accordo. All’argomento di Pelant sulla “falla del sistema” (è questo un accenno alla mentalità sistemica di notevole interesse, che andrebbe attentamente considerato), Booth si fa avanti e dichiara: “Io ti prenderò, non mi sfuggirai. Ti puoi arroccare in tutte le tue sicurezze e in tutti i tuoi sensi di superiorità, ma io sono ‘a simple guy’ e i ragazzi semplici, gli uomini onesti e retti, vincono sempre nei vostri confronti e voi sarete sconfitti. La giustizia trionferà”. È stato un flash, ma a me ha ricordato lo John Wayne di Ombre rosse o lo James Stewart di Mr Smith va a Washington di Frank Capra. Tanto per continuare con il riferimento con la Hollywood degli anni d’oro.

    Il seguito alla prossima puntata.

    P.S.: Vi ringrazio tutte per i vostri bellissimi e appassionati commenti, che come sempre mi hanno aiutato a trovare la rotta. La prossima volta, è facile da intuire, mi dedicherò alla scena finale, tralasciando molti aspetti e momenti già da voi esaurientemente affrontati.
     
    .
  3. clare
        Like  
     
    .

    User deleted


    Bellissimo questo episodio!e belli anche i commenti condivido tutto ciò che avete scritto: questo è davvero un super cattivo, in particolare mi preoccupano i cerchi intorno a nomi di B&B e anche il saluto per Jack...
    Non si può non citare la scena finale bellissima...non ho altre parole per descriverla...
    Ma ora la domanda fondamentale: come facciamo a resistere fino a questa primavera?
     
    .
  4. Ales2004
        Like  
     
    .

    User deleted


    QUOTE (sella @ 15/1/2012, 17:41) 
    La sfida che Pelant lancia contro i nostri, per cui due esseri umani sono barbaramente uccisi, è un gioco, un puzzle di cui è inventore e giocatore al tempo stesso, è il divertimento di una superintelligenza pervertita, la quale si è proposta l’obiettivo di dimostrare possibile l’impossibile. È il caro e vecchio gioco del gatto con il topo, il tutto portato su un piano rarefatto, asetticamente deprivato (almeno per adesso) di ogni motivazione umana.

    In effetti, Pelant, apparentemente privato di tutti i suoi giocattolini, costretto da un misero strumentino (la cavigliera elettronica) a starsene chiuso in casa, si annoia e, pertanto, si inventa un giochetto, una sfida contro i più bravi, gli alfieri della vita, coloro che combattono il male e ci riescono molto bene. Perché questa sfida? Tanto per il passare il tempo? Che disprezzi Booth è facilmente comprensibile, è agente dell’FBI, quindi, quale occasione migliore per potersi togliere qualche soddisfazione. Ma Booth da solo non avrebbe mai attirato la sua attenzione, la molla che fa scattare il suo interesse è la sua collaborazione con il Jeffersonian, con gli scienziati, con gli intelligentoni. Sono loro a dover essere sfidati, colpiti e annientati in un crescendo, di cui abbiamo visto solo le anticipazioni. Ci dovranno andare di mezzo degli esseri umani? Ma che volete che sia, per dare soddisfazione al mio ego, dato che mi sono autoproclamato “dominus” assoluto (non per niente sono il più intelligente di tutti e è un tocco raffinato che Brennan colga immediatamente il nocciolo della questione, per cui nel corso dell’episodio affermi varie volte che la più intelligente è lei), nessuno ha dignità d’essere umano, tutti sono pupazzi nelle mie mani, decido io chi vive e chi muore.

    Dovrei rivedere l' episodio Sella, ma da come l'ho visto io le motivazioni di Pellant mi sono sembrate leggermente diverse.
    Lui si era infiltrato nel sistema operativo della Difesa rendendolo aperto e vulnerabile ad attacchi. Durante il primo interrogatorio Pellant dice che lo aveva fatto proprio per dimostrare che il sistema fosse fallace e non sicuro (della serie, sono un patriota per averlo fatto). "Soldati sarebbero potuti morire" gli risponde furibondo Booth. "Appunto" e' la risposta.
    Pellant ha quindi incominciato il suo "hacktivism" forse per gioco, forse perche' voleva dimostrare al mondo quanto fosse intelligente, o attirare l' attenzione su se', o forse davvero per dimostrare a quelli della Difesa quanto fossero poco intelligenti, e sono tutte motivazioni distintamente umane. Quindi non mi sembra che il tutto sia su un piano asettico e deprivato di motivazione umana. Al contrario. E' la lotta del singolo contro un sistema che percepisce inferiore. Il genio che si sente incompreso. Umanissimo.
    Condannato per tale reato, si ritrova si' a casa e con il divieto di uso di PC e connessione internet. Ma questo non lo ferma, anzi lo spinge ad alzare ancora di piu' il tiro e quindi non solo uccide per dimostrare al sistema quanto poco sicuro, fintamente solido e ridicolo sia, e quanto inefficaci siano le sue strategie di difesa (i divieti, la cavigliera elettronica, la legge) ma anche che lui e' superiore a tutto cio' (e a quanto pare lo e' davvero dato che riesce ad aggirare tutto) e che queste stesse strategie sono poi la vera fragilita' del sistema (piu' e' complesso e piu' diventa vulnerabile, dice a ragione) e proprio grazie alla complessita' del sistema lui ha un alibi di ferro.
    Non ci ho visto l' intenzione di dimostrare che nessuno ha dignita' di essere umano e che decide lui chi vive e chi muore. E' una guerra (anche questa cosa tipicamente umana) contro il sistema. Le vittime sono scelte accuratamente per raggiungere uno scopo, sono il danno collaterale che ogni guerra porta con se'.
    A me e' proprio questo che e' piaciuto di questo cattivo, non gioca per divertirsi, non ammazza per piacere (alla Epps). Si sente investito di una missione. Il cadavere e' stato nascosto in un posto che avrebbe condotto a scoprire prove contro l' FBI, il suo malaffare e agenti corrotti. A modo suo lotta contro l' abuso dei poteri forti.

    Insomma, io ci ho visto una motivazione molto piu' seria che non il piacere di giocare al gatto e al topo. Quella era piu' la caratteristica di Epps. Qui c' e' un ballo un discorso molto piu' grande e anche complesso (se vuoi anche chi non si ferma ad un semaforo rosso perche' tanto ha guardato e non c' e' nessuno sta praticando la stessa arroganza di sentirsi superiore a norme, leggi e ne pratica il disprezzo, rischiando la vita altrui) che investe in pieno le fondamenta della nostra societa'. Booth e Brennan e tutti gli squints qui si stanno ingaggiando in una guerra seria con un uomo e la sua missione contro il sistema. Sistema che in effetti ha i suoi buchi (la corruzione dell' FBI), le sue false illusioni di sicurezza (il sistema della Difesa che non e;' sicuro per niente).
    Almeno, io ho capito questo dell' episodio :)
    Exciting :clap:

    Edited by Ales2004 - 15/1/2012, 20:22
     
    .
  5. monia1972
        Like  
     
    .

    User deleted


    E' stato un'episodio molto bello interessante...
    Si prospetta una bella sfida al super cattivo di turno...
    Molto bella la scena finale...
     
    .
  6. sella
        Like  
     
    .

    User deleted


    Cara Michela, grazie per il tuo commento, che ho letto con vero piacere. Come puoi ben immaginare non sono d'accordo e più avanti, dopo aver rilettutto, cercherò di motivare le ragioni del mio dissenso, ma sono veramente contenta che tu mi abbia scritto. Lo confesso, mi mancava un po' lo scambio di opinioni.
     
    .
  7. omelette73
        Like  
     
    .

    User deleted


    Devo ammettere che lo scambio tra Serenella e Michela mi ha altamente incuriosita ed, unito al fatto che tutte noi ci siamo coralmente dimostrate "entusiaste" all'idea di questo nuovo cattivo, mi ha scatenato una serie di riflessioni... lo so, probabilmente ho guardato troppe volte Criminal Minds!

    Però dovete ammettere che è interessante assistere al fascino che la crudeltà umana riesce a scatenare.
    Mi sono chiesta quale fosse la differenza tra il crimine che viene investigato e risolto in ogni "normale" puntata di Bones e l'introduzione di un serial killer e ho pensato che la differenza sta nelle vittime.
    Un "normale" caso investigato in Bones, vede protagonista un criminale che compie l'efferato atto nei confronti di una singola persona, spinto da un movente: denaro, passione o qualunque esso sia ed è proprio questo movente che crea la connessione tra la vittima ed il carnefice.
    La vittima in un certo senso conta, assolve il suo compito. L'assassino in questione compie il crimine spinto da qualcosa che la vittima ha fatto o che l'assassino pensi gli/le abbia fatto.

    Nel caso di un serial killer le cose cambiano.
    Oltre all'evidente fatto che i soggetti in questione non si limitano ad uccidere una sola persona, la vittima in se stessa cambia ruolo e diventa il mezzo con cui far arrivare il messaggio, il serial killer non ha "conti in sospeso" con la sua vittima, la sua follia non è rivolta contro il singolo individuo, quindi è come se il suo atto venisse spersonalizzato, in questo caso comprendo Serenella quando parla di Pellant come di qualcuno e cito, "asetticamente deprivato (almeno per adesso) di ogni motivazione umana."
    Non penso che lei si riferisse all'assenza di motivazione, ma al fatto che nel caso di un serial killer, si spezza quel legame che sussiste fra vittima e carnefice, costituito dal movente, rendendo di fatto il cattivo della situazione di una freddezza umana raccapricciante, perché uccide, priva più uomini della vita, con l'unico scopo di lanciare il suo folle messaggio. Esattamente come per Pellant non contava la povera turista o come non contavano le vittime per il Gravedigger o Gormagon, se non per il fatto che rispondevano alle loro necessità criminali.

    Ovviamente ci sono anche persone che commettono un singolo crimine con estrema freddezza, eppure il fatto che questo crimine, anche se asetticamente programmato, sia praticamente sempre spinto da una particolare motivazione, lo rende - in un certo senso - meno agghiacciante di ciò che invece compie un serial killer.
    Va beh... spero di non essermi capita da sola! :P
    Ora penso che tornerò nella mia grotta a tacere, ora però voi non cominciate a pensare che io sia pazza, mi raccomando!
     
    .
  8. sella
        Like  
     
    .

    User deleted


    Eccomi qua a cercare di rispondere alle interessanti sollecitazioni inviatemi da Michela, ma prima devo ringraziare Teresa per il suo altrettanto interessante commento, perché opportunamente ha contribuito a chiarire aspetti che non mi ero preoccupata di affrontare.
    Ho cercato di metabolizzare, mi sono data il tempo per rifletterci sopra e la mia conclusione è che, se per la prima parte della tua analisi posso essere d’accordo con te, in quanto, lo riconosco, ho trascurato del tutto di prendere in esame l’eventuale processo evolutivo e motivazionale che ha portato Pelant a commettere quello che ha commesso, mi permetto ancora di dissentire dalle tue conclusioni, pur, come già scritto, rispettandole in toto. Alla fine del processo evolutivo, il famoso salto di qualità che ci viene sempre ricordato in Criminal Minds (Teresa, cara, anch’io sono una sua fedele spettatrice, anche se, a volte, con gli occhi semichiusi per la violenza delle immagini), Pelant è un serial killer che gioca con la vita degli altri, fino al punto di ucciderli o di progettare di farlo, come ben possiamo intuire dai fotogrammi finali, perché il suo è un potere assoluto, un potere di vita e di morte e, pertanto, nessuno si deve azzardare a frapporgli ostacoli.
    Precisato ciò, ho cercato di colmare la lacuna.
    Perché e come tutto è iniziato. Gli spunti sono veramente scarni: ad un certo momento Pelant ha rivolto i suoi attacchi ad alcuni dei siti istituzionali del suo paese. Da Sweets vengono citati in ordine cronologico il Senato degli USA e il Dipartimento della Difesa, per cui, grazie all’opera d’investigazione dell’FBI, è stato individuato, mandato sotto processo e condannato a quella che per lui è una vera e propria morte civile: il non poter svolgere la sua attività di hacker. Da qui, l’astio, il rancore, l’odio nei confronti delle autorità costituite, le quali hanno osato trattarlo come una “pezza da piedi” qualsiasi, sentimenti che crescono in maniera esponenziale, autoalimentandosi di tutte le sue frustrazioni, in un processo che porta il suo ego smisuratamente narcisistico al vero e proprio delirio d’onnipotenza. Come si permette il potere costituito, per definizione corrotto e corruttore, a invadere così la mia vita e devastarla in questa maniera? No, non è possibile, devo reagire e colpire il mio nemico, ma non posso colpire così, nel mucchio, devo identificare i suoi centri d’eccellenza, qualcuno a un livello tale, con cui mi possa scontrare e, al tempo stesso, divertire, perché la “guerra” che ho iniziato la posso configurare come un vero e proprio gioco di ruolo, in cui tutti sono pedine ai miei comandi. Dovrò sacrificare qualcuna di esse, ma che volete che sia, sono pedine, non esseri umani e poi la guerra comporta inevitabilmente vittime collaterali. Che volete che sia, se con il mio attacco al Dipartimento della Difesa, nello spazio del blackout qualche soldato avrebbe potuto rimetterci la vita. Che volete che sia, se per provocare ben bene i miei avversari, devo scegliere qualcuno e sacrificarlo. Non sono io il cattivo, sono sempre gli altri. Il gioco così inizia …
    A questo punto mi domando: quale guerra viene iniziata? Chi e cosa legittima Pelant a imbarcarsi in una simile impresa? Combatto i reati, commettendo, a mia volta, reati? Oppure, dato che sono io ad agire, e poiché alla fin fine sono legge a me stesso e svincolato da ogni dovere, se non quello di raggiungere il risultato prefissomi, il caro e vecchio “il fine giustifica i mezzi”, essendo in effetti un (il) paladino del bene, il cavaliere senza macchia e paura, oltre-uomo di nietzschiana memoria, che si preoccupa del bene e della felicità delle povere pecorelle, o ancora, meglio, prendendo lo spunto dall’interrogatorio iniziale dell’inserviente, di coloro che non sono altro che “bacarozzi” (= scarafaggi. Definizione romanesca), il mio agire è “al di là del bene e del male”? Come Booth, mi permetto di dissentire.
    Una cosa riconosco a Pelant degna di nota: l’accenno alla crisi sistemica, per cui la iperregolamentazione rende nel mondo contemporaneo i sistemi e i sottosistemi sempre più complessi e, pertanto, più fragili. Quando ho sentito pronunciare all’attore quella battuta, le mie antennine si sono drizzate e lo confesso mi sono sentita intellettualmente molto vicina agli autori di Bones per averla inserita. Essa apre scenari per me affascinanti e su cui ho studiato, scritto e insegnato per molti anni, ma non è questa la sede opportuna per trattarla, anche perché è talmente importante e coinvolgente da non poter essere ridotta in briciole, va rispettata in tutta la sua problematicità e complessità. Ma anche perché, ve lo confido sottovoce, non mi voglio rovinare il mio commentino sulla scena finale, la famigerata seconda puntata.
     
    .
  9. Ales2004
        Like  
     
    .

    User deleted


    QUOTE (omelette73 @ 16/1/2012, 12:11) 
    Nel caso di un serial killer le cose cambiano.
    Oltre all'evidente fatto che i soggetti in questione non si limitano ad uccidere una sola persona, la vittima in se stessa cambia ruolo e diventa il mezzo con cui far arrivare il messaggio, il serial killer non ha "conti in sospeso" con la sua vittima, la sua follia non è rivolta contro il singolo individuo, quindi è come se il suo atto venisse spersonalizzato, in questo caso comprendo Serenella quando parla di Pellant come di qualcuno e cito, "asetticamente deprivato (almeno per adesso) di ogni motivazione umana."
    Non penso che lei si riferisse all'assenza di motivazione, ma al fatto che nel caso di un serial killer, si spezza quel legame che sussiste fra vittima e carnefice, costituito dal movente, rendendo di fatto il cattivo della situazione di una freddezza umana raccapricciante, perché uccide, priva più uomini della vita, con l'unico scopo di lanciare il suo folle messaggio. Esattamente come per Pellant non contava la povera turista o come non contavano le vittime per il Gravedigger o Gormagon, se non per il fatto che rispondevano alle loro necessità criminali.

    Quello che proprio non avevo capito era proprio la frase: deprivato di ogni motivazione umana. Perche' per me motivazione umana e' anche quella del serial killer. Se vuoi possiamo dire che il serial killer, come il soldato daltronde, spersonalizza le vittime, e quindi anche la sua motivazione non e' correlata ad una relazione personale con la vittima (emotiva o economica). Se vogliamo a modo suo Booth faceva lo stesso con quelli che uccideva come cecchino. Che le sue azioni siano avallate dal nostro sistema sociale la cosa pero' non cambia la motivazione.
    Io volevo proprio fare riferimento al fatto che questo Pellant si sente in guerra, si sente un soldato, con una missione da compiere, cosa ben diversa dall' ammazzare per gioco e divertimento o solo per arroganza, ed io avevo capito questo dell' intervento di Sella, e su questo, sempre che non abbia capito male, continuo a dissentire.

    Questo cattivo mi piace perche' ha lo spirito "da soldato" di Booth (le mie motivazioni giustificano le mie azioni e le rendono giuste) ma l' intelligenza e il modo di agire di Brennan. Questo lo rende l' avversario perfetto proprio per la coppia Booth-Brennan, e non per niente entrambi i loro nomi erano cerchiati, non solo quello di Booth (FBI, i cattivi).
    Se vogliamo anche Gormogon a modo suo era animato dallo stesso intento di giustiziere del sistema corrotto, ma era troppo psicotico (il cannibalismo) e decisamente troppo "gotico". E poi Gormogon e' stato stroncato dallo sciopero e la sua storia non ha potuto compiersi secondo le idee degli autori.
    Questo e' invece davvero un personaggio che secondo me offre incredibili opportunita' narrative, perche' non disgusta il pubblico come Gormogon o Epps. Se vuoi mi ricorda Broadsky, anche lui in fondo animato da intenzioni nobili (ai suoi occhi!).
    Ma Broadsky era "solo" un cecchino, ed era puramente una sfida per Booth, da solo. Questo invece, come ho gia' detto, e' il cattivo che sfida la coppia, sotto ogni aspetto, e non avete idea di quanto apprezzi questa scelta degli autori, dove la coppia B&b verra' esplorata non solo nell' intimo della loro relazione affettiva (la bimba) ma che nel suo ruolo "sociale".

    Grazie girls per lo cambio. L' entusiasmo rimonta :clap: .
     
    .
  10. Ales2004
        Like  
     
    .

    User deleted


    QUOTE (sella @ 16/1/2012, 19:15) 
    A questo punto mi domando: quale guerra viene iniziata? Chi e cosa legittima Pelant a imbarcarsi in una simile impresa? Combatto i reati, commettendo, a mia volta, reati? Oppure, dato che sono io ad agire, e poiché alla fin fine sono legge a me stesso e svincolato da ogni dovere, se non quello di raggiungere il risultato prefissomi, il caro e vecchio “il fine giustifica i mezzi”, essendo in effetti un (il) paladino del bene, il cavaliere senza macchia e paura, oltre-uomo di nietzschiana memoria, che si preoccupa del bene e della felicità delle povere pecorelle, o ancora, meglio, prendendo lo spunto dall’interrogatorio iniziale dell’inserviente, di coloro che non sono altro che “bacarozzi” (= scarafaggi. Definizione romanesca), il mio agire è “al di là del bene e del male”? Come Booth, mi permetto di dissentire.
    Una cosa riconosco a Pelant degna di nota: l’accenno alla crisi sistemica, per cui la iperregolamentazione rende nel mondo contemporaneo i sistemi e i sottosistemi sempre più complessi e, pertanto, più fragili. Quando ho sentito pronunciare all’attore quella battuta, le mie antennine si sono drizzate e lo confesso mi sono sentita intellettualmente molto vicina agli autori di Bones per averla inserita. Essa apre scenari per me affascinanti e su cui ho studiato, scritto e insegnato per molti anni, ma non è questa la sede opportuna per trattarla, anche perché è talmente importante e coinvolgente da non poter essere ridotta in briciole, va rispettata in tutta la sua problematicità e complessità. Ma anche perché, ve lo confido sottovoce, non mi voglio rovinare il mio commentino sulla scena finale, la famigerata seconda puntata.

    Tanto per chiarire, non sto giustificando Pellant :lol: Anch' io dissento dal suo modo di vedere, come Booth. Mi piace come cattivo televisivo, non che stia pensando che tutto sommato la sua sia una guerra giusta :huh:
    Giusto per fugare ogni dubbio ;)

    Quello su cui dissentivo Sella era il fatto di ritenerlo solo un arrogante che gioca con la vita delle persone e che inventa questo gioco solo per divertimento. O per provare la sua intelligenza. Come ho scritto anche in risposta a Teresa, secondo me invece c' e' molto di piu', o almeno io lo vedo cosi'.
    E sempre come menzionato sopra, questo cattivo mi ricorda Broadsky e come per lui, la posta in gioco e' ben piu' alta che non provare solo chi sia piu' intelligente.
    Questo creare cattivi complessi che non siano motivati solo da problemi psichiatrici, questo tornare a temi scottanti anche raccontando i crimini, questa cura nei personaggi e nella loro storia, motivazioni, illusioni e pensieri e' proprio quello che rende Bones diverso da tanti altri telefilm simili.
    In questo episodio, e con questo cattivo, Bones e' tornato in tutta la sua gloria e sta puntando proprio sui suoi punti di forza.

    Ottimo!
    Rimaniamo in attesa della seconda parte Sella! :)
     
    .
  11. boothie
        Like  
     
    .

    User deleted


    Eccomi qui!! Ho visto l'episodio preparata dai vostri commenti, e devo dire che è davvero bello, tanto che ho la voglia di rivederlo (non succedeva dalla 5 stagione...).
    Davvero interessante il "cattivo", una sorta di sintesi, come rileva Ales, tra Booth e Brennan. Mi è piaciuto molto il fatto che Bones insistesse a rilevare come lei fosse la più intelligente, e Pellant soltanto "ingegnoso". Questo apre lo scenario di una sfida davvero interessante.
    Ho poi adorato Bones logica ma non irrazionale (perchè, diciamocelo, tante volte la sua decantata logica la faceva comportare davvero in maniera irrazionale): starà in laboratorio, il feto potrebbe soffrirne.
    Grazie a tutte per i vostri commenti! Non vedo l'ora di leggere la seconda puntata di Sella.
     
    .
  12. omelette73
        Like  
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Ales2004 @ 16/1/2012, 20:18) 
    Come ho scritto anche in risposta a Teresa, secondo me invece c' e' molto di piu', o almeno io lo vedo cosi'.

    Ma io non ho mai detto il contrario! LOL
    La mia era solo un'analisi estemporanea sul perché fossimo tutti così affascinati dalla figura "serial killer", non ho mai detto che mancassero di giustificazione, in senso lato ovviamente, dato che in ogni mentalità di uqesto tipo per me entra in gioco un delirio di onnipotenza pazzesco.
    Mi riferivo solo al fatto che tra serial killer e vittima normalmente manca quel tipo di connessione che c'è tra un "normale" omicida e la sua vittima (lo so, lo so, suona creepy anche a me mentre lo dico, ma sto ragionando a freddo, giuro!), tutto qui.
    Per il resto concordo pienamente con te sul fatto che la sua distorta motivazione affascina.
    OK, la smetto altrimenti sembra che stia appoggiando il loro operato! :P
     
    .
  13. Sara6
        Like  
     
    .

    User deleted


    Puntata eclatante ....questo cattivissimo me piace tanto :alienff:
    Per il resto niente da aggiugere, avete già detto tutto voi.
    B & B ...ma quanto sono belli insieme! Non vedo l'ora di vedere la piccola ^_^
    Questo iatus mi ucciderà :cry:
     
    .
  14. dany1971
        Like  
     
    .

    User deleted


    Dopo la disquisizione avuta tra Teresa, Sella e Michela mi sono rivista la puntata (scusa banale, ma non troppo) e anche non potendo esprimermi in maniera così profonda la cosa che mi ha particolarmente colpito di Pellant è il suo ego. Un ego così accentuato che si crogiola del fatto che ora che è di nuovo riuscito ad attirare l'attenzione su di sè, nonostante l'autorità che attacca l'avesse diciamo esso a tacere con una cavigliera elettronica, li sfida dicendo, ovviamente non a chiare lettere, lo so che lo sapete che sono stato io ma il vostro sistema di controllo non vi permette di ottenere le prove necessarie per incastrarmi definitivamente, un sistema che più è rigoroso più è passibile di errore solo che vi ci vuole un genio come me per risolvere l'enigma. Infatti ha alzato la posta. non è più soddisfatto di sfidare solo l'autorità (vedi FBI ora ed in passato i siti governativi) ma ha tirato nel suo gioco anche le menti più brillanti del Jeffersonian perchè deve dimostrare la sua superiorità e genialità. Io ci vedo un bel delirio di onnipotenza, fermo restando che le motivazione addotte da Sella, Michela e Teresa sono ovviamente validissime.
    Non so se mi sono spiegata bene, dopo questo mio delirio torno al lavoro.
     
    .
  15.     Like  
     
    .
    Avatar

    The Boss

    Group
    i-Bones STAFF
    Posts
    5,721
    Reputation
    +124
    Location
    Los Angeles

    Status
    Anonymous
    Non sono ancora riuscita a leggere tutti i commenti, ma volevo solo dire che mi fà immensamente piacere ritrovare gente che non si sentiva da un po' e che ci siano stati spunti che hanno innescato degli scambi.
    Mi era mancato ^_^
    Welcome back, people! ;)
     
    .
50 replies since 20/9/2011, 19:04   3156 views
  Share  
.