7x05 The Twist in the Twister
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7x05 The Twist in the Twister

8/12/2011 discussione versione originale

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  1. sella
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    Regalino per la Befana.
    Me la sono presa comoda, troppo comoda forse, mi sono detta: ho tutto il tempo, adesso inizia un lungo hiatus, poi i giorni sono mano a mano trascorsi ed eccomi qui, complice anche un ginocchio molto, molto dolorante, mi sono decisa finalmente a scrivere. Anticipo che il mio contributo non è circoscritto al solo 7x05, ma è focalizzato su Brennan, su come ci è stata descritta e rappresentata in questo inizio di stagione.
    Lo confesso, e l’ho anche scritto nell’incipit del commento a 7x02, passata l’euforia della novità, Brennan suscitava in me sempre più perplessità, mi sembrava essere regredita in maniera del tutto inaspettata. Che fine aveva fatto la splendida donna che gradualmente mi si era presentata nella scorsa stagione, la donna capace d’amare al punto di desiderare il bene dell’altro in maniera gratuita, con discrezione e rispetto, senza vantarsi e senza pretendere? La Brennan che vedevo agire nei primi tre episodi, lo ribadisco, mi sembrava essere tornata ad atteggiamenti e modi di pensare dei bei tempi andati. In poche parole, mi sembrava essersi ridotta “a macchinetta” e la cosa non mi piaceva per nulla, ma, prima di lanciarmi in analisi e giudizi trachants, ho aspettato, resa prudente da un’esperienza settennale e lo riconosco, sono stata ricompensata e rassicurata. Sospendendo il giudizio, ho cercato di verificare se si potesse tracciare una linea di continuità tra i tre ostacoli, che si vengono a frapporre tra lei e Booth (la casa, l’ecografia, il non sapere giocare) nel corso dei primi tre episodi e dopo un po’ di “ruminatio” (è uno dei momenti di preghiera dei monaci benedettini), mi si è presentata un’ipotesi, che mi offriva validi motivi per uscire dalla mia “impasse”. A conferma di quanto stavo elaborando, è arrivata poi la trasmissione su Sky di 6x16, l’episodio con la neve, quello che si conclude con il discorso di Brennan sulla differenza tra forza e impenetrabilità e mi si è accesa la lucetta definitiva: nei primi tre episodi Brennan affronta alcuni degli aspetti superstiti della sua impenetrabilità, i quali riportano tutti all’origine di fondo, la paura, e lo fa inevitabilmente scontrandosi con se stessa e con gli altri, soprattutto con Booth, perché deve metabolizzare tutto il nuovo che sta provando, sperimentando nuove possibilità e nuove prospettive. In fondo, Brennan è impegnata in un vero e proprio tirocinio alla vita, quasi una ridefinizione di se stessa sia nelle strutture della sua coscienza, sia nel rapporto con gli altri (nello specifico con Booth), ecco allora la paura di perdere il controllo, prima verso l’esterno (7x01, dove vivere, la casa), poi verso l’interno (7x02, l’autonomia e l’autodeterminazione delle sue scelte, la sua carissima e amatissima indipendenza), infine la paura di non farcela, di non essere capace (7x03, il gioco, per me, è solo un pretesto, la paura è molto più profonda e radicale: sarò una madre capace d’amare mia figlia?). Sono tre modalità di quella profondissima paura, che l’ha spinta a murarsi viva di fronte ai sentimenti e alle emozioni, a rendersi impenetrabile e così esorcizzare ogni debolezza e ogni cedimento. La paura di soffrire è stata tale che, a suo tempo, Brennan si è negata alla speranza, soprattutto, si è autoconvinta dell’impossibilità di poter tornare vivere nuovamente come prima dell’abbandono dei genitori. In questi primi episodi Brennan scopre che non sta perdendo qualcosa, ma lo sta acquisendo, che, aprendosi mano a mano, si arricchisce e diventa più forte, ossia, più capace di essere felice, ossia, si apre sempre più alla speranza.
    Questo non significa che nella vita non ci siano più difficoltà, ostacoli, momenti dolorosi: ecco 7x04, la notizia della morte del padre di Booth rimescola ancora una volta, per l’ennesima volta, le carte in gioco. È Booth in questa occasione a impietrirsi (e David recita molto bene questo passaggio nella scena del Diner, quando Pops gli comunica la notizia), il ricordo del passato lo aggredisce all’improvviso e risentimento, rancore e rabbia affiorano dal profondo della coscienza e si condensano nel rifiuto ad affrontare l’argomento stesso: in automatico ribatte alle diverse sollecitazioni “no problem”. È la sua impenetrabilità. Ed ecco intervenire Brennan, la Brennan splendida, forte e coraggiosa, innamorata del suo uomo da curare e proteggere, anche da se stesso.
    Arrivo subito alla scena finale, che, per me, è una delle più belle dell’intera series, sia a livello di scrittura che di recitazione. Brennan e Booth, Emily e David al loro meglio. Tutto sembra tranquillo e normale, ma di lato, sul cassettone è posata la scatola che il padre ha lasciato a Booth, che si è rifiutato d’aprire. Indipendentemente da tutte le considerazioni che si possono fare al riguardo, a me ha subito ricordato un altro pacchetto, rimasto chiuso per tanti anni, il regalo di Natale di 1x09, che Brennan apre solo alla conclusione dell’episodio. Per cui, pur nella profonda diversità del contesto, Brennan ha una conoscenza diretta di questo tipo di rifiuto, sa quale macigno con il tempo oggetti così piccoli possono diventare sia metaforicamente che simbolicamente. Ma nel suo caso era solo lei ad esserne implicata, qui è in gioco il futuro di Booth, il suo, il loro essere coppia e la bimba stessa. Perché Booth ha tutte le ragioni del mondo, si potrebbe dire che è nel giusto e una volta mi sarei schierata completamente con lui: lurido individuo come ti permetti, che cosa vuoi, dopo tanti anni fai il bel gesto, ti scarichi la coscienza e mi fai soffrire di nuovo, mi trascini a ricordare ciò che non voglio ricordare, l’attesa di un gesto d’amore, l’aspettare una parola buona, la speranza sempre rinnovata e sempre barbaramente delusa, da te ho avuto per lo più violenza fisica e psicologica, mi sono dovuto fare carico della difesa di Jared, mi sono dovuto addossare tutto il peso del mondo e da allora non ho mai smesso e adesso arrivi, fuori tempo massimo, e che cosa pretendi? Perdono, assoluzione? No, mai!!! Pussa via!!! Ma …, al tempo stesso, Booth sbaglia e non sbaglia per il suo passato (il rimanere nel profondo, profondissimo, condizionato da un rancore radicale), ma per il suo futuro e, pertanto, anche per il suo presente. Nel rifiuto e nel negare l’esistenza stessa di una qualsiasi problematicità, Booth si arrocca, rientra nella sua fortezza, si isola e non condivide il suo dolore, ritorna ad essere e a fare quello che è sempre stato. Ma così nel respingere il ricordo del padre, Booth respinge Pops e Brennan, le due persone al mondo che gli vogliono più bene (è ovvio, c’è anche Parker, ma in questo momento non è coinvolto), impedisce loro di partecipare, in fondo di vivere insieme con lui. La sua è una prova di forza, foriera di conseguenze imprevedibili. Ma Brennan, la Brennan forte e responsabile, lo richiama a valutare il suo atteggiamento da una prospettiva diversa, che modifica profondamente tutto il quadro. Non è più solo, la loro convivenza con la nascita della bambina si avvia ad essere una famiglia e non si può più permettere comportamenti simili, non può escludere Brennan da quanto sta vivendo. Se lo facesse, il passato, il suo passato, condizionerebbe il loro futuro e questo non è possibile, Brennan non lo può accettare. Come Brennan deve cambiare la struttura della sua coscienza, Booth deve fare lo stesso, se per lei la modalità è il provare empatia, per lui è condividere il suo rapporto con il padre, farla partecipare alle sue emozioni e ai suoi sentimenti, farsi conoscere per quello che è al di là di ogni questione di giusto o sbagliato, di torto o ragione. Le parole di Brennan, l’attenzione e la delicatezza con cui le pronuncia, sono da centellinare una ad una: voglio un rapporto vero, voglio condividere in tutto e per tutto la mia vita con te e tu non mi puoi escludere, non mi puoi tenere fuori. Come sappiamo, Brennan riesce ad ottenere quanto ha richiesto e Booth scopre che nella memoria e nel ricordo può dare spazio ai momenti belli vissuti con il padre, in primis, alla giornata perfetta, così importante d’aver voluto portare in casa le seggioline dello stadio. Booth può finalmente piangere, avendo vicino Brennan che in silenzio lo consola e lo conforta. Un pianto sul suo passato, sì certo, ma un pianto anche per il suo futuro, se, come ha scritto Hannah Arendt, “il nostro futuro è alle spalle”.
    Vengo finalmente a 7x05. Dopo l’alto tasso di emotività dell’episodio precedente, a tutta prima, sembra un brusco ritorno indietro al grande “battibecco”, alla modalità Sandra/Raimondo, per cui si può cadere nell’equivoco di sottovalutare l’episodio. Il quale, oltre ai simpatici siparietti, in effetti continua il discorso su Booth, perché ad essere al centro dell’attenzione è lui, che deve trovare il giusto punto di equilibrio tra la sua preoccupazione e il non essere troppo invadente e protettivo. Risultato che l’episodio ce lo ribadisce, sarà raggiunto sempre mediante una continua schermaglia, perché è il loro modo di essere più autentico. Il loro è “un amore litigarello”, come dice il proverbio, ed è, alla lontana, erede delle comedies della grande Hollywood degli anni '30 e '40, con cui Hollywood combatté la grande depressione. Vi pare niente.
     
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29 replies since 26/8/2011, 07:41   2333 views
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