L'ASSASSINIO DI IAN WEXLER

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  1. Dreamhunter
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    CITAZIONE (vale2875 @ 22/7/2011, 10:38)
    solitamente non leggo le storie ambientate nel passato; ovviamente ci sono delle eccezioni :P
    e tu fai parte di queste eccezioni (insieme a kew). Non ho letto la prima; ma adesso vedo come va questa...

    Veramente dovresti proprio leggere la prima, perché questa è il seguito e ci sono delle cose dei personaggi che devi sapere. Ti sei persa il modo in cui Booth e Brennan si sono conosciuti, quel che si sono detti, il primo bacio, varie spiegazioni sulle loro storie personali... Rischi di non capire determinati riferimenti che farò in questa seconda parte.
    Dato che questa ff è appena cominciata, mentre l'altra è già finita e completa di file PDF, quindi, io ti consiglio di cominciare con quella, poi, se ti piace, passi a questa. ;)

    CITAZIONE (eli_tara @ 22/7/2011, 14:13)
    Voglio proprio vederli interagire!!! di nuovo... :lol:
    :clap:

    Sarai accontentata prestissimo. ;)
     
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  2. dany1971
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    Arrivo solo ora al commento per mancanza di tempo, perchè come ho già detto altrove l'avevo già letta appena postata rischiando il licenziamento. By the way è bellissima, mi piacciano tantissimo le tue storie AU e questa come la precedente si preannuncia ricca di avvenimenti. Speriamo che l'incontro avvenga presto perchè sono curiosa di vederli di nuovo uno di fronte all'altra, visto e considerato che nei cinque mesi passati la direttrice è riuscita a pubblicare un romanzo intero incentrato sulle avventure dell'ispettore Bones e lui non è riuscito a smettere di pensare al bacio che si sono scambiati. Tutto questo mi fa pensare che correrano scintille tra i due ed io sono qui a godermele. Non dimentichiamo poi la parte relativa al caso che se ricalcherà la storia precedente mi farà mettere a dura prova le mia qualità di detective, non si sa mai potrebbero tornarmi utili....
     
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  3. Dreamhunter
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    CITAZIONE (dany1971 @ 22/7/2011, 18:37) 
    Arrivo solo ora al commento per mancanza di tempo, perchè come ho già detto altrove l'avevo già letta appena postata rischiando il licenziamento. By the way è bellissima, mi piacciano tantissimo le tue storie AU e questa come la precedente si preannuncia ricca di avvenimenti. Speriamo che l'incontro avvenga presto perchè sono curiosa di vederli di nuovo uno di fronte all'altra, visto e considerato che nei cinque mesi passati la direttrice è riuscita a pubblicare un romanzo intero incentrato sulle avventure dell'ispettore Bones e lui non è riuscito a smettere di pensare al bacio che si sono scambiati. Tutto questo mi fa pensare che correrano scintille tra i due ed io sono qui a godermele. Non dimentichiamo poi la parte relativa al caso che se ricalcherà la storia precedente mi farà mettere a dura prova le mia qualità di detective, non si sa mai potrebbero tornarmi utili....

    Sulle scintille credo proprio che non ti sbagli. ;)
    Grazie come sempre, cara. Domenica o lunedì arriverà il secondo capitolo!
     
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  4. Ciccia-B
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    Meglio domencia Franca! :P
     
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  5. Dreamhunter
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    CITAZIONE (Ciccia-B @ 23/7/2011, 16:59) 
    Meglio domencia Franca! :P

    Sorry, è lunedì, ma ecco il nuovo capitolo!!! Buona lettura!!


    2.


    Temperance Brennan era intenta a studiare i titoli dei libri in uno degli scaffali della biblioteca del Victorian, quando qualcuno bussò allo stipite della porta aperta. E una voce maschile si schiarì la gola.
    Il braccio di lei, teso verso l'alto si irrigidì, le dita si ripiegarono. “Cosa fate qui?”, chiese voltandosi. Ed eccolo. L'ispettore Seeley Booth della Polizia Metropolitana.
    L'ultima volta che lo aveva visto era nudo, in piedi dentro una vasca da bagno. Adesso, naturalmente, era vestito di tutto punto, ma chissà perché riusciva ugualmente a rievocare ogni particolare coperto dagli abiti. Un momento davvero inopportuno per risvegliare tali memorie, specie considerando il sorrisetto storto e sardonico che sfoggiava lui.
    “Non adombratevi, direttrice Brennan. Sono qui in veste professionale”, disse Booth, avanzando nella stanza, con il cappello in mano.
    “E cosa mai può portare un ispettore di Bow Street nel nostro istituto per orfani?”, replicò Temperance, fronteggiandolo a testa alta, esibendo un sorriso di sfida simile a quello di lui.
    “Non lo avete ancora saputo, vero?”, domandò Booth, osservandola attento e chiaramente avvantaggiandosi del fatto di essere a conoscenza di qualcosa che lei ignorava. E Temperance Brennan detestava ignorare le cose.
    “Di che parlate? Non tergiversate”.
    Lui sospirò, con un'espressione indagatrice. I suoi occhi scuri la esaminavano e le parevano più profondi di come li ricordava. Le sembrava persino più attraente in generale, per la verità.
    “Ian Wexler è morto, direttrice”, la informò.
    La notizia la spiazzò. “Prego?”.
    “Ian Wexler è morto”, ripeté lui pacato. “Assassinato”.
    Sbalordita, lei aggrottò la fronte. “Quando?”.
    “Non sono ancora stato all'obitorio, quindi non posso darvi un orario più dettagliato, ma si suppone che sia stato ucciso prima dell'alba e dopo la sua cena a La Coupole ieri sera”. L'ispettore la fissò. “Una cena in vostra compagnia”.
    Lei sbatté le palpebre. “Sì, è vero. Eravamo a cena insieme. E dunque?”. Raddrizzò le spalle, incrociando le braccia. “Sono sospettata?”.
    “Non lo so, debbo sospettarvi?”, ribatté Booth, vagamente sornione. Poi la soppesò con lo sguardo. “Forse potrei, ma, sebbene voi siate indubitabilmente una donna notevole, dubito che avreste la forza fisica di decapitare un uomo con un colpo solo”.
    Deglutendo, Temperance si impegnò a mantenersi impassibile. “Ian è stato... decapitato?”.
    “Infatti”, annuì l'ispettore. “Ditemi, direttrice Brennan, a che ora avete lasciato La Coupole? Ci è stato riferito che era piuttosto tardi...”.
    Non le piacque il tono insinuante con cui lui aveva calcato sull'ultima frase. “Se lo sapete già, perché me lo chiedete?”, puntualizzò piccata.
    “Perché voglio conoscere la vostra versione”, spiegò lui tranquillo.
    “Erano le undici, all'incirca”, si arrese lei, a labbra strette.
    “E in seguito? Siete andati da qualche altra parte?”.
    “Siamo venuti qui. Al Victorian. Ian mi ha riaccompagnata”.
    “E...?”, la incitò Booth.
    “E niente. Io mi sono ritirata per la notte e Ian si è recato a casa sua o dovunque ritenesse di doversi recare. Ero stanca e non gliel'ho domandato”. Temperance sostenne lo sguardo dell'ispettore con esplicito fastidio. “Ian ed io non avevamo una relazione intima”.
    “Non ve l'avevo chiesto”.
    “Ma lo stavate pensando”.
    “Una vostra supposizione, direttrice... Credevo che voi vi atteneste sempre ai fatti”.
    “Esatto, ma so quanto invece voi diate peso alle intuizioni. E, dalle domande che mi avete posto, è facile dedurre quel che pensate di una donna che si trattiene con un uomo al ristorante sino a tarda sera e lo chiama con il nome di battesimo”.
    A Booth sfuggì una risata e il suo viso, come sempre, si trasformò, provocandole una contrattura fastidiosa al centro dello stomaco. “Rivanghiamo vecchi discorsi, direttrice? Se ben rammento io per voi sono un uomo incapace di abbandonarsi ai propri desideri che disapprova la vostra emancipazione”. Gli occhi di lui avevano una luce audace. “Se così fosse, allora chissà cosa dovrei pensare di una donna che entra nella stanza da bagno di uno scapolo e non distoglie pudicamente lo sguardo nel vederlo completamente nudo...”.
    O di una che accettava e ricambiava un lungo bacio appassionato contro un muro, sotto la pioggia... Lui non lo aveva detto. Ma il ricordo era lì, a galleggiare nello spazio che li separava ed entrambi lo avvertivano, l'ombra di un brivido che crepitava come il residuo di energia dopo un fulmine.
    La respirazione di Temperance era accelerata. “Questo... argomento concerne l'indagine?”.
    Lui parve riscuotersi. “No, no... Avete ragione. Scusatemi. Tuttavia... debbo davvero sapere se voi avevate una relazione di natura intima con il signor Wexler. Questo sì, riguarda l'indagine e, poiché siete molto intelligente, ne capirete il motivo”. Adesso era serio, non stava più giocando a provocarla.
    “Lo capisco, ma ve lo ribadisco, intrattenevamo solo un rapporto di lavoro. Anche la cena di ieri sera era di questo genere. Non che Ian non mi avesse dimostrato di essere interessato a me in altri termini... E vi avevo detto anche questo, già mesi or sono. Comunque ho sempre rifiutato il suo corteggiamento. Ero al corrente delle sue frequentazioni con altre donne e, sebbene io non ambisca ad un legame matrimoniale, non gradisco l'idea di essere un'amante tra le tante”.
    Era compiacimento quello che scorgeva sul volto dell'ispettore?
    Non ne era certa. Lei aveva difficoltà nell'interpretazione della mimica facciale.
    “Perciò...”. Booth si rigirò il cappello tra le mani. “... mi confermate di averlo salutato più o meno intorno alle undici e trenta?”.
    “Sì, lo confermo”.
    “E come vi era parso durante la cena? Distratto? Preoccupato? In uno stato emotivo differente dalla norma?”.
    “No. Ian non era mai diverso dal solito. Mi dava sempre l'impressione di essere perennemente contento e soddisfatto della sua esistenza”.
    “Uhm... forse voi potete confermarmi anche un'altra cosa, direttrice. Tra le amanti del signor Wexler c'era anche una scrittrice di nome Cate Pritchard?”.
    Temperance annuì. “Sì. Alle Wexler Editions lo sapevano tutti”.
    “D'accordo. Dovrò far visita anche a lei...”.
    “Avete altre domande?”.
    Per un istante, Booth la fissò. “Solo una: qualcuno vi ha vista rientrare ieri sera? Una pura formalità, ma sono costretto a chiederlo”.
    “Più di una persona. Il signor Buxley, la signorina Wick. E anche la signorina Montenegro che mi ha dato la buonanotte nel corridoio, mentre andavo in camera mia”.
    “Perfetto”. L'ispettore indietreggiò di qualche passo. “Abbiamo finito, direttrice. Buona giornata”. Esitava, quasi che si aspettasse una sua replica.
    E lei era tentata, oh, sì, di domandargli i dettagli dell'omicidio di Ian, di carpirgli la promessa di tenerla informata sugli sviluppi dell'indagine, così come aveva fatto mesi prima, alla morte di Hannah.... Ma si limitò ad un cenno educato del capo. Non poteva comportarsi altrimenti. Non gli aveva forse detto di non voler più collaborare con lui?
    Booth allora le sorrise. Un sorriso leggero, con il sapore del congedo.
    “Alla prossima volta, direttrice”, mormorò ed uscì dalla biblioteca.
    Temperance scrutò il vano vuoto della porta con il cuore che batteva forte: ci sarebbe stata una prossima volta?

    Booth si allontanò dalla biblioteca con una intensa sensazione di subbuglio nel petto.
    Aveva la figura di Temperance Brennan scolpita nella mente, con la sua pelle di porcellana, i lineamenti raffinati e fieri, i capelli morbidamente raccolti che mandavano riflessi color mogano sotto il sole di marzo che entrava dalle finestre. E, rispetto all'ottobre precedente, ora indossava tonalità più chiare che la rendevano anche più bella... E quei suoi occhi straordinari al di là della ragione...
    Oh, santo cielo. L'aveva sempre saputo che non sarebbe stato semplice rivederla.
    Si impose di calmare le pulsazioni agitate del cuore e puntò deciso verso l'agente Sweets, che lo attendeva nell'atrio del Victorian, in compagnia di una delle cameriere, quella che l'ispettore aveva ribattezzato la ragazza-scoiattolo, per via di quella sua lunga treccia bruna sempre in movimento e quei piccoli occhi furbi e curiosi.
    Sweets l'aveva conosciuta durante le indagini del caso di Hannah Burley e Booth sapeva che successivamente aveva continuato a corteggiarla. Di certo, quel giorno si stava godendo l'opportunità di incontrarla nell'orario di lavoro.
    Bene, non gli avrebbe guastato la festa. Non subito.
    “Potete portare a pranzo la signorina, se volete, Sweets”, gli disse fermandosi un momento accanto ai due. “Ma poi scovatemi l'indirizzo di Cate Pritchard. Intendo interrogarla domattina. Ora vado all'obitorio. Bray mi aspetta laggiù”.
    Non attese risposta da Sweets ed infilò il portone del Victorian più velocemente che poté.
    Restare nell'ambiente di Temperance Brennan significava subire il richiamo della tentazione di tornare in quella biblioteca, privo di qualsiasi realistica scusa, solo per parlarle ancora...
    Meglio concentrarsi sul caso. Ian Wexler poteva anche non aver riscosso particolarmente le sue simpatie, in vita, però adesso era morto, in una delle maniere più cruente, e meritava perlomeno il massimo della sua professionalità e della sua attenzione.
    Fuori dell'istituto, lo attendeva la carrozza presa a nolo in Drury Lane. Grazie alla risoluzione dell'omicidio di Hannah Burley aveva ottenuto un aumento di stipendio ed ora poteva permettersi, di tanto in tanto, di viaggiare in carrozza e non in omnibus... Da lì all'obitorio aveva una mezz'ora per ricacciare in fondo ai pensieri gli occhi meravigliosi della direttrice.

    Un uomo morto e nudo perdeva quasi sempre la sua parvenza umana, lui ci era abituato. Ma se l'uomo in questione era anche senza la testa, la scena peggiorava alquanto, scoprì Booth con un moto di nausea. Il corpo di Ian Wexler, coperto in parte da un lenzuolo, appariva di un colore livido e grigiastro e assomigliava solo a quel che purtroppo era: un pezzo di carne inanimata.
    “La testa?”, si informò a denti stretti. Alle sue spalle l'agente Bray era della stessa sfumatura della pelle di Wexler.
    “Oh, sì”, esclamò il dottor Fisher. E andò a prenderla, coperta da uno straccio. La posò accanto al collo tagliato e tolse la copertura, con un gesto ad effetto. Non cambiava mai. “Ecco le povere spoglie mortali riunite”, dichiarò enfatico.
    Dio, la presenza della testa aumentava l'orrore. I tratti di Wexler erano inespressivi, vuoti e congelati in una rigidità innaturale. Booth riuscì a guardarli solo per poco.
    “Cosa può dirmi, dottor Fisher?”.
    “La causa della morte è la decapitazione”.
    “Questo era piuttosto intuibile, dottore”, commentò Booth ironico. “Ci sarà dell'altro, mi auguro”.
    “Nella Morte c'è sempre dell'altro”, proclamò serio Fisher. “La Nera Signora è muta eppure eloquente”.
    “Quel che mi chiedo è... sarà eloquente con noi, oggi?”.
    “Beh, osservate voi stesso”. Il medico si chinò sul corpo indicandogli il collo di Wexler. “La ferita è abbastanza pulita, risultato di un solo potentissimo colpo, inferto con un'arma molto affilata. Una scure dalla testa larga o una mannaia da macellaio, ma anche una spada o una sciabola. Per un taglio così netto occorre una grande forza, oppure il colpo va sferrato da una notevole altezza, sfruttando il proprio peso”.
    Bray riacquistò un po' di colorito. “Quindi l'assassino potrebbe anche essere una donna?”.
    “Non lo escluderei a priori”, concesse Fisher. “La furia omicida può spingere oltre i limiti anche le creature femminili”.
    E se n'erano resi conto tutti nel capire l'identità dell'assassino di Hannah Burley e delle altre due vittime di Cater Street...
    “Ha lottato? I suoi abiti erano strappati o in disordine?”, chiese Booth.
    “No. Erano in ordine e solo vagamente umidi. So che nella barca è stato rinvenuto pochissimo sangue, per cui non deve essere stato ucciso lì. Ha comunque camminato per Hyde Park, perché aveva dell'erba sotto le suole delle scarpe. L'hanno colpito alla testa, prima di decapitarlo”.
    “L'ora della morte?”.
    “Intorno alla mezzanotte. Non più dell'una”.
    Booth sospirò. “Grazie, dottor Fisher. Procedete con il vostro rapporto. Tornerò domani”.
    “Sarò qui”, annuì Fisher, con l'aria di un corvo appollaiato sul muro di cinta di un cimitero. “Qui nell'antro della Nera Signora”.
    C'erano giorni in cui era più funereo del sopportabile. Roteando gli occhi, l'ispettore si affrettò a lasciare la camera mortuaria con Bray.
    “Che cosa ne pensate, signore?”, domandò il giovane.
    “Wexler non ha lottato ed è andato ad Hyde Park con le sue gambe, quindi doveva essere insieme a qualcuno che conosceva. Qualcuno che aveva premeditato questo omicidio”, valutò piano Booth.
    “Credete che non si tratti di un delitto d'impeto, signore?”.
    “L'assassino deve aver avuto qualcosa, a disposizione, un calesse o un carro, per tenervi l'arma e poi trasportarvi il corpo di Wexler fino alla barca. Deve essersi preparato in anticipo. Tra l'altro il delitto è avvenuto ad un orario in cui potevano ancora esserci diverse persone in giro per Hyde Park...”.
    Bray accennò più volte di sì con il capo. “Sperate che ci siano dei testimoni?”.
    “Non possiamo trascurare la possibilità...”. Booth rimise il cappello. “Andiamo ad Hyde Park, Wendell. Voglio vedere se hanno terminato di dragare la Serpentine e ispezionare le rive. E potremmo interrogare i vetturini. Hanno un posteggio da quelle parti. Questa notte bisognerà disporre degli uomini su ogni sentiero, lungo il Rotten Row e sul Knights Bridge, ad annotare chiunque attraversi il parco. C'è chi fa sempre lo stesso percorso e forse potrebbe aver visto qualcosa senza neppure saperlo”.
    Si avviarono a passo svelto, mentre ancora lui parlava.
    “E' una brutta grana, vero, signore?”, mormorò Bray.
    “Temo di sì, Wendell”, ammise Booth, preoccupato. “Temo che lo sia”.

    I bambini uscivano correndo dall'aula di scienze e Angela Montenegro dovette schivarli ridendo, per riuscire a raggiungere Temperance, che stava raccogliendo dai banchi i loro compiti in classe. La risata della ragazza si smorzò.
    “Mia cara, ma è vero quel che mi hanno riferito in cucina? Ian Wexler è stato assassinato?”.
    Temperance annuì, raggruppando i fogli. E quel suo silenzio acuì la curiosità di Angela, che restrinse gli occhi. “Ed è anche vero che l'ispettore Booth è stato qui?”.
    Ah, sì, non si sbagliava. I fogli in mano alla sua amica frusciarono nell'udire quel nome.
    “E' ovvio che sia stato qui, Angela. Ieri sera io ero a cena con Ian”.
    “Non sarai una sospettata, vero?”.
    “No, ma capisci anche tu che doveva interrogarmi”.
    Angela sorrise intrigata. “Oh, capisco, capisco... E tornerà?”.
    I fogli furono scossi violentemente e chiusi in un cassetto. “Se non sono una sospettata, perché dovrebbe tornare?”.
    “Mmm, non so... Magari per discutere con te del caso. Non era così che facevate l'anno scorso? Lui ti aiutava con il tuo libro...”.
    “Ormai il mio libro è pubblicato”, ribatté Temperance con tono definitivo.
    “Puoi sempre scriverne un altro, mia cara”, insistette Angela con dolcezza. “E sono certa che il nostro bell'ispettore sarebbe lieto di fornirti le sue consulenze... A proposito, gli hai chiesto se il tuo libro gli è piaciuto?”.
    “No... E ti prego, Angela, non proseguiamo con questo discorso”, protestò Temperance esasperata. “Non vi è alcuna ragione per cui Booth ed io ci si debba rivedere”.
    “Beh, io so dove l'ispettore si troverà domattina”, si intromise una voce femminile un po' stridula.
    Entrambe le donne si girarono e videro Daisy Wick che entrava nell'aula armata di scopa.
    “Prima di uscire di qui, ha detto al mio Lancelot che domattina sarebbe andato ad interrogare Cate Pritchard”, riferì la giovane cameriera, con gli occhi luccicanti.
    Quelli di Angela, invece, brillarono di furbizia. “Una scrittrice”, osservò tornando a voltarsi verso Temperance. “Una tua collega che ha appena perso un amante”, le fece notare. “A cui sarebbe il caso di offrire la tua spalla su cui piangere, magari”. Ammiccò. “Domattina...”.
    Le dita di Temperance Brennan tamburellarono sul ripiano della cattedra.

    (CONTINUA!) :ibones:

     
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  6. Ariel75
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    mfr_lol per Fisher perchè è troppo lui!!!
    Tra Booth&Brennan sono sempre scintille... lui che la pensa sempre... tenero!!!
    Chissà se la direttrice andrà a far visita alla sua collega Cate??? Speriamo di scoprirlo presto!!! Complimenti come sempre Franca!!!
     
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  7. dany1971
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    Adoro Fischer, te l'avevo detto? E' uno spasso leggere i suoi commenti. Capitolo succoso al punto giusto che lascia aperte innumerevoli porte, chissà se Temperance si farà convincere dalle argomentazioni di Angela. Quello che è certo è che nessuno dei due protagonisti è indifferente all'altro nonostante cerchino di nasconderlo sia a loro stessi che all'altro, ma si sa la natura vince sempre e quindi Franca fa che la natura segua il suo corso. Bravissima as usual.
     
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  8. Dreamhunter
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    CITAZIONE (Ariel75 @ 25/7/2011, 21:59)
    mfr_lol per Fisher perchè è troppo lui!!!
    Tra Booth&Brennan sono sempre scintille... lui che la pensa sempre... tenero!!!
    Chissà se la direttrice andrà a far visita alla sua collega Cate??? Speriamo di scoprirlo presto!!! Complimenti come sempre Franca!!!

    Grazie!!!! E sì, tranquilla, la direttrice andrà dalla collega. La cosa non era messa lì per caso. ;)

    CITAZIONE (dany1971 @ 25/7/2011, 22:07)
    Adoro Fischer, te l'avevo detto? E' uno spasso leggere i suoi commenti. Capitolo succoso al punto giusto che lascia aperte innumerevoli porte, chissà se Temperance si farà convincere dalle argomentazioni di Angela. Quello che è certo è che nessuno dei due protagonisti è indifferente all'altro nonostante cerchino di nasconderlo sia a loro stessi che all'altro, ma si sa la natura vince sempre e quindi Franca fa che la natura segua il suo corso. Bravissima as usual.

    La natura farà il suo corso, non temere. ;)
    E grazie come sempre! ;) ^_^
     
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  9. laura67
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    Ahah......davvero Fisher troppo mitico.....nell'antro della nera signora.
    E poi vogliamo parlare di quella carognetta di Angela che insinua il dubbio nella mente di Brennan.
    Beh.. as usual........thanks Franca, bel capitolo anche questa volta... :)
     
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  10. Ciccia-B
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    Oh mia cara Franca, che bello. Finalmente si sono rivisti ed è stupendo il modo in cui li fai interagire!
    Bellissimo anche Fisher, anche nella tua FF non si smentisce mai, mi sa che deve ricominciare con il suo intruglio puzzolente anche qua! :lol:
    Aww non vedo l'ora di saperne di più!
    Come sempre ti adoro, a presto!! ^_^
     
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  11. -Saretta-
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    L'interrogatorio dell'ispettore alla direttrice mi è piaciuto molto, anche perchè diciamo che era interessato a sentire le sue risposte non solo ai fini dell'indagine! :fiu:
    E la direttrice che, sotto sotto, nonostante non lo dia a vedere, muore dalla voglia di collaborare nuovamente con Booth e viceversa. Spero proprio che la nostra cara Bones segua le indicazioni di Daisy e Angela e vada a trovare la sua collega...
    Brava Franca, al prossimo capitolo!
     
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  12. boothie
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    Mi piace sempre di più come scrivi e come presenti i personaggi, oramai quando vedo "Dremhunter" accanto a un Work in progress, so che leggere sarà garanzia di divertimento!
     
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  13. donata69
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    Fisher è lo squint che mi piace di più nella serie e qui è fantastico, mi piace troppo, lui e le sue frasi ad effetto :lol: il caso è decisamente una brutta 'gatta da pelare', e sono certa che ci saranno scintille tra i nostri eroi; brava Franca, continua così :ibones:
     
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  14. Dreamhunter
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    CITAZIONE (laura67 @ 25/7/2011, 23:07)
    Ahah......davvero Fisher troppo mitico.....nell'antro della nera signora.
    E poi vogliamo parlare di quella carognetta di Angela che insinua il dubbio nella mente di Brennan.
    Beh.. as usual........thanks Franca, bel capitolo anche questa volta... :)

    Grazie!!!! ^_^

    CITAZIONE (Ciccia-B @ 26/7/2011, 00:42)
    Oh mia cara Franca, che bello. Finalmente si sono rivisti ed è stupendo il modo in cui li fai interagire!
    Bellissimo anche Fisher, anche nella tua FF non si smentisce mai, mi sa che deve ricominciare con il suo intruglio puzzolente anche qua! :lol:
    Aww non vedo l'ora di saperne di più!
    Come sempre ti adoro, a presto!! ^_^

    Grazie, cara!!! Il prossimo capitolo arriverà entro fine settimana. ;)

    CITAZIONE (-Saretta- @ 26/7/2011, 11:42)
    L'interrogatorio dell'ispettore alla direttrice mi è piaciuto molto, anche perchè diciamo che era interessato a sentire le sue risposte non solo ai fini dell'indagine! :fiu:
    E la direttrice che, sotto sotto, nonostante non lo dia a vedere, muore dalla voglia di collaborare nuovamente con Booth e viceversa. Spero proprio che la nostra cara Bones segua le indicazioni di Daisy e Angela e vada a trovare la sua collega...
    Brava Franca, al prossimo capitolo!

    Le seguirà, le seguirà... ;)
    Grazie!! ^_^

    CITAZIONE (boothie @ 26/7/2011, 12:39)
    Mi piace sempre di più come scrivi e come presenti i personaggi, oramai quando vedo "Dremhunter" accanto a un Work in progress, so che leggere sarà garanzia di divertimento!

    Uh, grazie!!! Sono contenta, io ci provo! ^_^

    CITAZIONE (donata69 @ 26/7/2011, 15:45)
    Fisher è lo squint che mi piace di più nella serie e qui è fantastico, mi piace troppo, lui e le sue frasi ad effetto :lol: il caso è decisamente una brutta 'gatta da pelare', e sono certa che ci saranno scintille tra i nostri eroi; brava Franca, continua così :ibones:

    Grazie!!! ^_^ Al prossimo capitolo!!!!
     
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  15. Dreamhunter
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    Nuovo capitolo! Buona lettura! ^_^


    3.


    L'ispettore Booth si presentò a casa della signorina Cate Pritchard intorno alle undici del mattino, dopo aver trascorso le prime ore delle giornata in riunione con Sweets e Bray, a vagliare le varie testimonianze raccolte il pomeriggio precedente e quella notte stessa in giro per Hyde Park. Qualche informazione era in effetti emersa: una coppia di ritorno da una festa, passata per il parco intorno alla mezzanotte, non avevo visto nulla nei dintorni della Serpentine, mentre mezz'ora dopo, uno dei vetturini in sosta nel parcheggio aveva visto in lontananza due persone a piedi, chiaramente due uomini. Intorno all'una e un quarto, un altro uomo che rincasava asseriva di aver intravisto una barca con una figura a bordo, vicino alla riva. Per cui il quadro appariva piuttosto chiaro: Ian Wexler doveva essere stato ucciso tra la mezzanotte e mezza e l'una. Proprio come aveva asserito il dottor Fisher.
    Uno dei due uomini avvistati dal vetturino era lui? E l'altro era forse l'assassino?
    Chissà... In ogni caso il luogo in cui era avvenuta la decapitazione non era ancora stato individuato e l'arma non si trovava...
    Togliendo il cappello, Booth scrollò il capo, ingiungendosi di sgombrare la mente in vista del colloquio che lo attendeva, mentre seguiva una compunta governante sino al salotto dell'elegante palazzina in cui viveva la famosa scrittrice di racconti di fantasmi. Lui ne avevo letto qualcuno ed erano notevoli, inquietanti. E la casa della signorina Pritchard dimostrava i frutti del suo indubbio successo editoriale. L'ispettore intuiva di essere in procinto di conoscere un'altra donna emancipata e, nel vederla, appena varcata la soglia, seduta nel pieno del sole di marzo che entrava dalle vetrate, capì di non aver sbagliato.
    Cate Pritchard era veramente molto bella, sui trent'anni, con capelli corvini e la pelle liscia dall'esotica sfumatura olivastra. Nel volto affascinante spiccavano gli occhi neri ed intensi. Non stava piangendo e non vestiva a lutto: il suo abito era di una tinta color vino scuro attualmente molto alla moda e le sue mani erano libere da fazzoletti o altre convenzionali dimostrazioni di dolore femminile.
    Eppure a Booth apparve evidente che soffriva.
    Ma la sua era una sofferenza contenuta, nascosta e serbata solo per se stessa.
    “Accomodatevi, ispettore”, lo invitò lei, con espressione cordiale. “Mi avevano detto che sareste venuto”.
    “Davvero, signorina Pritchard?”, si stupì lui. “E chi?”.
    “La nostra comune amica qui presente”, rispose Cate Pritchard, indicando con un gesto della mano l'occupante della poltrona di fronte alla sua. Booth sussultò.
    Distratto dalla padrona di casa, non si era reso conto che nella stanza vi erano altre due persone. Un uomo, in piedi proprio contro luce, tanto che il suo viso rimaneva in ombra, e una donna, seduta appunto nella poltrona.
    Temperance Brennan.
    “Ispettore...”, lo salutò audacemente lei, fissandolo con i suoi grandi occhi chiari privi di imbarazzo. Indossava un abito di un tenue color grigio perla, che le donava molto.
    “Direttrice...”, ricambiò Booth, deglutendo. “Non ricordavo di avervi informata delle mie intenzioni...”.
    “E' vero, non l'avete fatto”, confermò Temperance, candida. “L'avete detto a Sweets, che era accanto alla signorina Wick”.
    La ragazza-scoiattolo. Booth strinse le labbra. Naturale. Come aveva potuto non considerare come sarebbe finita?
    O forse aveva sempre saputo che esisteva quella possibilità e ci aveva sperato?
    “E temevate magari che fossi irrispettoso nei confronti della vostra collega?”, la provocò.
    Non ci riuscì. La direttrice non si scompose.
    E fu Cate Pritchard a parlare per lei. “Oh, no, anzi, la signorina Brennan mi ha assicurata che siete un ottimo poliziotto e che se c'è qualcuno in grado di catturare l'assassino di Ian, quello siete voi”.
    “Ah... Davvero?”.
    Lo sguardo di Booth incrociò quello di Temperance.
    “Avete risolto il caso di Hannah”, commentò lei. “Non l'ho dimenticato e volevo essere presente per aiutare Cate a rispondere alle vostre domande nella maniera più completa”.
    “Anche se temo che non vi sarò granché d'aiuto”, sospirò la signorina Pritchard. “Ieri sera purtroppo non ho visto Ian... Ma intendo collaborare. Nonostante il nostro non fosse un rapporto ufficiale, non mi sottrarrò al mio dovere morale”.
    “Ed io vi ringrazio”, annuì Booth. “Dunque non avete visto il signor Wexler, ieri sera?”.
    “No. Sapevo che aveva una cena di lavoro con Temperance, perciò ho trascorso la serata in compagnia di... oh, scusatemi. Vi presento il signor Kane, ispettore”, si interruppe Cate e si girò verso l'uomo in piedi dietro la poltrona della direttrice.
    Quest'ultimo avanzò di un passo e finalmente Booth poté distinguere i suoi lineamenti. Era probabilmente coetaneo di Wexler. Gli assomigliava persino, anche se era più basso di statura e i capelli biondo scuro erano leggermente più lunghi. Aveva anche l'aria parecchio meno inglese...
    “Jesse Kane, ispettore”, specificò il giovane. “Sono americano”.
    “L'avevo immaginato”, replicò Booth. “Del resto lo sono anche io”.
    Con la coda dell'occhio colse la fronte di Temperance Brennan che si aggrottava, ma proseguì ignorandola e tornando a rivolgersi a Cate Pritchard. “Ed è con il signor Kane che avete trascorso la vostra serata?”.
    “Sì”, confermò la donna. “Il signor Kane è scrittore e giornalista. Facciamo entrambi parte di un gruppo di scrittori sparsi per il mondo che intrattengono tra loro una regolare corrispondenza. Se qualcuno di noi si ritrova a viaggiare nella città di qualcuno del gruppo gli fa visita. E così sta avvenendo per me e il signor Kane da alcune settimane”.
    “Capisco... E il signor Wexler ne era al corrente?”.
    “Oh, sì”, intervenne Kane. “La signorina Cate ci aveva presentati ed avevamo cenato insieme già in diverse occasioni. Il signor Wexler stava meditando di pubblicare un paio dei miei romanzi con la sua casa editrice...”.
    “E fino a che ora è durata la vostra serata?”, domandò Booth.
    “La signorina Pritchard si è ritirata circa alle undici e io sono rientrato al mio albergo nella mezz'ora seguente. I portieri e vari camerieri possono confermarlo”. Kane aggiunse il nome dell'albergo.
    “E' vicino ad Hyde Park...”, notò Booth.
    “Lo è, ma non sono più uscito dalla mia camera”, affermò Kane, con tranquillità. “Il personale dell'albergo può confermare anche questo”.
    “Bene...”. L'ispettore si mordicchiò un labbro, pensieroso. “Signorina Pritchard... sapete dirmi se il signor Wexler avesse qualche preoccupazione ultimamente? Si comportava in modo strano? Aveva litigato con qualcuno o aveva ricevuto minacce?”.
    Cate Pritchard scosse la testa, desolata. “No... A me sembrava sereno, ispettore. Aveva tanti progetti e non mi risulta che avesse nemici...”.
    “Neppure nell'ambiente del gioco d'azzardo?”.
    Lei impallidì. “Mi aveva promesso che avrebbe smesso”, mormorò.
    “Pare che non lo avesse fatto”, replicò piano Booth, dispiaciuto per averle procurato quella delusione. “Per oggi credo che sia sufficiente... Se doveste ricordarvi di un qualsiasi particolare, però, signorina Pritchard, vi prego, contattatemi subito. E mi auguro che farete lo stesso anche voi, signor Kane”.
    “Siatene certo, ispettore”, lo assicurò l'uomo. Booth fece allora un piccolo inchino a Cate Pritchard.
    “Mi rincresce per la vostra perdita”, le sussurrò sincero.
    E in quel momento Temperance Brennan spezzò il silenzio che aveva mantenuto sorprendentemente a lungo, per i suoi canoni. “Mi congedo anch'io, Cate. Si è fatto tardi”.
    Così uscirono insieme, fianco a fianco, senza guardarsi.
    Fuori, sul marciapiedi, sotto il sole, gli occhi della direttrice brillarono colorati di turchese. “E' quasi ora di pranzo, vero?”.
    L'ispettore si scoprì a sorridere.

    L'aveva portata di nuovo in quel modesto, accogliente pub in cui avevano pranzato insieme l'autunno precedente. In carrozza si erano studiati reciprocamente, cauti, ed ora stavano conversando con circospezione, tra un piatto e l'altro. Booth era totalmente affascinato dall'intera situazione: quella donna era la stessa che aveva affermato con veemenza di non voler avere più nulla a che spartire con lui... Allora perché era lì? Perché, in maniera piuttosto esplicita, gli aveva dato ad intendere che avrebbe gradito mangiare in sua compagnia?
    C'era qualcosa che gli sfuggiva. Pareva proprio che il suo leggendario istinto si riducesse ai minimi termini quando si trattava di Temperance Brennan. La contemplò, all'erta.
    Lei avrebbe colpito a tradimento. Non poteva abbassare la guardia.
    “Voi siete un parente di John Wilkes Booth, vero?”, chiese lei, di punto in bianco.
    Come volevasi dimostrare. Booth fu comunque colto di sorpresa.
    Aveva messo in conto una domanda scomoda sul caso Wexler, non questo...
    “Come... come lo sapete?”.
    “Mi è capitato di vedere dei ritratti dell'assassino di Lincoln... E voi avete una struttura ossea molto simile, nonché il medesimo cognome. E poco fa, in casa di Cate, avete detto di essere americano...”.
    “Siete brillante nel collegare gli indizi, direttrice”, convenne lui. “Ebbene, sì, John Wilkes Booth era cugino di mio padre, ma preferirei non parlarne. Abbiamo lasciato l'America proprio per non avere più a che fare con quella triste vicenda”.
    “Ricordate la guerra, ispettore?”, insistette Temperance. “Dovevate essere un bambino...”.
    “Avevo sette anni e, ve lo ripeto, per favore, cambiamo argomento”. Booth la fissò. “Credevo fossimo qui per discutere dell'assassinio di Ian Wexler, non di quello del presidente Lincoln”.
    “Volete dunque parlare con me dell'indagine?”, replicò lei, con un vago sorriso indisponente. “Da parte mia, credevo vi foste ripromesso di evitarlo”.
    “E da parte mia, vi avevo sentita proclamare che non avreste più collaborato con me”. Anche lui le sorrise. “Ma siamo qui entrambi... E' forse lecito supporre che abbiamo cambiato opinione?”.
    “Potrebbe essere lecito, sì... Del resto, voi, ispettore, siete ben conscio delle mie capacità”.
    “Sono ben conscio di molte cose riguardo a voi, direttrice...”.
    “Ah, sì?”. Lei sbatté le palpebre. “E quali?”.
    “Un giorno ve le dirò”, glissò Booth, quindi si appoggiò allo schienale della sedia. “Ma immagino che adesso vi interessino di più i dettagli del caso, no?”.
    Temperance storse la bocca. “Vi ascolto”.
    “Il signor Wexler è morto circa un'ora o un'ora e mezza dopo avervi salutata. Presumiamo che conoscesse l'assassino, dato che non si è difeso e ha camminato per il parco con le sue gambe. E' stato tramortito con un colpo al capo, prima della morte. Dobbiamo però ancora stabilire il luogo effettivo dell'uccisione: sulla barca in cui il corpo è stato rinvenuto, c'era pochissimo sangue, per cui la decapitazione deve essere avvenuta altrove. Nessuna traccia dell'arma”.
    “E se il sangue fosse fluito via dal fondo della barca attraverso delle sentine?”.
    “Era una barca da diporto”.
    “Mmm... Da cosa avete intuito che Ian abbia camminato per Hyde Park?”.
    “Aveva l'erba sotto le scarpe”.
    “Perché ucciderlo e poi spostare il corpo nella barca? Se comunque è stato assassinato ad Hyde Park, non sarebbe stato più agevole abbandonare il cadavere lì dove si trovava? L'assassino avrà avuto parecchie difficoltà a trasportare un corpo decapitato...”.
    “E' quel che ho pensato anche io, eppure, come vi ho detto, non vi era abbastanza sangue nella barca per ritenere che Wexler sia stato decapitato a bordo...”.
    “Ma non vi è sangue nemmeno in giro per il parco, se ho ben compreso... E se Ian aveva dell'erba sotto le scarpe, non può essere stato ucciso poi tanto lontano...”. Temperance restrinse gli occhi e si protese in avanti. “Potrei vedere la barca?”.

    La barca su cui era stato ritrovato il cadavere di Ian Wexler giaceva in un angolo in penombra della rimessa per le barche di Hyde Park, coperta da un telo. Su richiesta della direttrice, Booth la fece spostare all'esterno, sotto la luce del sole, da un paio di agenti che stavano ispezionando il parco alla ricerca di prove. L'ispettore non badò alle occhiate stupite dei due e li congedò in fretta, osservando intrigato Temperance Brennan che si chinava a scrutare l'imbarcazione, esaminandola da tutti i lati, per lunghi minuti. Con quell'espressione concentrata appariva bellissima e d'un tratto Booth provò un acuto desiderio di allentarsi la cravatta...
    Lei si sollevò all'improvviso, le braccia conserte, le labbra inclinate in un sorrisino soddisfatto. “Ian è stato ucciso su questa barca”, sentenziò.
    “Direttrice...”, sospirò Booth. “Mancava il sangue...”.
    “Certo”, annuì Temperance. “Mancava poiché è finito nella Serpentine. Ian si sporgeva sull'acqua quando l'assassino ha vibrato il colpo fatale. Forse ha attirato l'attenzione di Ian gettando un oggetto in acqua o indicandogli qualcosa, poi lo ha tramortito e quindi decapitato. In questa maniera l'emorragia si è riversata fuori della barca ed in seguito il colpevole ha dovuto semplicemente recuperare la testa e sistemare il corpo in una posizione ordinata”.
    “E'... è una teoria interessante”, ammise Booth, meravigliato. “E anche realistica. Sì, potrebbe davvero essere andata così... La testa di Wexler in effetti era umida, anche se, data l'ora del ritrovamento, tutti abbiamo pensato alla rugiada...”.
    “Non è solo una teoria”, puntualizzò Temperance. “Venite qui...”.
    Lo invitò a raggiungerla e si piegarono tutti e due sulla barca. Lei lo prese a braccetto, attirandoselo più vicino. “Guardate... Qui sul bordo. E' il segno di una lama”.
    Il segno era trasversale, una profonda intaccatura nel legno.
    Per lo stupore, lui mise la mano su quella che la direttrice gli teneva sul braccio. “Diavolo!”, esclamò.
    “Per decapitare Ian con un unico fendente, il colpo deve essere stato molto forte”, proseguì lei, con la testa accostata alla sua, al punto che il suo cappellino urtò quello di Booth facendolo cadere. Lui non se ne accorse, conquistato da ciò che stava vedendo, le dita che inconsciamente stringevano quelle di Temperance.
    “Una volta tranciato il collo, l'arma si è conficcata nel bordo della barca”, mormorò.
    “Esatto. Non dovete più cercare il luogo dell'uccisione, ispettore... Lo avete già”, sussurrò lei girandosi.
    Anche Booth si girò e furono alla distanza di un respiro, occhi negli occhi, le bocche dischiuse...
    “Siete formidabile, direttrice”, bisbigliò lui.
    “Lo so”, sorrise lei.

    (CONTINUA!) :ibones:
     
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