COME UN SOLE E UNA STELLA

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  1. Ciccia-B
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    Grande grande Franca, mi sei mancata in questi giorni!!
    Vuoi che tiesprima il mio parere o te lo immagini! Bhe meglio non farti incorrere in qualche dubbio!! IO TI ADORO!! Mitico il modo in cui fai parlare questi Booth e Bone socsì giovani, bellissimo il loro rapporto, insomma assolutametne perfetto! BRAVA!!!:wub:^_^
     
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  2. Dreamhunter
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    CITAZIONE (chachot @ 7/7/2011, 23:06) 
    Oh Dio, io credo che adesso schiatto.
    io dovrei passare quasi un mese senza leggere questa meravigli a di storia ?! :blink:
    No! qua c'é qualcosa che non va. -_-
    Comunque complimenti, bellissimo questo capitolo, chapeau.
    Caro Booth quando le dice di montare in spalla, poi le dice che il nomignolo sara solo una cosa fra di loro, poi dolcissima anche Bones quando appoggia la guancia sulla spalla di Booth.
    Adesso pero visto che un emicranea mi sta uccidendo vi lascio e vi auguro buone vacanze, godetevi i fututi capitoli anche per me pleas :cry:
    Buona notte a tutti quanti bay la Cha
    e complimenti ancora per il capitolo. :)

    Mi dispiace per l'emicrania, ma grazie per aver letto comunque!! ^_^
    Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e buone vacanze, quindi. Mettila così, tra un mese troverai tanti capitoli in più!!! ;)


    CITAZIONE (Ciccia-B @ 7/7/2011, 23:12) 
    Grande grande Franca, mi sei mancata in questi giorni!!
    Vuoi che tiesprima il mio parere o te lo immagini! Bhe meglio non farti incorrere in qualche dubbio!! IO TI ADORO!! Mitico il modo in cui fai parlare questi Booth e Bone socsì giovani, bellissimo il loro rapporto, insomma assolutametne perfetto! BRAVA!!!:wub:^_^

    Mi siete mancate anche voi!
    E grazie per il tuo "Ti adoro", come sempre! ^_^
     
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  3. donata69
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    Franca quanto mi sei mancata! che bella questa storia, mi piace davvero tanto; inutile dirti che sono follemente innamorata del tuo Booth e mi piace anche Brennan, verso la quale sono sempre un pochino più rigida. Invece qui li adoro entrambi, già innamorati senza saperlo. Ti aspetto presto. :ibones:
     
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  4. omelette73
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    CITAZIONE (Dreamhunter @ 7/7/2011, 21:26) 
    Ci sono momenti, nella vita, in cui rimani fregato e neanche te ne accorgi.

    Frase molto bella e molto vera, mi piace molto questa atmosfera tenera e spensierata da prima cotta :)
     
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  5. -Saretta-
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    Ohhh... Quanto mi era mancata questa storia! :wub:
    E' evidentissimo che Booth provi già qualcosa per Bones e anche lei, del resto, ha dimostrato di fidarsi di lui, permettendogli di entrare nel suo mondo.
    Bravissima Franca, come sempre!
    Al prossimo capitolo! ;)
     
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  6. boothie
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    Ma come fai? ;)
     
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    mamamamamamam........................
    i nostri due zucconi così giovani e già così "vicini vicini" :wub: (leggere con vocetta animaletti di paperissima - lo so sono fuori e di brutto :fiu: )
    mi fanno una tenerezza incredibile e tu, come sempre hai una mano delicata nel descriverli e farceli amare ancora di più se è possibile.
    So che ci aspetta la sofferenza, ma ormai sono addicted e non posso fare a meno delle tue storie! Quindi a prestissimo, vero? :skull:
    Grazie e complimenti Dream!
     
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    Molto bello questo capitolo! Al momento questa storia mi comunica un'atmosfera di grande dolcezza. E' bello vederli conoscersi in questa fase della loro vita, delicata per entrambi per motivi diversi, ed accogliersi l'un l'altra nelle proprie vite con così tanta naturalezza.
     
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  9. Dreamhunter
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    CITAZIONE (donata69 @ 8/7/2011, 08:28)
    Franca quanto mi sei mancata! che bella questa storia, mi piace davvero tanto; inutile dirti che sono follemente innamorata del tuo Booth e mi piace anche Brennan, verso la quale sono sempre un pochino più rigida. Invece qui li adoro entrambi, già innamorati senza saperlo. Ti aspetto presto. :ibones:

    Mi sei mancata tanto anche tu, carissima! Ed ero certa che avresti amato questo Booth. ;)

    CITAZIONE (omelette73 @ 8/7/2011, 08:44)
    CITAZIONE (Dreamhunter @ 7/7/2011, 21:26) 
    Ci sono momenti, nella vita, in cui rimani fregato e neanche te ne accorgi.

    Frase molto bella e molto vera, mi piace molto questa atmosfera tenera e spensierata da prima cotta :)

    Grazie!!! Sono contenta che ti piaccia! ^_^

    CITAZIONE (-Saretta- @ 8/7/2011, 09:40)
    Ohhh... Quanto mi era mancata questa storia! :wub:
    E' evidentissimo che Booth provi già qualcosa per Bones e anche lei, del resto, ha dimostrato di fidarsi di lui, permettendogli di entrare nel suo mondo.
    Bravissima Franca, come sempre!
    Al prossimo capitolo! ;)

    Grazie!!! Conto di aver pronto il nuovo capitolo già per domani!

    CITAZIONE (boothie @ 8/7/2011, 10:10)
    Ma come fai? ;)

    E' una domanda esistenziale? ;) :P
    Grazie!!! Mi pare di capire che ti è piaciuto. ;)

    CITAZIONE (dany.geo @ 8/7/2011, 10:47)
    mamamamamamam........................
    i nostri due zucconi così giovani e già così "vicini vicini" :wub: (leggere con vocetta animaletti di paperissima - lo so sono fuori e di brutto :fiu: )
    mi fanno una tenerezza incredibile e tu, come sempre hai una mano delicata nel descriverli e farceli amare ancora di più se è possibile.
    So che ci aspetta la sofferenza, ma ormai sono addicted e non posso fare a meno delle tue storie! Quindi a prestissimo, vero? :skull:
    Grazie e complimenti Dream!

    Grazie a te!!!! Se Internet è con me, ti assicuro che gli aggiornamenti saranno frequenti. ;)

    CITAZIONE (Kew08 @ 8/7/2011, 11:44)
    Molto bello questo capitolo! Al momento questa storia mi comunica un'atmosfera di grande dolcezza. E' bello vederli conoscersi in questa fase della loro vita, delicata per entrambi per motivi diversi, ed accogliersi l'un l'altra nelle proprie vite con così tanta naturalezza.

    Grazie!!! Sì, nelle mie intenzioni tutto dovrebbe essere molto dolce... Spero di riuscirci sino alla fine. ;)
     
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  10. Romi10
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    Capitolo molto molto tenero e spensierato, nonostante l'alone di guerra che c'è intorno a Booth
     
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  11. Sara6
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    Dolcissima e e tenerissima Franca complimenti....
    L'idea di loro due "pischelli" mi affascina molto.
    E tra un anno???non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo...Brava :clap:
     
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  12. Dreamhunter
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    CITAZIONE (Romi10 @ 9/7/2011, 00:47)
    Capitolo molto molto tenero e spensierato, nonostante l'alone di guerra che c'è intorno a Booth

    Grazie!!! ^_^

    CITAZIONE (Sara6 @ 9/7/2011, 09:17)
    Dolcissima e e tenerissima Franca complimenti....
    L'idea di loro due "pischelli" mi affascina molto.
    E tra un anno???non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo...Brava :clap:

    Grazie!!! Il nuovo capitolo arriva stasera! ;)
     
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  13. Sara6
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    CITAZIONE (Sara6 @ 9/7/2011, 09:17)
    Dolcissima e e tenerissima Franca complimenti....
    L'idea di loro due "pischelli" mi affascina molto.
    E tra un anno???non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo...Brava :clap:

    Grazie!!! Il nuovo capitolo arriva stasera! ;)
    [/QUOTE]

    Grande Franca... :D
     
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  14. rachè
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    nuovo capitolo stasera? musica per le mie orecchie! :D
     
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  15. Dreamhunter
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    CITAZIONE (rachè @ 9/7/2011, 21:27)
    nuovo capitolo stasera? musica per le mie orecchie! :D

    Ed eccolo! ;)



    III – Ti aspetterò

    All'orfanotrofio ti costringono a trasportare le tue cose nei sacchi della spazzatura.
    Come se lo fossero davvero, ormai. Spazzatura.
    E mentre riempivo uno di quei sacchi, il mio salvadanaio a forma di teschio era andato in frantumi per l'ennesima volta, spargendosi in schegge sul pavimento. L'assistente sociale aveva scosso la testa e mi aveva impedito di raccoglierle. “Ormai è rotto, Temperance. Cosa te ne faresti?”.
    Già. Cosa te ne fai di ciò a cui tenevi quando ormai non c'è più?
    Era così. La mia vita non c'era più. Non quella che avevo condotto sino a pochi mesi prima. Era accaduto tutto in un sabato di metà dicembre. I miei genitori erano usciti per alcune commissioni, con la promessa che al loro ritorno avremmo addobbato casa e decorato l'albero. Ma la giornata era trascorsa, il buio era sceso...
    I miei genitori non erano tornati.
    Non erano mai tornati. Nemmeno il mattino dopo. O la sera dopo.
    O tutti i giorni e le notti venuti in seguito.
    Erano spariti. Svaniti nel nulla.
    Dopo quasi sei mesi, c'era ancora un'inchiesta investigativa aperta sulla loro misteriosa scomparsa, ma nessuno me ne parlava. Probabilmente tenevano informato mio fratello. Io però non avevo più alcun rapporto con Russ. Se n'era andato a cercare lavoro sulla costa occidentale ed io non leggevo le lettere che mi mandava. Quelle buste erano un po' come i frammenti del mio salvadanaio. Non sapevo più che farmene. Così come la vita di prima, lui non c'era più e io ero era sola, senza più nessuno a chiedersi sempre dove fossi. A parte forse i responsabili dell'orfanotrofio, più che altro a livello burocratico e legislativo.
    Neppure la famiglia affidataria che mi ospitava in quel periodo badava granché a me. Ancora non avevo ben capito perché i coniugi Harris si fossero dati disponibili per l'affido, dal momento che lui era costantemente in viaggio di lavoro e a lei bastava che io fossi in camera mia a studiare o in giro per via della scuola. Forse non ero di loro gradimento... Non mi importava poi molto. Immaginavo che presto mi avrebbero rimandata all'orfanotrofio e avrei iniziato la mia lista. La maggioranza degli orfani aveva una lista delle famiglie che li rimandavano indietro, alcuni se l'erano fatta persino tatuare sulla pelle. Io avevo preparato il fondo di una scarpa, allo scopo.
    Perlomeno potevo ancora frequentare il mio liceo. Era positivo, da un lato. Non avevo dovuto ricominciare daccapo in un altro istituto, i professori mi conoscevano e il mio percorso di studi non ne sarebbe stato compromesso. Il mio futuro professionale ora era l'unica cosa che contava. Me lo ripetevo ogni mattina.
    Ma in certi giorni, come in quel martedì di inizio giugno del 1992, all'uscita della scuola provavo una sorta di spiazzamento emotivo e a volte mi sembrava di scorgere l'auto di mio padre, parcheggiata nel punto in cui di solito restava ad aspettarmi nelle occasioni in cui capitava che venisse a prendermi. Oppure avevo l'impressione di udire la voce di Russ tra quelle degli studenti intorno a me.
    Marco?
    Non c'era nessuna voce, però. Nessuna auto. Prima lo avessi accettato razionalmente, meglio sarebbe stato.
    Anche se... Effettivamente sentii una voce, quel martedì..
    “Bones?”.
    Mi voltai stupita, con il cuore che accelerava durante il movimento. Sulle prime non lo vidi e per un attimo di panico pensai che il mio cervello mi avesse ingannata. Poi eccolo, a pochi passi, con dei jeans e una maglietta, gli occhiali da sole, alto più di tutti gli altri, con la sua postura da militare.
    “Booth?”, chiesi piano.
    Si tolse gli occhiali e mi sorrise. “Ciao, Bones”.

    All'inizio fu strano. Un po' impacciati, ci allontanammo dal chiasso dei liceali, dirigendoci verso il parco pubblico al di là della strada. Lo guardavo camminare e non sembrava tanto diverso dall'ultima volta che lo avevo visto, in un'altra vita, sulle rive di un lago in Vermont. Dopo di allora non avevamo più avuto contatti, ma qualche notizia mi era arrivata tramite Russ. Sapevo che Booth era tornato al quartier generale dei Rangers del 75esimo reggimento a ottobre e che proprio a dicembre era partito per una nuova missione in terra straniera. Aveva fatto in tempo a spedirci una cartolina con gli auguri natalizi. La ricordavo appiccicata al frigorifero con un magnete, il giorno in cui i miei genitori erano scomparsi. Non avevo idea di dove fosse finita...
    “Ci sediamo?”, propose lui indicandomi una panchina.
    Annuii, circospetta, però restai in piedi, con i libri stretti al petto. “Sei venuto apposta per vedere me?”, mormorai.
    Nell'atto di sedersi, Booth si bloccò. “Certo. Per chi altri?”.
    “Anche tuo fratello frequenta questa scuola”.
    “Conosci Jared?”.
    “Solo di vista. Non ha le mie stesse lezioni”.
    “Beh, lui non sa assolutamente chi tu sia... Anche se ti ho descritta, non ha saputo darmi uno straccio di indicazione. Ho temuto che ti avessero mandato in un'altra scuola... E all'orfanotrofio si sono rifiutati di fornirmi informazioni, perché non sono un tuo parente e tu sei minorenne. Così ho pensato di venire ad attendere fuori del liceo, sperando di vederti uscire...”. Alla fine di quel discorso, sorrise di nuovo.
    Il suo sorriso. Quello del week end sul lago.
    “Perché era così importante per te trovarmi?”, insistetti.
    “Perché?”. Apparentemente ora toccava a lui essere confuso. Mi fissò un istante, con un mano su un fianco. “Siediti, su...”, mi esortò, facendolo per primo e poi lanciandomi uno sguardo di sotto in su, con le mani in grembo. “Per favore”.
    Lo accontentai, continuando a scrutarlo con cautela.
    “Così va meglio”, sospirò. Chinando il capo, si mise a giocherellare con le aste dei suoi occhiali. Quindi puntò i suoi occhi scuri nei miei. “Era importante trovarti perché sei una mia amica ed ero preoccupato. Ti è accaduto qualcosa di terribile e volevo sapere come stai... Bones”. Pronunciò il nomignolo con dolcezza. “A proposito... ti posso ancora chiamare Bones? Ci hai riflettuto?”.
    Rammentai di colpo il bosco, il colore della luce tra gli alberi, la sensazione di bruciore alla caviglia dove mi ero ferita... E l'odore di Booth. Un odore sconosciuto e attraente. Il contatto con la sua schiena ampia e forte, le sue mani a stringermi sotto le cosce per reggermi... I primi tempi, dopo quel fine settimana, ci avevo pensato. Ci avevo pensato molto.
    “Non me ne ricordavo più”, risposi. Lui parve deluso. “Però non mi dispiace”, mi affrettai ad aggiungere. “Va bene se mi chiami così”. Deglutii. “Solo tu”.
    Era vero, dovevo ammetterlo. Quel nomignolo... Aveva un suono confortante. Familiare.
    La delusione scomparve dal suo volto. “Va bene anche se mi considero tuo amico?”.
    Alzai vagamente le spalle. “Se vuoi...”.
    “Voglio”, confermò Booth. Poggiando un gomito sullo schienale della panchina, si girò verso di me. Strinse le labbra. “Mio nonno mi ha scritto, a gennaio, per raccontarmi quel che era successo alla tua famiglia... Ero fuori sede per un'esercitazione e ho letto la lettera solo una settimana dopo. Ho provato subito a mettermi in contatto con Russ, senza riuscirci...”.
    “Russ è partito”, commentai sintetica.
    “Lo so. Mio nonno poi mi ha scritto anche questo”. Booth scosse la testa. “Ha lasciato che ti mettessero in orfanotrofio?”.
    “Diceva che doveva procurarsi un vero lavoro e che non era in grado di occuparsi di una sorella più piccola, che sarei stata meglio con chi aveva la possibilità di garantirmi un ambiente stabile”.
    “Un orfanotrofio è un ambiente stabile?”.
    “Ora sono affidata a una famiglia”.
    Il suo sguardo si fece più attento. “E ti trovi bene?”.
    “Sì e no”.
    “In che senso?”.
    “Non mi prestano troppe attenzioni e quindi ho parecchia libertà e posso gestire il mio tempo e i miei spazi senza interferenze. Ma quella non è casa mia. Gli Harris sono sconosciuti per cui non ho alcun interesse”.
    Adesso sembrava triste. “Dio, i tuoi genitori... Erano brave persone. Come è stato possibile?”.
    “Non lo so. Nessuno lo sa”. Mantenni un tono distaccato. “Secondo gli investigatori, sono fuggiti abbandonandoci, oppure sono stati aggrediti e uccisi da qualcuno che poi ha fatto sparire i loro corpi. In entrambi i casi, l'esito non offre speranze”.
    Era impallidito. “Non possono avervi abbandonati...”, bisbigliò. “Vi amavano così tanto”.
    Realizzai che lui lo era stato. Abbandonato.
    L'anno prima quel particolare mi aveva impressionata. La mente mi si affollò di domande: si era sentito come me? Avere la certezza di essere stato veramente abbandonato rendeva più gestibile il dolore? Oppure era preferibile ignorare la verità e credere che i miei fossero stati allontanati con la forza?
    Non chiesi nulla. Non sapevo come chiederlo.
    Non sapevo se dovevo.
    “Allora devono essere morti”, conclusi.
    “Non è giusto”, replicò in un sussurro, le dita di una mano chiuse a pugno.
    “Che cosa?”.
    “Non è giusto che ti sia capitato questo...”. I suoi occhi percorsero il mio viso e mi assalì un'improvvisa debolezza, un incomprensibile desiderio di cedere. A niente in particolare. Cedere e basta. “Se almeno io... Mi dispiace di non esserci stato, sai. Ma sono tornato solo l'altro ieri”.
    “Se anche ci fossi stato, cosa avresti potuto fare?”.
    “Rimanerti vicino? Aiutare Russ in modo che non se ne andasse?”. Sbuffò, frustrato. “Non so... Qualcosa magari avrei potuto fare”.
    “Perciò...”, esitai. “... da gennaio a questa parte hai sempre pensato a me?”.
    “Sì, sempre. Ho pensato a tutti voi”. Mi rivolse un piccolo sorriso. “Tu non mi hai mai pensato?”.
    “No”, risposi di getto. “Cioè... non sempre. Qualche volta è successo”.
    Lui, sorprendendomi, rise. “E' già qualcosa”. La sua espressione si addolcì. “Non mi hai ancora detto come stai, Bones...”.
    “Sono in buona salute”.
    “Intendevo come stai...”. Si sfiorò il torace con un dito. “... qui”.
    “Lì?”. Perplessa mi osservai il petto. “Come stanno le mie costole?”.
    Ridacchiò. “No, non mi riferivo alle tue costole, Bones. Anche se, in effetti, se continuerai a strizzare con tanta forza quei libri, forse te ne incrinerai almeno un paio...”.
    Di riflesso, serrai i libri ancora di più. “Non è possibile incrinare le costole in questo modo”.
    “Già... di cosa hai paura, Bones?”, mormorò. “Hai paura di me?”.
    “Non è paura. Mi pongo solo delle domande”.
    “E quali?”.
    “Mi pare che tu sia sincero...”, iniziai studiandolo, “ma i miei genitori sono scomparsi e persino mio fratello se n'è andato. Perché proprio tu che mi conosci a malapena dimostri tutta questa preoccupazione nei miei confronti? Non c'è logica...”.
    “Perché la logica non c'entra, infatti. C'entra questo”. Di nuovo accennò al proprio petto. “Non il costato, Bones”, precisò divertito. “Il cuore. L'anno scorso... io avevo il cuore in pezzi, sai. E voi... tu, la tua famiglia... avete incollato quei pezzi, come eri abituata a fare con il tuo salvadanaio, capisci?”.
    Non stava parlando letteralmente. Il suo ragionamento era simile a quello con cui io stessa avevo paragonato il mio salvadanaio irrimediabilmente distrutto al mio passato.
    “Credo di comprendere... Quindi ti abbiamo aiutato?”, replicai.
    “Sì, esatto... E adesso vorrei ricambiare”.
    “Non sei obbligato”.
    “Non lo vivo come un obbligo, te lo assicuro”. Con un sospiro, Booth si allungò e, delicatamente, allentò la stretta delle mie mani sui libri. Le sue dita erano calde e un po' ruvide e il loro tocco mi procurò un'ondata di calore lungo le braccia. Non venivo toccata intenzionalmente da mesi... “Rilassati, per favore”, mi incitò, dolce. “Vuoi bere qualcosa? Hai fame? C'è una tavola calda laggiù...”.
    Decisi di seguirlo.
    Avevo fame, sì. E volevo ascoltare ancora la sua voce.

    “C'è un ragazzo?”, mi chiese mentre ci dividevamo un piatto di patatine in un angolo della tavola calda.
    “Dove?”, ribattei.
    Non capivo perché, ogni volta che gli domandavo spiegazioni di questo tipo, Booth sogghignasse come se si stesse divertendo.
    “Intendevo se lo frequenti, Bones. Un ragazzo”.
    “Oh. No. Attualmente una frequentazione di questo genere non è nelle mie priorità”.
    “Ah, già... le tue priorità...”.
    “Perché ti interessava saperlo?”.
    “Pura curiosità. Sei cresciuta... Hai già compiuto i sedici anni, giusto? Cominceranno a notarti e non tutti potrebbero comportarsi con educazione”.
    “E' un raccomandazione da amico più grande?”.
    “La raccomandazione di uno che ha avuto sedici anni non molto tempo fa”.
    “E tu...”. Addentai una patatina, osservando le sue spalle e i muscoli delle braccia. Ricordavo che da sedicenne aveva avuto già un fisico possente come quello attuale. Ora era solo più robusto. “... ti comportavi con educazione, a quell'età?”.
    “Abbastanza, ma conoscevo vari altri ragazzi che non erano certo dei gentiluomini...”.
    “E adesso la frequenti?”. Lo domandai nella stessa maniera in cui me l'avevo domandato lui. “Una ragazza”.
    “No, per adesso no. Sono stato via troppo tempo”. Mi fissò. “Ma non stiamo parlando di me. Io posso difendermi”.
    “Anche io”, affermai masticando. “Sono brava a tirare pugni e anche calci. E durante l'estate vorrei trovarmi un lavoro per potermi pagare un corso di arti marziali”.
    “Okay, okay... Sei una in grado di picchiare”. Poggiò i gomiti sul tavolo, con una luce morbida negli occhi. “Non scordarti però che di tanto in tanto i ragazzi – i bravi ragazzi – potrai anche baciarli...”.
    “L'anno scorso c'era un mio compagno di scuola che voleva baciarmi”, rivelai.
    “Oh... e l'hai baciato?”.
    “Stavo valutando la possibilità. Poi però ha compiuto un gesto che non mi è piaciuto per niente e tra noi è finita”.
    Un sorriso gli tremolò sulla bocca: avevo detto qualcosa di buffo?
    “Quale gesto?”, chiese, dapprima con leggerezza, quindi di colpo si rabbuiò. “Non si è mica trattato di un gesto violento, mi auguro!”.
    “No. Un gesto umiliante, piuttosto. Ma non te ne parlerò”.
    “D'accordo...”.
    Ripulendomi le mani con un tovagliolino, gettai un'occhiata all'orologio. Era tardo pomeriggio, ormai. Dovevo rientrare a casa. E non ne avevo alcuna voglia...
    “Sei in licenza?”.
    “Sì”, rispose Booth. “Fino a novembre”.
    “Starai a casa sei mesi?”.
    Erano tanti. I battiti del mio cuore aumentarono.
    “Già...”. Terminò le sue patatine e mi rivolse uno dei suoi sorrisi abbaglianti. “Ti va di trascorrere dell'altro tempo insieme?”.
    Ecco che di nuovo provavo quel caldo bizzarro. Un caldo piacevole.
    “Sì, mi va... Ma non posso darti il numero di telefono degli Harris. Non mi permettono di telefonare. Temono che spenda troppo...”.
    “Ti darò il mio, in caso di emergenza. E comunque... sai cosa facciamo? Ci daremo appuntamento a quella panchina su cui ci siamo seduti prima. Io sarò lì domani, all'uscita della scuola, e ti aspetterò. Okay, Bones?”.
    Ti aspetterò.
    Qualcuno che mi avrebbe aspettata. Me soltanto...
    Un'idea che mi emozionò.
    Mi spaventò, soprattutto. Quella notte faticai a dormire: e se una volta giunta a quella panchina, Booth non ci fosse stato?
    Le persone sparivano. Le persone se ne andavano. Anche quando avevano promesso di esserci sempre. Anche quando uscivano dicendo che sarebbero tornate.
    Per quel che ne sapevo, il fatto che Booth affermasse che mi avrebbe aspettata a quella panchina, non significava niente. Se non forse una possibile delusione.
    All'alba, il mercoledì mattina, meditai sull'eventualità di non recarmi all'appuntamento. Alla fine delle lezioni stavo ancora tentennando. E avevo il cuore in gola mentre attraversavo la strada e mi dirigevo alla panchina.
    Ma lui c'era.
    Seeley Booth c'era.
    Alla nostra panchina. Ad aspettarmi.

    (CONTINUA!) :ibones:

     
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481 replies since 29/6/2011, 21:23   21903 views
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