Analisi di Bones in questi 6 anni

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  1. Chris.Tag
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    Cara Prof,
    il tuo esaustivo lavoro di ricerca di queste stagioni di Bones mi ha dato la possibilità di passare un noioso pomeriggio al lavoro. Me la sono letta e “goduta” nel vero senso della parola, Serenella, tanto che mi sono venute in mente mille cose da scrivere.
    Faccio una sintesi di tutte e sei le puntate, quotando i punti che per me sono stati fondamentali (ma sapessi quante sottolineature ho fatto sulla stampa!)

    CITAZIONE
    4S: il grande sogno. Nella situazione di stallo del coma di Booth, Brennan scrivendo e Booth sognando, si dicono la verità, riconoscono a se stessi quello che è nel profondo dei loro cuori: si amano e desiderano una vita insieme, desiderano sposarsi ed avere dei figli.

    Riconoscere se stessi leggendosi/immaginandosi con un cuore solo e una mente sola (perdonami, la fan girl che è in me mi ha spinto a scrivere questa mielosità!)

    CITAZIONE
    6S:il figlio. È la sorpresa finale. In maniera del tutto imprevista e non preventivata, da una notte d’amore (scusatemi, ma personalmente mi piace pensare che il figlio sia stato concepito la prima volta), con cui si sono finalmente venuti incontro, perché emotivamente così scossi da non essere in grado di ricorrere alle solite tecniche difensive, alle cortine fumogene abituali. Hanno avuto bisogno l’uno

    Stessa sensazione per me. Il figlio arriva dopo una notte in crescendo, in cui entrambi si abbandonano. Lei spalanca la porta dell’impenetrabilità, lui abbassa l’arma da difesa, abbandonando così la rabbia.

    CITAZIONE
    se Brennan, con il suo rapporto con il padre, si è chiusa e irrigidita nei confronti della realtà, rifiutando così di relazionarsi con gli altri, Booth ha scelto il percorso esattamente contrario, proiettandosi nei confronti della stessa realtà, facendo della disponibilità e dell’apertura i tratti distintivi della sua personalità. Brennan, come figlia, deve perdonare il padre e questo percorso lo compie, Booth, come padre, deve perdonare se stesso, ma finché non affronterà alla radice il suo essere stato figlio maltrattato, bene o male trascinerà il problema dentro di sé e ne continuerà a subire le conseguenze. Avere iniziato a confidarsi con Brennan, aver verbalizzato la sua preoccupazione nei confronti di Parker sono sicuramente dei progressi, ma adesso con la seconda paternità come la mettiamo?

    E la cosa che rimane di fondo, quasi scolpita nella roccia, è che Brennan sia stata l’unica con cui Booth abbia mai parlato apertamente di questa cosa. Ha sempre fatto di tutto per evitare l’argomento con Sweets, sappiamo anche che con Cam le cose non sono andate meglio (già solo affrontare l’argomento dell’alcolismo e degli abusi subìti durante l’infanzia le è costato 6 mesi di silenzio assoluto!) e, di conseguenza, posso solo immaginare che anche con Hannah non sia mai uscito l’argomento, dopotutto si parlavano ma non si ascoltavano e lui voleva nascondersi sempre di più dietro alla sua menzogna di uomo perfetto con lei.
    Con Bren proprio non ci riesce e non ci è mai riuscito a fingere.

    CITAZIONE
    Quel famoso “noi” pronunciato da Booth alla conclusione di 2x9 (per me è uno dei momenti più belli dell’intera series) sta acquistando sempre maggiore concretezza e spessore. Hanno affrontato un anno difficile, pieno di insidie sia sul piano dei rapporti interpersonali […] che su quello professionale

    Anche in questo caso, Booth ha detto chiaramente a Cam che si sarebbe schierato sempre dalla parte di Brennan. E’ andato contro Cam pur di stare dalla parte della sua “collega”, il legame affettivo con l’anatomopatologa non era così profondo, lo sappiamo, ma la dichiarazione di Booth era precisa e inappellabile. “Qualsiasi cosa succeda, io starò sempre al suo fianco”. Dalla mia visione di Booth posso anche pernsare che sia un uomo “devoto e fedele”, ma il rapporto con Bren è chiaramente più forte, travalica tutto. Tanto ligio al dovere al punto di rubare una prova dalla scena del crimine, mentre si era strenuamente opposta a Cam che voleva “fabbricare prove” per la risoluzione più veloce di un caso.
    Idem per Brennan, incapace di lasciare il lavoro e vivere alla giornata con Sully. Davvero era per il lavoro? O era più per il lavoro CON Booth? La promessa che gli ha fatto alla fine del Pilot, di aiutarlo a catturare tanti criminali quanti ne ha uccisi, mi sembra ogni momento di più una promessa che Bren non si sente di rompere. Se penso ad una Brennan tanto legata al lavoro e non alle persone (quando dichiara di avere più rapporti con i con le ossa che con le persone vive), non posso fare a meno di considerare che Brennan ha saputo ribaltare questo assioma solo ed unicamente grazie a Booth.

    CITAZIONE
    da una conversazione successiva apprendiamo che Brennan imputa a Booth il non aver impedito la partenza di Zack per l’Iraq. La risposta di lui offre altri spunti di riflessione: Zack sentiva l’esigenza di crescere, di diventare un uomo, affrontando anche i grandi pericoli. La crisi della fiducia reciproca torna

    Questo punto mi ha fatto pensare a B&B come genitori di Zack, nel tipico “scontro” fra una madre e un padre nell’educazione del figlio, quando la madre tende a chiudere l’uscio per proteggere il figlio, la creatura, mentre il padre spinge per l’apertura, perché il figlio impari a spiegare le ali e a volare da solo. C’è da dire che poi mi diverto a pensare a Sweets come il figlio adolescente che pone domande scomode a mamma e papà e di conseguenza è come se i due avessero affrontato la genitorialità prima a livello teorico per poi viverla (EUREKA!) a livello pratico.

    CITAZIONE
    Ma, pur nelle loro patologie portate all’estremo, Epps, Gravedigger e Broadsky mantengono una dimensione d’umanità. […] Gormogon no, di lui ci vengono raccontate le sue imprese orribili, ci vengono illustrati gli obiettivi che vuole

    Ti rivolgo una domanda: può essere visto come il fallimento della scienza nuda e cruda? L’errore commesso da Zack è legato al cuore, I suoi assunti vengono smontati da Bren con le lacrime agli occhi, con la fronte appoggiata a quella di Zack, quasi una “mente” contro “mente” … concetto ribadito anche nel discorso fatto agli studenti inglesi nell’inizio della 4S. Perché in fin dei conti anche la scienza è vuota se non si usa il cuore?

    CITAZIONE
    La prima a mostrare segni di cedimento è Bones, e non che non abbia tutte le ragioni, ma poi Booth non scherza, passando dalla “passività” sentimentale al risentimento e alla rabbia, per cui da un certo momento in poi si vuole di fatto bruciare tutti i ponti, chiudere con il passato, difendersi da esso. In 6x13 arriva finalmente a verbalizzare il livello fino ad allora intoccabile, il loro essere partners viene messo in discussione.

    Mi piace l’utilizzo del termine “rabbia” perché mi rende ancora più palese che il distacco da Bren ha spezzato l’uomo Booth, quindi non è solo una rabbia verso Broadsky ma è una rabbia anche verso qualcosa (o qualcuno) che gli manca. Perché gli manca Bren e quindi, di conseguenza, una parte di sé. Non essendo completo è come se non fosse in grado di affrontare il proprio demone personale, la propria nemesi. C’è il rischio che Booth, se non affronta la sua rabbia, possa diventare come Broadsky. Ma c’è Bren, l’impenetrabile compagna, che gli starà accanto e che gli dirà, con i cuore, che lui è una brava persona.
    Basta? Direi di sì.

    Grazie Serenella …







    ps. chiedo scusa per i refusi, ma le interruzioni sul lavoro non mi hanno permesso un'attenta rilettura!
     
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  2. Romi10
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    Bellissimo commento Serenella.
    E anche il tuo Cri, breve ma intenso.
    Grazie a entrambi
     
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  3. sella
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    Grazie a tutte voi. Cristina, dammi un pochino di tempo, voglio riflettere bene sulla questione che mi hai posto, che poi è il problema dei problemi, e non ti voglio rispondere d'impulso. Dato che devo completare il pezzetto finale sulla sesta stagione, ti fornirò la mia risposta in appendice al testo.
    Il tuo commento è veramente bello e ricco di suggerimenti e di sollecitazioni, sul alcuni di essi mi soffermerò, perché intergrano o aprono ulteriori prospettive alla mia analisi.
     
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  4. vered68
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    CITAZIONE
    Vi confesso, sono rimasta con un interrogativo, in quel momento che cosa desidera veramente Booth? In quel guazzabuglio di sentimenti è in grado di pensare e volere effettivamente qualcosa o riesce a esprimere solo istintivamente le emozioni che lo sconvolgono? Non lo so, sono incerta al riguardo.

    Forse la riposta al tuo interrogativo - che cosa desidera veramente Booth alla fine del 6x13 - si può trovare in ciò che Booth stesso dice a Brennan alla fine dell'episodio 6x20: "I just didn't tell you how much it meant to me that you were there for me. It meant the world to me." Nell'economia di "Bones", in cui nulla o quasi è di troppo o fuori luogo, considero quella affermazione una specie di "epilogo" al 6x13. Come tutti sappiamo, alla fine di quell'episodio Booth è sconvolto e dà sfogo alla sua rabbia e frustrazione. Brennan è lì accanto a lui e lo ascolta… Lui sente la sua vicinanza e partecipazione emotiva, ed è l'unica cosa che desideri e a cui tenga veramente, ma non può dirglielo, non dopo l'"epifania" del 6x09… Così non trova di meglio che ribadire che loro sono partners e, se la cosa non le sta bene, "quella è la porta", nel senso che lascia a lei la scelta di restargli accanto, ma se la cosa risultasse troppo emotivamente pesante per Brennan, l'unica altra soluzione accettabile sarebbe quella di interrompere il loro rapporto lavorativo…. ma trema all'idea che lei possa davvero "uscire da quella porta"... Lei gli resta accanto e, come dice Shakspeare, "all's well that ends well".

    Grazie ancora per le tue analisi delle sei stagioni di Bones. Aspetto con ansia la prossima puntata.
     
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  5. sella
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    VII Puntata
    Prima di tutto, vered68, grazie per il tuo commento molto pertinente.
    Ullalà, ullalà, ho finito, ho finito, posso finalmente mettere il mio cervellino sotto naftalina!

    6S- La grande incompiuta. Poteva essere una grandissima stagione come la precedente, soprattutto grazie al “tradimento” di Booth e a tutto quello che innesca, ma così non è stato. Cip e ciop hanno fallito. Con molta calma e tranquillità bisogna prenderne atto ed esprimere la propria critica e anche rammarico per la loro incapacità, senza arrivare agli estremi della criminalizzazione. Non hanno saputo costruire un tassello fondamentale in quella che una volta ho definito la “tavolozza dei sentimenti umani”, non hanno saputo delineare il nesso di continuità che lega i diversi passaggi della stagione, perché il “tradimento” di Booth, che poi per me non è un tradimento, la crisi in cui tutto questo doveva trascinare i due personaggi, il loro doversi mettere ancora di più e ancora una volta veramente e profondamente in discussione per se stessi e nel rapporto reciproco, ha avuto una realizzazione a dir poco piatta, incerta, confusa, contraddittoria e … (ho messo i puntini di sospensione per cui ognuno/a può aggiungere la definizione più gradita). Un obiettivo troppo grande? Hanno creduto, ma ritengo soprattutto Hanson, d’essere più bravi di quanto in effetti siano? Hanno peccato di presunzione e di immodestia? Hanno dovuto cedere a troppi compromessi? Hanson non ha dedicato la dovuta attenzione alla sua creazione preso dallo scrivere e seguire il Pilot di The Finder, come ipotizza Michela? Troppi contrasti tra gli autori, gli attori e i responsabili del network? (Piccolo inciso, la vita dell’autore e del produttore esecutivo non deve essere molto facile in USA. Ho visto recentemente “Studio 60 on the Sunset Strip”, la series di Aaron Sorkin durata solo una stagione, l’autore di The West Wing – una delle series più belle di tutti i tempi – e premio Oscar quest’anno per la sceneggiatura di The Social Network e da essa, pur con le debite cautele, tenendo conto delle differenze, penso d’essermi fatta un’idea più precisa di come possa svolgersi il lavoro di creazione e di produzione nella televisione statunitense). In ogni caso, ripeto, rimane il grande rimpianto che, se ci fossero riusciti Bones sarebbe diventato un vero e proprio capolavoro, un supercult.
    Perché, a mio modesto parere, l’idea che è alla base dell’intera stagione, lo sviluppo dell’intreccio è da leccarsi i baffi, ossia, continuità, ma, al tempo stesso, metamorfosi e crescita dei personaggi, mediante il meccanismo classico della teatralità, quello della caduta-risalita. Se i nostri beneamati dopo 5x16 sono coinvolti ambedue in una crisi profondissima (caduta), la risposta a essa li pone su un piano diverso: mentre Booth continua a precipitare fino alla richiesta di matrimonio a Hannah, passaggio catartico per il crollo finale, Brennan, silenziosamente, molto silenziosamente inizia a percorrere una strada diversa (risalita), il cui apice è 6x09, ma che ha i suoi segni rivelatori per tutto il corso della stagione, solo se ci poniamo in una prospettiva diversa da quella che la maggioranza di noi ha assunto mano a mano che venivano trasmessi gli episodi. La scena finale di 6x13 è l’esplosione di Booth, con tutta la sua rilevanza drammatica, ma non è questo l’aspetto più importante. Ciò che è veramente degno di nota è che Brennan è lì vicino a lui, in silenzio, è corsa da lui, come farà sempre concretamente oppure metaforicamente in tutti gli episodi successivi sino al finale. Questi fotogrammi mi hanno chiarito che il clou di questa scena è il ribaltamento di ruolo tra loro due: per più di sei anni è stato Booth a portare e sostenere, ora è Brennan a tenere in piedi il loro rapporto e lo fa in una maniera da suscitare tutta la mia ammirazione. È lei ormai la parte attiva, creatrice, è lei a portare nuova vita, nuova linfa a un amore destinato a deperire e morire, non perché c’è stata Hannah, al più effetto e non causa di tutto questo, tipica soluzione da ego maschile, pura e semplice compensazione, ciambella di salvataggio o gruccia cui attaccarsi, scegliete voi, ma, perché, nell’ossessiva intenzione di salvarlo (il rapporto) i due progressivamente hanno innescato le cause per la sua fine. Il rischio mortale di Booth e Brennan è di scadere nel tran tran delle posizioni consolidate e definite, nell’usura del quotidiano, nel non dirsi le cose fino in fondo, di trascinarsi senza più entusiasmo e senza aspettative, insomma, sperimentare la fine di un rapporto prima ancora d’averlo vissuto in pieno. Ma questo non avviene, perché, perché Brennan (e qui, attenzione, non desidero essere equivocata nella maniera più assoluta) diventa una donna nel senso pieno del termine, una donna capace d’amore e di portare la vita in ogni aspetto e momento della vita stessa. L’episodio finale sancisce questo traguardo raggiunto: il figlio è la testimonianza di una fecondità ritrovata, rilanciata e, indipendentemente dalla maternità di Emily, per me non poteva esserci conclusione più bella. Se Booth è stato per tanto tempo l’esperto dei sentimenti, dei rapporti umani, colui che ha accolto, sorretto e guidato Brennan, mostrandole come fosse possibile vivere e viversi fuori dai rigidi schemi e dalle paratie stagne costruite per un’intera vita, bisogna riconoscere che Brennan ha imparato la lezione e inizia a metterla in pratica. Sulle prime ci lascia sconcertati, tiene un comportamento strano, remissivo, non lotta e non difende, come vogliamo chiamarlo, il suo territorio, la sua proprietà? Soffre, ma non si chiude nel risentimento e nell’egoismo, soprattutto in 6x03 dimostra come la sua attenzione e la sua cura nei confronti di Booth siano integri. L’invito a Hannah di fare le cose seriamente, perché, come sa benissimo, il nostro, per come è fatto, alla fine si coinvolgerà totalmente e darà tutto se stesso, per me è uno dei momenti più belli in assoluto. È un momento di generosità e di gratuità, di vero amore, di un amore che pensa al bene dell’altro. La risposta di Hannah è uno dei motivi per cui non la sopporto. Ovviamente, la rassicura, ma Hannah è colei che in 6x13 dopo la richiesta di matrimonio, nel rifiutare pronuncia una frase rivelatrice: speravo che questo momento arrivasse molto più tardi. È vero più volte hai dichiarato che non sei fatta per il matrimonio, ma così dimostri d’essere stata sempre perfettamente consapevole di come l’uomo con cui vivi senta profondamente il bisogno di formarsi una famiglia. Che fai? Fai finta di niente, e ti godi il momento, non rispettando i sentimenti dell’altro? Pussa via, donnetta meschina e arrivista. Torniamo a Brennan, la quale, consapevole d’averlo ferito a morte, si sente condizionata in maniera determinante, ma non è solo questo, perché l’ultima barriera interiore deve ancora cadere. Simbolicamente Brennan deve ancora oltrepassare la soglia, come, in effetti farà la fatidica notte, entrando nella stanza di Booth a cercare consolazione, ma anche andando a svegliare il suo bel addormentato. Brennan deve riconoscere a se stessa d’essere “degna” d’amore, di poter dare e di poter ricevere, e tutto questo lo vive nella sua “epifania” nella sua rivelazione e manifestazione d’essere ormai pronta a vivere in pieno i suoi sentimenti (6x09). Una volta compiuto questo passo, noi abbiamo di fronte una donna completamente diversa, l’unidimensionale tutta scienza e rigidezza acquista modalità, sfumature che la rendono poliedrica, attenta, disponibile, discreta. Rimane quella che è da sempre, ma, al tempo stesso, è tutta diversa, perché è andata oltre gli schemi e le paratie stagne. È in grado di recepire la “ragione degli altri”, in primis e su tutti la “ragione” di Booth, l’amato del suo cuore, ormai il suo sentimento nei suoi confronti è così grande da saper amare i suoi difetti, i suoi limiti e le sue contraddizioni, da poterlo accogliere al tempo stesso con determinazione e dolcezza infinita. La conclusione della stagione in questo contesto è perfetta. Si sono messi a nudo, se ne sono dette e fatte di tutti i colori, sono reciprocamente indifendibili, spogliati delle sovrastrutture, dei buoni propositi, sono finalmente alla verità di se stessi, nudi e crudi, ma, non c’è niente da fare, sono indispensabili l’uno all’altra come l’aria che respirano e come il cibo che mangiano. Il registro con cui tutto questo viene giocato è molto bello: senza trionfalismi, senza fanfare, senza dichiarazioni eclatanti, nella semplicità e nell’imbarazzo reciproco, Brennan, incerta più che mai su come Booth la potrà prendere, lo informa e Booth, saputo d’essere il padre, sorride, si illumina come un alberello di Natale, la felicità prorompe da lui e suscita la risposta in Brennan. Come sempre, tutto si conclude e tutto inizia di nuovo. La volta scorsa mi chiedevo chi dei due avrebbe saputo amare veramente, ossia, perdonare e esercitare la carità. Mi sembra evidente che la sesta stagione ci abbia ampiamente fornito la risposta: è Brennan. A questo punto, “e il tacer è bello” (D. Alighieri, Inferno, IV,104) e “tutto il resto è silenzio” (W. Shakespeare, Amleto, V,2).


    Finis


    Per Cristina. Ti rispondo in maniera molto sintetica, perché il tema della scienza e di riflesso il suo rapporto con la filosofia è l’asse portante dell’intera modernità (per intenderci gli ultimi quattro secoli della civiltà europea) ed è di una complessità tale per i suoi aspetti, riscontri e ricadute, che sicuramente il non trattarlo con il dovuto rispetto è un vero e proprio delitto. Mi limito, pertanto, alla questione che mi hai posto su un eventuale fallimento della scienza in relazione al comportamento di Zack. No, nella maniera più assoluta, la scienza in sé e per sé presa non pretende e non richiede che ci si è estranei da noi stessi e dalle modalità del nostro essere, la scienza non proibisce, anzi tutto il contrario, il ricorso al giudizio etico di bene e male. Lo scienziato persegue e ricerca la verità e questa non è sicuramente il progetto criminale di Gormogon, per cui, diventando discepolo di un folle omicida, Zack tradisce la scienza. Di fronte ad una “logica” conseguenziale che interpreta la storia del mondo e dell’umanità a suo uso e consumo, Zack ne resta affascinato, si convince di trovare mediante essa la risposta a ciò che lo agita dal suo ritorno dall’Iraq. Gormogon simboleggia il male e una caratteristica di esso è quella di mascherarsi da bene (nel cristianesimo si parla di satana anche come “scimmia di Dio”). Per me, ha ragione Caroline, che di fronte alla domanda del perché Zack abbia fatto quello che ha fatto, a Brennan che risponde “Logic”, obietta no, perché è il solito caso di una personalità debole che ne incontra una più forte e dominatrice e ne rimane soggiogato. Rimane aperta, a questo punto, la questione di Brennan, la quale attraverso il processo logico di causa ed effetto porta Zack a riconoscere la sua “illogicità”. Ma il principio di causalità attiene alla conoscenza tutta (tanto per intendersi sia alla scienza che alla filosofia), infatti, è “criterio di spiegazione dell’ordine delle cose” nel senso più ampio del termine, non per niente è stato enunciato nell’ambito della filosofia per la prima volta dal greco Leucippo nel V sec. a.C., ma “qualche cosetta” ne ha detto anche un certo Aristotele. Mi fermo qui, ma tieni presente che tema altrettanto interessante è quello dello “scientismo”, per il quale, se ti interessa, puoi trovare tutte le informazioni su Google. Spero d’essere stata comprensibile e sono a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti.

     
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  6. _ste_17
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    Grazie come sempre Serenella.

    Attendevo questa tua analisi della sesta stagione che per me è stata davvero una delusione profonda.
    Se non stessimo parlando di una serie televisiva potrei azzardarmi a dire che su di me ha avuto quasi un effetto di dolore 'fisico'.
    Come avevo già detto altrove, per me partiva con le migliori promesse, e tu hai descritto bene quello che avrebbe potuto essere e non abbiamo avuto.
    Questo è ciò che mi dispiace di più e che non credo mi farà riconciliare con questa stagione, nemmeno il finale.
    Per citarti:
    CITAZIONE
    ... Non hanno saputo costruire un tassello fondamentale in quella che una volta ho definito la “tavolozza dei sentimenti umani”, non hanno saputo delineare il nesso di continuità che lega i diversi passaggi della stagione, perché il “tradimento” di Booth, che poi per me non è un tradimento, la crisi in cui tutto questo doveva trascinare i due personaggi, il loro doversi mettere ancora di più e ancora una volta veramente e profondamente in discussione per se stessi e nel rapporto reciproco, ha avuto una realizzazione a dir poco ...

    Ecco, avevano fatto un notevole lavoro con la 5° e mi sarei aspettata almeno atrettanto dalla 6°, invece hanno cominciato a traballare fin da subito (o quasi) ma l'"inciampo" dal quale avrebbero potuto riprendersi in tempi brevi si è trasformato nella caduta rovinosa in fondo ad un burrone dal quale spero, durante l'estate, trovino gli appigli giusti per risalire.

    Quello che mi ha dato la mazzata definitiva è stato il fatto che il cambiamento e la crescita di Brennan che tu hai descritto non è stata affatto resa altrettanto bene sullo schermo, quindi il fatto che sia stato trascurato un passaggio così importante (che non può ridursi al solo episodio 6x09 ed ai momenti spot da te citati alternati invece ad altri assolutamente in contraddizione con questi), anzi, direi fondamentale nell'evoluzione di questo personaggio mi fa arrabbiare molto!


    CITAZIONE
    ... La conclusione della stagione in questo contesto è perfetta. Si sono messi a nudo, se ne sono dette e fatte di tutti i colori, sono reciprocamente indifendibili, spogliati delle sovrastrutture, dei buoni propositi, sono finalmente alla verità di se stessi, nudi e crudi, ma, non c’è niente da fare, sono indispensabili l’uno all’altra come l’aria che respirano e come il cibo che mangiano. Il registro con cui tutto questo viene giocato è molto bello: senza trionfalismi, senza fanfare, senza dichiarazioni eclatanti, nella semplicità e nell’imbarazzo reciproco,

    Certo, raccontata così concordo che sia stato un bellissimo finale, una conclusione perfetta, ma avrei preferito vederlo adeguatamente sostenuto da tutto il percorso precedente.
    Così secondo me è stato solo sprecato, perché se dobbiamo essere noi spettatori a cercare una spiegazione a ciò che non ci è stato mostrato, ritengo che ci sia qualcosa che non va nella storia che è stata raccontata ... :cry:

    Ok, ho annoiato abbastanza.
    CITAZIONE
    A questo punto, “e il tacer è bello” (D. Alighieri, Inferno, IV,104) e “tutto il resto è silenzio” (W. Shakespeare, Amleto, V,2).

    ... e lo applico ancha a me.

    :blink:
     
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  7. lotus in dream1927
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    Paperella s'è andata a spulciare il forum per capire cosa si fosse persa.
    Che dire Sella, grazie mille per la dedica, per la presenza e per le analisi così profonde che ci offri ogni volta, che non solo arricchiscono la nostra conoscenza del telefilm, ma noi come persone, perché le tue sono riflessioni di vita che ci accompagnano sempre.
     
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  8. Chris.Tag
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    Ed eccomi qui, con estremo ritardo, a rispondere al tuo ultimo appuntamento con l’analisi della sesta stagione di Bones.
    Innanzitutto ti ringrazio per la risposta al quesito del millennio. Ovviamente sì, era riferito al ristretto ambito della serie, non volevo certo arrivare a scomodare i massimi sistemi, dato che io sono solo un minuscolo puntino nell’infinità dell’universo. Certo è vero, il problema non è nella scienza in sé quanto nell’utilizzo che ne fa l’uomo, in questo caso Zack. Siamo fallibili e mortali, dopotutto.

    Per quanto riguarda l’analisi del finale di questa stagione, non posso che concordare con te quando affermi che quello di Booth non è un tradimento, i due personaggi dovevano affrontare la caduta per poi poter risalire la china. L’hanno sempre fatto con tempi e modalità diverse, ancora di più in questa stagione incriminata ma cosa bella di “quella” fatidica notte è che ci sono arrivati insieme, una aprendo le porte della sua impenetrabilità, l’altro abbandonando la rabbia che lo faceva sentire simile a Broadsky.
    E’ vero, questa è stata la stagione di Brennan, il suo diventare donna nel senso più completo del termine, scoprendosi innamorata e non volendo più nascondere il proprio sentimento dietro le proprie barriere difensive. E’ pronta a rischiare e sappiamo che quando lo fa, agisce senza rimpianti.
    Il problema fondamentale della sua rivelazione a Booth nel 6x09 è il dolore causato al suo partner, per la rottura di un equilibrio nella sua storia con Hannah. Ma lei doveva dirlo, le era impossibile continuare a tenerlo dentro perché è “meglio sentire dolore che essere morti”, come dice Micah.
    Come hai ben espresso tu, ora è in grado di recepire la ragione degli altri e soprattutto quella di Booth.
    La cosa più bella dell’amore di Bren è che è stata in grado di “perdonare il tradimento” di Booth. E non lo fa per egoismo né per leggerezza, ma per vero amore. Non lo fa con l’intento di ottenere ciò che vuole ma perché convinta che quella sia la cosa giusta da fare per loro.
    Aprendo la parentesi Hannah, concordo anche in questo caso con te. Hanno entrambi cavalcato l’onda fino a che è stato comodo, ma poi in concreto il loro rapporto si è sgretolato sul non detto, su quello che non hanno ascoltato dell’altro.
    Inutile dirlo, secondo me, la forza di Booth è stato l’aver accanto Brennan che non gli ha posto domande scomode. Nel gergo prettamente “maschile” della cosa, il non voler parlare con nessuno di una determinata situazione significa averla chiusa del tutto. Non c’è più nulla da dire perché è il momento di girare pagina e di andare avanti. E trovo anche giusto il fatto (certo, con il senno di poi è facile dirlo) che nemmeno fra di loro parlino di questa cosa ma arrivino a brindare alle cose non dette, perché sinceramente loro due non hanno bisogno di rivangare ciò che è stato. Perché loro due non erano completamente loro stessi in quella parentesi di caduta e risalita. Lentamente stanno ritrovando il loro equilibrio, come se ripartissero da zero.
    E poi si arriva di nuovo alla fatidica notte, quella in cui “forte come la morte è l’amore”, in cui lei apre la porta all’impenetrabilità e lui apre le braccia per accoglierla, dimenticandosi della sua rabbia. Perché con lei fra le braccia si sente di nuovo se stesso, né una copia di Broadsky né l’uomo che viene abbandonato dalle donne.
    Anche fra di loro c’è del non detto, certo, ma il risultato non è forse diverso? C’era davvero bisogno di parole quando Bren, fuori dal Jeffersonian, guarda la bara di Vincent allontanarsi e prende sottobraccio Booth? O quando lei gli confessa di aspettare un figlio, aggiungendo poi che è lui il padre, riconoscendogli IL ruolo di compagno?
    E allora la crescita di Bren come donna si completa nella maternità. Non quella fredda e solitaria di una donazione, non quella di un sogno … ma quella reale. E poi io arrivo a questo punto e mi sciolgo perché “e il tacer è bello” e “tutto il resto è silenzio”.

    Grazie per la compagnia che mi hai fatto anche in questo pomeriggio di lavoro, grazie perché è sempre un piacere leggerti ma soprattutto perché questo scambio mi arricchisce.
    Ne approfitto per mandarti un “abbraccio accademico” nell’attesa di poterlo fare di persona.
     
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  9. sella
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    Grazie, Cristina per la bellissima "glossa", termine accademico equivalente a commento, che hai scritto in un pomeriggio di lavoro (evidentemente questi pomeriggi creano le condizioni ottimali per riflettere). In attesa di poterti ricambiare con un abbraccio nient'affatto accademico, ma affettuoso e pieno di riconoscenza per te (e per tutte le altre), per come mi avete arricchito in questi sei anniin tutti i sensi. A presto.
     
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  10. omelette73
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    Mi unisco al coro per questa stupenda analisi e aggiungo il mio modesto parere in merito alla annosa "questione Hannah"

    CITAZIONE (sella @ 18/7/2011, 10:09) 
    È vero più volte hai dichiarato che non sei fatta per il matrimonio, ma così dimostri d’essere stata sempre perfettamente consapevole di come l’uomo con cui vivi senta profondamente il bisogno di formarsi una famiglia. Che fai? Fai finta di niente, e ti godi il momento, non rispettando i sentimenti dell’altro? Pussa via, donnetta meschina e arrivista.

    Questo che citi, è uno degli aspetti della faccenda che mi ha maggiormente infastidita.
    Quando ho saputo, per la prima volta, che sarebbe spuntato fuori questo personaggio, come molti di voi sapranno, non ero per nulla contraria all'idea. Il modo in cui l'avevano presentata "la donna perfetta per Booth che, nonostante la sua perfezione, si scoprirà comunque non essere adatta a lui," mi intrigava assai.
    L'idea di vedere un Booth che trovava qualcuno con cui stava sinceramente bene, che gli dava ciò che desiderava, condivideva i suoi ideali, ma che tuttavia lo lasciava tormentato a chiedersi, perché una persona così perfetta per me non mi completa, mi piaceva molto.

    E nel proseguire rispondo indirettamente ad un'osservazione fatta sia da te che da Cristina... secondo me il tradimento di Booth invece c'è stato eccome.
    La prima parte della stagione è stata, di fatto, un completo tradimento.
    Il primo, ovviamente, di Hanson & C., che non sono stati assolutamente in grado di creare con Hannah un personaggio vivido e piacevole, e soprattutto utile alla relazione tra B&B. Come hai giustamente sottolineato tu, Serenella, Hannah non condivide affatto le idee di Booth in merito alla famiglia (è, se possibile, persino più talebana di Brennan in questo), quindi non si capisce bene - e non viene mai spiegato - dove questi due volessero andare a parare, dato che la loro visione della vita e dell'amore, differiva in maniera così macroscopica.
    Il secondo - e più doloroso - è quello di Booth.
    Siamo d'accordo che non ci sia risalita senza caduta, ma Booth ha mentito a se stesso e questo è inaccettabile: o stava con una donna che non conosceva affatto oppure la conosceva ma sapeva che non era comunque adatta a lui, in nessuno dei due casi poteva quindi amarla davvero.
    E la cosa peggiore è che scarica la palla ad Hannah, nel presupposto che sapesse perfettamente cosa lei pensasse del matrimonio - Hannah non ne hai mai fatto un mistero -, le fa comunque "la proposta", che - sorpresa delle sorprese - viene rifiutata!
    Quindi, Serenella, è vero che uno si chiede cosa Hannah ci facesse con uno come Booth, visto ciò che pensava del matrimonio, ma è anche vero che la stessa identica domanda può essere girata a Booth!
    E dato che è lui ad essere il protagonista della serie, sono più interessata a conoscere le sue motivazioni, piuttosto che quelle di Hannah la sciacquetta. :lol:

    E' come se Booth non abbia avuto il coraggio di guardare la verità in faccia, che questa lo spaventasse così tanto da rischiare di passare l'intera esistenza (anche se mi chiedo quanto possa durare un matrimonio basato su queste premesse), con una donna che sa benissimo non essere adatta a lui.
    Quindi - in questo HH & C. non hanno mentito - diventa il peggior nemico della sua relazione, sabotandola fino al punto di rottura, ma - badate bene - il tutto non avviene in maniera cosciente, lui chiede la mano di Hannah, convinto di amarla e dopo il no, si ritira nel suo guscio di "perché nessuno mi ama", ma perché devi crescere bello!
    E beh... se tutte queste menzogne non sono un tradimento, io allora mi chiamo paperino...

    Vorrei inoltre sottolineare che accetto l'errore, accetto il fatto che nella vita si possano fare cose così dannatamente stupide, da diventare i peggiori nemici di se stessi, però - accidenti - da uno come Booth, mi sarei aspettata maggior onestà intellettuale. Mi sarei aspettata che prima o dopo si rendesse conto di aver completamente sbagliato nei confronti di Hannah, ma anche e soprattutto verso se stesso, e lo ammettesse.
    Ma - e qui sta per me il vero orrore narrativo - la questione non viene mai affrontata, finisce nel dimenticatoio e speriamo che i fan si distraggano con altro...

    Sì OK, mi hai distratta, sono felice che B&B stiano insieme e mi è anche piaciuto come ci sono arrivati, parlo della questione di VNM, però questo è un sospeso che nella serie rimarrà per sempre e nessuno potrà riempire questo vuoto.
     
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  11. sella
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    Teresa, cara, con il capo coperto di cenere, faccio ammenda, ma solo questa mattina mi sono accorta che avevi scritto questo commento. Per risponderti ho bisogno di un pochino di tempo, perché il tradimento di Booth nei confronti di se stesso non è tema da affrontarsi alla leggera. In ogni caso, grazie, perché le tue osservazioni mi hanno rimessa "in movimento".

    Colgo l'occasione e faccio ammenda anche nei confronti di Stefania: non ho scritto nulla per quanto riguarda il tuo post, perché ho pensato che dopo una analisi a favore come in fondo è la mia, fosse buono e conveniente lasciare spazio al dissenso e in quel momento ho ritenuto ogni mio intervento inopportuno e sovrabbondante. Però, in ogni caso, avrei potuto inviarti un MP. Sorry (come Booth sono piena di umane contraddizioni).
     
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  12. sella
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    Eccomi qui, cercherò di rispondere alle tue osservazioni. Prima di tutto un chiarimento: il tradimento l’ho considerato esclusivamente in riferimento a Brennan, non ho pensato minimamente ad un eventuale tradimento di Booth nei confronti di se stesso. Ora, sollecitata da te ho cercato di rifletterci un po’ e mi sono venute fuori queste considerazioni.
    Se ho interpretato bene, tutto ruota intorno alla mancanza di rispetto di Booth nei confronti di se medesimo, il suo non essere fedele all’uomo forte e generoso, dal cuore di leone sempre sulla breccia, disponibile a farsi in quattro, come ha dimostrato in tutti i modi in questi anni soprattutto nel suo rapporto con Brennan. Di qui, manifestazioni di infantilismo, un indulgere al vittimismo e un pochino anche al piagnisteo, perché non c’è nessuno che gli fa le coccole come lui desidera e aspira, un vero e proprio Calimero, piccolo e nero (se Booth potesse conoscere uno storico personaggio della pubblicità italiana). Il che non può essere, perché deve rispettare l’immagine di sé, da qui il tradimento e la menzogna: parafrasando, “nei secoli fedele a se stesso”.
    Il problema per me va impostato in maniera differente: il “busillis” vero e proprio è che Booth da 5x16, lentamente e progressivamente, non è più in grado di aderire nel suo profondo, profondissimo, nelle più intime sfere della sua coscienza, all’identità che si è costruito mano a mano per l’intera esistenza e che ce l’ha fatto apprezzare ed amare fin da subito, fin da quando è entrato nella stanzetta dell’aeroporto di Washington, perché quell’io è entrato in una crisi irreversibile. Il Booth vedi e provvedi, il Booth tutto ruotante sul doverismo, non funzionano più. I due abbandoni di Brennan, quello sul piano affettivo e poi sul piano lavorativo, lo hanno devastato, lo porteranno mano a mano a farsi la domanda delle domande: mi sono sforzato e mi sono sacrificato per tutta la vita, ma ora che cosa raccolgo, cosa ho ottenuto? Certo, sul piano lavorativo sono al top, sono rispettato, sono stimato, ho amici carissimi, ma …, ma chi scalda veramente il mio cuore? Quella solidità e quella sicurezza da me sempre cercate per ovvi motivi, dove sono, la mia “famiglia” dov’è, con chi è? E’ vero, c’è Parker, ma con lui posso vivere un rapporto a mezzo servizio e mai nella pienezza di un quotidiano. Alla donna che ho amato e che mi ha detto di no, ho continuato a dimostrare fedeltà, le sono stato vicino, abbiamo lavorato insieme, affrontato il momento terribile del processo alla Taffet, e questo mia dedizione, questa mia oblazione a cosa mi hanno portato? Brennan ha deciso di andare missione scientifica, di interrompere la collaborazione professionale, contraddicendo se stessa, e lo sono venuto a sapere da vie traverse, non ha affrontato il problema fin dall’inizio con me, non ne ha parlato per prima con me.
    Nonostante tutto, con lei ancora vicina, riesce a ragionare e comportarsi di conseguenza secondo gli schemi abituali, ma, come ho già osservato altre volte, il Booth che si allontana dopo il saluto finale della V stagione, è un uomo che sembra portare sulle sue spalle tutto il peso del mondo. Trovandosi solo in Afghanistan, tutto questo inizia a ravagliare dentro, è il lento e inesorabile lavorio della coscienza, la quale inizia a vivisezionare il tutto e il bilancio, per Booth, è terribile: dovrebbe dichiarare per tanta parte della sua vita fallimento completo e inizia a percepire che il nocciolo della questione non è attribuire i torti e le ragioni, il separare il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, ossia, non sono gli altri, ma lui stesso ad essere il problema, con la conseguente messa in discussione radicale di chi è e di ciò che fa (l’essere e il fare). All’inizio non ce la fa (nessuno ce la fa), si ritrae, si illude che leccarsi le ferite possa essere sufficiente. Perché quello che è veramente in discussione è la struttura stessa della sua coscienza: il dolore e la sofferenza provati nell’infanzia lo hanno portato, usufruendo anche delle sue doti naturali, a costruirsi come persona disponibile, generosa, che si preoccupa degli altri, che si assume e si carica di responsabilità, un “vedi e provvedi” in servizio permanente effettivo. Benissimo, adesso inizia a intuire che tutto questo edificio è puramente e semplicemente una difesa, che non regge più. Booth ha sempre dato e dà per non dover chiedere, per non essere dipendente, per non far entrare l’altro nel suo “sancta sanctorum”, per non farsi mai vedere nella sua debolezza e nella sua fragilità (il silenzio e la ritrosia di Booth su se stesso). E’ una cortina fumogena vera e propria, che ha funzionato per anni e anni, ma che come ogni cortina, fatta di fumo, è destinata a dissolversi. Booth si trova di fronte ad un baratro e il movimento istintivo (umanissimo e comprensibilissimo) è darsi alla fuga, respingere da sé tutto. Ed ecco che la Provvidenza (ricordiamoci che Booth è cattolico) interviene e gli fa dono di Hannah, da me definita “ciambella di salvataggio”, perché Hannah è, per Booth, il tentativo disperato d’essere fedele a se stesso, ovverosia, di salvare il salvabile. Con lei può tornare a esser il vecchio se stesso, a svolgere e ricoprire i ruoli abituali. E’ bella, intelligente e poi con lei il sesso va alla grande, fattore da non trascurare mai. L’amour fou, la grande passione sono finiti come sono finiti e “a volte bisogna accontentarsi”, come recita la famosa dichiarazione di 5x01. E Booth si accontenta, in fondo, Hannah l’ha rincorso fino a Washington, ha cambiato lavoro per lui, Parker, altro elemento fondamentale, l’ha accettata, insomma, ha dimostrato che ci tiene a lui, e così, grazie a un semplice pretesto, si butta, conferma inequivocabile che la sua crisi, invece di migliorare, si sta aggravando sempre di più. Ma la “sciacquetta” gli dice di no ed il crollo cui tutti abbiamo assistito di 6x13. Ma ecco che, nel momento che celebra la sua caduta nel vuoto e nel buio, nel momento della morte delle morti, la presa di consapevolezza della sua solitudine più nera e feroce, scopre di non essere solo, Brennan, una Brennan diversa, gli sta vicina, così, a fondo perduto, per quello che egli è, senza orpelli e senza sovrastrutture, nella nudità e nella povertà di sé, nel momento che rivela il peggio di sé e, pur nel tumulto e nella confusione di quei momenti, percepisce la sua solidarietà, la sua vicinanza, che nulla chiede e nulla impone. Booth si sente amato, perché Brennan lo guarda e lo ama, pensa a lui, a ciò di cui ha bisogno veramente e profondamente. Lo capisce, l’accetta e l’accoglie. Nella discrezione reciproca più assoluta, nella consapevolezza che in questa fase ogni parola e anche ogni gesto potrebbero essere pericolosi e fuorvianti, i due riprendono la loro collaborazione. Come ha sottolineato Cristina nel suo commento, in questa fase Broadsky svolge un ruolo catalizzatore: Broadsky è il nero che vuole risucchiare Booth, ma invece colpisce Vincent. Arriviamo così alla famosa notte, a quella sequenza bellissima del loro conversare notturno, in cui si ritrovano, ma sempre Cristina ha saputo benissimo cogliere il significato profondodella loro prima volta, per cui non mi soffermo ulteriormente. Solo ricordo che non fanno sesso, fanno l’amore e il miracolo si compie, due corpi (come due anime, due spiriti, due coscienze) si uniscono a formare un corpo solo. E’ il miracolo dell’amore umano, celebrano la vita e la vita nasce. Lo confesso, a me è piaciuto moltissimo che non si siano soffermati sui particolari, perché quella è una scena perfetta così com’è.

    Ecco, come al solito sono stata molto lunga e per questo ti chiedo scusa. Per tornare alla tua domanda iniziale, Booth tradisce se stesso? Sì e no, ma a mio modesto parere e nella piena e totale accettazione delle opinioni diverse, in maniera differente da come tu hai impostato la questione. Per cui, per me, nessun scandalo e anche nessuna sorpresa per il comportamento e per le azioni di Booth, perché ormai la mia lunga esperienza mi ha insegnato che siamo capaci di impelagarci nelle situazioni più assurde e commettere gli errori più colossali. Booth è pieno di umane contraddizioni, non è e non è mai stato il supereroe o il cavaliere senza macchia e senza paura e proprio per questo ho amato e amo il personaggio e mi sono sempre tenuta lontana dal “crucifige” nei suoi confronti, come nei confronti di David. Come, ripeto, ho apprezzato il silenzio, che è pienamente rispondente al personaggio, è uno dei suoi tratti più caratteristici. Evitando il contenzioso e la misurazione dei torti e delle ragioni, di chi ha fatto più male all’altro, sostenendosi e confortandosi a vicenda, hanno finalmente la libertà di quella notte famosa. Poi, la series non è finita, per cui può darsi benissimo che in seguito “cip e ciop” disseminino qua e là qualche semino, qualche spunto che ci possano fornire elementi di valutazione. Chi vivrà, vedrà.


    Faccio una piccola disgressione: si può ipotizzare e elaborare un sistema di leggi perfetto e ottimale, ma se dentro le coscienze dei cittadini non sono le categorie di giudizio e di distinzione, ossia, quella che definisco la categoria interiore della morale e del giuridico, per cui l’obbedienza è per convinzione e non per sanzione, esso resterà lettera morta e sarà destinato al fallimento più completo. È sempre e in ogni caso problema di cultura e, pertanto, di educazione e di formazione. Il sistema codificato può essere del tutto o solo in parte non di mio gradimento per tutte le ragioni del mondo, benissimo, lavorerò e lotterò per cambiarlo, per renderlo migliore fino ai momenti estremi della rivoluzione e del dare la vita per questa mia lotta, ma se dentro di me non è strutturato il rapporto con la legge, il mio sarà solo velleitarismo, che si rovescerà inevitabilmente sempre nel suo contrario: dalla promessa della totale libertà ai regimi totalitari. Per questo, già nell’antica Grecia e ancor prima di Socrate, uno dei cardini della civiltà occidentale è stato il governo delle leggi, ossia, secondo il dettato aristotelico, il governo degli uomini, migliore di quello degli dei e degli animali, perché? Perché “le leggi sono ragione senza passione” (Politica,), nelle quali è elemento fondamentale la consapevolezza che gli uomini sono difettosi e difettati. E di questo le leggi, tutte le leggi dalle fondamentali a quelle tecniche-applicative devono sempre tenere conto. Non per niente, il discorso sul perfettismo degli uomini ha avuto un suo genere letterario specifico, quello dell’Utopia. È questo uno dei grandi insegnamenti della tradizione classica, il profondo umanesimo che pervade il giuridico della nostra intera civiltà occidentale, incarnato da Roma e consegnato una volta per sempre alle generazioni future: lo strumento giuridico deve avere come riferimento l’uomo qual è e non quale deve essere, ma non per questo deve ignorare la tensione sempre riproponentesi tra lo iustum e lo iussum, tra il giusto e il comandato, ossia, secondo il Sofocle dell’Antigone tra le leggi del cielo e le leggi della città. Il legale (che è parte del giuridico, ma non lo esaurisce) garantisce, difende, sostiene e accompagna la libertà, ma questa è sempre oltre di esso, perché sempre ad un certo punto emergerà il dilemma della legge giusta, dell’inadeguatezza del legale. In questo caso si obbedisce oppure no? Sono due degenerazioni uguali e diverse al tempo stesso, quella della formalizzazione passiva alla prescrizione e il partito preso della continua inadeguatezza delle norme.È ovvio, per il legale sì, sempre, in ogni caso, ma … ecco, allora nel concreto, nel reale, si capisce come mai il legale (ossia, il diritto positivo, il diritto posto) non può mai pretendere d’essere esclusivo, perché non può fare a meno della morale.

     
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  13. omelette73
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    CITAZIONE (sella @ 8/9/2011, 17:56) 
    Ed ecco che la Provvidenza interviene e gli fa dono di Hannah, da me definita “ciambella di salvataggio”, perché Hannah è, per Booth, il tentativo disperato d’essere fedele a se stesso, ovverosia, di salvare il salvabile.

    Ecco, io qui, sono in disaccordo.
    Tu la definisci “ciambella di salvataggio”, ma Booth non ha mai parlato di Hannah in questi termini, anzi, esattamente l'opposto. Anche quando la storia tra loro finisce, Booth non dice mai di non averla sinceramente amata fino in fondo, nella maniera in cui ama Brennan per capirci.
    E io non mi accontento.
    Rispetto la tua opinione, ma è una conclusione a cui arrivi dando per scontato che le parole di Booth non siano sincere, e cito:
    "Io... sto con una persona Bones. E... Hannah non è un premio di consolazione. Io la amo."
    Se questa parole non sono sincere in qualche modo doveva ammetterlo, se invece lui fosse stato davvero innamorato di Hannah, avrebbe accettato il compromesso che lei gli proponeva, ma non lo fa, perché Hannah non è Bones.
    Quindi Hannah è una seconda scelta, quindi Booth ha mentito e soprattutto non ha mai avuto il coraggio di ammettere con se stesso o nessun altro la verità su quel rapporto, basta che guardi come reagisce con Sweets nella puntata dell'ascensore.
    Sono decisamente meno preparata di te a fare interventi altrettanto belli, ma per me qui non si scappa. Hai presente la vecchia e cara proprietà transitiva?
    Booth ha mentito a se stesso e non ha mai nemmeno avuto il coraggio di ammetterlo, per me questo è il più grande tradimento che si può fare a se stessi.
    Illudere gli altri è un conto, farlo con se stessi è imperdonabile, per non parlare del fatto che stava chiedendo a quella donna di sposarlo, pur non amandola sinceramente.
    Insomma errare umano, ma per me qui l'errore narrativo è macroscopico, e non riesco a vederlo proprio nella chiave in cui lo interpreti tu.

    Edited by omelette73 - 8/9/2011, 19:44
     
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  14. sella
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    Bene, abbiamo ambedue molto amichevolmente esposto i nostri punti di vista e credo che adesso, chiunque altro voglia leggere questo topic si possa fare la propria personale opinione in merito. Il nostro "divergere" è la migliore dimostrazione che, con tutti i difetti e le pecche della sesta stagione, Bones come series continua ad offrire spunti e argomenti per analisi nient'affatto banali.
    Grazie.

    P.S.: solo una piccola precisazione, sono io ad aver definito Hannah una "ciambella di salvataggio", non l'ho attribuita a Booth. Se da quanto scritto emerge questa conclusione, ne chiedo venia.
     
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  15. omelette73
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    CITAZIONE (sella @ 9/9/2011, 17:57) 
    P.S.: solo una piccola precisazione, sono io ad aver definito Hannah una "ciambella di salvataggio", non l'ho attribuita a Booth. Se da quanto scritto emerge questa conclusione, ne chiedo venia.

    Non mi sono spiegata molto bene io, scusa Serenella.
    Avevo compreso che fosse una tua interpretazione, quello che intendevo è che questa storyline con Hannah, secondo me, era troppo importante per essere lasciata all'interpretazione dello spettatore. Booth avrebbe dovuto prendere una posizione e gli autori ci avrebbero dovuto far capire chiaramente quale fosse, invece non è stato così.
    E in questo caso, il nostro scambio (mio, tuo e di tutti quelli che hanno espresso il loro parere in merito alla questione), non scaturisce tanto dall'interpretazione diversa di un fatto, quanto dalla necessità di decifrare gli elementi che la storia non ci ha mai fornito.
    Ecco perché, analizzando strettamente i pochi fatti a nostra disposizione, giungo alla conclusione che ho già esposto.
    Insomma, interpretare va bene, ma non su cose così importanti.
     
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59 replies since 5/6/2011, 17:50   11791 views
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