Analisi di Bones in questi 6 anni

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  1. dany1971
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    Dato che i tuoi commenti sono così illuminanti non credo che tu possa avere il timore di annoiarci, anzi per quello che mi riguarda continua quando vuoi.
     
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  2. sella
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    IV Puntata
    Innanzi tutto chiedo scusa per il ritardo, ma impegni vari, tra cui il seguire la mia nipotina Clelia nell’esperienza dei suoi esami di terza media (che sono andati benissimo. A proposito, Clelia è una fan di Bones e non potrebbe essere altrimenti, dato che una ragazza dotata di intelligenza vivacissima) mi hanno un pochino distratta.

    3S – Il finale della terza stagione è finora il più drammatico e bruciante, un vero e proprio schianto a livello razionale e sentimentale, il quale esplicita e porta all’attenzione di tutti noi un tema, quello della fiducia e della sua eventuale rottura, che è una delle strutture portanti dell’intera series (vedi ad es. 6x15), non per niente è proprio esso a stabilire il collegamento con la conclusione della quinta. Se, infatti, la SF della terza stagione è la crisi della fiducia del team nella sua interezza di fronte al “tradimento” di Zack, quella della quinta è tra Brennan e Booth nel loro rapporto personale d’amicizia e confidenza che alimenta il sentimento reciproco, ancora non ammesso dalla prima e esplicitato, ma poi di fatto prima messo in secondo piano e poi negato dal secondo. Perché il più drammatico? Perché il più inaspettato e imprevedibile, in quanto il lasciarsi di B/B nella quinta stagione non è altro che l’inevitabile esito di una situazione di stallo che prima o poi doveva precipitare al di là delle stesse buone intenzioni di ambedue e che, in fondo, era in gestazione già dal 5x16.
    Fiducia. In fondo, l’input degli sviluppi futuri ci è già fornito nell’episodio d’apertura della stagione, nel quale ci viene descritta un’atmosfera ben lontana dall’idillio della seconda: Brennan non scende più sul campo, se ne sta arroccata in Laboratorio, al sicuro nel suo luogo sacro, dove presiede a quella che si può ben definire la liturgia della lotta contro la morte in favore della vita. Se ci pensiamo bene, la stessa configurazione logistica del Laboratorio fa pensare a un tempio, in cui la piattaforma è l’altare e la luminosità che lo caratterizza fa ricordare simbolicamente la lotta della luce contro le tenebre. Vita e morte, nella loro perenne sfida, in cui Brennan e gli altri sono i sacerdoti della prima, usando gli strumenti propri della scienza, la quale è di per se stessa nella sua affermazione di verità difesa della vita. Gli scienziati sono gli alfieri della luce, perché assertori della verità e di fatto esclusi da ogni compromesso e/o compromissione con le tenebre, che simboleggiano da sempre la morte. Il comportamento di Brennan è riportato da Booth all’arresto di Max da lui operato, da Angela, invece, alla paura d’essere rimasta sola con Booth di fronte all’altare. Sbagliano tutti e due, perché da una conversazione successiva apprendiamo che Brennan imputa a Booth il non aver impedito la partenza di Zack per l’Iraq. La risposta di lui offre altri spunti di riflessione: Zack sentiva l’esigenza di crescere, di diventare un uomo, affrontando anche i grandi pericoli. La crisi della fiducia reciproca torna prepotentemente nella SF, prima tra Brennan e Booth, quando la morte di quest’ultimo risulta essere stato un espediente dell’FBI per catturare un pericoloso criminale, con conseguente scontro epocale tra i due, che si svolge a parti invertite: Booth usa l’elemento razionale, Brennan quello passionale. Crisi di fiducia che, una volta scoperta l’appartenenza al Jeffersonian di Gormogon o almeno del suo discepolo, si propaga fra i nostri, coinvolgendoli tutti mano a mano che il sospetto reciproco si fa sempre più spazio. Fino ad arrivare, alla scoperta più terribile e dolorosa: Zack, la mente più brillante del gruppo, quello che ha fatto della scienza la sua unica ragion d’essere, il figlio spirituale di Brennan, il piccolo di casa lo ribadisco, si è fatto attirare e “mangiare” da Gormogon, è diventato il suo discepolo, preso nelle spire di una logica spietata che per realizzare il proprio obiettivo distrugge e annienta ogni dimensione dell’umanità. La “colpa” di Zack, però, va ben oltre il suo essersi fatto complice di un serial killer, proprio per quello che Gormogon incarna e significa. Come ben sappiamo, finora, gli assassini seriali sono stati quattro, Epps, Gravedigger, Gormogon e Broadsky, tutti accumunati dal delirio d’onnipotenza e dalla perversione di voler essere padroni assoluti della vita e della morte delle loro vittime. Ma, pur nelle loro patologie portate all’estremo, Epps, Gravedigger e Broadsky mantengono una dimensione d’umanità, la componente sessuale per il primo, la rottura del rapporto con la legge per il secondo e il farsi legge per il terzo. Non per niente, ognuno di loro ha una mira particolare o su Brennan o su Booth, Epps è attirato dalla bella dottoressa (anche se poi a devastare veramente è Booth), anche la Taffet vuole colpire in modo particolare Brennan, perché è colei che è riuscita a salvare se stessa, Hodgins e poi Booth. Broadsky ha un fatto personale con Booth e nel prenderlo di mira sembra che voglia pareggiare un conto in sospeso da troppo tempo. Gormogon no, di lui ci vengono raccontate le sue imprese orribili, ci vengono illustrati gli obiettivi che vuole raggiungere, ma su di lui come persona non ci viene offerta nessuna spiegazione. Il mistero di un uomo che ha fatto dei misteri la sua ragion d’essere. Anche alla fine, nella scena della sua cattura, intravediamo un ometto intento a mangiare carne umana, che viene ucciso senza pronunciare una parola e la cui eliminazione viene regolata in maniera non tanto sbrigativa, quanto asettica. La solita tecnica di cip e ciop? No, direi proprio di no, perché Gormogon è e sta a simboleggiare rispetto agli altri qualcosa di più e qualcosa di diverso: è l’incarnazione e la rappresentazione del male (in senso metafisico) e il mistero della sua esistenza e presenza nella vita degli uomini (i quali nel loro interrogarsi su di esso e nelle soluzioni elaborate su questo mistero ne hanno fatto un momento fondamentale delle loro civiltà e delle loro culture). È il male nel suo assoluto, dentro di noi e fuori di noi, che prende, cattura, mangia gli uomini, li fa propri schiavi e li priva e li prosciuga di tutto, riducendoli a sole ossa (il tema delle società segrete è un pretesto narrativo). Nel rapporto che stabiliamo con esso, con il nostro dire di sì oppure con il nostro dire di no è implicato tutto il nostro essere: il libero arbitrio, la responsabilità, l’autodeterminazione, il nostro essere liberi tendenti alla libertà con tutti i nostri limiti e le nostre contraddizioni oppure il nostro essere servi, a volte senza esserne consapevoli e con le migliori intenzioni. Il Gormogon di turno con il suo discepolo (poiché esiste una serie ininterrotta nei secoli) ha un unico compito, quello di comporre uno scheletro d’argento, con cui si rappresenta simbolicamente la sua ragione d’esistere: il trionfo della morte sulla vita. Tutto è sottomesso, tutto viene negato, Gormogon stesso, a questa proclamazione: la morte vince, la perfezione è la perfezione della morte e il suo trionfo va celebrato. Niente più limiti, niente più contraddizioni, niente più di umano, solo l’assolutezza e la brillantezza di uno scheletro. Chi entra in questa spirale, non può far altro che percorrerla tutta, non ne esce più, sembra non avere altra possibilità che quella di farsi esecutore. È la strada che, a un certo punto, viene imboccata da Zack, sedotto nel vero senso della parola, perché viene convinto dal maestro che sia l’unica per la totale adesione e realizzazione della scienza: la logica del maestro è la perfezione assoluta e non dà possibilità di contraddizione. Ma per sua fortuna, non gli riesce, perché alla fine l’amicizia e la preoccupazione per Hodgins hanno la meglio: come riconosce nella bellissima scena della sua confessione, la sua logica ha incontrato un ostacolo, il cuore ha parlato, il voler bene al suo amico ha prevalso su tutto. Nella roccaforte, in cui Zack si è rinchiuso, si è aperto uno spiraglio, il che è speranza per il futuro anche perché gli altri continuano a stargli vicino e non lo abbandonano. Ma il loro dolore è così grande, che si devono aggrappare a qualcosa con cui esorcizzare il flusso delle grandi emozioni che stanno provando e lo trovano nei piccoli oggetti, cari a Zack, che ciascuno di loro gli ha nel tempo regalato. L’unica a non trovare nulla è Brennan, e nel suo non trovare niente sono rappresentati tutto il suo dolore e la sua disperazione. Il suo pianto è un pianto silenzioso, senza lacrime, ma non per questo meno intenso. È una Brennan sconfitta, quella che si allontana, non solo perché Zack con la sua scelta ha violato quanto di più sacro sia in suo possesso, perché ha infranto la fiducia che riponeva in lui, ma perché il baluardo da lei costruito in anni e anni di sforzi non funziona, non regge. Il dolore la sta aggredendo e catturando a sorpresa, forse per la prima volta si trova del tutto impreparata, scoperta, lì, proprio lì nel suo sancta sanctorum: sta realizzando quanto grande fosse il suo affetto per lui, quanto gli volesse bene, non un bene tra professore e allievo, ma tra madre e figlio. Brennan silenziosamente piange per Zack e per se stessa. Ma ecco arrivare Booth con la sua lettera d’incarico, Brennan ha donato tanto, tantissimo a Zack, gli ha offerto la possibilità di costruirsi una vita, un bene così prezioso che lui ha buttato al vento. Per leggere la lettera Brennan e Booth si siedono vicini, sulla scala, alla fine della lettura si abbracciano e si consolano reciprocamente. Sono vicini, vicini, sono in sintonia, sono solidali, come sempre nei loro momenti topici non hanno bisogno di molte parole, basta un piccolo gesto per fornire la cifra di tutto. Queste due persone si sanno consolare con rara maestria. Lo faranno ancora una volta in 5x16, sembreranno farlo ancora una volta in 5x22, ma lì il registro è completamente diverso: il loro essere vicinissimi sta sancendo la loro separazione.

     
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  3. _ste_17
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    CITAZIONE
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    Se ci pensiamo bene, la stessa configurazione logistica del Laboratorio fa pensare a un tempio, in cui la piattaforma è l’altare e la luminosità che lo caratterizza fa ricordare simbolicamente la lotta della luce contro le tenebre. Vita e morte, nella loro perenne sfida, in cui Brennan e gli altri sono i sacerdoti della prima, usando gli strumenti propri della scienza, la quale è di per se stessa nella sua affermazione di verità difesa della vita. Gli scienziati sono gli alfieri della luce, perché assertori della verità e di fatto esclusi da ogni compromesso e/o compromissione con le tenebre, che simboleggiano da sempre la morte.
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    Bella questa associazione, non ci avevo mai pensato!

    Comunque quello della fiducia è un tema di fondo perennemente presente, forse accentuato nella terza stagione, ma a richieste esplicite di fiducia assistiamo ancora nella sesta (mi viene in mente il secondo episodio del cecchino, quando Brennan accetta di assistere Booth sui tetti), come se questi due avessero continuamente bisogno di continue rassicurazioni a parole.

    Grazie Serenella: le tue 'ricerchine' sono sempre un ottimo spunto di riflessione anche per noi.
     
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  4. omelette73
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    Visto che l'analisi di Serenella è un vero e proprio excursus sull'intera serie, ho pensato fosse più appropriato spostarla in questo post. :)
     
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  5. sella
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    Grazie, carissima, quale onore!
    Per Stefania, grazie. Sì hai perfettamente ragione, la fiducia o la mancanza di essa svolgono un ruolo fondamentale, ne ho capito l'importanza riflettendo sulla 3S e sicuramente svilupperò il tema per le successive.
     
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  6. Romi10
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    Questa parte l'avevo persa, molto interessante, come al solito grazie mille Serenella
     
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  7. CatWoman
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    A costo di ripetermi, anche io vorrei ringraziare Sella per le sue analisi sempre così stimolanti e preziose. Come Ste, sono rimasta colpita dall'analogia fra il laboratorio ed un tempio... e colgo volentieri le riflessioni che Sella porge sul finale della 3° stagione, che ho sempre amato e considerato ricco di suspence e di temi importanti (ben riuscito quindi, a dispetto delle difficoltà "tecniche" in cui nacque).
     
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  8. sella
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    V Puntata.
    Premessa: Questo “pezzetto” è dedicato a Anna e Riccardo con gli auguri più sinceri per la loro felicità.

    4S- Arrivata a questo punto, lo confesso, mi sono chiesta: adesso che cosa scrivo? Trovo argomenti e osservazioni che prima di tutto soddisfino me stessa oppure, ricorrendo al mestiere, butto giù una paginetta e via? Mi sono rivista più volte l’episodio, il famigerato episodio AU, che quando fu trasmesso, suscitò le ire funeste di moltissime persone e ho cercato di inquadrare la mia visione alla luce di quanto scritto all’inizio di questa mia impresina: avendo attribuito agli episodi finali un ritmo alternato, positivo/negativo, ho riconosciuto in 4x26 la natura di raccordo tra la seconda e la sesta stagione, anche se oggi trovo limitativo questo mio giudizio. Perché, in fondo, in questo episodio, in cui viene celebrato l’optimum del loro rapporto anche se nella dimensione del sogno, ci viene rappresentata la strada percorsa e quella da percorrere nel far sì che il loro comune sentire e consentire diventi un rapporto nel senso completo del termine, sia vissuto in maniera esplicita e non solo pensato o sognato, e riescano finalmente a porre fine all’autocastrazione, in maniera che i freni inibitori innescatisi all’inizio della loro storia possano finalmente cadere.
    L’episodio ci fa conoscere una coppia sposata, il signor B. e Brennan, proprietari e gestori di un locale intorno al quale ruotano una serie di persone, collaboratori, concorrenti, clienti, malavitosi, avvocati, poliziotti. Uno spaccato di varia umanità, il quale deve affrontare un momento di grave crisi, nel locale viene commesso l’omicidio di uno sconosciuto, che si scoprirà poi essere un sicario. È ovvio che questo è un pretesto narrativo, che serve a rovesciare i ruoli, i nostri da investigatori diventano sospetti, ma quello che veramente importa, come il più delle volte in Bones, non è il caso, ma la descrizione dei rapporti e le loro evoluzioni. Brennan e Booth sono sposati, lavorano insieme e la loro collaborazione fila che è una meraviglia. Nulla ci viene detto sulla genesi del loro rapporto, lavoravano insieme prima di sposarsi oppure hanno iniziato dopo? Non si sa, sappiamo solo, perché lo possiamo vedere e ci viene mostrato ampiamente che il loro è un rapporto solido, che si nutre e si arricchisce di questa sintonia sentimentale/professionale. Tutto fila liscio fra di loro, si amano ma questo amore alimenta e viene alimentato da una fiducia reciproca, a dir poco incrollabile. Si parlano, si confidano, si confrontano, si consigliano, il valutare le cose in maniera diversa non è una minaccia, è un dato di fatto che arricchisce il loro stare insieme, perché nel loro comunicare e comunicarsi hanno la tranquillità che arriveranno a una posizione comune. Ripeto, perché è fondamentale: hanno fiducia l’uno nell’altra, sanno di non essere soli e di poter contare reciprocamente. La qualità della loro vita è a un tasso esistenziale elevatissimo e questo non vale solo per loro, ma anche per tutte le persone che sono loro vicine, le quali vogliono loro così bene da creare una difesa omertosa in maniera da allontanare da loro ogni margine di sospetto, con il risultato alle volte di complicare il tutto. Alla fine tutto viene chiarito e dulcis in fundo a sancire la fecondità e maturità del rapporto, Brennan confida al marito di aspettare un figlio, la notizia riempie di felicità il signor B., che parla immediatamente di un maschietto, corretto simpaticamente da lei che gli fa presente che potrebbe essere benissimo una femminuccia. Come sempre in questo episodio siamo di fronte ad un “Giano bifronte”, è una risposta elegante al desiderio di una maternità, come la potrei definire, “antropologicamente diversa”, la quale usufruendo degli strumenti che la tecnica ha messo a disposizione, cambia radicalmente i rapporti tra le persone di 4x25 e anticipazione di ciò di cui saremo informati in conclusione di 6x23.
    I giorni del coma sono importanti per ambedue, perché Brennan nello scrivere il suo romanzo finalmente dà libero sfogo a quanto di più profondo è in lei, che è avere un legame con l’uomo della sua vita, sposarlo, non solo farci l’amore, ma vivere d’amore reciproco nel continuo dono e perdono di tutti i giorni. In fondo, si confronta con la parte di sé sempre negata e rimossa, dal suo punto di vista, con l’irrazionale (questo è punto al tempo stesso delicato e importante, perché Brennan deve cogliere nel suo vissuto, in quanto non lo può fare solo a livello teorico, che il concetto di ragione matematica su cui si è fondata per tutta la sua vita non è l’unico, si può essere razionali anche in maniera diversa dai dogmi della scienza come viene da lei concepita. In fondo, i greci, quelli che hanno inventato la filosofia e con essa l’intera cultura occidentale, l’hanno dimostrato in maniera cristallina). Ma, mentre il subconscio lavora a pieno ritmo, a livello conscio tutto questo le mette paura, la pone in una situazione di incertezza e di indeterminatezza e questo non può e non deve essere, mai e poi mai. Premere il tasto “delete” significa che tutto il complesso di sensazioni e di sentimenti che l’ha agitata in quei giorni deve essere rimosso, non deve restarne memoria e per rendere la rimozione definitiva, una volta risvegliatosi Booth, usa la sua tecnica abituale, scappa e si butta in una catastrofe umanitaria, per mettere a tacere il conflitto interiore (gli orrori umanitari hanno evidentemente per Brennan una funzione catartica). Booth, invece, fa esperienza di un sogno così bello, così “reale”, che al risveglio non lo vuole perdere, vuole che sia la realtà, la sua realtà, la realtà di Brennan e lui finalmente coppia nel vero senso della parola. (Ci sarebbe molto da scrivere e da commentare sul ruolo del sogno, tradizione antichissima, che non si può riferire solo a Freud). Da questa esperienza Booth esce con la consapevolezza d’essere innamorato veramente e profondamente, la sua Bones non è solo la compagna di lavoro, l’amica carissima, quella con cui scherzare e bisticciare, ma è la “donna della sua vita”, quella con cui trascorrere la vita stessa, con cui condividere tutto non solo professionalmente, ma anche sentimentalmente alla luce del sole, in maniera esplicita. Condividere tutto, in primis un progetto di vita, che per Booth è da sempre il matrimonio, il formare una famiglia, che sia antitetica alla sua, perché Booth, pur con tutti i suoi disastri esistenziali, è un ottimista, è convinto nel profondo che si possa vivere felici. Nel sogno la paura di perderla, che l’ha frenato fin dall’inizio, il complesso d’inferiorità che ha da sempre covato dentro di sé, sono inesistenti, Booth nel sogno vede come sia bello vivere con Brennan. In fondo, non bisogna far altro che superare una soglia e finire di cincischiare. A questo si riferisce il “Chi sei?”, il “chi sei tu per me?” conclusivo e questo interrogativo percorre le due stagioni successive, in cui i nostri beneamati inanelleranno un errore dopo l’altro, si faranno bene, ma si infliggeranno dolori terribili. Si illuderanno di poter salvare il rapporto professionale (meschinelli!) e così continuare a relazionarsi facendo finta di niente (super ingenuoni!), progrediranno e regrediranno a corrente alternata. Faranno di tutto pur di non oltrepassare quella fatidica soglia insieme, uniti indissolubilmente nel perseguire un errore dopo l’altro, fino alla famosa notte del “tira, tira” (sempre mamma docet). Il bimbo che nascerà è promessa di vita, quale vita starà a loro due crearla e noi, ne sono arciconvinta, gioiremo e/o ci infurieremo a seconda dei casi, deliziandoci in ogni modo.

     
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  9. Anna86
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    Serenella :wub: :wub: :wub:
     
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  10. Romi10
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    Meravigliosa come al solito, c'è un ma e riguarda questo punto
    CITAZIONE
    Da questa esperienza Booth esce con la consapevolezza d’essere innamorato veramente e profondamente, la sua Bones non è solo la compagna di lavoro, l’amica carissima, quella con cui scherzare e bisticciare, ma è la “donna della sua vita”, quella con cui trascorrere la vita stessa, con cui condividere tutto non solo professionalmente, ma anche sentimentalmente alla luce del sole, in maniera esplicita

    Leggendo queste righe ho come avuto l'impressione che per Booth la consapevolezza di amare Brennan, sia arrivata con questo sogno; quando invece personalmente ho sempre ritenuto che lui lo sapesse da molto tempo, un esempio fra tutti l'episodio 4x21 con la bellissima scena finale, dove tra l'altro mia madre aveva dato proprio l'interpretazione opposta, è Bren quella consapevole ma lo nasconde e Booth lo capisce solo dopo il sogno.
    Ci rifletterò sopra
     
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  11. sella
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    Romina cara, prima di tutto, come sempre, grazie. Hai perfettamente ragione, non per niente, è quello che sostiene GG, parlando con Sweets, anche se, strategicamente lascia aperto il discorso, non specificando chi dei due combatta giorno dopo con giorno con il suo sentimento. Sappiamo fin dal Pilot che tra i due sia scattata la scintilla, per cui il gioco del dire-non dire, del vorrei-ma non posso è continuo e sviluppato in tutti modi possibili e immaginabili. Quante volte in questo Forum si è dato spazio all'esasperazione di fronte a questi giochetti? Ecco, per me, 4x26 fa in un certo senso da spartiacque su tutto questo. Non che i giochetti siano terminati, tutto il contrario. Ma d'ora in poi inizia il lento cammino di presa di coscienza della vera natura del sentimento che li lega, mano a mano non possono più dire a se stessi per tutti i motivi immaginabili, che non sto qui a ripetere, che sono solo amici. Questo cammino avviene attraverso una serie di veri e propri disastri, che li portano al limite della rottura della collaborazione professionale (6x13), che è stata fino ad allora la loro ciambella di salvataggio. Nei momenti cruciali non sono in sintonia, l'uno spinge in avanti e l'altro resiste e rema contro. L'abbiamo visto in questa stagione quanto dolore e quanta fatica loro costi il ritrovarsi e il parlarsi di nuovo. Ci vorrà poi la tragedia di Vincent perché si vengano a trovare nella condizione di "quagliare" finalmente. Per cui, Booth come d'altronde Brennan, ama fin dall'inizio la sua Bones, solo che con il sogno fa un passo in avanti fondamentale, inizia a verbalizzare con gli altri e con se stesso l'amore che prova, ne prende coscienza e cresce mano a mano in lui il desiderio di viverlo e di realizzarlo. Si trattiene, ha paura, ma poi in 5x16 esploderà con tutto quello che questo comporta.
    Spero d'averti chiarito il mio pensiero e soprattutto d'essere stata chiara, sai noi vecchi professori siamo maestri a complicare le situazioni.
     
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  12. Romi10
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    Spiegazione chiarissima
     
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  13. sella
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    VI puntata
    Il commento questa volta lo dedico a Chiara-Paperella, con i miei complimenti e gli auguri più sinceri.
    Quasi alla conclusione di questo percorso, con la quinta e la sesta stagione si vengono a toccare sviluppi narrativi che ci hanno profondamente coinvolte e su cui, come ampiamente testimoniato dai commenti, le valutazioni sono diversissime. Pur cercando di mantenere un atteggiamento il più possibile “oggettivo” e pur avendo già espresso la mia opinione in merito nei commenti ai singoli episodi, non ho potuto fare a meno d’affrontare la questione “sesta stagione” almeno negli aspetti funzionali al mio discorso. Come sempre, sono debitrice di tutte voi, ma permettetemi di rivolgere un ringraziamento particolare a Franca, la quale ha saputo sempre donarci con grande sensibilità e maestria analisi e commenti che, al tempo stesso, mi hanno colpito e emozionato. Ho riletto quello che ritengo essere uno dei suoi più belli, ossia, “La 5^ stagione (e non solo) ai raggi X. Perché sono follemente innamorata di ‘Bones’ e non ce l’ho con Hart Hanson”. È stato un’ispirazione preziosa.
    Piccola precisazione: poiché negli ultimi tempi alcuni ragazzi si sono iscritti al forum (benvenuti), d’ora in poi userò la forma grafica maschile/femminile. Se me ne dovessi dimenticare, chiedo scusa in anticipo.

    5S- La quinta stagione si apre con la speranza e si chiude con la desolazione. Se il rapporto tra i due ha avuto nel corso di essa i due grandi sostegni esterni di Harmonia e di GG e gli inviti alla prudenza da parte degli interni, ossia, Cam e Sweets, ad un certo punto è stato chiaro che tutto si concentrava sull’interrogarsi sul quando e sul come Booth, una volta riacquistata la fiducia di non aver più conseguenze postoperatorie, avrebbe rivelato a Bones il suo amore per lei. Come è avvenuto e perché è avvenuto, l’abbiamo visto tutti/e e la conclusione dell’episodio, uno tra i più belli dell’intera series, ha scosso emotivamente i fan. Brennan si è rifiutata d’oltrepassare quella fatidica soglia, un Booth distrutto ne ha preso atto e, pur dichiarando subito la sua intenzione di non restare invischiato in un rapporto senza sbocchi, le ha assicurato la sua “fedeltà” sul piano professionale. A questo punto, a partire da 5x17 e fino a 6x13 compreso, cala fra loro due quello che definisco il grande silenzio, poiché in linea di massima non affrontano e non esplicitano fra di loro quanto stanno vivendo, le conseguenze e i riflessi, non si confidano più nel profondo. Il comportamento è dovuto certamente alle migliori intenzioni del mondo, volendo conservare l’amicizia e il rispetto reciproco, consapevoli come sono che la loro collaborazione è un bene prezioso anche per l’intera collettività, la quale benefica dei loro successi investigativi (Caroline a questo riguardo ne è un esempio lampante). Inoltre, non vogliono infliggersi altro dolore, per cui cercano di tramutarsi in statue di sale (anche se Brennan inizia a mostrarci le sue faccette addolorate, anticipazione di quelle ben più intense della stagione successiva), ma, come ben sappiamo, fin dai lontanissimi tempi di Abramo (Gen. 19,17; 24-26), ridursi a statua di sale equivale a morire. E Brennan e Booth, iniziano a morire, perché non c’è niente da fare, non si possono più consentire la libertà precedente al “fatto”, sono state poste le basi del muro di separazione e questo inevitabilmente e contro la loro volontà inizia a crescere e si frappone fra di loro. Si comportano in maniera antitetica a 4x26, nella speranza di non ledere, lo ribadisco, il bene prezioso della loro amicizia, dimostrando così in materia tutta la loro ingenuità. Sono convinti di poter mettere una “pezza” colossale a dinamiche relazionali, le quali, afferendo al mondo delle passioni, il più delle volte sono talmente potenti da dominarci in toto e a medio e lungo termine si sviluppano con inesorabile coerenza, portandoci dove non volevamo andare e facendoci fare cose che non pensavamo che mai e poi mai avremmo fatto. In fondo, so che molte di voi si scandalizzeranno, ma l’arco narrativo che va da 5x17 a 6x13 è una lenta, dolorosa lezione che la realtà (chiamatela pure vita) impartisce loro. Aiutandosi, non si aiutano e mano a mano il rapporto si sfilaccia. La prima a mostrare segni di cedimento è Bones, e non che non abbia tutte le ragioni, ma poi Booth non scherza, passando dalla “passività” sentimentale al risentimento e alla rabbia, per cui da un certo momento in poi si vuole di fatto bruciare tutti i ponti, chiudere con il passato, difendersi da esso. In 6x13 arriva finalmente a verbalizzare il livello fino ad allora intoccabile, il loro essere partners viene messo in discussione. Vi confesso, sono rimasta con un interrogativo, in quel momento che cosa desidera veramente Booth? In quel guazzabuglio di sentimenti è in grado di pensare e volere effettivamente qualcosa o riesce a esprimere solo istintivamente le emozioni che lo sconvolgono? Non lo so, sono incerta al riguardo.
    Il fiume carsico di una normalità “anormale” arriva all’inevitabile conclusione, la prima a cedere è Brennan, la quale interdetta e impaurita per il flusso di pensieri che la agitano e con il timore d’aver perso la lucidità di una logica asettica che cresce sempre più, vede nella missione scientifica alle Molucche l’occasione per distanziarsi, per fare chiarezza dentro se stessa, per recuperare il dominio di sé. La notizia si rovescia su Booth come un fulmine a ciel sereno, anche se il colloquio avuto fuori del bar alla fine dell’episodio precedente avrebbe dovuto metterlo sull’avviso. Booth reagisce e reagisce male, è stanco, irritato, perché no deluso, non si consente o non riesce a dare spazio dentro di sé alla risonanza, che esploderà in Afghanistan, il sentirsi tradito per l’ennesima volta con l’aggravante dell’abbandono vero e proprio, cerca di dissuaderla, alla fine cede e come parte lei, anche lui partirà. Questo per me è segno, al tempo stesso, del suo amore grandissimo e della sua debolezza (da interpretare in senso positivo), gli è insopportabile restare negli stessi luoghi e frequentare le stesse persone, che in questi anni sono state loro vicino senza di lei, senza le loro schermaglie, battibecchi, senza il calore della sua presenza, senza i suoi occhi in cui perdersi. L’amicizia che prova per gli altri non è motivo sufficiente e questa volta scappa anche lui. Ma … questi due testoni, ottusi e caparbi, ostinati e, al tempo stesso, insicuri, infilatisi in un cul de sac più per trascinamento che per vera e propria determinazione, alla fine non possono partire senza salutarsi. È la scena bellissima e straziante del saluto all’aeroporto, pervasa di una malinconia profondissima, che si riallaccia direttamente a quella di 3x15, la scena che sembra sancire la “rocciosità” dei loro sentimenti, in fondo un anno passa presto, se lo possono consentire, per cui si danno appuntamento per incontrarsi al loro rientro. Sono vicinissimi, noi spettatori abbiamo percepito benissimo l’intensità e la profondità di ciò che si stanno comunicando. Ma non si baciano, perché sarebbe stato un prendersi in giro e due persone onestissime come Brennan e Booth non lo potrebbero mai fare. Sono vicinissimi, ma, al tempo stesso, sono già lontanissimi, ognuno dei due deve affrontare la sua strada, il suo percorso. Da solo. Come vivrà tutto questo, come passerà questo tempo? Come ho scritto a suo tempo nel commento all’inizio della sesta stagione, la schiena curva e il passo lento di Booth, la postura di un uomo che sembra portare su di sé tutto il peso del mondo, l’espressione di Brennan, quei loro sguardi pieni di rimpianto e di desolazione ci stanno a segnalare che nulla sarà facile e niente di buono è all’orizzonte. Siamo con loro nella desolazione, siamo nel pieno del festival delle occasioni mancate. Se in 3x15 nella tragedia era la luce che anche Brennan aveva fatto un dono, e che dono, a Zack, qui no, è vero, abbiamo la promessa del loro incontrarsi. Ma se, come auspicato da Booth nella conversazione sulla panchina, un cambiamento dovrà essere avvenuto nel frattempo, chi, come e perché tutto questo si realizzerà e, soprattutto, su che cosa verterà? Chi dei due al loro rientro sarà capace del dono di sé totale e incondizionato, chi sarà capace di disinteresse e altruismo, chi sarà in grado del sacrificio di sé? Chi avrà carità, chi sarà in grado di provare e dimostra all’altro/a il vero amore, quello disinteressato e altruistico, capace di accogliere l’altro/a nella verità di se stesso/a? Con questo grande dilemma si chiude la quinta stagione ed è una conclusione potente in tutti i sensi.
     
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  14. Sara6
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    Mi sono quasi commossa.....commento che condivido pienamente! :cry:
     
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  15. dany1971
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    Mamma mia Sella, non ho proprio parole per esprimere un commento, condivido ed apprezzo in toto quanto hai magnificamente illustrato e ti ringrazio per questo.
     
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59 replies since 5/6/2011, 17:50   11790 views
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