L'ASSASSINIO DI HANNAH BURLEY

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  1. laura67
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    Visto che hai detto manca poco alla fine di Sette settimane....oggi mi sono messa a leggere anche questa tua FF, avendo un pò di tempo.! Bella, mi piace davvero molto come scrivi! Complimenti e ....buon prossimo capitolo! :)
     
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  2. Dreamhunter
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    CITAZIONE (donata69 @ 25/5/2011, 20:44)
    Che bella questa storia! come sempre sei ineguagliabile a mescolare ilarità e sentimenti, ho trovato questo capitolo in certi punti davvero divertente, e in altri mi ha colto un pizzico di emozione che adesso mi fa attendere con ansia il prossimo. Brava Franca, a presto.

    Grazie, cara. Spero che ti piacerà anche il nuovo capitolo!

    CITAZIONE (-Saretta- @ 25/5/2011, 21:22)
    Wow, noto con piacere che la direttrice è rimasta molto colpita dal nostro ispettore... Mooolto bene! ;)
    Brava Franca! Questa storia mi prende moltissimo!
    Al prossimo capitolo!

    Grazie!!!! ^_^

    CITAZIONE (Ales2004 @ 25/5/2011, 21:23)
    Lo so che dire che é bella é banale e ripetitivo.. ma .. mi piace molto questa storia.
    Ottimo anche lo spunto per farli frequentare.. eheheh

    Grazie, cara!!

    CITAZIONE (dany1971 @ 25/5/2011, 21:47)
    Decisamente intelligente la nostra direttrice, con una piccola promessa è riuscira: uno ad assicurarsi che l'ispettore non la tagli fuori dalle indagini e due, e non credo che sia una cosa secondaria, si è aggiudicata la visita quotidiana del sopracitato ispettore. Decisamente la sua curva d'apprendimento vola in alto in maniera molto veloce! Brava Franca, continua così.

    Grazie anche a te!!! E vedrai come corre la curva di apprendimento della direttrice nel nuovo capitolo. ;)

    CITAZIONE (Ariel75 @ 25/5/2011, 22:03)
    CITAZIONE
    Entrando nell'atrio del Victorian, lei si disse che quel giovane ispettore aveva un sorriso decisamente attraente.

    Si si certo... solo il sorriso è attraente.... si come no....

    Complimenti Franca, ennesimo capitolo stupendo, divertente e coinvolgente,
    e c'è anche Caroline, il mio mito!!!

    Grazie!!! Ci saranno delle new entry anche in questo capitolo. ;)

    CITAZIONE (Ciccia-B @ 26/5/2011, 21:14)
    Mitica Franca e brava Brennan che così vedrà Booth tutti i giorni!!!^^

    Grazie! ^_^


    CITAZIONE (laura67 @ 2/6/2011, 14:08)
    Visto che hai detto manca poco alla fine di Sette settimane....oggi mi sono messa a leggere anche questa tua FF, avendo un pò di tempo.! Bella, mi piace davvero molto come scrivi! Complimenti e ....buon prossimo capitolo! :)

    Grazie!!! ^_^

    E il prossimo capitolo è qui!

    Buona lettura!



    4.


    “Bene, signorina Brennan, ora ditemi...”. L'uomo anziano dall'altro lato della scrivania la guardò con un'espressione di tollerante indulgenza. “Chi è il vero autore di questa novella?”.
    Seduta composta, con le mani in grembo, Temperance sbarrò gli occhi. “Prego?”.
    L'editore le rivolse un sorrisetto saccente. “Signorina, con tutto il rispetto, non vorrete seriamente ribadire di averla scritto voi...”.
    Temperance lo fissò gelida. “Lo ribadisco, signor Wexler. Non vedo per quale motivo logico avrei dovuto proporvi uno scritto di qualcun altro a mio nome”.
    Le guance del signor Wexler si imporporarono. “Signorina, voi dovete scusarmi, ma è davvero difficile riuscire a credere che... Insomma, lo stile è così maschile! E così truculento... e...”.
    Qualcuno bussò alla porta e l'editore si volse, ancora turbato. Sulla soglia comparve un uomo ben più giovane, intorno ai trent'anni, con i capelli biondi e lo sguardo accattivante. Ian Wexler. Scrittore di successo, si occupava della casa editrice con il padre, ed era a lui che inizialmente Temperance aveva sottoposto il manoscritto della sua novella.
    Ian le scoccò un sorriso d'intesa. “Buongiorno, signorina Brennan. Perdonatemi per il ritardo. Papà, andate pure, ci penso io...”.
    Il vecchio Wexler si alzò, con aria perplessa e cedette il posto al figlio, lanciando un ultimo, sospettoso, cenno di saluto a Temperance. Ian attese che fosse uscito, poi tornò a sorriderle.
    “Sono sinceramente mortificato, signorina. Mi hanno trattenuto e... mio padre, vedete, non è adatto a trattare con gli autori di sesso femminile, quantomeno in uno specifico settore letterario. Sembra non considerare l'esistenza di Mary Shelley o Ann Radcliffe. Per nostra fortuna, sono io ad avere l'ultima parola sulle pubblicazioni di questo genere”.
    “Quindi la mia novella verrà pubblicata?”, domandò Temperance, mentre l'irritazione per il dialogo di poco prima si dileguava.
    “Oh, sì”, annuì Ian. “L'ho trovato avvincente e credo fermamente che la penseranno allo stesso modo anche gli editori della nostra collana di storie gotiche. Vi farò preparare subito un contratto dal nostro procuratore legale”.
    “A questo proposito, Sua Grazia il visconte Hodgins mi ha offerto la consulenza del suo procuratore”, replicò prontamente Temperance. “Gradirebbe sapermi tutelata sotto ogni profilo”.
    Il nome di lord Hodgins parve infondere ulteriore entusiasmo in Ian, il cui sorriso assunse un'ampiezza raggiante. “Perfetto. Prenderemo i dovuti contatti. Signorina Brennan, benvenuta nella famiglia delle Wexler Editions”.
    Lei chinò un poco il capo, con un sorriso compiaciuto. “Grazie. Ho varie altre novelle da parte e diverse idee per nuove storie”.
    Lui la rimirò calorosamente. “Perciò ci siamo assicurati un autentico tesoro. Ne sono felice... Ditemi, signorina, siete venuta accompagnata? Vi attende qualcuno in sala d'aspetto?”.
    “No. Sono sola. Ho preso l'omnibus”.
    “Oh, ma allora consentitemi di farvi ricondurre a casa con la mia carrozza! Lo pretendo!”. Il giovane balzò in piedi e aggirò la scrivania per offrirle una mano. “E permettetemi di invitarvi a pranzo. Sarà un onore”.
    Guardandolo di sotto in su, Temperance pensò che non c'era ragione di non accettare. Ian Wexler era attraente e brillante, un uomo che comprendeva la passione per la scrittura.
    E poi lei aveva veramente una gran fame.

    Nel suo ufficio della Stazione di Bow Street, Seeley Booth stava studiando per l'ennesima volta le foto del cadavere di Hannah Burley sul luogo del delitto. Sì, il guanto era uno solo, sbrindellato e rovinato dalla caduta, alla mano sinistra. Quella destra ne era priva. E nessuna delle fotografie scattate sul terreno circostante mostrava traccia del guanto smarrito. Accidenti. Sospirò, grattandosi la nuca.
    Si stava forse fissando su un particolare inutile?
    Eppure l'istinto gli suggeriva che proprio in quel guanto scomparso si celava la chiave per svelare l'intero mistero... Distolse lo sguardo dalle foto e sperò che Bray e Sweets gli portassero buone nuove dalle testimonianze raccolte in Cater Street. Con gli occhi chiusi, si appoggiò allo schienale della sedia, cercando di raccogliere le idee e... Oh, no, no, no, no. Non doveva pensare al momento in cui avrebbe rivisto Temperance Brennan! Non adesso, non in ufficio, non nel pieno dell'indagine! Se l'era già ripetuto un numero imbarazzante di volte, nel corso della mattinata.
    Era s-b-a-g-l-i-a-t-o!!!
    “Ispettore Booth!”.
    La voce maschile irruppe brusca nelle sue elucubrazioni private e Booth quasi cadde giù dalla sedia per la sorpresa. Sbattendo le palpebre e ricomponendosi, visualizzò la figura elegante di Andrew Hacker. Nientemeno. Il vicecapo della Polizia Metropolitana.
    Di solito, quando passava da Bow Street, si limitava a parlare con il Sovrintendente Cullen. Ma non oggi, apparentemente. Oggi, il giorno in cui lui si metteva stupidamente a sognare come un citrullo, ecco che Hacker sceglieva di entrare nel suo ufficio.
    Splendido.
    “Vicecapo!!”, esclamò scattando in piedi.
    “Ispettore, assicuratemi che ve ne stavate ad occhi chiusi per concentrarvi e meditare”, lo apostrofò Hacker. Non ancora quarantenne, alto e robusto, aveva una faccia larga e gioviale e una fronte piuttosto alta. Anzi, parecchio alta. Alle sue spalle, gli agenti semplici (e anche qualche sovrintendente) lo chiamavano infatti La Fronte.
    E La Fronte, per inciso, poteva essere una fastidiosissima spina nel fianco, se decideva di prendere di mira lo svolgimento di un'indagine.
    “Sì, signore. Meditavo”, rispose Booth.
    “Uhm...”. Hacker annuì, con le sopracciglia aggrottate. “D'accordo, ispettore. Continuate, dunque. Voi siete uno dei migliori investigatori della sede di Bow Street. Non mi avete mai deluso e mi auguro che non comincerete proprio con questo caso che coinvolge una parente di lord Hodgins”.
    “Mi sto impegnando con tutte le mie forze, signore”.
    “Bene, bene. Molto bene”. Hacker approvò, con la mente già altrove. “Procedete, procedete”. E si allontanò, come se l'esistenza di Booth non gli importasse più.
    Subito dopo, sulla porta dell'ufficio comparve l'ispettore Abberline, con i suoi soliti abiti scuri e stazzonati e la cravatta slacciata che pendeva dal colletto della camicia. Lanciò un sorriso complice a Booth. “Tranquillo. E' qui per perseguitare me, non te. Si chiuderà per una mezz'ora nell'ufficio di Cullen e poi verrà a crocifiggermi. Scommetto che ha comprato dei chiodi nuovi di zecca per l'occasione”.
    Booth lo scrutò e notò le occhiaie che gli segnavano il volto pallido. “Dio, Frederick, sembri uno spettro...”.
    “Forse lo sono, chissà”. Abberline avanzò stancamente e si lasciò cadere nella sedia davanti alla scrivania, allungando i piedi in avanti. “Forse lo sono, Seel...”, ripeté.
    Erano coetanei, più o meno, e le loro esistenze si sarebbero potute scambiare facilmente, tanto apparivano simili. Solo per certi versi, però. Accigliandosi, Booth riconobbe l'aroma sottile che emanava dal collega. E non gli piacque.
    “Assenzio...”, mormorò. “Non ti basta più l'oppio?”.
    Un ispettore con il vizio del gioco e l'altro con quello dell'oppio. Che grande coppia.
    Abberline si strinse nelle spalle. “Aiuta le visioni...”.
    Ah, già. Booth non commentò. A Bow Street sapevano tutti delle facoltà di Abberline, una sorta di cosiddetta seconda vista. Qualcuno ci credeva, qualcuno no. Quanto a Booth, aveva abbastanza rispetto per ciò che non capiva da tenersene alla larga.
    “ E aiuta te?”.
    “Dipende dai punti di vista...”. Gli occhi scuri di Abberline lo fissarono. “E tu? Come te la cavi?”.
    “L'indagine è appena cominciata. E ho due sensazioni. Una positiva e una negativa”.
    “Sarebbero?”.
    “Quella positiva è che sento che la soluzione è a portata di mano e devo solo individuarla. Quella negativa... è che, se non lo fermo, questo assassino ucciderà ancora”.
    Abberline fece un cenno d'assenso. “Io ho le visioni, ma tu hai l'istinto, amico. Ascoltalo. Non ti tradirà”.
    “Me lo auguro”, bofonchiò Booth, mentre la voce di Hacker riecheggiava nei corridoi della Stazione. Il vicecapo pareva irritato.
    “La Fronte incombe”, sogghignò Abberline alzandosi. “Sarà meglio che vada a sorbirmi la mia strigliata”.
    “Non hai l'aria di esserne preoccupato...”.
    “Hacker non conta molto più di una marionetta, Seel. Sono coloro che muovono i suoi fili da cui bisogna guardarsi”.
    L' Inner Circle.
    Abberline si riferiva alla società segreta, in apparenza benefica e nella sostanza malvagia, che allungava i suoi tentacoli in tutta la buona società londinese. Aderirvi significava entrare in un ingranaggio da cui non era più possibile liberarsi e che richiedeva un prezzo altissimo. Ovviamente Andrew Hacker ne faceva parte.
    Solo così poteva essere arrivato alla carica che ricopriva prima dei quarant'anni e senza alcun merito.
    “Pensi che quelli dell'Inner Circle c'entrino qualcosa con lo Squartatore?”, domandò Booth, inquieto.
    “Può darsi... Percepisco comunque il loro fiato sul mio collo”, replicò Abberline. “E un giorno verranno anche per te, Seel”.
    “Per me?!”.
    “Oh, sì, amico mio. Non sarai sempre seduto in questo piccolo ufficio. Sei bravo. Andrai avanti. E loro ti vorranno. Perché vogliono sempre quelli che possono rappresentare una minaccia”.
    “Sono venuti da te?”.
    “No... Per me non sprecheranno il fiato. Preferiranno eliminarmi, quando sarò diventato di troppo. Ma con te tenteranno”, insistette Abberline, fermandosi sulla soglia. “E tu risponderai di no. Quel giorno diverrete nemici giurati e dovrai essere scaltro e forte, Seel, scaltro e forte”.
    Suo malgrado, Booth rabbrividì. “Santo cielo, Frederick... Cosa sarebbe questa? Una specie di profezia?”.
    “No, amico mio, no”. Abberline gli rivolse un ultimo sorriso. “Solo il comune buon senso di chi sa riconoscere un uomo onesto quando se lo trova davanti”.
    Ottimo. Nell'ufficio di nuovo silenzioso, Booth guardò mesto le fotografie del delitto Burley. Ottimo, sì, ottimo davvero. In una giornata promettente come quella, ci mancavano solo una conversazione surreale e lo spauracchio dell'Inner Circle...
    Chiuse di nuovo gli occhi e pensò che aveva davvero un gran bisogno di rivedere Temperance Brennan.

    La Coupole era uno dei ristoranti più alla moda della City, frequentato dai più affermati uomini d'affari e dalle matrone più in vista, nonché dagli esponenti più giovani della nobiltà. In pratica, i suoi clienti vantavano tutti un qualche più che li rendeva speciali.
    Temperance non provò particolare soggezione. Del resto lei era presumibilmente la più intelligente tra le donne – e anche gli uomini - presenti e, con ogni probabilità, anche quella con più talento nella scrittura. Osservò il suo commensale: oh, Ian Wexler scriveva bene, interessanti novelle di avventura e guerra... Ma, per la verità, Temperance pensava che fosse ancora un poco acerbo nell'esposizione e piuttosto pedante in certi passaggi.
    Stava per dirglielo – una critica costruttiva non poteva che essergli gradita – quando un'ombra si allungò sulla bianca tovaglia ricamata ed entrambi si volsero verso il visitatore che si era accostato al loro tavolo.
    “Oh, signor Wyatt!”, sorrise Ian.
    Gordon Wyatt, il proprietario del ristorante, ricambiò il sorriso. Era un uomo grande e grosso, dalla lunga faccia irregolare e amabile, con gli occhi sottili e acuti di chi conosceva il mondo e i suoi segreti. Aveva l'abitudine di fare i propri omaggi ai clienti, di tanto in tanto, fermandosi ai loro tavoli per un poco di colta conversazione, a volte pregiandosi di scegliere i vini e consigliare i piatti.
    “Signor Wexler, come sempre è un piacere avervi nel mio ristorante. Ma vedo che, anziché con vostro padre, oggi siete venuto a trovarmi con una bella signora...”. Wyatt spostò lo sguardo divertito su Temperance. “... che io conosco. Mi delizia avervi qui, signorina Brennan”, aggiunse chinandosi a baciarle cerimoniosamente la mano.
    Ian sussultò, con evidente stupore. “Io... credevo che non foste mai stata al La Coupole...”.
    “E' così. Con mio grande rammarico”, rispose Wyatt per lei, scoccandole un'occhiata di finto rimprovero. “Ma io vivo in Cater Street, signor Wexler, dove è situato anche il Victorian Institute di cui la signorina Brennan è direttrice”.
    “Il signor Wyatt è così gentile da far preparare pranzi e cene per i nostri orfani a Natale o in occasioni particolari”, spiegò Temperance.
    “Oh...”. Ian annuì, manifestando approvazione. “Encomiabile”.
    “Sono tutti bambini così dolci...”. Wyatt, di colpo, si rattristò. “Sono ancora scioccato per la terribile tragedia dell'altra notte...”.
    A quel punto Ian impallidì. “Santo cielo... Cater Street, avete detto? Non avevo collegato... E' la strada in cui è avvenuto l'assassinio della cugina di lord Hodgins, vero?”. Poi si volse verso Temperance. “E voi mi avete detto di conoscere il visconte...”.
    “Sì, conoscevo anche Hannah. Ero con il visconte quando l'abbiamo trovata”, confermò Temperance.
    “L'avete trovata voi?!”.
    Ian quasi gridò e Wyatt tossicchiò, per invitarlo a non attrarre troppo l'attenzione degli altri avventori. Lei invece sorrise. Il giovane non pareva scandalizzato, bensì ammirato.
    “Era una mia amica. Per me è stato naturale partecipare alle ricerche”.
    “Povera ragazza...”, mormorò Wyatt. “La intravvidi dalla carrozza, quella sera, mentre mi recavo qui, al ristorante. Non avrei mai immaginato il destino che la attendeva di lì a poco...”. L'uomo si riscosse. “Ah, sono un pessimo padrone di casa. Non dovrei parlare di morte e sangue a chi pranza ai miei tavoli...”. Tornò a sorridere a Temperance. “Mia cara, verrò a trovare presto voi e i bambini e potremo conversare in maggiore libertà. Signor Wexler...”.
    Accennando ad un inchino con il capo, Wyatt si allontanò. E subito Ian si piegò in avanti, palesemente curioso e affascinato. “Signorina Brennan... Confesso di essere colpito. Scrivete con maestria di temi ben poco femminili ed ora scopro che siete anche coraggiosa più di molti uomini. Se mi consentite tanta sfacciataggine, non credo davvero di aver mai incontrato una donna con le vostre qualità”.
    “Sì, lo immagino”, convenne lei.
    D'un tratto però le lusinghe di Ian Wexler cessarono di interessarla e si alzò d'impulso, facendo stridere rumorosamente la sedia. Ian si spaventò.
    “Signorina... cosa...”.
    “Scusatemi, signor Wexler”, farfugliò Temperance, senza più badare a lui, marciando con decisione in direzione delle cucine, laddove aveva visto dileguarsi Gordon Wyatt poco prima.
    Non si curò di tutte le occhiate perplesse che la seguirono e neppure delle facce allibite dei cuochi e dei camerieri quando spalancò le porte delle cucine, il tovagliolo ancora in mano e l'espressione eccitata. In mezzo al parapiglia, Wyatt la fissò meravigliato e le andò incontro.
    “Signorina Brennan, che succede?”.
    “Avete visto Hannah?”, lo incalzò lei. “Dalla carrozza?”.
    “L'altra sera? Sì, io...”.
    “Quando? Al crepuscolo?”.
    “No... Era già buio da qualche tempo e...”.
    Serrando le labbra, Temperance artigliò una manica della raffinata giacca di Wyatt e lo tirò sino ad un angolo più tranquillo. “Raccontatemi ogni dettaglio!”.

    “Niente?”, chiese Booth, già avvilito.
    Sweets scosse la testa. “Niente, signore”.
    “Niente”, ripeté Bray. “Nessuno ha udito alcunché”.
    “Né nella via in cui vive il reverendo Burton, né nella parte di Cater Street che la signorina Burley deve aver percorso sfuggendo al suo assassino”, continuò Sweets.
    “Anche se va precisato che in talune abitazioni ci è stato rifiutato l'ingresso”, si lamentò Bray. “Sembra che le famiglie di un certo ceto sia disdicevole avere a che fare con la polizia...”.
    Rabbuiato, Booth si passò una mano sul viso. “E' assurdo. Come può la ragazza non aver gridato? Come possono non aver sentito il minimo gemito?”. Si alzò bruscamente, prendendo a camminare avanti e indietro. “D'accordo... Era una serata nebbiosa di ottobre e le imposte delle case erano chiuse, ma, maledizione, una donna stava morendo là fuori, probabilmente combattendo per la propria vita...”. Strinse i pugni. “Così finiamo in un vicolo cieco!”.
    “Signore...”, cominciò a dire Sweets, ma del trambusto all'esterno dell'ufficio lo interruppe e in quell'istante la porta si aprì rivelando loro un giovane agente che si contendeva la maniglia con... la signorina Brennan!!!
    “Direttrice!”, esclamò Booth.
    Lei lasciò la presa sollevando gli occhi e l'agente rischiò di rovesciarsi gambe all'aria.
    “Perdonate, ispettore, avevo detto alla signora di attendere, ma non mi ha dato ascolto...”, si scusò quello riacquistando l'equilibrio.
    “Non mi stupisce... Andate, agente. La signora può restare”, commentò Booth, senza staccare lo sguardo da quello di lei. “Direttrice... sarei venuto all'istituto più tardi, come promesso”.
    “Ebbene...”, ribatté Temperance, raddrizzando le spalle, “... sono venuta io da voi. Ho delle importanti novità sul caso”.
    Sweets e Bray trasalirono. E Booth ostentò indifferenza. “Accomodatevi, allora, direttrice. Quanto a voi...”. Guardò i suoi assistenti. “Per ora è tutto. Vi aggiornerò”.
    I due ubbidirono, con gli occhi che correvano scettici e indagatori da lui alla nuova arrivata. Booth non si rilassò sino a che non furono usciti.
    E persino dopo, in realtà fu una bella impresa, con lei dentro il suo piccolo ufficio.
    Vestiva di verde scuro, con un grazioso, semplice cappellino sui capelli raccolti, e la sua presenza risucchiava l'aria.
    Dal canto suo, anche Temperance era intrigata. L'ispettore aveva tolto giacca e cravatta e, sotto il panciotto, il colletto della camicia era sbottonato, le maniche arrotolate sulle braccia. Quella mancanza di ordine e rigore la attraeva...
    Intanto lui fece il giro della scrivania e le offrì una sedia. “Sedetevi, signorina Brennan... E illuminatemi, vi prego. In che modo pensate di aver trovato importanti novità sul caso?”.
    La scelta delle parole suonava un tantino accondiscendente e lei si irrigidì. “Non lo penso. Ne sono sicura”, puntualizzò piccata. “E ritenevo che fossimo d'accordo sulla nostra collaborazione al proposito”.
    Booth sospirò. “Non offendetevi, ma... sarebbe possibile ricordarci che fra noi due il poliziotto sono io? E credevo che sarei stato io, appunto, a portarvi nuovi indizi da discutere insieme, non viceversa...”.
    “Un nuovo indizio è un nuovo indizio”, replicò Temperance. “Il suo valore non cambia, indipendentemente da chi lo scopre e lo porta all'altro”.
    Arrendendosi, lui crollò sulla propria sedia e iniziò a srotolarsi le maniche della camicia. “Non posso battere la vostra logica”.
    “Non potete, infatti”, rispose lei, affascinata dalla pelle della sua braccia che piano piano spariva alla sua vista. Peccato. Aveva una splendida struttura muscolare.
    “Allora raccontatemi. Vi ascolto”.
    “La vostra ipotesi era errata”.
    Le mani di Booth si bloccarono. “Come?”.
    “L'ipotesi che l'assassino avesse atteso Hannah fuori della casa dei Burton, per poi inseguirla sino ad ucciderla”, sintetizzò Temperance. “Era errata”.
    “E perché?”.
    “Perché, uscita da casa Burton, Hannah è andata altrove, lungo Cater Street, ben oltre il punto in cui è stato rinvenuto il suo cadavere. Ed era ancora viva a buio inoltrato”.
    Booth ammutolì, con la camicia sistemata solo a metà.

    (CONTINUA - vi avverto che questa settimana sarò fuori per tre o quattro giorni, quindi gli aggiornamenti riprenderanno da lunedì prossimo! :ibones: )



     
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  3. donata69
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    Bello, bello, bello Franca! sempre più intrigante, e questo Inner Circle mi ricorda qualcosa :shifty: non so come faremo a resistere fino alla prossima puntata...
     
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  4. omelette73
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    CITAZIONE (Dreamhunter @ 7/6/2011, 00:14) 
    L' Inner Circle.

    Angel eh... pensavi mi sfuggisse? :lol:
     
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  5. Ciccia-B
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    Bello, bello, bellissimo... devo aggiungere altro? ....ah si torna prestooo!!!:D
     
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  6. eli_tara
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    Lunedì prossimo??? va be, pazienterò!!! :rolleyes:
    sono sempre incredibili i nostri B&B, anche in veste storica!! :D
     
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  7. -Saretta-
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    CITAZIONE
    Guardandolo di sotto in su, Temperance pensò che non c'era ragione di non accettare. Ian Wexler era attraente e brillante, un uomo che comprendeva la passione per la scrittura.

    Mmm... Mi devo preoccupare?

    CITAZIONE
    Non ancora quarantenne, alto e robusto, aveva una faccia larga e gioviale e una fronte piuttosto alta. Anzi, parecchio alta. Alle sue spalle, gli agenti semplici (e anche qualche sovrintendente) lo chiamavano infatti La Fronte.

    Ahahahah!!! :superlol:

    Un altro bellissimo capitolo Franca! Devo dire che il mistero diventa sempre più fitto...
     
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  8. Ariel75
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    La Fronte... :superlol: sto ancora ridendo!!!

    Grandissima Temperance che irrompe nell'ufficio dell'Ispettore... Mi sono immaginata la faccia di Sweets e Wendell :lol:

    Un altro capitolo stupendo... come si fa ad aspettare un'intera settimana???? Va bè attenderemo pazienti... nel frattempo ti auguro una buona mini vacanza!!!
     
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  9. dany1971
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    Bello anche questo capitolo, certo che dover aspettare fino a lunedì sarà dura.
    L'immagine dell'ispettore che in ufficio cerca di concentrarsi sul caso senza cravatta, giacca e con la camicia rimboccata è così reale e per quello che mi riguarda sexy che... non so che dire. Piccola personale annotazione Ian Wexler non mi convince, secondo me nasconde qualcosa (ma in fondo non mi era piaciuto neanche nella 4x01), che dici ho preso un abbaglio? lo so che non me lo dirai mai ma tentar non nuoce. Mi metto buona buonina, ma quando mai, ad aspettare lunedì.
     
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  10. Dreamhunter
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    CITAZIONE (donata69 @ 7/6/2011, 09:32)
    Bello, bello, bello Franca! sempre più intrigante, e questo Inner Circle mi ricorda qualcosa :shifty: non so come faremo a resistere fino alla prossima puntata...

    Grazie!!! Se però l'Inner Circle ti ricorda il Black Thorn sappi che la somiglianza è solo incidentale. ;)

    CITAZIONE (omelette73 @ 7/6/2011, 11:05)
    CITAZIONE (Dreamhunter @ 7/6/2011, 00:14) 
    L' Inner Circle.

    Angel eh... pensavi mi sfuggisse? :lol:

    Ehm... come dicevo a Donata, no, nessuna influenza di Angel qui. L'Inner Circle è presente nei libri di Anne Perry a cui mi sono ispirata e dato che nella ff c'è anche qualche particolare proveniente da "From Hell", ho pensato che sarebbe stato interessante inserirla. In effetti, dato che "L'assassinio di Hannah Burley" è la prima di una mini-serie di quattro storie, l'Inner Circle sarà al centro della quarta e ultima storia. ;)

    CITAZIONE (Ciccia-B @ 7/6/2011, 11:55)
    Bello, bello, bellissimo... devo aggiungere altro? ....ah si torna prestooo!!!:D

    Grazie!!!! Eccomi!!!

    CITAZIONE (eli_tara @ 7/6/2011, 14:54)
    Lunedì prossimo??? va be, pazienterò!!! :rolleyes:
    sono sempre incredibili i nostri B&B, anche in veste storica!! :D

    Ehm, in realtà sono arrivata di sabato... ma spero che ti piacerà anche questo capitolo. ;)

    CITAZIONE (-Saretta- @ 7/6/2011, 15:07)
    CITAZIONE
    Guardandolo di sotto in su, Temperance pensò che non c'era ragione di non accettare. Ian Wexler era attraente e brillante, un uomo che comprendeva la passione per la scrittura.

    Mmm... Mi devo preoccupare?

    CITAZIONE
    Non ancora quarantenne, alto e robusto, aveva una faccia larga e gioviale e una fronte piuttosto alta. Anzi, parecchio alta. Alle sue spalle, gli agenti semplici (e anche qualche sovrintendente) lo chiamavano infatti La Fronte.

    Ahahahah!!! :superlol:

    Un altro bellissimo capitolo Franca! Devo dire che il mistero diventa sempre più fitto...

    Grazie!!!! ;)

    CITAZIONE (Ariel75 @ 7/6/2011, 20:07)
    La Fronte... :superlol: sto ancora ridendo!!!

    Grandissima Temperance che irrompe nell'ufficio dell'Ispettore... Mi sono immaginata la faccia di Sweets e Wendell :lol:

    Un altro capitolo stupendo... come si fa ad aspettare un'intera settimana???? Va bè attenderemo pazienti... nel frattempo ti auguro una buona mini vacanza!!!

    Grazie!!!! ;)

    CITAZIONE (dany1971 @ 7/6/2011, 20:08)
    Bello anche questo capitolo, certo che dover aspettare fino a lunedì sarà dura.
    L'immagine dell'ispettore che in ufficio cerca di concentrarsi sul caso senza cravatta, giacca e con la camicia rimboccata è così reale e per quello che mi riguarda sexy che... non so che dire. Piccola personale annotazione Ian Wexler non mi convince, secondo me nasconde qualcosa (ma in fondo non mi era piaciuto neanche nella 4x01), che dici ho preso un abbaglio? lo so che non me lo dirai mai ma tentar non nuoce. Mi metto buona buonina, ma quando mai, ad aspettare lunedì.

    L'ispettore in disordine doveva essere sexy, nelle mie intenzioni, per cui sono contenta se ti è sembrato tale. ;) Su Wexler... no, infatti non ti dico niente. ;)

    Ecco il nuovo capitolo! Buona lettura!!!!

    5.


    Booth non seppe quasi come accadde, ma andò a finire che poco dopo si ritrovò nella carrozza di un tale signor Wexler, insieme a lui e alla signorina Brennan. Loro due uomini su un sedile, la direttrice compitamente su quello di fronte.
    “Tutto questo è piuttosto surreale”, si agitò Wexler. “Non ero mai stato coinvolto in un'indagine di polizia”, aggiunse con un sorriso complice rivolto alla giovane donna.
    “E grazie al cielo continuerete a non esserlo”, commentò laconico Booth, senza curarsi di essere educato. Non gli era piaciuto quel sorriso e non gli piaceva la situazione in generale, sebbene fosse costretto a far buon viso a cattivo gioco. La Stazione di Bow Street non forniva carrozze ai suoi ispettori. Se ci si voleva spostare in comodità, bisognava sborsare il denaro per affittare un mezzo di trasporto di tasca propria. E solo Abberline, che era ricco di famiglia, ci riusciva. Quanto a lui...
    Non avrebbe potuto offrire una carrozza come quella alla signorina Brennan, poco ma sicuro. Stava cercando con tutto se stesso di rinunciare al gioco d'azzardo e le somme che giocava erano sempre più modeste, però la gran parte del suo stipendio non certo eccezionale veniva comunque spedita in campagna a suo nonno, per il mantenimento di Parker. Non restava molto per i lussi superflui...
    Wexler intanto lo stava guardando con palese fastidio e la sua irritazione aumentò.
    “Ovviamente vi ringrazio per essere stato così gentile da accompagnarmi al ristorante del signor Wyatt”, sospirò, “ma dovete capire che l'interrogatorio di un testimone è una questione riservata a cui voi non potrete assistere”.
    “Naturale”, ribatté l'altro gelido, poi tornò a sorridere calorosamente alla direttrice. “Sono qui soprattutto perché sembrava di estrema importanza per la signorina Brennan che voi parlaste con il signor Wyatt il prima possibile. Non appena vi avremo lasciato con lui, noi proseguiremo la nostra giornata altrove”.
    “Oh, no”, intervenne Temperance. “La proseguirete solo voi, signor Wexler. Io resterò con l'ispettore”.
    Per un istante, di fronte all'espressione di Wexler, Booth ebbe la tentazione di scoppiare in una risata di maligna soddisfazione. Pareva che il fascinoso editore avesse appena ingoiato una ruota della sua lussuosa carrozza.
    “Ma... signorina...”, balbettò l'uomo. E Booth dovette ridimensionare la soddisfazione. D'altronde Wexler non aveva tutti i torti...
    “Ehm, signorina Brennan, in effetti quel che vale per il signor Wexler vale anche per voi. Non siete un poliziotto e non è il caso che io acquisisca una testimonianza in vostra presenza”.
    “Una precauzione alquanto ridicola, considerando che io ho già udito la suddetta testimonianza, al contrario di voi”, replicò lei. “Suppongo che non cambi granché se la sentirò due volte”.
    Accidenti, messo di nuovo nel sacco. “D'accordo...”, capitolò lui. “Però ve ne starete in disparte e sarò io solo a porre le domande. Non vi deve essere alcuna interferenza da parte vostra”.
    “Permettetemi di farvi notare che il vostro contegno nei confronti della signorina è assai villano, ispettore”, si intromise Wexler, ma Temperance alzò una mano per interromperlo.
    “La richiesta dell'ispettore è accettabile”, convenne tranquilla, con sorpresa di Booth. “Tanto più che ho già posto le mie domande al signor Wyatt”, precisò con un'occhiata di sfida e la sorpresa di lui svaporò. “Per cui, vedete, signor Wexler”, proseguì lei amabilmente, “devo per forza rimanere con l'ispettore. Avremo necessità di confrontare le nostre conclusioni”.
    Mentre la carrozza si fermava davanti al ristorante e Booth scrutava la direttrice con aria bellicosa, Wexler passò uno sguardo attonito dall'uno all'altra. “Ho il dubbio che non si tratti di una procedura corretta”.
    “Non lo è, infatti”, bofonchiò Booth. “Quindi si consideri fortunato di essere dispensato da tale increscioso problema. Grazie ancora, signor Wexler e arrivederci”. E, dopo aver aperto lo sportello, scese e porse la mano a Temperance.
    “Oh, no... resterò qui ad attendere la signorina per accompagnarla a casa”, si impuntò Wexler.
    “Non occorre, davvero”, rifiutò garbata lei, scendendo, con le dita inguantante che sfioravano quelle di Booth. “Mi accompagnerà l'ispettore, a tempo debito”.
    “Ma...”.
    “E' un ispettore. La mia incolumità sarà assicurata. A presto, signor Wexler”.
    “Servo vostro, signorina Brennan...”, la salutò con evidente delusione il biondo editore.
    Camminando verso La Coupole, Booth avvertì gli occhi di Wexler sulla schiena, come spilli astiosi.
    “Siete certa di preferire un omnibus qualsiasi a una carrozza elegante?”, mormorò a Temperance. O la compagnia di un poliziotto squattrinato a quella di un facoltoso uomo d'affari...
    “Mi sposto sempre in omnibus, ispettore”.
    “Appunto...”, bisbigliò lui, osservando sconfortato l'ingresso sontuoso del ristorante. Ecco dove Ian Wexler portava a pranzo le signore. E Temperance Brennan, in particolare. Nessun paragone con i pub frequentati dalla polizia. Vi era di che deprimersi...
    Un uomo alto ed imponente venne subito loro incontro, risvegliando la sua attenzione distratta. Gordon Wyatt, il proprietario. La sua faccia gli risultò immediatamente gradita: denotava sagacia e intelligenza ed un'indole positiva. L'istinto di Booth approvò.
    “Che celerità, signorina Brennan”, si complimentò Wyatt. “Avevate detto che mi avreste portato qui la polizia e siete stata di parola in un batter d'occhio”. Si presentò con un inchino e un sorriso sincero. “Ispettore Booth, voi mi dovete veramente scusare. Non ho assolutamente pensato di venire di persona a Bow Street per riferire quel che avevo visto... Peccando di ingenuità, ero convinto che fossero dettagli di cui la Polizia Metropolitana fosse già al corrente. Vogliamo accomodarci nel mio ufficio?”.
    L'ufficio in questione era arredato come un salottino, con accoglienti poltrone imbottite tappezzate di morbido velluto amaranto. Booth affondò in un comodo divanetto, con il cappello tra le mani, e la direttrice prese posto alla sua destra, assumendo una posa rilassata, sebbene il busto risultasse proteso in avanti ed evidenziasse la sua curiosità tenuta a freno a stento.
    Wyatt si sistemò su una delle poltrone, ordinando a un cameriere di far preparare del tè.
    “Dunque, raccontatemi, signore”, esordì Booth. “Quando di preciso avete veduto la signorina Burley?”.
    “Almeno un'ora dopo il tramonto, ispettore. Il buio era già sceso completamente”.
    “E... non vi ha stupito vedere una donna che camminava da sola per strada, a quell'orario insolito?”.
    “Non proprio... In effetti mi era capitato già altre volte di vedere la signorina Burley lungo Cater Street, anche ad orari ben più inaspettati”.
    La fronte di Booth si aggrottò. “Mi state dicendo che la signorina Burley si muoveva abitualmente, da sola, a buio inoltrato?”.
    “Quantomeno in Cater Street, sì, ispettore”, annuì Wyatt, stringendosi nelle spalle. “Non mi sono mai permesso di giudicare. Dopotutto possiedo un ristorante. Assisto a molte cose fuori dell'ordinario”.
    “Immagino... E, ditemi, in che direzione stava andando la signorina?”.
    “In quella del Victorian Institute. La mia carrozza in quella opposta. Ero appena uscito da casa mia. Ci siamo incrociati”.
    “Quindi la signorina proveniva da un punto di Cater Street oltre casa vostra...”.
    “E la casa del signor Wyatt si trova ben oltre il luogo in cui è stato rinvenuto il cadavere”, intervenne Temperance, incapace di tacere. “Era una constatazione, non una domanda”, specificò poi.
    Sbirciandola, Booth decise di ignorarla. Peraltro aveva anticipato qualcosa che lui voleva comunque chiedere. “Anche nelle altre occasioni, l'avevate sempre veduta in quel punto?”.
    “All'incirca, sì”.
    “E l'ultima volta, la sera della sua morte, avete avuto modo di coglierne lo stato d'animo? Camminava in maniera normale o aveva per esempio un passo affrettato?”.
    “No”, rispose Wyatt. “Procedeva ad un'andatura sostenuta, presumo per giungere a destinazione il prima possibile, data l'ora, ma appariva serena come ogni altra sera... Più di questo temo di non potervi riferire. Si è trattato di attimi”.
    “Attimi che cambiano tutto”, mormorò Booth, scambiando uno sguardo significativo con la signorina Brennan. “Tutto...”.

    Bevuto il tè, si congedarono da Wyatt.
    “Mi auguro di esservi stato d'aiuto e che a indagini risolte accetterete di essere mio ospite qui a La Coupole”, propose l'uomo a Booth, con simpatia.
    “Ho paura che non sia il locale più adatto per uno come me”, si schermì lui, “ma vi ringrazio del gentile invito”.
    Wyatt gli rifilò un sorrisetto divertito e conciliante. “Questo locale è più che adatto a voi, ispettore. Fidatevi”.
    In realtà Booth non si fidava affatto, a giudicare dalla sofisticata clientela che li circondava. “Allora, sarò ben lieto di accettare, una sere di queste”.
    Chissà. Probabilmente no.
    Il signor Wyatt si sarebbe presto scordato di quell'incauta offerta...
    Attese pazientemente che l'altro salutasse la signorina Brennan, quindi insieme si avviarono lungo il marciapiedi, diretti alla fermata dell'omnibus più vicina.
    “Dunque?”, domandò quasi subito lei, ansiosa. “Che ne pensate?”.
    “La signorina Burley conosceva qualcuno che vive in Cater Street, in una delle case o delle vie traverse oltre l'abitazione del signor Wyatt”, replicò lui. “Secondo voi conosceva solo i Burton...”.
    “Così pensavo. E il signor Wyatt, ovviamente. Ma non aveva mai avuto motivo di recarsi a casa sua”.
    “Non vi aveva mai accennato di nessun altro?”.
    “No. Ma adesso appare evidente che abbia omesso parecchie cose”, osservò Temperance, con i piccoli denti bianchi che a tratti tormentavano il suo labbro inferiore, seguendo il corso dei pensieri. “Se Wyatt l'ha vista spesso a tarda ora da quelle parti, significa che altrettanto spesso lei è venuta in Cater Street senza passare dal Victorian”.
    “Le sue dovevano perciò essere visite di natura molto privata”, ipotizzò Booth.
    “Intendete intime? Ad un uomo?”, lo sollecitò Temperance.
    “Siete... molto esplicita, direttrice”, ribatté lui, un poco a disagio.
    “Che sciocchezza. Sarei stata molto più esplicita se avessi detto che si recava da un uomo per andare a letto con lui”.
    “Sì... Così indubbiamente è parecchio più esplicito...”.
    “Esatto. E dato che stiamo conducendo un'indagine, non reputo sensato l'uso di un linguaggio implicito”.
    Stiamo conducendo?”, ridacchiò Booth.
    “Di nuovo dimenticate il nostro accordo?”.
    “Il nostro accordo consiste nel mettervi a parte dei progressi dell'investigazione, non nel condurla in coppia”.
    “Non sono due concetti poi molto dissimili”.
    “E' la vostra opinione, non la mia”.
    “La mia opinione...”. Temperance si fermò. “... è al momento che voi stiate cambiando argomento con scarsa abilità”. Lo studiò, inclinando il volto. “Vi imbarazza parlare di rapporti carnali tra amanti?”.
    Lui avvampò. “Se devo parlarne con una donna nubile, in strada... ebbene sì, direttrice. Mi imbarazza”.
    “Potremmo discuterne al chiuso, se questo vi facesse stare meglio”, disse lei pratica. “Quanto al mio stato di donna nubile, resterà tale, per cui il mio consiglio è di farvene una ragione”.
    “Una donna spaiata, giusto?”, le chiese Booth con una punta di divertimento, rammentando il progetto che la direttrice stava portando avanti al Victorian.
    “Infatti”, annuì Temperance, decisa.
    Malgrado l'argomento fosse assolutamente sconveniente, lui non poté impedirsi di essere più audace del dovuto. “Una donna spaiata a quanto sembra, non è imbarazzata da certe tematiche...”.
    Se aveva sperato di strapparle anche solo una sfumatura di rossore sugli zigomi, perse clamorosamente. La signorina Brennan, anzi, sollevò il mento e puntò nei suoi gli straordinari occhi azzurri, resi più scuri ed intensi dall'ombra che il cappellino gettava su di essi. “Anche Hannah era una donna spaiata e fiera di esserlo, eppure, come stiamo supponendo, non disdegnava la compagnia intima di un uomo”.
    Diretta come una spada. Booth deglutì. Ma non rese le armi. “Che però frequentava di nascosto...”.
    “Non ho mai affermato che Hannah ed io ci assomigliassimo”, replicò Temperance, distogliendo lo sguardo.
    Significava quel che lui credeva significasse? Cioè che lei non avrebbe nascosto un amante fuori dal vincolo coniugale, se lo avesse avuto?
    Booth si domandò se le voci di un suo passato legame con quel professor Stires, di cui gli aveva raccontato Sweets, corrispondessero a verità... Non che questo rivestisse una reale importanza. Del resto lui stesso non era forse padre senza mai essere stato un marito?
    Doveva comunque ammettere che la sicurezza con cui la bella direttrice ostentava il suo anticonformismo lo affascinava.
    “Non possiamo però essere del tutto certi che la signorina Burley intrattenesse una relazione segreta”, disse. “Non senza le adeguate prove”.
    “E' vero. Finché non abbiamo i fatti, le nostre sono solo congetture”, concordò lei.
    “Quella dell'amante, tuttavia, resta una concreta possibilità, una delle più logiche”, mormorò Booth. “E vi è da tenere presente che dovrebbe trattarsi di uno scapolo. Altrimenti la signorina Burley non l'avrebbe raggiunto così spesso a casa sua... Bisognerà passare ad interrogare gli abitanti di tutte le dimore al di là di quella del signor Wyatt. Augurandoci che la persona che la signorina Burley andava a trovare non si trinceri dietro il riserbo, mentendo. E forse riusciremo anche ad avere notizie del guanto smarrito, ora che il raggio dell'indagine si è ampliato...”.
    “Quando cominciamo?”, chiese lei. “Domani in mattinata?”.
    Lui, che si era smarrito nel proprio monologo, sussultò, guardandola. “Cominciamo?”.
    “Naturalmente verranno anche i vostri assistenti, ma più saremo, meglio sarà”. La direttrice lo fissò, spavalda. “Voi sapete bene, ispettore, che vi sarò utile. Oggi lo sono stata ampiamente”.
    Incantato dalla sua espressione risoluta, Booth si disse che doveva almeno simulare un minimo di opposizione, giusto per salvaguardare la propria dignità maschile. “Cosa di preciso non avete capito del fatto che non siete un poliziotto e non è corretto che assistiate ai miei interrogatori?”.
    “Ho capito ogni singola parola, ma, correggetemi se sono in errore, ho il sospetto che voi non siate sempre ligio alle regole”.
    Maledizione. L'ultima cosa da dire a un giocatore d'azzardo. Adesso lui si sentiva come un toro davanti a un panno rosso.
    “Domani in mattinata”, sospirò. “Verrò a prendervi al Victorian”.
    La giovane direttrice si illuminò di uno smagliante sorriso di trionfo e il sangue di Booth si rimescolò.

    (CONTINUA!!!) :ibones:

     
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  11. Ciccia-B
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    Amazing Franca, assolutamente splendido!! Mi intriga tantissimissimo questa storia! E Bones è sempre spettacolare, povefro Booth è già totalmente perso!! alla prossima Franca che spero arrivi presto!^_^
     
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  12. dany1971
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    Sono la prima? probalmente si perchè ti tenevo d'occhio sul sito e ho quasi cancellato F5 a furia di aggiornare. Lo sai già, l'ho detto e ripetuto scrivi in maniera meravigliosa e, consiglio spassionato, non smettere e non mi riferisco solo alle tue FF. Il capitolo, si torno al capitolo. Povero ispettore che si compiange un pò di non poter offrire alla direttrice ciò che ritiene di meritare ma sono certa che scoprirà presto che la suddetta direttrice essendo anticonformista sotto tutti i punti di vista, non cerca sicuramente le cose materiali e non, che le donne comuni desiderano. Quindi, caro il mio ispettore, dont't worry lei ti apprezza già così senza neanche conoscerti molto bene. Aspetto con ansia il proseguio delle indagini che si fanno sempre più intricate ed avvincenti. A presto Franca.
     
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  13. -Saretta-
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    Mi ha fatto davvero tenerezza il nostro ispettore che non si sente all'altezza della signorina Brennan...
    Assolutamente IC tutto il confronto tra i due sulla possibile relazione di Hannah, con Booth sempre più imbarazzato, ma nello stesso tempo, attratto dalla mentalità aperta della direttrice.
    Complimentissimi Franca! :clap:

     
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  14. donata69
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    in effetti cara Franca avevo proprio pensato al Circolo del Rovo Nero... -_- , va beh, mi sbagliavo ^_^ ; ma chi sarà questo misterioso amate della signorina Burley? e che delizia i loro battibecchi con Booth imbarazzatissimo! mi fa troppa tenerezza :wub: , e poi anche quando pensa di non essere all'altezza, davvero molto IC; bravissima come sempre :ibones:
     
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  15. Ariel75
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    Tenero Booth che pensa di non essere all'altezza di Temperance... E lei è un vero caterpillar, quando decide una cosa quella deve essere!!! :lol:
    Sono molto curiosa di sapere con chi si incontrava Hannah di notte... e soprattutto di sapere chi è il suo assassino :uhm: quindi attendo ansiosamente i prossimi sviluppi!!!
    Complimenti as usual per il capitolo!!!
     
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122 replies since 25/4/2011, 19:47   4568 views
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