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Michela cara, come ben sappiamo ambedue, su alcune questioni di fondo abbiamo concezioni diverse e questo ben venga. Non per niente, e i nostri diversi commenti lo stanno a dimostrare ampiamente, la scena "incriminata" in me ha suscitato l'input per una serie di riflessioni sulla situazione interiore di Booth dal punto di vista sentimentale e nello svolgere questo ho registrato la base di partenza voluta dagli autori senza addentrarmi in alcun maniera, anzi escludendo esplicitamente ogni riferimento al nodo scienza/scientismo (è per questo che non sono stata minimamente sfiorata dalla preoccupazione di dover rassicurare di non credere all'esistenza dello yeti), a te, questa stessa scena e le mie considerazioni non sono piaciute per le ragioni che hai già esposto e su cui non ritengo necessario ritornare. Il che mi è personalmente gradito, perché il confronto sulle idee, la loro diversità attiene alla sfera di libertà di ciascuno ed è sempre di una ricchezza incomensurabile. La libertà propria e il conseguente rispetto della libertà dell'altro, soprattutto quando diverso da noi, vanno difesi e salvaguardati sempre e su tutto. Consentimi solo di fare una piccola osservazione, poiché la mia ormai lunga vita (ti ricordi quando mi definivo la trisavola del forum?) mi ha insegnato ad esercitare un po' di prudenza. Le questioni di principio sono tali perché devono offrire la possibilità d'interrogarsi, di ricercare, di verificare e a seconda dei casi confermare oppure modificare le proprie convinzioni. Qui è la loro ricchezza infinita e il loro essere suscitatrici di vita, anche perché, quando andiamo ad approfondire, ci si presenta sempre una realtà con infinite sfumature. Ad esempio, in piena "scienza tolemaica", quella mitologica tanto per intenderci, si è avuta la prima enunciazione della teoria eliocentrica, da parte di Aristarco di Samo nel III sec. a.C. ed esponenti sempre di questa scienza sono stati, tanto per rimanere nel mondo greco Talete, Pitagora, Archimede. In ambito medico il massimo rappresentate è stato Ippocrate, il cui giuramento spero sia ancora pronunciato dai giovani laureati in medicina all'inizio della loro professione. Certamente, il fatto che Aristotele abbia provveduto a sistematizzare tutto questo bagaglio di conoscenze, ha pesato grandemente. Da qui, con i segnali precursori già nel Medio Evo, e poi con lo slancio fornito dall'Umanesimo e dal Rinascimento (vanto della nostra storia) il grande strappo si è potuto produrre e di questo non possiamo non gioire tutti quanti, per come le cose si siano messe mano a mano in movimento e per come gli uomini abbiano potuto progredire e migliorare. Ciò non toglie che oggi (le attuali vicende in ambito geopolitico lo stanno a dimostrare), soprattutto nei settori di quelle che una volta si chiamavano le scienze dello spirito (il riferimento è alla parte spirituale dell'essere umano, non c'è alcuna implicazione religiosa), si stiano evidenziando problemi così enormi da mettere grandemente in tensione tutto il sistema, che ha alla sua base la scienza, soprattutto nelle sue dimensioni culturali e di civiltà. E poiché siamo in realtà di democrazia dispiegata è compito di tutti, nessuno escluso, prima di tutto conoscerli questi problemi, andando in profondità e poi verificare quali possano essere le soluzioni migliori e qui, ovviamente, si apre lo scenario del confronto e dello scontro sempre nell'atteggiamento dell'ascolto reciproco. Ahi, perdonami, come al solito sono stata lunghetta, ora capisci perché avevo preferito non affrontare la questione. Pensa che quello che ho scritto, che ovviamente pecca per necessaria generalizzazione, è solo una pillolina della vexata quaestio.
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