6x15 "The Killer in the Crosshairs"
  • Poll choices
    Statistics
    Votes
  • 9
    44.00%
    11
  • 8
    36.00%
    9
  • 7
    12.00%
    3
  • 10
    4.00%
    1
  • 6
    4.00%
    1
  • 5
    0.00%
    0
  • 4
    0.00%
    0
  • 3
    0.00%
    0
  • 2
    0.00%
    0
  • 1
    0.00%
    0
Guests cannot vote (Voters: 25)

6x15 "The Killer in the Crosshairs"

10/03/2011 discussione versione originale

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    3 PhDs Squint

    Group
    Member
    Posts
    6,682
    Reputation
    0
    Location
    Deviltown

    Status
    Anonymous
    Giusto :_________:
    /retardmode.
     
    .
  2. flamy
        Like  
     
    .

    User deleted


    assolutamente daccordo...non mi piacciono x niente i capelli di cam stava molto meglio prima e poi i capelli di brennan li hanno stravolti per tutta la stagione....(forse anche i parrucchieri a loro modo si stavano ribellando ad Hannah...)
    l'episodio è stato bello mi è piaciuto, loro che corrono all'inizio è stato stupendo anche se brennan sembrava che la inseguissero per quanto correva veloce....Booth per tutto l'episodio l'ho visto "disperato" di fare in modo che brennan non lo veda come il cecchino ma in realtà lei non lo vede cosi, secondo me, è lui che se ne convince, e brennan glielo dice alla fine e anche quando gli dice che lei non voleva insinuare niente con le sue parole.
     
    .
  3. ilenia0175
        Like  
     
    .

    User deleted


    Uff, stavolta sono davvero in ritardo...ho visto l'episodio solo oggi!!
    Bello. Inizio a ritrovare il vecchio stile "Bones" che tanto mi era mancato in questa stagione...

    Adesso aspetto di rivedere la fibia COOKY così sarà certo che siamo arrivati alla vera svolta!!!
     
    .
  4. monia1972
        Like  
     
    .

    User deleted


    Carino l'episodio,l'unica cosa che non miè piaciuta è il padre di Angela...perchè non inserire anche lui nella lista del cecchino?
     
    .
  5. sella
        Like  
     
    .

    User deleted


    Se fossi ancora in servizio, farei vedere a lezione l’episodio agli studenti e ne discuterei con loro, perché in esso è un vero e proprio concentrato di problematiche di filosofia morale e di filosofia del diritto, che, a dir poco, hanno suscitato il mio più vivo interesse: il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, il rapporto con la legge e con il diritto, il relazionarsi degli esseri umani fra di loro, la loro libertà, la responsabilità e l’impegno a vivere secondo criteri comuni sempre in costante e continua evoluzione e mutamento (in progresso o in regresso). Questioni fondamentali, basilari, che ci interpellano tutti al massimo grado di coinvolgimento, perché, a seconda delle risposte da noi fornite ad esse, emerge il chi siamo, come siamo e perché siamo.
    L’episodio si conclude con l’affermazione di Brennan, piuttosto ingenua, per non dire banale: “Broadsky is bad, Booth is good”, mentre in essa è sintetizzata l’essenza stessa di esso, il suo significato più profondo. Broadsky e Booth non sono uguali, è un abisso fra di loro. Che cosa è successo perché due uomini, partiti da una situazione comune, l’essere stati ambedue cecchini, compagni d’arme, si trovano su due fronti contrapposti al punto tale che è diventata una questione di vita e di morte, la vita per l’uno e la morte per l’altro? Perché uno ha scelto la via della morte e l’altro la via della vita (Dt 30), ossia, la scelta delle scelte, quella in cui la libertà e la responsabilità di un essere umano sono implicate in toto? Perché uno è diventato un serial killer e l’altro un uomo di legge, un agente federale? In fondo, ambedue si dichiarano dalla parte della legge, vivono e si impegnano per la giustizia, ma quale legge e quale giustizia? La prima chiave interpretativa per comprendere meglio ci viene offerta da Booth, quando reagisce in maniera esagerata ad una semplice osservazione di Brennan (beh, ragazzo mio, la coda di paglia deve essere bella grossa, puoi fare il simpaticone quanto ti pare, correre con lei, renderti disponibile ad ascoltare conferenze, non serve a niente, lo scoppio di rabbia e l’attacco finali di 6x13, l’aver pronunciato quella frase che, personalmente mi ha agghiacciata “se non ti sta bene, quella è la porta”, tutto questo sicuramente sta ravagliando dentro di te e hai paura, paura che Brennan …, mi fermo con l’inciso, se no perdo di vista il filo della mia riflessione, sicuramente ci sarà l’occasione per riprendere la questione): i cecchini sparano, uccidono, ma non sono loro a scegliere i bersagli, obbediscono. Le sentenze non sono emesse da loro. Ecco il punto, Broadsky, una volta finito il suo impegno di militare, secondo un processo spiegatoci da Sweets, è arrivato a farsi sistema, colui che ha il diritto-dovere di realizzare la giustizia, di essere poliziotto, pubblico ministero, giudice e giuria. E’ lui la legge, la sua incarnazione e realizzazione. In fondo, in alcuni tratti, in maniera patologica e psicotica Broadsky alla conclusione del suo personale itinerario assomiglia a Javert de Les Misérables di Hugo, non esiste al di fuori della legge e della giustizia, anche se non è un giustiziere della notte (vedi il mio post del 16.3.10 in “Riflessioni sulla V stagione”), semmai l’angelo vendicatore o, ancora meglio, l’arcangelo che difende l’ingresso dell’Eden. La sua coscienza è in pace, anzi, la sua è una buona coscienza, non ha dubbi, procede dritto alla meta, senza preoccuparsi dei “danni collaterali” (coloro che gli si frappongono, che lo ostacolano nella sua missione non sono persone, esseri umani, ma cose fastidiose da eliminare). La sua giustizia è assoluta, perché è sua nel senso pieno del termine, ne è la fonte unica e autentica. L’autoreferenzialità solipsistica di Broadsky è tale che non è possibile mediazione, incontro, confronto. Per lui è inconcepibile, una vera e propria contraddizione in termini la stupenda definizione di Aristotele di essa come “virtù ad alterum”, ossia, virtù di per se stessa predisposta all’incontro con l’altro e che solo in questo incontro può riconoscere la sua realizzazione. Come è stato possibile tutto questo? Quale il cammino percorso? Per me, all’origine è che Broadsky, una volta congedato, non ha voluto rinunciare al potere di vita e di morte, tramutatosi in un vero e proprio delirio d’onnipotenza, così l’ha esteso, potenziato, in una parola sublimato in un habitus mentale, i cui tratti esteriori sono la signorilità e la buona educazione, in cui concentra la sua superiorità e con cui manifesta il suo disprezzo per il difettoso, il difettato, il contraddittorio, l’inferiore, il fragile, il confuso e il confusionario, il debole, l’incasinato, ossia, Booth, il destinatario perfetto di tutta la sua disistima, colui che per lui è la conferma migliore d’essere nel giusto. Booth, colui che, finito il suo servizio militare, con tanta fatica e dolore si è ricostruito dentro di sé, mettendosi al servizio degli altri e del potere costituito, fuggendo dal fascino dell’onnipotenza, cercando di riparare, di salvare la vita a più persone possibili in maniera da provare sollievo dal senso di colpa che l’attanaglia e, a volte, non lo fa respirare. Tutto questo travaglio si è venuto a innestare in un tessuto di vita già molto difficile e altrettanto doloroso, di cui Booth porta ancora tutte le conseguenze. Ma, come gli attesta Sweets, anche lui ritornato se stesso, ormai lontano dall’influenza nefasta di Hannah, ci è riuscito, il suo impegno a diventare un uomo onesto, in grado di svolgere ai massimi livelli l’attività d’agente federale, sapendosi una componente del sistema, che accetta, rispetta le leggi che regolano la vita comune di tutti, insomma, fa il suo dovere, è riuscito e lo realizza giorno dopo giorno. Dentro di sé il dolore e il senso di colpa non sono scomparsi, ma metabolizzati e interiorizzati nella giusta maniera, essi sono diventati fonte di vita e non di morte, sia per Booth, sia per tutti gli altri. Per cui, Booth è pienamente in grado d’accettare la sfida di Broadsky, di rispondergli che la sua cattura diventa l’obiettivo più immediato da raggiungere, perché … perché è il suo lavoro. Scusatemi tanto, qui è tutta la dignità e la grandezza di un uomo, il quale ha un compito da svolgere, il suo lavoro. Sul piano affettivo è ancora molto, molto carente, ma speriamo bene …
     
    .
  6. DorisøBay
        Like  
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    Se fossi ancora in servizio, farei vedere a lezione l’episodio agli studenti e ne discuterei con loro, perché in esso è un vero e proprio concentrato di problematiche di filosofia morale e di filosofia del diritto, che, a dir poco, hanno suscitato il mio più vivo interesse: il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, il rapporto con la legge e con il diritto, il relazionarsi degli esseri umani fra di loro, la loro libertà, la responsabilità e l’impegno a vivere secondo criteri comuni sempre in costante e continua evoluzione e mutamento (in progresso o in regresso). Questioni fondamentali, basilari, che ci interpellano tutti al massimo grado di coinvolgimento, perché, a seconda delle risposte da noi fornite ad esse, emerge il chi siamo, come siamo e perché siamo.
    L’episodio si conclude con l’affermazione di Brennan, piuttosto ingenua, per non dire banale: “Broadsky is bad, Booth is good”, mentre in essa è sintetizzata l’essenza stessa di esso, il suo significato più profondo. Broadsky e Booth non sono uguali, è un abisso fra di loro. Che cosa è successo perché due uomini, partiti da una situazione comune, l’essere stati ambedue cecchini, compagni d’arme, si trovano su due fronti contrapposti al punto tale che è diventata una questione di vita e di morte, la vita per l’uno e la morte per l’altro? Perché uno ha scelto la via della morte e l’altro la via della vita (Dt 30), ossia, la scelta delle scelte, quella in cui la libertà e la responsabilità di un essere umano sono implicate in toto? Perché uno è diventato un serial killer e l’altro un uomo di legge, un agente federale? In fondo, ambedue si dichiarano dalla parte della legge, vivono e si impegnano per la giustizia, ma quale legge e quale giustizia? La prima chiave interpretativa per comprendere meglio ci viene offerta da Booth, quando reagisce in maniera esagerata ad una semplice osservazione di Brennan (beh, ragazzo mio, la coda di paglia deve essere bella grossa, puoi fare il simpaticone quanto ti pare, correre con lei, renderti disponibile ad ascoltare conferenze, non serve a niente, lo scoppio di rabbia e l’attacco finali di 6x13, l’aver pronunciato quella frase che, personalmente mi ha agghiacciata “se non ti sta bene, quella è la porta”, tutto questo sicuramente sta ravagliando dentro di te e hai paura, paura che Brennan …, mi fermo con l’inciso, se no perdo di vista il filo della mia riflessione, sicuramente ci sarà l’occasione per riprendere la questione): i cecchini sparano, uccidono, ma non sono loro a scegliere i bersagli, obbediscono. Le sentenze non sono emesse da loro. Ecco il punto, Broadsky, una volta finito il suo impegno di militare, secondo un processo spiegatoci da Sweets, è arrivato a farsi sistema, colui che ha il diritto-dovere di realizzare la giustizia, di essere poliziotto, pubblico ministero, giudice e giuria. E’ lui la legge, la sua incarnazione e realizzazione. In fondo, in alcuni tratti, in maniera patologica e psicotica Broadsky alla conclusione del suo personale itinerario assomiglia a Javert de Les Misérables di Hugo, non esiste al di fuori della legge e della giustizia, anche se non è un giustiziere della notte (vedi il mio post del 16.3.10 in “Riflessioni sulla V stagione”), semmai l’angelo vendicatore o, ancora meglio, l’arcangelo che difende l’ingresso dell’Eden. La sua coscienza è in pace, anzi, la sua è una buona coscienza, non ha dubbi, procede dritto alla meta, senza preoccuparsi dei “danni collaterali” (coloro che gli si frappongono, che lo ostacolano nella sua missione non sono persone, esseri umani, ma cose fastidiose da eliminare). La sua giustizia è assoluta, perché è sua nel senso pieno del termine, ne è la fonte unica e autentica. L’autoreferenzialità solipsistica di Broadsky è tale che non è possibile mediazione, incontro, confronto. Per lui è inconcepibile, una vera e propria contraddizione in termini la stupenda definizione di Aristotele di essa come “virtù ad alterum”, ossia, virtù di per se stessa predisposta all’incontro con l’altro e che solo in questo incontro può riconoscere la sua realizzazione. Come è stato possibile tutto questo? Quale il cammino percorso? Per me, all’origine è che Broadsky, una volta congedato, non ha voluto rinunciare al potere di vita e di morte, tramutatosi in un vero e proprio delirio d’onnipotenza, così l’ha esteso, potenziato, in una parola sublimato in un habitus mentale, i cui tratti esteriori sono la signorilità e la buona educazione, in cui concentra la sua superiorità e con cui manifesta il suo disprezzo per il difettoso, il difettato, il contraddittorio, l’inferiore, il fragile, il confuso e il confusionario, il debole, l’incasinato, ossia, Booth, il destinatario perfetto di tutta la sua disistima, colui che per lui è la conferma migliore d’essere nel giusto. Booth, colui che, finito il suo servizio militare, con tanta fatica e dolore si è ricostruito dentro di sé, mettendosi al servizio degli altri e del potere costituito, fuggendo dal fascino dell’onnipotenza, cercando di riparare, di salvare la vita a più persone possibili in maniera da provare sollievo dal senso di colpa che l’attanaglia e, a volte, non lo fa respirare. Tutto questo travaglio si è venuto a innestare in un tessuto di vita già molto difficile e altrettanto doloroso, di cui Booth porta ancora tutte le conseguenze. Ma, come gli attesta Sweets, anche lui ritornato se stesso, ormai lontano dall’influenza nefasta di Hannah, ci è riuscito, il suo impegno a diventare un uomo onesto, in grado di svolgere ai massimi livelli l’attività d’agente federale, sapendosi una componente del sistema, che accetta, rispetta le leggi che regolano la vita comune di tutti, insomma, fa il suo dovere, è riuscito e lo realizza giorno dopo giorno. Dentro di sé il dolore e il senso di colpa non sono scomparsi, ma metabolizzati e interiorizzati nella giusta maniera, essi sono diventati fonte di vita e non di morte, sia per Booth, sia per tutti gli altri. Per cui, Booth è pienamente in grado d’accettare la sfida di Broadsky, di rispondergli che la sua cattura diventa l’obiettivo più immediato da raggiungere, perché … perché è il suo lavoro. Scusatemi tanto, qui è tutta la dignità e la grandezza di un uomo, il quale ha un compito da svolgere, il suo lavoro. Sul piano affettivo è ancora molto, molto carente, ma speriamo bene …

    grazie del tuo commento per l'ennesima volta!
     
    .
  7. Ales2004
        Like  
     
    .

    User deleted


    Commento splendido Sella!
     
    .
  8. cristiana67
        Like  
     
    .

    User deleted


    @Sella:commento esuastivo in ogni suo punto,condivido fortemente l'ultima frase in cui affermi che Booth e' ancora carente dal lato affettivo,questo episodio lo ha messo in evidenza in piu' punti..,temo che questa sua carenza sia riconducibile alla sua infanzia di bimbo "maltrattato"dal padre e poi abbandonato dallo stesso.Vedremo nel corso delle prossime puntate come riuscira' a "colmare queste carenze",soprattutto con Bones...!!
     
    .
  9. vale2875
        Like  
     
    .

    User deleted


    @Sella: aspettavo con ansia di leggere il tuo commento e condivido gran parte di quello che scrivi... tranne :
    lo scoppio di rabbia e l’attacco finali di 6x13, l’aver pronunciato quella frase che, personalmente mi ha agghiacciata “se non ti sta bene, quella è la porta”,
    ecco molte di voi hanno reagito male a questa frase, sicuramente è un momento di rabbia insomma il ragazzo si è beccato 2 grossi NO (uno distruttivo-gli ha spaccato il cuore e il secondo ha fatto male perchè ha toccato una parte del suo cuore che già sanguinava)
    e quindi ci sta che uno si incaxxi e magari dopo aver bevuto risponda in quella maniera ( ma a voi non è mai capitato?). Io ho visto ccomunque un occhio di riguardo per bones, non l'ha cacciata, non è scappato le ha solo detto "se vuoi stai qui; ma stai zitta e bevi con me" Era un momento di rabbia

    tutto questo sicuramente sta ravagliando dentro di te e hai paura, paura che Brennan

    lui ha sempre avuto paura di perderla

    La cosa che mi è piaciuta di più in questa puntata è quando Booth la guarda e le dice "fidati di me, io so "
    e lei lo fissa e quel si non è riferito solo alla questione del cecchino, ma è totale si Booth mi fido, ti credo, se tu dici 20 30 40 anni io ci credo.
     
    .
  10. sella
        Like  
     
    .

    User deleted


    Grazie a tutte e grazie a Valentina per il suo commento articolato. Che Booth abbia uno scoppio di rabbia l'ho evidenziato nel commento all'episodio e nondimeno in questo contesto, personalmente questa frase per me ha avuto un'intonazione particolarmente negativa, forse perché eco di cose molto lontane.
    Hai perfettamente ragione che la paura di perdere Brennan sia una costante per Booth. Non ho toccato questo aspetto, perché mi sono voluta concentrare sul rapporto Booth-Broadsky, ma durante tutto l'episodio il bisogno d'essere rassicurato che Booth prova nei confronti di Brennan è lampante, non per niente viene ripreso e esplicitato al massimo nella scena finale. Booth con la coda di paglia è partito per la tangente ed ha interpretato nel modo peggiore le parole ovvie e di buon senso di Brennan. Da qui la richiesta di fiducia. Vuole l'approvazione di Brennan, la vuole esplicitata secondo il suo personale approccio, per cui Brennan deve specificare: "dal mio punto di vista", perché ripeto deve essere proprio di Brennan e solo così si può sentire riassicurato. Ma, come già scritto, tutto questo avremo modo di riprenderlo con gli episodi successivi, perché spero vivamente che un simile "groppo" non diventi uno dei tanti "non detti" della series, come è stato già sottolineato in uno dei commenti precedenti. Il "non finito" solo Michelangelo se lo poteva permettere.
     
    .
  11. omelette73
        Like  
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (sella @ 15/3/2011, 10:07) 
    Grazie a tutte e grazie a Valentina per il suo commento articolato. Che Booth abbia uno scoppio di rabbia l'ho evidenziato nel commento all'episodio e nondimeno in questo contesto, personalmente questa frase per me ha avuto un'intonazione particolarmente negativa, forse perché eco di cose molto lontane.

    Mi unisco ai complimenti per il bellissimo commento Serenella, ma mi trovo d'accordo con Vale per quanto riguarda questo specifico punto.
    La connotazione negativa c'è, è ovvio, ed è la rabbia che gli ribolle dentro, probabilmente alimentata dall'alcool, ma in un certo senso non la vedo nella misura in cui viene fatta una decisa distinzione tra ciò che Booth dice ad Hannah e ciò che dice invece a Brennan, cosa che è stata sottolineata da molte prima di me.
    Hannah viene invitata ad uscire dalla sua vita senza colpo ferire, in una situazione analoga Booth (100° episodio) accetta persino di continuare a lavorare con Brennan, e qui le dice - senza mezzi termini - se vuoi starmi accanto stacci, ma lasciami respirare.
    Tra le tante cose assurde che hanno messo in bocca a Booth in questa stagione, questa in particolare non gliela rimprovero, mi è sembrata solo molto, molto umana e dopotutto coerente con il suo stato d'animo. Giusta? Forse no.
    Ma umana.

    Edited by omelette73 - 15/3/2011, 10:52
     
    .
  12. vale2875
        Like  
     
    .

    User deleted


    @omelette concordo pienamente UMANA perchè Booth è umano, non è un mostro o un angelo è u m a n o e molte volte tendiamo a dimenticarcelo

    @sella che il "groppo" non diventi uno dei tanti "non detti" della series, hai pienamente ragione
    Il "non finito" solo Michelangelo se lo poteva permettere image
    ecco giriamo questa grande verità ad HH per piacere, che forse non l'ha capito molto bene
     
    .
  13.     Like  
     
    .
    Avatar

    Squintern

    Group
    BoNeS FF writers
    Posts
    1,138
    Reputation
    +5
    Location
    Catania - Sicilia

    Status
    Offline
    Meravgliosa puntata.
    Mi è piaciuta sin dalle prime scene, Booth che raggiunge Bones di corsa e la sfida a chi arriva prima, lui che si auto invita alla riunione sulle tecniche di guerra nel Peloponneso è wow!
    Il padre di Angela e il suo modo di interaggire con suo genero, Hodgins mi fa morire.
    Ed infine il caso.
    Dire adrenalinico è poco, adoro questo tipo di casi, dove dare la caccia al cattivo è prioritario.
    Caroline è superba come sempre, quando ha cambiato idea sul catturare il Killer solo perchè aveva osato minacciare Booth, mi è sembrata quasi una mamma chioccia che si preoccupa per il suo pulcino.
    Insomma ho votato 9.
     
    .
  14. Olivia Harper
        Like  
     
    .

    User deleted


    Ma quanto mi è piaciuto questa puntata!!! Ci voleva proprio
    :clap: :clap: :clap:
    Si vede subito che l'aurea negativa portata da Hanna non si sente più
    Carinissima la scena iniziale di Booth& Brennan :wub: :wub: .Ma quanto è tenero Booth offrendosi come accompagnatore della Brenn :blush:
    (tra me e me però ho pensato..ma che, Booth ci sta provando con Bones?e bravo il nostro Seeley..niente niente...)
    Mitico il papà di Angela!!! :superlol:
    povero Jack,credevo che si sarebbe svegliato con il nome "Staccato Mamba" tatuato sul braccio... :lol: :lol:
    Cmq hanno scelto due bellissimi nomi,faccio il tifo perchè sia una femmina:Katherine Temperance :clap:
    Caroline quando se ne esce con le sue battute è sempre la migliore!
    Molto avvincente il caso, la scena finale sui tetti davvero con il fiato sospeso.
    E la scena a casa di Booth.WOW!
    Ps:lo so che potrebbe essere un pò fuori topic,ma a me piace il nuovo taglio di capelli di Cam! :)
     
    .
88 replies since 16/1/2011, 11:21   5825 views
  Share  
.