Quella notte... al museo...

5×05 Una notte al museo delle mummie. B&B. Cosa sarebbe successo tra B&B se non fossero arrivati Angela&Co rovinando la magia del momento? (Eli-tara)

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  1. donata69
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    AUTORE: Donata
    TITOLO: Quella notte… al museo…
    TIMELINE: 5x05
    PAIRING: B&B
    RAITING: per tutti
    SPOILERS: nessuno
    PROMPT: 5×05 Una notte al museo delle mummie. B&B. Cosa sarebbe successo tra B&B se non fossero arrivati Angela&Co rovinando la magia del momento? (Eli-tara)
    DISCLAIMERS: I personaggi citati in questa fanfiction non mi appartengono, ho solo preso liberamente spunto dalla serie "Bones" di proprietà della FOX.


    eccomi qui con un'altra one shot, sopportatemi, sono a letto con l'influenza e, non sapendo che fare, scrivo. Spero vi piaccia. Buona lettura ^_^


    QUELLA NOTTE...AL MUSEO...

    Lui le mise a posto una ciocca di capelli dietro l’orecchio e lei gli aggiustò il cravattino. Erano vicinissimi, i volti a pochi centimetri l’uno dall’altra. I respiri si confondevano e si mescolavano. Le loro mani tremavano e i loro cuori battevano all’unisono. Booth prese il suo viso tra le mani e dolcemente la baciò. Fu un bacio lieve, le labbra si sfiorarono appena e lui la lasciò. Brennan restò immobile ad occhi chiusi, sentendo subito la mancanza di quelle labbra sulle sue, orfana di quel contatto. Ne voleva ancora, voleva sentire il suo sapore su di lei ma, quando riaprì gli occhi si ritrovò sola nella stanza, circondata unicamente dai reperti del museo. Lui se n’era andato.

    Si riscosse e salì le scale per tornare dagli altri a festeggiare. Lo cercò tra la gente ma lui non c’era. Trovò Angela, presa a chiacchierare con Jack:

    “Angela, hai visto Booth per caso?”

    “Si, un minuto fa era lì, vicino all’ingresso, mi sa che è andato via”

    Si voltò e corse verso l’entrata del museo. No, no, no, non poteva essere andato via così, che gli aveva preso? Cercò il suo cappotto e, una volta indossatolo, uscì, appena in tempo per vedere il suo SUV partire sgommando. Accidenti…

    Prese il cellulare dalla tasca e lo chiamò ma non ottenne risposta, il suo telefono era spento. Perché? Lui non lo spegneva mai, perché proprio adesso?

    Alzò la mano e fermò un taxi, gli diede il suo indirizzo e si appoggiò allo schienale cercando di calmarsi e provando a capire cosa stava succedendo. Arrivò sotto casa sua anche troppo in fretta, pagò la corsa e scese dalla vettura. Il taxi andò via e lei alzò gli occhi verso le sue finestre: la luce era accesa. Spinse il portone e salì le scale. Arrivò davanti alla sua porta, prese un respiro e bussò ma lui, come se sapesse chi c’era dall’altra parte, non aprì. Lei continuò a bussare.

    “Booth, sono io, per favore aprimi, lo so che ci sei, dobbiamo parlare”.

    “Vattene Bones. Per favore, vai via”.

    “Sai benissimo che non me ne andrò da qui finchè non avremo parlato, quindi ti conviene aprire questa maledetta porta se non vuoi che la butti giù a calci”.

    Rumore di passi e la porta si aprì. Lui non disse nulla e non la guardò ma si girò, tornando nel soggiorno. Brennan lo seguì togliendosi il cappotto che gettò su una sedia. Si fronteggiarono come due combattenti ma nessuno osava parlare. Poi Booth si passò una mano sulla fronte e, sempre fissandola, le disse:

    “Scusa, non volevo, ma è stato più forte di me… non ce l’ho fatta a trattenermi, è che sei talmente bella… e io… ma non succederà più, non preoccuparti…” incespicò sulle parole e tacque, imbarazzato come un ragazzino.

    “Tu…mi trovi bella?” gli chiese stupita.

    “Si – rispose lui semplicemente – ti trovo bellissima”.

    “Perché te ne sei andato così prima?” gli chiese facendo un passo verso di lui.

    “Non lo so, ma sentivo che se fossi rimasto sarebbe successo altro e… ho preferito evitare” rispose lui guardandola avvicinarsi sempre di più.

    “Lo sai che non sono brava quando ci sono di mezzo le sensazioni, vorrei che tu mi spiegassi” e si sedette di fronte a lui.

    Booth la guardò e pensò che quell’aria così innocente le donava proprio. Sentì il desiderio di stringerla tra le braccia crescere dentro di lui, non era certo di riuscire a tenerlo sotto controllo e non poteva certo scappare da casa sua. E poi era stanco di nascondersi, ormai era da troppo tempo che lo faceva. Decise in un istante che il momento di scoprirsi e dirle tutto era arrivato, forse qualcosa bene o male sarebbe successo, sperava solo che non fosse irreparabile.

    “Vuoi che ti spieghi? Va bene, lo farò. Sono innamorato di te Bones, non faccio che pensarti dalla mattina alla sera, ti sogno di notte e ti vedo dappertutto. Sei dentro di me e non ci posso far niente. Non ci voglio far niente. So che non credi nell’amore ma io sono la prova vivente che l’amore esiste perché ti amo e fa soffrire proprio, perché ti amo” le disse tutto questo allontanandosi da lei e appoggiandosi al muro, le braccia incrociate come per difendersi.

    Brennan taceva, per una volta era senza parole e lo guardava. Ciò che vide la stupì, era lui, era Booth, il suo partner, l’amico con il quale si confidava, che le aveva insegnato a fidarsi di lui, che conosceva le sue paure e i suoi segreti. La amava, lui la amava, com’era possibile? E lei? Anche lei sentiva qualcosa, ma cosa? Non lo sapeva, sapeva solo che ne era spaventata, da morire.

    “Booth…” iniziò incerta su cosa dire, ma lui la fermò alzando una mano.

    “Non devi dire niente, non è necessario, mi hai chiesto una spiegazione e io te l’ho data. Non serve tu dica nulla. Vorrei solo che tutto questo non rovini quello che c’è tra noi, dimmi solo che non sarà così e poi dimentica quello che ti ho detto” le disse avvicinandosi e prendendola per mano mentre lei si alzava in piedi.

    “E’ che io… ho paura Booth, ho paura perché anch’io sento qualcosa dentro di me. Per te. Che non capisco. Non voglio perderti, tu sei l’unico punto fermo della mia vita negli ultimi cinque anni. Non posso perderti. Non reggerei, ma non sono ancora pronta, davvero non capisco…” le tremava la voce, era proprio spaventata.

    “Va bene così Bones. Va bene così, non preoccuparti. Non mi perderai” per lo meno non era scappata o si era rifugiata in qualche spiegazione antropologica che non avrebbe sopportato.

    “Abbracciami Booth, per favore” lui la guardò, la abbracciò chiudendo gli occhi, sospirò e pensò che amare questa donna era doloroso ma lui non avrebbe più potuto farne a meno.

    the end.

     
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26 replies since 1/1/2011, 15:09   973 views
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