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A una settimana di distanza dall’episodio-cardine della 5° serie, quello del sofferto rifiuto di Brennan a dare una possibilità alla loro storia, arriva un’altra puntata molto bella, scavata in profondità. L’indagine ci porta nella scuola da cui Bones proviene: un nido di vipere, come altre che ci sono state mostrate nel corso di questi anni. “Bones” non è certamente un programma di denuncia sociale, ma gli autori mi sembrano davvero critici nel raffigurare certi ambienti che solitamente, forse in modo un po’ superficiale, rappresentano la quintessenza della società americana. Così sono sfilati davanti ai nostri occhi rapporti di buon vicinato che nascondevano squallide storie di sesso facile, squadre di basket dove l’interesse precipuo degli atleti pareva essere la promiscuità con le cheerleaders, e scuole – quelle private sono un caso a sé, sappiamo quanto è sensibile Booth sull’argomento… - che di tempio del sapere avevano ben poco. I patti per la vita non sono nobili, neanche quando a stringerli sono ragazze fragili, spaventate dal mondo degli adulti, che arrivano a progettare una comune dove crescere i figli che avranno dal loro compagno goffo, reso vanitoso da questo esplicito corteggiamento. Uccideranno per realizzare il loro sogno, entrando così nella spirale perversa di una vita di basso profilo a cui volevano sottrarsi, e ci vorrà l’intervento dell’agente Booth, mai tanto padre come in questa circostanza, per far capire al ragazzo l’enormità di ciò che è successo. La scuola di Burtonsville non fa eccezione, come scopriremo alla fine. Quando ci arriviamo, è solo il luogo che ha rifiutato, marchiandola come “la ragazza svitata”, l’adolescente Temperance, già alle prese con un dolore difficile da gestire (l’abbandono dei genitori) e con la costruzione della propria corazza. “Non c’era niente da ridere” ricorda lei, rivedendosi corrucciata nella foto dell’annuario; c’era solo da ignorare gli altri, che potevano permettersi di flirtare e prendere la vita un po’ più alla leggera.
Non c’è da meravigliarsi se preferirebbe non andare alla riunione di classe; Booth, invece di limitarsi a sottolineare l’occasione di indagare dall’interno sull’omicidio, la sprona a farsi valere, a sbattere in faccia ai suoi antichi compagni quello che è diventata, famosa, stimata, ricca… Ammesso che a loro interessi: fra ex compagni di classe si resta un po’ sempre quello che si era sui banchi, e l’unica persona che ha seguito la sua parabola professionale e di scrittrice è lo strambo e inquietante bidello. Del resto, Brennan non sa sfruttare l’occasione che le viene offerta su un vassoio d’argento; ci mette solo una punta di malignità nel ricordare l’aneddoto della biondina rimasta in mutande in pubblico, ma la tizia se l’è voluta, ha persino ritirato la mano quando si sono salutate. Così, tra l’ostilità delle donne, palesemente stupite che abbia accalappiato un marito tanto bello (e che si affrettano a insidiare senza alcun ritegno), e la meraviglia degli uomini, che ricordavano una ragazzina scialba e si trovano di fronte una donna stupenda, l’indagine prosegue e giunge il fatidico momento del ballo. Bones torna ad essere la studentessa di allora, che, da sola, aveva dovuto fronteggiare persino il sospetto di avere ucciso lei la compagna… ma non può trattenere qualche lacrima su se stessa, sul ballo a cui non è mai andata (e a cui, probabilmente, avrebbe fatto da tappezzeria o poco più), che vorrebbe avere adesso. Booth non sarebbe mai e poi mai capace di negarle questo favore. Non importa se la reazione di lei alla sua dichiarazione è stata come una mazzata, non importa se, così si è imposto, dovrà andare avanti… dapprima un po’ titubante (e non capisco perché quello “spazio per lo Spirito Santo” in italiano è diventato “spazio per respirare”; era una battuta divertente e per niente offensiva…), si lascia andare e ancora una volta la protegge dal suo passato, dai suoi fantasmi, con quell’abbraccio da tuffo al cuore.
Al termine dell’investigazione, scopriamo che l’apparente normalità maschera un comportamento deviato, dagli effetti allucinanti. C’è un sovvertimento dei canoni prestabiliti, il sentire comune non corrisponde alla realtà dei fatti. Finalmente è fatta giustizia anche degli antichi sospetti su Bones; la scuola può tornare nel passato da cui per un breve attimo è riemersa. Il presente è un altro e le strappa un’ammissione sincera: “Sono molto fortunata… adesso”.
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