Riflessioni sulla V Stagione

Spoiler V stagione

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. sella
        Like  
     
    .

    User deleted


    5x21: LA LOTTA CONTRO IL MALE. Uno degli episodi più belli dell’intera series, in cui tutti, autori, attori, e personale tecnico (qualche volte è bene ricordarli) sono stati al massimo e sono riusciti a dare ciascuno il meglio di sé. È l’episodio in cui gli assi portanti tematici vengono ancora una volta riproposti e rilanciati, la sinergia tra Brennan e Booth è totale, la loro unione sul piano umano e professionale è intatta, anche se sotto traccia crepe e scricchioli iniziano a farsi strada. Lo shock postraumatico dopo 5x16 è apparentemente metabolizzato, interiorizzato, i due continuano a filare che è una bellezza. Ma è Booth, come sempre, anzi più di prima, a tenere il rapporto, a sostenerlo, è colui che apparentemente ha rinunciato alla propria indipendenza affettiva ed è lì “semper fidelis”. I due livelli sono intrecciati ancora di più che nel processo a Max, qui tre di loro, Brennan, Booth e Jack sono al tempo stesso vittime e, pertanto, parti lese con il loro ruolo specifico nell’ambito del processo, ed investigatori, e questo ha un rilievo procedurale di peso, come ben sappiamo. Il coinvolgimento è, pertanto, totale e ciascuno ne porta il peso e ne subisce le conseguenze.
    Quello che ci viene rappresentato è dramma all’ennesima potenza, perché ci viene fatto assistere allo scontro del bene contro il male con una riaffermazione della ragion fondante di Bones, ossia, il conflitto incessante e continuo tra la vita e la morte, che implica quelli tra bene e male, vero e falso e giusto e ingiusto. Non per niente, le vicende sentimentali dei protagonisti, in primis, il rapporto tra Brennan e Booth, vanno lette e interpretate sempre alla luce di questa premessa: nel lento, lentissimo procedere nella scoperta, nel riconoscere a se stessa/o e nel condividere reciprocamente il sentimento che li lega, ambedue attestano la verità, agiscono secondo giustizia e nel mutuo donarsi realizzano il bene. Se le ragioni della vita sono incarnate dai nostri, quelle della morte sono rappresentate dal Grave-digger, dalla Taffet, la quale, ben più di Epps o di Gormogon, non è solo una colpevole di una serie di efferati delitti, ma è la personificazione del male nella sua forma più perfida. Nella vita di tutti i giorni la Taffet è un procuratore federale, ossia, una professionista che operava nell’ambito della giustizia, una persona tranquilla, con uno stile di vita anonimo, qualcuno che puoi incontrare tutti i giorni e cui non presti più di una cortese attenzione, un saluto sbrigativo. Dietro a questa facciata di rispettabilità, si nascondono i tratti del villain perfetto, del serial killer crudele, il quale soddisfa se stesso nell’esercitare il dominio assoluto sulla vita dell’altro, della vittima, l’essere il padrone della vita e della morte, che si diverte e gioca (chi paga, si salva, chi non paga, morirà) e in questo trova la sua soddisfazione, il suo appagamento. Tutto questo ci viene fatto intuire, soprattutto, nell’episodio del rapimento di Booth, quando i nostri scoprono che il Grave-digger è uno di loro, una persona che ha l’intelligenza e la capacità di percorrere le tappe della sua professione fino ad essere, appunto, procuratore federale. La Taffet è il nemico in casa, il traditore per eccellenza del suo compito massimo, quello di servire il diritto e la giustizia. E' una persona che conosce il diritto, operatrice di giustizia, a conoscenza di tutte le procedure, le tecniche e i “trucchi” del mestiere, come ci viene fatto verificare ampiamente in questo episodio, nel quale si realizza una caratteristica inversione dei ruoli, ennesimo esempio di Davide contro Golia. Chi tiene il gioco in mano è proprio l’imputata, la quale sembra aver a tutto pensato e tutto provveduto in maniera da sfilare di mano ai nostri ogni elemento probatorio e ogni argomento. La Taffet ha l’intelligenza e l’abilità dialettica di smontare il castello accusatorio fin dall’udienza preliminare e pone i suoi accusatori in difficoltà, in primis, Caroline, la quale viene di fatto invitata dal giudice a rinunciare. A tutto la Taffet ha pensato ed è, in fondo, una vera e propria nemesi che sia sconfitta da un acaro della polvere (oltre che dalla sua personale antipatia, la quale, secondo me, gioca un ruolo non indifferente nella sentenza di condanna, basta prestare attenzione con quale enfasi il giudice, e non il capo dei giurati, per ben due volte pronuncia la parola “guilty”). Il nodo drammatico si scioglie, giustizia è fatta, ma… ci sarà un seguito, è la promessa della Taffet a Brennan.

    Nota conclusiva. Per mentalità e per doverosa correttezza, dovendo trattare anche semplicemente a livello di un commento ad una series televisiva questioni tecniche attinenti al diritto penale e alla procedura penale, ho cercato di chiarire le mie conoscenze sulla procedura penale statunitense, la quale per i crimini più gravi, come ad esempio, l’omicidio, è abbastanza uniforme per tutti gli Stati dell’Unione. Naturalmente questo mio interessamento è stato a un livello molto generale, perché, nonostante abbia studiato tutto la vita, i miei interessi non si sono mai rivolti agli aspetti del diritto comparato o alla procedura penale analizzata sempre nella prospettiva comparatistica. Ho avuto sempre una grande attenzione per gli USA, per la loro storia, per quanto a livello di pensiero politico essi hanno rappresentato e rappresentano, perché, pur nella consapevolezza di tutti gli aspetti negativi, degli orrori, delle tragedie e delle nefandezze che questa storia comporta (come, d’altronde, ogni altra storia umana), non posso mai dimenticare che la “democrazia in America”, tanto per usare il titolo del capolavoro di Tocqueville, è la più lunga e duratura esperienza di democrazia che l’umanità abbia fatto nella sua storia a partire dalla “Dichiarazione d’indipendenza” di Filadelfia, 1776, la quale non va confusa con la Costituzione, approvata nel 1787 ed entrata in vigore nel 1789. Non per niente l’età di Pericle, ossia, il suo governo di Atene, è durato appena trent’anni. (Per chi fosse interessato ad una migliore comprensione del sistema costituzionale e di governo degli USA oltre ad una letteratura sterminata, mi permetto di consigliare la series The West Wing, per me, una delle series più belle, che abbia mai visto).
    Alla conclusione di questo piccolo impegno, mi piace tornare a ribadire come nel sistema giuridico statunitense, l’assoluta parità tra accusa e difesa sia un dogma assoluto, la minima deroga e la minima violazione comporta l’annullamento del processo e perciò stesso il rischio che tutto finisca in “frille e frallocche” (mia madre docet), ossia, che non se ne svolga la ripetizione. Perché? Perché istruire e svolgere un processo penale è costoso, i costi gravano sulla comunità e molte volte la comunità non gradisce andare in deficit. Qui si evidenzia una delle radicali differenze di mentalità tra la loro tradizione giuridica e la nostra: il pragmatismo che è proprio della mentalità degli USA li porta a privilegiare questi aspetti e questo spiega perché molte delle cariche dell’ordine giudiziario sono sottoposte a pubbliche elezioni e perché la selezione dei giudici sia così diversa dalla nostra. Ma l’altro principio fondamentale che ci viene presentato è che, essendo l’imputato innocente fino alla sentenza di condanna, l’onere della prova ricade sulla accusa in maniera totale. Alla difesa compete, se non ha altre cartucce a disposizione, suscitare il “ragionevole dubbio”. Esiste una letteratura sterminata specialistica o non, una produzione enorme di movies e di series televisive, che hanno evidenziato le criticità, gli aspetti negativi di questo sistema (in primis, secondo la nostra mentalità, la pena di morte), ma, come per la democrazia, è nonostante tutto, ancora meno peggio di tanti altri, compreso il nostro.


     
    .
  2.     Like  
     
    .
    Avatar

    3 PhDs Squint

    Group
    Member
    Posts
    5,464
    Reputation
    0

    Status
    Anonymous
    Salve, Sella!
    Per caso mi sono accorta dell'aggiornamento del topic e sono corsa a leggere. Era da tanto che non capitavo sul forum.
    Devo dire che ho molto apprezzato anche questo intervento che mostra Bones (come procedurale che affronta la tematica della giustizia) in una luce diversa e interessante.

    Posso essere sincera?
    Fossi stata una giurata nel processo alla Taffet, probabilmente mi sarei espressa per un giudizio di innocenza.
    Voglio dire, in qualità di spettatrice so che l'assassina era lei, ma immedesimandomi in un giurato, con le prove e le testimonianze disponibili, pur comprendendo il gioco manipolatore della Taffet, forse non mi sarei pronunciata per la colpevolezza.
    Non so.
    Non vorrei, in situazioni di incertezza, che si emanasse una condanna.
    Infatti, mi sono davvero stupita quando la giuria ha dichiarato la sentenza. Forse, era quello lo scopo degli autori.

    Comunque, grazie per i bei post! ^^

    Anche a me piace il tema della democrazia in America e della democrazia in generale. Ultimamente, per me che sono una grande fan di Joss Whedon e di Buffy, ho visto un'ulteriore sviluppo/interpretazione nei suoi fumetti.
    La democrazia è molto più fragile di quel che si pensi, trovo opportuno il riferimento a Pericle.
    Un altro greco illustre, il filosofo Platone, mi pare paragonasse una certa interpretazione - troppo caotica e disordinata - della democrazia alla "filodossia" in rapporto alla filosofia.
    C'è sempre il rischio.
    E, certamente, il sistema giudiziario è uno dei cardini di uno stato democratico propriamente detto.


     
    .
31 replies since 25/10/2009, 14:41   1796 views
  Share  
.