Un grande cuore

Un viaggio improvviso porta B&B a partecipare ai festeggiamenti per Sant'Agata nel cuore di

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    Squintern

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    Grazie ragazze, penso che la concluderò prima del 15, poi osserverò il silenzio vacanziero per almeno 10 gg.
    CITAZIONE
    comincio seriamente a detestare quel divano... Ma di grazia Boothino, perché diavolo non vai a coricarti insieme alla tua partner??
    Ogni volta uno finge di dormire, l'altro dorme sul serio... speriamo presto si ritrovino entrambi svegli... ben svegli

    Fosse per Booth non esiterebbe un istante,ma come sempre si frena a causa di lei.
    Per il periodo in cui è ambientata il sesso tra loro è prematuro.
    Beh, a mio parere loro avrebbero dovuto farlo già dopo Two in the lab,ma è un mio parere.
     
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    In questa afosa serata posto l'ultima parte della mia Ff,per tutti quelli che come me,sono costretti a casa dagli imprevisti,purtroppo non sempre piacevoli.
    Spero che vi sia piaciuto leggerla come è piaciuto a me scriverla.
    Un grazie enorme a teresa che mi ha come al solito fatto da beta e a tutte quelle che hanno commentato .
    Forse non finisce come qualcuno si aspetta, ma abbiate pazienza e anch'io posterò qualcosa di... leggerete, insomma!!


    Il mattino dopo si dedicarono alla stesura di un rapporto su tutto quello che avevano visto. Poi, verso le dieci, Gabriele li venne a prendere per portarli alla Facoltà di Antropologia, dove Brennan parlò con il rettore.
    Questi spiegò alla giovane che in Italia non c’era molta collaborazione tra antropologi e poliziotti, in quanto ogni corpo di polizia aveva, nel suo organico, un certo numero di capaci tecnici che si occupavano delle indagini di laboratorio.
    Booth si annoiò parecchio e spesso Brennan lo scoprì mentre toccava un osso o uno degli strumenti esposti nell’ufficio del rettore .
    All’ora di pranzo il direttore li ospitò alla mensa universitaria, dove continuò a pendere letteralmente dalle labbra di Brennan.
    Finalmente Gabriele li riaccompagnò in albergo.
    “Ci vediamo stasera? La processione percorrerà tutta la Via Etnea e parte della Via Caronda fino al quartiere Borgo. Qui verranno sparati i famosi fuochi e poi tornerà indietro per rientrare in Cattedrale domani mattina. Quello che vi consiglio di non perdere sono la salita di S. Giuliano e il canto delle Clarisse. Riposatevi, a più tardi.”
    Si salutarono.
    “Booth io salgo a riposare, tu che fai?”
    Lui si schiarì la gola. “Penso che mi fermerò un po’ al bar .” Lei annuì e salì.
    In effetti quel giorno aveva annoiato abbastanza il suo partner con tutti quei discorsi sull’antropologia che per lei erano come l’aria che respirava, indispensabili, mentre per lui erano abbastanza ostici da capire.
    Si sedette sul divano con l’immancabile portatile e scrisse qualche pagina del suo nuovo romanzo.

    Booth, intanto, era seduto al bancone del bar bevendo una birra.
    Era stanco, voleva tornare a casa dove tutto gli era familiare. Questa città doveva essere molto bella, ne era sicuro, ma per lui tutto ruotava attorno al suo lavoro e a Parker. Non era stata una vera vacanza, ma un tour de force. Sveglia all’alba come nell’esercito, brutti ricordi che tornavano a forzare la stanza segreta della sua mente dove lui li teneva sotto chiave, ostinatamente.
    E Bones.
    Dormire con lei senza toccarla era una tortura e lui se ne intendeva di torture.
    Una donna vicino a lui lo fissava evidentemente attratta dalla sua aria misteriosa e taciturna. Si alzò e si diresse all’ascensore, non gli andava di abbordare o di essere abbordato nei bar .
    Aprì la porta della stanza e la vide accoccolata sul divano intenta a scrivere.
    “Fai progressi col libro?” le chiese, togliendosi il cappotto.
    “Abbastanza.“ Lo guardò e aggiunse.
    “Mi dispiace per stamattina, Booth, ti sarai annoiato a morte.”
    Lui le sorrise, sedendosi a sua volta.
    “Beh, in effetti non è che mi sia divertito molto. Quel rettore aveva una voce a dir poco ipnotica. Non ho sbadigliato per educazione.”
    Lei rise. “ Ma da quando ti fai questi scrupoli? Alla conferenza in Inghilterra hai addirittura russato!”
    “Si, ma tu mi hai richiamato davanti a tutta quella gente, Bones. E io imparo in fretta le lezioni .”

    Gabriele li passò a prendere verso le otto di sera. Attraversarono la via brulicante di gente col pericolo di essere bruciati dagli enormi ceri votivi che alcuni dei devoti più ferventi trasportavano accesi sulle spalle correndo.
    Furono ancora una volta pigiati al passaggio del Fercolo all’altezza della Piazza Stesicoro e solo grazie alla pura fortuna, non si persero nella folla.
    Mangiarono panini con la carne, uno strappo alla regola ferrea di Brennan di non mangiare più carne, da uno degli innumerevoli venditori che affollavano i marciapiedi.
    “Buona, molto tenera.” Disse Booth dando un morso al panino e bevendo un sorso di birra.
    “E’ carne di cavallo.” Disse Gabriele.
    Brennan fece una smorfia e anche Booth non sembrava contento della notizia.
    “Ricordi il caso dei pony?”
    Disse Booth facendo buon viso a cattivo gioco. Lei annuì disgustata.
    “Ecco perché sono diventata vegetariana!” esclamò.
    Gabriele rise.
    “Voi americani siete strani: mangiate le porcherie più disparate, ma non la carne di cavallo che per altro è nutriente e ricca di ferro.”
    I due partner si scambiarono un’occhiata, avevano già sentito quelle parole dal macellaio che avevano arrestato proprio durante quel caso.
    Verso le undici tornarono in albergo a riposare. La salita di S. Giuliano si sarebbe svolta la mattina.
    Si alzarono alle sei e di nuovo uscirono nella fredda alba.
    Si posizionarono alla fine delle archeggiate di via S. Giuliano dove il Fercolo avrebbe girato per la Via dei Crociferi, qui si sarebbe tenuta la messa e poi il canto delle Monache.
    Finalmente la processione arrivò, ma a causa di un incidente avvenuto qualche anno prima che aveva causato la morte di un giovane, la tradizionale corsa non si sarebbe tenuta.
    La Vara, altro nome del Fercolo, venne trainata al passo.
    Fu comunque uno spettacolo bellissimo e Brennan si lanciò in una spiegazione antropologica sulle motivazioni che spingono le persone a partecipare a quel tipo di manifestazione.
    Booth l’ascoltava, sapendo che ormai restavano solo poche ore di quella tortura.
    Gabriele li raggiunse davanti il convento delle Clarisse dove già si teneva la messa in onore della Patrona.
    “Queste sono Monache di clausura Temperance, si mostrano in pubblico, sempre attraverso le grate, solo tre volte l’anno. Una di queste è proprio in onore della Patrona al quale dedicano un canto celestiale.”
    “Cosa può esserci di celestiale in un canto?” Chiese Brennan alzando le sopracciglia.
    “Vedrai, anzi sentirai. Anche io sono un empirista, ma quando l’ho udito per la prima volta, mi sono profondamente commosso.”
    Appena finì la messa si ritrovarono spinti contro i cancelli della chiesa.
    Booth sentì la durezza del ferro contro la schiena e la morbidezza del corpo di Brennan premuto di nuovo contro il suo petto. Istintivamente la circondò con le braccia cercando di proteggerla da quella immensa calca.
    Finalmente calò il silenzio e le monache cominciarono a cantare.
    Brennan chiuse gli occhi lasciandosi trasportare dalla melodia di quel canto. Effettivamente era molto toccante, ma lei era Temperance Brennan, antropologa forense e non si lasciava andare facilmente alle emozioni del cuore, non era razionale.
    Una vecchietta, accanto a loro, le disse qualcosa che lei non capì.
    “Cosa ha detto?” Le chiese.
    Una ragazza, che era con la donna, le rispose in italiano, traducendo per lei dal dialetto le parole della vecchietta.
    “Ha detto che lei è fortunata ad avere un uomo così accanto. Forte e protettivo, ma allo stesso tempo sensibile, con un grande cuore.”
    “Non capisco…”
    La ragazza le fece segno di guardare verso Booth.
    Lei alzò gli occhi sul suo partner che la stringeva come se avesse paura di perderla, il viso così vicino al suo, che poteva sentire il suo respiro mescolarsi col proprio.
    Booth aveva gli occhi chiusi, totalmente concentrato nell’ascolto di quel canto. Nella luce del mattino, Brennan notò, nell’angolo del suo occhio destro, una lacrima che scendeva solitaria sulla guancia. Provò l’impulso, totalmente irrazionale, di asciugarla, ma si trattenne.
    Quella vecchietta, che non li conosceva per niente, era stata capace di leggere nell’anima di Booth, al primo sguardo, mentre lei ci aveva impiegato un’eternità a comprenderlo.
    “E’ anche molto bello, suo marito.” Disse la ragazza arrossendo.
    “No, noi non siamo sposati. Lui è…” Cercò la parola italiana che significasse partner. “…Siamo solo colleghi di lavoro!”
    La ragazza la guardò incredula, ma non disse più nulla.
    Quando il canto fu terminato, aspettarono che la folla si disperdesse.
    “Che freddo!” esclamò Booth, stringendosi nel cappotto.
    “Certo, dopo essere stati praticamente appiccicati a contatto con tutta quella gente è normale sentire freddo. E’ una legge fisica, il corpo disperde rapidamente il calore accumulato nell’attimo stesso in cui ci si allontana gl’uni dagli altri.” Gli disse lei, infilando il braccio in quello del collega.
    Attaccato a te! Ecco cosa c’è di fisico.
    Avrebbe voluto dire lui, ma si limitò a sorriderle.
    “Gabriele, sono contenta che tu mi abbia invitata a partecipare a questo avvenimento. E’ stato molto istruttivo dal punto di vista antropologico.” Disse lei, avviandosi verso l’albergo.
    Sentì Booth sbuffare leggermente.
    “Credo che l’agente Booth non sia d’accordo con te.” Aggiunse l’antropologo curioso. “Ci vuole dare il suo parere?”
    “Beh, io non sono uno scienziato, per cui vedo la cosa da un altro punto di vista. Queste persone credono davvero in questa loro Santa, la amano e la rispettano come se fosse un’amica o una sorella, insomma una di famiglia.”
    Temperance lo guardò sorridendo, quello era il suo Booth, totalmente irrazionale, l’uomo col cuore grande, proprio come aveva detto quella vecchietta.
    “E’ un’ottima osservazione agente Booth. Posso inserirla nei miei commenti?”
    Booth sbatté le palpebre: “Si, certo. Ma è solo un parere”
    “Si, ma è il parere dell’uomo della strada, senza offesa.” Aggiunse l’antropologo.
    “Nessuna offesa, io sono un uomo della strada.”
    “Ora dobbiamo proprio andare Gabriele. Appena arrivata a Washington, ti invierò la mia relazione.” Disse lei, abbracciando l’amico.
    “Grazie Temperance. Ed anche a lei agente Booth è stato un piacere conoscerla. Mi raccomando, abbia cura di Temperance, se non ricordo male a volte è un po’ spericolata.” Strinse la mano di Booth con calore.
    “Lo farò, stia certo.” Rispose lui, fissandola negli occhi.
    “Ehi! So badare a me stessa!” Disse lei indignata.
    I due uomini risero e dopo l’ennesimo saluto si separarono.
    “Si torna a casa Bones, a che ora parte il nostro volo?” Chiese battendo insieme le mani.
    Lei si morse le labbra.
    “Tra quattro ore. Abbiamo il tempo di fare le valigie con calma e se ti va anche un giretto per la città. Non abbiamo visto granchè Booth.” Lui si voltò verso di lei, un’espressione serena nel viso stanco.
    “Davvero vuoi ancora andare in giro?”
    “Si.”
    “Ok, chiamiamo un taxi e facciamo un giro panoramico.” Disse lui ridendo.
    Presero un taxi che li portò nei quartieri più caratteristici della città. Uno colpì molto Booth sia per il nome : S. Cristoforo, che era il suo Santo preferito, che per l’aspetto malandato del quartiere vero e proprio.
    “Purtroppo questo è uno dei quartieri ad alto rischio per la delinquenza locale.”
    Disse il taxista a Brennan che aveva tradotto in italiano l’osservazione di Booth.
    “Ma è anche il cuore pulsante della città. Infatti a qualunque ora del giorno e della notte qui si trovano negozi e bancarelle aperte.”
    Arrivarono fino al quartiere periferico detto Fortino, il cui simbolo è la Porta Ferdinandea, costruita in onore di re Ferdinando D’Aragona e poi tornarono in albergo per preparare i bagagli.
    Appena saliti in camera Temperance si decise a chiedere al suo partner cosa avesse provato di così profondo da farlo addirittura commuovere.
    “Booth…” Cominciò chiudendo il suo borsone e sedendosi sul divano.
    “Cosa?”
    “Prima, durante il canto tu…” Non sapeva come esprimersi, come chiedergli cosa avesse sentito di così profondo da commuoverlo.
    “Durante il canto…” La spronò lui.
    “Ecco, mi sei sembrato molto preso. Cosa hai sentito di così forte che ti ha… commosso?”
    Lui rimase in silenzio per un momento guardandola negli occhi.
    “Se non vuoi non devi rispondermi, lo sai.” Gli disse lei.
    Lui chiuse il suo borsone e si sedette vicino a lei.
    “E’ difficile spiegarlo con le parole, Bones. Quando ho sentito le loro voci, ho sentito dentro di me come se una barriera venisse tolta di forza, mi sono venute in mente molte cose Bones. Ma è stato come se quei ricordi fossero mitigati, lontani, non più così dolorosi. Non so se sono riuscito a spiegarmi.”
    Lei lo guardava, con gli occhi pieni di lacrime.
    “Si, ti sei spiegato. Anch’io mi sono sentita emozionata, ma tu hai sempre una percezione più profonda delle cose, se n’è accorta anche una vecchietta che era vicino a noi. Ha detto che hai un grande cuore Booth.”
    Le lacrime scesero lungo le sue guance e lui gliele asciugò col pollice. La sua voce era rauca quando le parlò:
    “Perché piangi Bones, avere un grande cuore non è poi così male. Lo hai anche tu e lo sai, è solo che non lo ascolti, purtroppo.”
    “Davvero Booth? Io non credo, ma basta.” Disse allontanandosi da lui.
    “Dobbiamo partire.”
    “Perché scappi, Temperance Brennan, da me e da te stessa?”
    Disse lui, afferrandole dolcemente le braccia.
    “Io non scappo Booth.” Lui inclinò la testa di lato, sorrideva.
    “Davvero?”
    “Booth, io…Sono troppo confusa ora. Prepariamoci, penso che anche tu avrai voglia di tornare da tuo figlio.”
    Booth la lasciò andare sospirando.
    “Sì, certo. Ma prima o poi dovremmo soffermarci su alcune questioni Bones, lo dobbiamo assolutamente fare.”
    Lei annuì. “Non adesso Booth. Andiamo.”

    Dopo le stancanti ore di volo, atterrarono all’aeroporto di Washington che era sera.
    “Come sei venuta? Con la tua auto?” Le chiese lui avviandosi verso il parcheggio dopo il ceck-in.
    “No, con un taxi.”
    “Allora ti accompagno.” Salirono sul SUV nero e Booth la portò a casa.
    “Vuoi salire?” Gli chiese.
    “No Bones, sono davvero stanco. Voglio solo farmi una doccia e dormire.”
    “Ok. Ci vediamo domani allora.” E scese dall’auto.
    “A domani Bones.” La salutò lui e partì a tutta velocità.
    Lei salì nel suo appartamento e dopo essersi spogliata, si infilò sotto la doccia.
    Era stanca, ma non aveva sonno. Quegli ultimi istanti nell’albergo italiano le tornarono in mente con prepotenza.
    Booth che le asciugava le lacrime, che le diceva che anche lei aveva un cuore grande, che le afferrava le braccia.
    “Forse sto fuggendo davvero.” Disse ad alta voce. “E non è da me!”

    Booth, entrò in casa sorridendo. La prima cosa che fece fu accendere la TV su un canale sportivo. Poi, sempre con l’apparecchio acceso, si diresse in bagno.
    Si fece una doccia bollente che gli rilassò i muscoli e, indossata una tuta e una maglietta nera, si distese con un sospiro di soddisfazione sul divano per guardare la partita.
    Stava per appisolarsi quando suonò il campanello .
    Andò ad aprire e si ritrovò davanti la sua partner.
    “Bones è successo qualcosa?” Le chiese lasciandola entrare.
    “No, ho pensato che magari avevi fame ed ho preso del cibo tailandese.”
    Rispose mostrandogli una busta piena di scatolini.
    “Grazie, veramente non avevo pensato al cibo…Fino ad ora almeno. E sì, in effetti ho fame.”
    Sgombrò il tavolino dalle riviste che lo coprivano e Brennan vi appoggiò il cibo.
    “Prendo qualcosa da bere. Ho delle bibite dietetiche in frigo, ne vuoi?” Le disse andando in cucina.
    “Si, grazie.” Rispose lei cominciando ad aprire i pacchetti.
    “Che profumo! Mi è mancato il cibo Tai.” Disse lui, porgendole la lattina.
    “Uhm, anche a me. Certo in Italia il cibo è ottimo, ma col take-away non ci sanno fare.”
    “Se escludi la pizza, Bones.” Puntualizzò Booth, mangiando un involtino primavera.
    “Se escludo la pizza.” Convenne lei.
    Dopo cena riordinarono e si sedettero di nuovo sul divano, rilassati.
    “Booth.”
    “Che c’è?”
    “Cosa intendevi con dobbiamo parlare prima o poi?” gli chiese esitante, quasi in imbarazzo.
    Lui deglutì, non si era aspettato una richiesta così diretta. Ma Bones era Bones e non conosceva mezze misure.
    “Sono quattro anni che lavoriamo insieme, Bones, e sono quattro anni che tra noi serpeggia qualcosa. Dopo la mia finta morte e il caso di Gormogon, io mi sono un po’ chiuso in me stesso.” La guardò negli occhi, non imbarazzato, ma quasi impaurito.
    “Ho voluto guardare dentro di me, capire cosa sento per te e…e cercare di scacciare i miei demoni. Non sei la sola ad avere paura, a volte ne ho anch’io.”
    Brennan gli mise una mano sul braccio non lasciando i suoi occhi.
    “E cosa hai scoperto Booth?”
    “Sono confuso Bones, non da quello che ho scoperto di provare, di quello sono più che certo, ma sono confuso da te, non so cosa tu senti, temo che tu possa scappare se sapessi cosa provo realmente.” Abbassò gli occhi sulla sua mano, quasi temesse che guardandola negli occhi lei potesse leggere i suoi sentimenti.
    “Io…Quando tu sei morto, ho pensato che non era giusto che una persona come te se ne andasse così. Non ho avuto neppure il coraggio di piangere perché tu non c’eri più ed io non avevo più nessuno a cui appoggiarmi. E poi sei tornato, vivo e vegeto, e la mia rabbia mi ha impedito di dirti cosa realmente sentissi. Ero felice, ma il caso di Zack e Gormogon…” Scosse la testa.
    Non riusciva ancora a parlarne.
    “Bones.” Lei scosse la testa di nuovo.
    “E poi è arrivato Jared, con le sue bugie e io mi sono lasciata abbindolare, per un po’ almeno. E’ stato lì che ho capito che forse la mia scienza non era poi così esatta, non con te comunque. Mi hai perdonata Booth, per le mancanze che ti ho fatto?”
    Lui la guardò con quei suoi occhi castani, così caldi e luminosi.
    ”Cosa avrei dovuto perdonarti, Bones? Il non esserti fidata di me? Sei un essere umano come tutti, anche se con un Q.I. molto sopra la media. Io ti ho sempre accettata per quella che sei razionale fino all’inverosimile, ma io so che dietro questa tua facciata c’è la vera Temperance Brennan.”
    Lei lo abbracciò di slancio.
    “Io…Ti voglio bene Booth, davvero.”
    Qualcosa esplose nella testa di Booth, aveva capito bene? Bones gli aveva appena detto che gli voleva bene?
    Era più di quello che si aspettasse, ma non abbastanza. Nonostante questo, la strinse a sé.
    ” Sono contento di saperlo. Anch’io Bones ti voglio bene. Grazie.”
    Rimasero abbracciati per un po’, poi lui la scostò gentilmente.
    “Sarà meglio che tu vada a casa. Domani ci aspetta una giornata molto piena.”
    Lei alzò quei suoi incredibili occhi su di lui.
    “Un giorno spero che mi dirai quello che senti veramente, Booth. E forse riuscirò anch’io a dirtelo.”
    Lui annuì. Il cuore un po’ più leggero, evidentemente lei aveva capito più di quello che lasciasse intendere.
    Temperance andò via, lasciandolo solo, disteso sul suo divano col solito sorriso mascalzone stampato in faccia.
    “Un giorno Bones, spero presto, ti dirò che ti amo.”
    Disse a voce alta.

    :blush:
     
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  3. _Vivi_23_
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    Che dolce il finale! :wub:
    Brava, davvero molto bella la storia!

    CITAZIONE
    io sono un uomo della strada.”

    ... ma che per strada non lo trovi mai!!! :doh:
     
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    e bhe molto bella qst ff
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    Forse non finisce come qualcuno si aspetta, ma abbiate pazienza e anch'io posterò qualcosa di..

    mi e piaciuto lo stesso il finale...molto anke!!!
     
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    Squintern

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    Beh Vivi di Booth ce n'è uno solo,ma se ti guardi in giro...bisogna solo avere fiducia e credere che prima o poi tutto accade,prima o poi.
    Io lo so l'ho sperimentato sulla mia pelle.
    Grazie anche a te Lella, sono felice che vi sia piaciuta. :wub:
     
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  6. martina047
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    Mammamia che finale !!!!! :wub: :wub:
    Mi è piaciuta tantissimo.. :clap:
     
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  7. Cris.Tag
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    Molto delicata, allanon, soprattutto il finale.
    Non è scontato nè banale ... e molto IC, soprattutto perchè sono riusciti a dormire insieme per tutto quel tempo senza combinare una pippa e facendo finta di niente come sempre.

    Complimenti!
    E buon ferragosto!
     
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    Molto delicata, allanon, soprattutto il finale.
    Non è scontato nè banale ... e molto IC, soprattutto perchè sono riusciti a dormire insieme per tutto quel tempo senza combinare una pippa e facendo finta di niente come sempre.

    Già, io non avrei resistito al posto di Bren.
    Un buon ferragosto anche a te e grazie.
     
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  9. Chemistry
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    Brava allanon, probabilmente mi aspettavo altro, ma questo finale non mi ha delusa assolutamente!
    Davvero bello e lascia spazio alla fantasia di viaggiare ancora e ancora!
     
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  10. FrancyBB
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    Eccomi...finalmente mi sono messa in pari con questa ff! Bè sono appena tornata dalle mie vacanze in sicilia, a sant'agata di militello...insomma, non la stessa, ma sempre sant'agata è!
    complimenti, hai scritto una ff davvero interessante e curata nei minimi dettagli!
    Aspetto la prossima!
     
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  11. Dreamhunter
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    Confesso che l'inizio mi aveva lasciata perplessa. Ho trovato un po' contraddittorio che Brennan avesse parlato con il superiore di Booth e poi avesse avvertito lui del viaggio all'ultimo momento. E mi è parso anche un tantino impossibile che Booth riuscisse a vestirsi, preparare una valigia e ad arrivare in tempo per il check-in e compagnia bella in soli quaranta minuti. Soprattutto in una città come Washington credo che le distanze lo rendano improponibile.
    Superati però questi dettagli iniziali un po' fuorvianti, devo dire che la storia mi ha catturata e trascinata con sé. Non sei caduta nel cliché di descrivere la permanenza italiana di Booth e Brennan con i classici stereotipi, nè hai forzato troppo la mano alla relazione. Ho trovato tutto davvero dolce e delicato e molto in character. La mia scena preferita è quella in cui ascoltano il canto delle monache, da cui hai tratto peraltro il titolo della storia: bellissimo momento. :wub: :cry:
    Complimenti davvero. Resterà una delle mie storie preferite, nonché una di quelle che ho trovato più romantiche e realistiche.
    Brava! :clap: ^_^
    PS: Solo un appunto: non dividi mai le storie in capitoli numerati e questo può diventare un po' scomodo per chi (come me) copia incolla le ff per conservarle. Pensaci per le eventuali prossime storie! E spero che ce ne saranno!!! ;)
     
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    Squintern

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    Grazie Dream delle tue parole, è un onore per me che tu abbia letto una delle storie che ho amato di più scrivere.
    Per quanto riguarda lo scorrere del tempo ho pensato che, essendo notte non ci fosse molto traffico, non pensando che Washington non è Catania. :rolleyes:
    E' vero che non do titoli ai capitoli, ma dipende dal fatto che ho davvero poca fantasia per i titoli appunto.
    Un bacio.
     
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  13. Dreamhunter
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    CITAZIONE (allanon9 @ 19/9/2011, 15:32) 
    Grazie Dream delle tue parole, è un onore per me che tu abbia letto una delle storie che ho amato di più scrivere.
    Per quanto riguarda lo scorrere del tempo ho pensato che, essendo notte non ci fosse molto traffico, non pensando che Washington non è Catania. :rolleyes:
    E' vero che non do titoli ai capitoli, ma dipende dal fatto che ho davvero poca fantasia per i titoli appunto.
    Un bacio.

    Un bacio a te!
    Comunque non mi riferivo ai titoli dei capitoli, ma ai numeri. Se numerassi i capitoli, sarebbe più veloce e agevole copia-incollarli. ;)
     
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